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06/04/15

E' morto Desmond O' Grady - Un ricordo.

Desmond O' Grady

Nessuno ne ha parlato in Italia, ma qualche tempo fa (agosto 2014) è morto Desmond O' Grady uno dei più grandi poeti contemporanei, che ho conosciuto qualche estate fa. 

O' Grady, nato in Irlanda, a Limerick il 27 agosto 1935, ha attraversato da outsider il Novecento, entrando in contatto con le più grandi personalità del secolo, da Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir a Picasso, da Samuel Becket a Ezra Pound, di cui fu amico intimo per lungo tempo. 

Desmond O' Grady ed Ezra Pound a Spoleto nel 1966

Desmond O'Grady (in camicia bianca e cravatta) vicino ad Ezra Pound e insieme ad altri poeti, Spoleto 1965. 


Desmond O'Grady decise di seguire la sua strada poetica a 15 anni e la seguì ignorando tutto, era un uomo fuori dalla mentalità della sua Irlanda, un "estraneo". Come la sua poesia era cittadino del mondo, nel senso abusato di questo termine. 

Irregolare ed errabondo, visse per diverso tempo a Roma, dove finì anche nel cast felliniano de La Dolce Vita, dove in una scena memorabile (a casa dell'intellettuale Steiner)  interpreta praticamente se stesso. Eccola : 




Al termine delle sue peregrinazioni ha fatto ritorno nella sua Irlanda, dove è morto.  Il suo collega Séamus Heaney, premio Nobel per la Letteratura nel 1995, lo ha definito "... una delle principali figure del mondo letterario Irlandese". 

Era membro di Irelands Aosdana, l'Organizzazione Irlandese degli Artisti. 

Ha pubblicato oltre 40 libri di poesia. Desmond O'Grady è uno di quei valorosi scrittori irlandesi che hanno fatto la rivoluzione con la penna cercando una rivincita storica e culturale per i suoi simili. 

E' indimenticabile, per me, il ricordo di una sera d'estate di alcuni fa (doveva essere il 1999) al Ristorante La capanna del negro (che oggi si chiama molto più prosaicamente Il vecchio Tevere), a Porta Portese, uno dei ristoranti preferiti di Pasolini, che affaccia sull'ansa del fiume di fronte a Testaccio. 

O'Grady, accompagnandosi con il solito vino a profusione, recitò per noi, in inglese, una delle sue poesie più grandi.  Questa, che riporto nella sua traduzione italiana e nella sua versione originale: 

E, sottratti all'agonia della luce,
lasciandoci dietro tutta la distruzione passata,
stendiamoci ancora sul vecchio letto
solido sotto il tetto d'alghe e bambù,
aprendo l'un l'altro bianche braccia felici.

Poi lascia che ti racconti tutta quella storia,
l'arte di sopravvivere nella lotta quotidiana:
i colpi dati, le percosse ricevute,
di anni vagabondi di vincite e di perdite
cercando di non diventare un distruttore.

Mentre veglio su di te, lascia cadere i lunghi capelli
che siano d'ombra alle tue spalle prima del sonno,
perché tutto questo luogo si romperà
e andrà in pezzi se ti dovessi assentare.

Desmond O'Grady - da 'Pillow Talk'. 

And, out of the light's agony
leaving behind all past destruction,
let us lie down again on that old bed
steadfast under the bamboo and seaweed ceiling, 
opening glad white arms to one another.

Then let me tell you all that story
That's the skill of survival in the daily struggle:
the blow's given, the beatings taken, 
of wandering for years and of wins and losses
in the search not to end a destroyer.

While I watch over you, let down your long hair
to shadow your shoulders before sleep
for all this place shall break
and fall apart should you go absent. 



Un grande poeta, Desmond O' Grady, un sognatore romantico (o post-romantico), un irregolare vissuto come si dovrebbe vivere.  Rischiando il cuore ogni volta, cercando soltanto di diventare (come diceva Nietzsche) quello che si è. 




