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05/12/21

La Poesia della Domenica: "Venite" di Gottfried Benn

 




Venite - Gottfried Benn

Venite, parliamo tra noi chi parla non è morto, già tanto lingueggiano fiamme intorno alla nostra miseria.

Venite, diciamo: gli azzurri, venite, diciamo: il rosso, si ascolta, si tende l'orecchio, si guarda, chi parla non è morto.

Solo nel tuo deserto, nel tuo raccapriccio di sirti, tu il più solo, non petto, non dialogo, non donna,

è già così presso agli scogli sai la tua fragile barca - venite, disserrate le labbra, chi parla non è morto.

Gottfried Benn, 1950

14/04/15

Ogni soglia è per entrare e ogni soglia è per uscire. (Gottfried Benn - 'Venite').






La soglia è aperta, ma non oltrepassarla significa restare muti. In silenzio. 

Ogni soglia è per entrare e ogni soglia è per uscire. Il senso dipende dalla direzione. La direzione è anzi il senso. 

Ogni soglia appartiene a chi la attraversa. E resta estranea a chi resta muto. 

Muti sono i morti, che hanno attraversato la soglia e non hanno più bisogno di attraversarla. La loro lingua serve per altro, là dove sono. 

Venite, parliamo tra noi
chi parla non è morto, 

scrive Gottfried Benn. La soglia è un invito:

Venite, diciamo: gli azzurri,
venite, diciamo: il rosso, 
si ascolta, si tende l'orecchio, si guarda,
chi parla non è morto.

Se resti prima della soglia, la soglia ti irretisce. Ti ipnotizza, non ti è d'aiuto:

solo nel tuo deserto,
nel tuo raccapriccio di sirti,
tu il più solo, non petto,
non dialogo, non donna

e già così presso agli scogli
sai la tua fragile barca -

bisogna credere, venire e perciò muovere l'incanto:

venite, disserrate le labbra, 
chi parla non è morto. 


Fabrizio Falconi (C) riproduzione riservata - 2015
La poesia di Gottfried Benn Venite, è tratta da Aprèslude, prefazione e traduzione di Ferruccio Masini, 1966 Einaudi, Torino. 



05/01/14

La poesia della Domenica - 'Due sogni' di Gottfried Benn.




Due sogni

Due sogni. Il primo chiedeva,
come è ora il tuo viso:
è ciò che il tuo labbro diceva,
o che singhiozzando fu osato
all'imbrunire della luce ?

Più chiaro il secondo ti vide:
una rosa o un trifoglio
tenero, dolce, - un mirabile
primigenio custode di mondi
delle marine forme di conchiglia.

Dovrà ancora un terzo venire ?
Grave questo sarebbe di pena:
sogno della conchiglia albeggiato,
dai flutti rapita conchiglia,
via, verso un altro mare.


Gottfried Benn, Zwei Traume, da Aprèslude, traduz. di Ferruccio Masini, Einaudi, 1966, pag. 53.

Originale

12/08/12

La poesia della Domenica - "Aprèslude" di Gottfried Benn.




Aprèslude

Devi saperti immergere, devi imparare,
una volta è felicità, un'altra vergogna,
non abbandonare, non puoi allontanarti
quando all'ora viene meno la sua luce.

Resistere, aspettare, una volta a fondo,
un'altra sommerso e ammutolito,
curiosa legge, non sono scintille,
non solo - guardati intorno:

la natura vuole le sue ciliegie
anche da pochi bocci in aprile
e conserva la sua frutta
silenziosa fino agli anni buoni.

Nessuno sa dove si nutrono i germogli,
nessuno, se mai la corona fiorisca -
resistere, aspettare, concedersi,
oscurarsi, invecchiare, aprèslude.



Gottfried Benn, da Aprèslude, traduzione di Ferruccio Masini, Einaudi, 1966