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25/08/14

Le cose non sono mai come sembrano (e nemmeno come sono).





Non solo le cose non sono mai come sembrano, ma non sono nemmeno come sono.

Sembra inevitabile e rassicurante dare un nome alle cose, definirle. Farle essere come sostanza.

Ma, come sappiamo bene da qualche decennio, ogni cosa è più cose. E più cose tutte insieme. Lo è in natura e lo è in ogni essere umano.

Nello stesso senso della percezione che ne avevano avuto i padri greci, tutto è molteplice.

Il desiderio di imprigionare le cose nasce dalla paura di perdersi, di confondersi, di non trovare più approcci saldi, sicuri, di smemorarsi nella stessa infinitezza del mondo.

Ma c'è una sincerità più profonda.

Quella di abbandonare la pretesa di ordinare il mondo e di accettarne la straripante bellezza, quella evidente e quella nascosta.

Se si accetta, si crede.  Non ascoltare più soltanto il suono monotono della nostra mente (isolata dal mondo, nostalgica di questo isolamento, malata).

Si scopre così che la maggior parte delle cose che si credono (di qualunque natura) si credono sulla base di un principio volitivo (convinzioni, pregiudizi,consuetudini, ragionamenti, motivazioni) e solo in minima parte sulla base di quel che si sente (istinto, cuore, interiorità).

Ma il cuore ha conoscenze che attingono ad una fonte più profonda. E ignota.

Ascoltarla, bisogna.



Fabrizio Falconi - © riproduzione riservata.