Fabrizio Falconi (C) riproduzione riservata 2015

25/03/15

"Memorie di una ragazza perbene", di Simone de Beauvor - L'eloquenza della testimonianza.



Ci sono libri che ti girano intorno per una vita, e scelgono loro il momento e il punto in cui presentarsi. Per me è stato così con Memorie di una ragazza perbene, che mi aveva sfiorato a lungo senza incontrarmi mai.

La Beauvoir si dedicò alla sua biografia - una vita lunga e piena - a partire dal 1958, e  Memorie di una ragazza perbene ne rappresenta la prima parte, pubblicata nel 1958 cui faranno seguito altre tre parti, L'età forte (1960), La forza delle cose (1963), A conti fatti (1972).

È un'opera, come è noto, fondamentale perché perché offre, insieme alla storia personale della scrittrice e della sua famiglia, la testimonianza in presa diretta sull'atmosfera e sul dibattito culturale svoltosi in Francia dagli anni trenta fino alla fine degli anni Sessanta.

Memorie d’una ragazza perbene si apre come un manifesto (e il suo incipit è uno dei più noti della narrativa contemporanea: «Sono nata il 9 gennaio 1908, alle quattro del mattino, in una stanza dai mobili laccati in bianco che dava sul Boulevard Raspail».

Retrospettivamente, Simone de Beauvoir che all'epoca ha cinquant’anni, ripercorre con minuzia i suoi primi vent’anni di vita: un romanzo di formazione femminile, in cui si assiste gradualmente alla nascita - o meglio alla identificazione - di un carattere.

Sono memorabili le pagine nelle quali Simone descrive la sua prima infanzia, un mondo apparentemente dorato - quello dell'alta borghesia parigina - rassicurato dal ruolo assegnatole nel mondo, quello della brava bambina, a cui è richiesto non tanto di scoprire il mondo, ma di viverlo nei confini assegnati.

Si stagliano le due figure, quella del padre, individualista e dalla morale caduca, e quello della madre, che incarna il rigore della vita spirituale.

Simone trascorre i primi anni tra il conforto rassicurante della fede che le è stata insegnata e l’amore per la lettura.

Ma ben presto la disillusione del caro mondo infantile,  che non è proprio quel che appare, lascia il posto alla curiosità divorante, alle inquietudini, e ai turbamenti dell'adolescenza.

E' di questo periodo il rapporto sempre più intenso con Zazà, la prima, vera amica, la rottura con Dio e la religione (che apparentemente resteranno immutabili fino alla morte) e la autoconsegna alla missione artistica.

L'amore per il cugino Jacques - contrastato e ambiguo - il rifiuto dell'idea del matrimonio, la decisione di iscriversi alla Sorbona, dove entra in contatto con i più grandi intellettuali dell'epoca: da Simone Weil a Merleau-Ponty (suoi compagni di corso), Raymond Aron, Paul Nizan e ovviamente Sartre, nel quale Simone trova un sodale, un complice più che un amante e un compagno, un vero alter-ego maschile.

Un cammino di emancipazione, contro tutto e contro tutti, verso la libertà intellettuale e la liberazione dai luoghi circoscritti in cui il femminile all'epoca è recluso. 

E' una testimonianza, quella di Simone, che resta agli atti del Novecento. E in qualche modo precede il valore strettamente letterario dell'opera. Che pure è importante. Personalmente ho trovato e trovo la prosa della Beauvoir (e la sua poesia) molto più eloquente per il lettore di oggi (e più alta più compiuta), di quella dello stesso Sartre (che oggi mi appare molto più datato). Insomma, un libro che sa ancora parlare - anche quando il mondo appare del tutto trasfigurato da quei tempi lontani nel quale tutto sembrava da scoprire, tutto sembrava da cambiare.

Fabrizio Falconi