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29/09/18

Libro del Giorno: "Forte come la morte" di Guy de Maupassant.



Che grande romanzo, Forte come la morte, a tutti gli effetti un classico, la cui fama risulta offuscata dagli altri romanzi più popolari di Maupassant: Bel-Ami e Une vie, e dai racconti che sono giustamente considerati tra i più alti della letteratura di sempre.


Forte come la morte è l'ultimo romanzo scritto da Maupassant, edito per la prima volta nel 1889, quattro anni prima della prematura morte (avvenuta a soli 43 anni di età) e prima del crollo mentale e nervoso che accompagnò lo scrittore negli ultimi anni ormai demente, in una clinica psichiatrica.

Protagonista del romanzo è il pittore di successo Olivier Bertin, affermato e adorato sulla scena parigina, single incallito e viveur - si pensa subito a Baldini - legato sentimentalmente da anni alla moglie di un conte, la signora Any Guilleroy.

La relazione extraconiugale viene rivissuta interamente nella prima delle due parti in cui è suddiviso il romanzo che si apre su una delle consuete visite che Any fa in casa del pittore, annunciandogli che il giorno dopo ci sarà un pranzo perché torna la figlia, Annette, che da diversi anni e per diverse ragioni, risiede in campagna, fuori da Parigi, nella dimora della donna.

Da qui si dipana il virtuosistico racconto a ritroso in cui Maupassant passa indifferentemente dal racconto della storia vista da Olivier, a quella vista da Any: dal momento in cui i due si sono conosciuti a causa del ritratto che il pittore doveva realizzare dell'allora giovane contessa Guilleroy fino al momento in cui i due diventano amanti e solidali: Olivier ha trovato nella donna probabilmente la relazione ideale, l'unica che può sopportare: una donna che lo ami, anzi che lo adori, senza tenerlo nei rigidi confini di una relazione fatta di obblighi. Any, bella ma insicura, narcisista quanto basta, ha trovato in Olivier il suo specchio, l'uomo che la guarda e che la ammira, eternamente. L'uomo che sa e può guardarla diversamente da tutti gli altri, in primis dal marito, un eminente uomo politico il cui amore per la moglie è semplicemente un dato di fatto, fondato sulla convenienza e sul ruolo sociale.

Anche se i due forse non se ne sono accorti, però, il loro rapporto, nel corso di quasi vent'anni, è cambiato. Olivier si sente sempre devoto ad Any e felice della sua totale libertà. Any invece, complice il passare del tempo comincia a sentirsi sempre più insicura.

E il destino, sempre implacabile nel mondo di Maupassant, arriva a presentare il conto: prorompe sulla scena infatti Annette, la figlia della contessa, esattamente identica a lei, a parte l'età. Più bella perché più giovane, la giovane donna ha talmente tanto della madre che le signore dell’alta società la adulano paragonandola alla madre, immortalata all’acme della sua giovinezza proprio da Bertin. La madre ne diventa presto gelosissima e assiste con strazio al nascere della passione del pittore, che ritrova nella figlia, immutato, l'incanto esercitato da lui anni prima, dalla madre.

La seconda parte del romanzo è la descrizione minuziosa e terribile del cammino di consapevolezza di Bertin che fa di tutto per rifiutare l'idea di essere innamorato di Annette, salvo capitolare drammaticamente; e di quello di Any verso la completa rovina.

L'inconsapevole Annette finirà sposata ad un marchese. Il teatro del mondo proseguirà la sua corsa in modo imperturbabile.  Ma la tragedia dei cuori umani, persi dietro al canto di sirene di passioni effimere che nulla hanno di consistente se non il compimento di un destino, getta una luce macabra - come sempre in Maupassant - sul sogno della felicità umana. 

Non c'è salvezza, c'è soltanto un dirsi addio, doloroso e senza conforto. 

Forte come la morte, come recita il titolo che riprende uno dei versi del Cantico dei Cantici, l'amore non conosce pensiero, non conosce ragione e non conosce senso.  Si nutre dell'inconsistenza interiore degli uomini, che bruciano su quell'altare velleità e illusioni.

Fabrizio Falconi

Guy de Maupassant
Forte come la morte
Garzanti, Milano, 2003 Pagine:XVI-264
Traduzione:Adalberto Cremonese
10 Euro. 

18/12/17

Consigli di Flaubert a Maupassant per diventare uno scrittore: "Sacrificare anche se stessi all'arte!"



Vi lamentate che il culo delle donne è monotono ?  C'è un semplice rimedio, ed è di non servirsene. I vizi sono meschini, dite. Ma tutto è meschino ! Non ci sono abbastanza possibilità di lavorare le frasi, dite.  Cercate e troverete !

Infine caro amico, avete l'aria molto annoiata, e la vostra noia mi affligge, perché potreste impiegare più gradevolmente il vostro tempo. Bisogna, avete capito giovanotto ? Bi-so-gna lavorare più di così. 

Arrivo a sospettare che siate un fannullone. Troppe puttane !Troppo canottaggio ! Troppi esercizi fisici ! L'uomo civilizzato non ha bisogno della locomozione quanta ne pretendono i medici. Siete nato per fare dei versi ? Fatene ! Tutto il resto è vano, a cominciare dai vostri piaceri e dalla vostra salute, ficcatevi questo ben dentro la testa.

Vivete in un inferno, lo so, e vi compiango dal più profondo del cuore.  Ma dalle 5 della sera alle 10 della mattina il vostro tempo può essere consacrato alla Musa, la quale è ancora la migliore ragazza. 

Mio caro buon uomo, a cosa serve sfrucugliare la propria tristezza ?

Bisogna porsi faccia a faccia con se stessi da uomini forti, ed è il mezzo per diventarlo.  Un po' più di orgoglio ! Ciò che vi manca sono i principi.  Si ha un bel dire che sono necessari; resta da sapere quali. Per un artista ce n'è uno solo: sacrificare tutto all'Arte. La prima persona di cui deve fregarsene è se stesso.

Lettera di Gustave Flaubert a Guy de Maupassant, 1879, da tempo sotto la sua ala protettrice. Brano riportato da Marco Archetti, in Trovarsi un maestro e seguirlo è l'unico antidoto a questi tempi di stupidità, ne Il Foglio, 15 dicembre 2017.