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09/01/16

Tornano in libreria in edizione tascabile "I fantasmi di Roma".



Tornano in libreria dal 14 gennaio I fantasmi di Roma di Fabrizio Falconi

Cop. flessibile € 9,68
Cop. rigida € 4,43


La storia della città eterna attraverso i suoi misteri, le inquietanti presenze, le figure spettrali. Lo spirito di Messalina, le ombre che frequentano le catacombe cristiane, i celebri spettri di Beatrice Cenci e Lucrezia Borgia; altri meno conosciuti come la bella Costanza De Cupis, il fantasma dalle mani mozze o l’infelice Emmeline che abitò la splendida Villa Stuart, e poi i fantasmi di Shelley e Keats fino alle ossessioni di Dario Argento: questo libro ripercorre la storia millenaria della città dei papi e degli imperatori da un punto di vista insolito, attraverso i racconti dei suoi fantasmi e delle sue presenze occulte. Ne emerge una Roma dai tratti magici, legata alle religioni e ai riti misterici del passato, alla tradizione etrusca, ai culti orientali, ai primi riti cristiani. Si parte dai fantasmi che si dice infestino i teatri della città antica e imperiale, per passare a quelli creati dai roghi e dai processi della Santa Inquisizione, e arrivare infine ad alcune presenze più vicine a noi: una finestra su una Roma esoterica misteriosa, inquietante e dal fascino sorprendente. 

Tra i fantasmi di Roma: 
Storia infelice di Berenice, l’amante dell’imperatore Tito, e del suo fantasma 
Il Pantheon, monumento esoterico per eccellenza, e i suoi abitanti misteriosi 
La notte delle streghe e il fantasma di Salomè al Laterano 
Le geometrie di Athanasius Kircher e il suo spaventoso museo del Collegio Romano 
Il fantasma di Donna Olimpia Maidalchini, la Pimpaccia, la donna più temuta di Roma 
Piazza Vittorio e la porta magica degli alchimisti 
Il fantasma di Lorenza, moglie del Conte di Cagliostro 
I fantasmi del Museo delle Anime del Purgatorio 
Beatrice Cenci, il più famoso fantasma di Roma 
I Borgia a Roma, una storia di fantasmi 
Costanza de Cupis, la nobildonna dalle mani mozze 
Il fantasma della chiesa dei Cappuccini e il racconto gotico di Hawthorne 
Shelley e Keats, fantasmi a Roma 
I fantasmi di Emmeline e di Lord Allen e Villa Stuart 
Il Quartiere Coppedè, set per Dario Argento

22/11/15

"La maggior parte dei morti tace. Per i poeti non è così" - "Tumbas", l'ultimo libro di Cees Nooteboom.



«La maggior parte dei morti tace. Per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare.» Perché comunicano a ognuno qualcosa di personale e accompagnano diversi momenti della nostra vita, innescando con noi un dialogo intimo al di sopra dello spazio e del tempo. 

Per questo Cees Nooteboom, nel corso di trent’anni di viaggi per il mondo e attraverso i cieli della letteratura, ha visitato le tombe dei grandi scrittori e filosofi che lo hanno segnato, raccogliendo quello che, dietro una lapide di marmo, un monumento bizzarro, un’epigrafe toccante o l’incanto di un’atmosfera, hanno ancora da raccontare. 

Dal famoso Père-Lachaise di Proust e Oscar Wilde alla pittoresca collina sopra Napoli che ospita Leopardi, dalla cima del monte Vaea, nelle isole Samoa, dove è sepolto R.L. Stevenson, a Joyce e Nabokov in Svizzera. Calvino a Castiglione della Pescaia, Melville in un angolo sperduto del Bronx, e Kawabata nel suo Giappone; Keats e Shelley accanto a Gregory Corso nel romantico Cimitero Acattolico di Roma; Brecht a due passi da Hegel a Berlino est; Brodskij insieme a Pound nell’isola veneziana di San Michele, e il Montparnasse di Baudelaire, Beckett e Sartre, a cui ha scelto di unirsi anche Susan Sontag

Ogni tomba è un lampo sul mondo dello scrittore che la occupa, rievocando una poesia, un frammento di vita o di libro, ispirando folgoranti riflessioni e inattesi collegamenti, in un appassionante pellegrinaggio indietro e avanti nella storia della letteratura e del pensiero, che con Nooteboom diventa una meditazione poetica sull’uomo, il tempo e l’arte. 

Mentre a ogni pagina cresce il desiderio di andare a leggere e rileggere le opere dei suoi cari immortali


Cees Nooteboom

31/07/15

Lord Byron a Roma - 22 giorni di fuoco ! (Una bellissima mostra).





C'è una interessantissima mostra, per chi resta in città, al Keats-Shelley Memorial House di Piazza di Spagna - ha aperto il 26 giugno scorso e durerà fino al 6 novembre prossimo -  il delizioso museo Romano in Piazza di Spagna.

La mostra si intitola Lord Byron in the hand of Mary Shelley ed è dedicata alla figura di Lord Byron, forse il più famoso artista della sua epoca. 

Figlio di un padre che non conobbe mai e di una madre che lo asfissiò, ossessionandolo sia fisicamente che psicologicamente, George Gordon Noel Byron, più conosciuto come Lord Byron, nato a Londra nel 1788, divenne come è noto il più celebre poeta dei suoi tempi.  Non solo: la sua vita faticò molto a dividersi dalla sua arte: Byron anzi fu in un certo senso il vero, perfetto dandy.  Chiacchieratissimo in vita per i suoi scandali e per le sue continue eccentricità (come quando si fece rinchiudere nella Cella del Tasso, a Ferrara o come quando attraversò a nuoto lo stretto dei Dardanelli), Byron morì nel 1825 in Grecia, a Missolungi, in seguito a una febbre reumatica contratta a Cefalonia, che degenerò in meningite delirante.  E proprio come accade per le rockstars di oggi, la sua morte divenne un evento, lasciando inconsolabili fans a lamentarne la dipartita.

Nella mostra romana si ripercorrono le tappe della vita di Byron con l'esposizione di importanti reperti come i manoscritti del canto VI di Don Juan e di Manfred, tra le opere più famose del poeta; l'anello di Byron e il suo celebre ritratto in abiti albanesi del pittore Thomas Phillips. 

A Roma Byron arrivò nella primavera del 1817, interrompendo un gaio soggiorno veneziano, proprio per realizzare il sogno di vedere da vicino quella città che lo aveva sempre – da lontano – ammaliato. Un medico infatti prescrisse al poeta di allontanarsi dall’umidità veneziana, per guarire da un mal di petto. Byron  non se lo fece ripetere e colse l’occasione per realizzare il suo sogno, attraversando l’Italia con il suo corteo al seguito, una carrozza con i sedili reclinabili e una quantità enorme di bagagli.
Giunto nella capitale, andò abitare nella centralissima Piazza di Spagna, al numero 66, a pochissima distanza dalla casa-museo odierno dedicata a Keats e Shelley. E non aspettò nemmeno un minuto per cominciare ad esplorare la città in sella al suo cavallo. L’impressione che ne ricavò fu immediata e stordente: Sono incantato da Roma come lo sarei da una cappelliera di pizzi, scrisse al suo editore John Murray, e di Roma non vi dirò nulla: è indescrivibile. La guida qui vale più di ogni altro libro. Ho passato tutta la giornata a cavallo… 



Fabrizio Falconi - ©riproduzione riservata.