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03/11/15

Citazioni da "Roma , la pioggia... (a che cosa serve la letteratura?)" di Robert Pogue Harrison




Citazioni tratte da Robert P. Harrison, Roma, la pioggia.... A che cosa serve la letteratura? Traduzione di Stefano Velotti,  Garzanti editore, Milano, 1995. 



Il nostro lavoro è fallito, ci rifiutiamo di porci le domande critiche, cospiriamo contro le condizioni dell'intuizione e della riflessione. 
(pag.110)

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(i morti) hanno bisogno di mostrarsi periodicamente, di scivolare tra i nostri momenti vuoti, le nostre ore di noia e d'indolenza. Hanno bisogno di venirci a trovare di tanto in tanto, e di stendere un velo sul mondo, assentandoci dalle nostre immediatezza.
(p.109)

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tu appartieni alla prima generazione di una storia millenaria per la quale l'incertezza è la regola, non l'eccezione.
(p.93)

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So bene che c'è più di una natura nell'umano, ma quel che intendo dire, credo, è che ciascuno di noi possiede una disposizione propria , un peso - pondus amoris - che appartiene a uno dei quattro elementi: il mio, sembra, appartiene alla terra.
(p.92)

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Quando le chiesi, tra lo scherzo e la fantasia, se voleva vivere con me, rispose: "voglio morire con te."
(p.91)

il linguaggio non è semplicemente uno strumento di comunicazione, un mezzo per esprimere o denotare, ma la nostra condizione. La letteratura in generale, e la poesia in particolare, ci ricordano che, chiunque noi siamo, siamo condannati all'alienazione della parola.
(p.80)

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Il compito dello scrittore è trovare la voce, l'idioma, in cui sentiamo parlare in noi quell'altra dimensione.... Il valore di uno scrittore può essere misurato sulla capacità di attingere a questo straniamento. 
(p.74)

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A che serve provare a giustificare il mondo, o credere che abbia bisogno del nostro consenso ?
(p.117)

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L'arte di dimenticare. In questo siamo maestri.
(p.122)

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E' così semplice. I nostri problemi non sono fuori della nostra portata. Dobbiamo farne l'inventario e agire - agire in nome di noi stessi, non in nome dell'idea che ci siamo fatti di ciò che crediamo di essere e di volere.  Agire come possiamo, ricordandoci che alcune cose sono in nostro potere, altre no. E' in nostro potere sapere cosa non è in nostro potere. 
(p.129)

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La parte più difficile è sapere quello che vogliamo. Il resto è facile.