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22/03/21

Anniversario di Dante: l'Alighieri e il primo Giubileo a Roma dell'anno 1300


Bonifacio VIII benedice la folla dal Palazzo del Laterano dopo aver inaugurato il Giubileo del 1300 in un acquerello del XVI secolo


Nel settecentesimo anno della morte di Dante (1321 -2021) non si finisce di meravigliarsi della ricchezza infinita della Divina Commedia, definita da Jorge Luis Borges, il più bel libro scritto da un essere umano

Come è noto, Dante nella Commedia descrive anche il primo Giubileo in assoluto tenuto dalla Chiesa di Roma. 

Quando si svolse ? 

Il primo Giubileo della Chiesa fu quello del 1300, proclamato da Bonifacio VIII per il perdono dei peccati concesso a tutti. 

Bonifacio riprendendo il Rito della Perdonanza che era stato istituito da Celestino V, si era ispirato a un’antica tradizione ebraica. 

Con la bolla promulgata si concedeva l’indulgenza a tutti coloro che avessero fatto visita trenta volte, se erano romani, e quindici se erano stranieri, alle basiliche di San Pietro e di San Paolo, per tutta la durata dell’anno 1300. 

Secondo la bolla questo Anno santo si sarebbe dovuto ripetere ogni cento anni

Il Giubileo ebbe effetti immediati: lo stesso Dante riferisce nel diciottesimo canto dell’Inferno, nella Commedia, che l’afflusso dei pellegrini a Roma fu enorme, al punto che divenne necessario regolamentare il senso di marcia dei pedoni sul Ponte Sant’Angelo. 

L’intervallo di tempo fu accorciato, nel 1350 da papa Clemente vi che lo portò a 50 anni. 

Urbano VI lo ridusse ulteriormente a 33 anni (prendendo a spunto l’età di Gesù), fino a Paolo II che nel Quattrocento lo stabilì definitivamente a 25 anni, esclusa la possibilità di proclamare Giubilei straordinari fuori dalle scadenze stabilite.

25/02/17

Pedro Calderòn de la Barca - L'Anno Santo di Roma (1650) - un magnifico testo finora inedito in Italia.




E' un volume prezioso quello uscito da poco per La Camera Verde: la pubblicazione di un auto sacramental scritto da Calderon de la Barca per il Giubileo del 1650, inedito in Italia. 

Pubblico qui di seguito il testo scritto dal curatore e traduttore del volume Raoul Precht per Succede oggi, poco prima dell'apertura del Giubileo della Misericordia. 

Tra qualche giorno verrà dato il via alle celebrazioni dell’Anno Santo straordinario della Misericordia, fortemente voluto dall’attuale Pontefice e deciso, a quanto pare, in piena autonomia, senza alcuna consultazione con le autorità comunali e statali per le quali l’evento avrà un impatto anch’esso straordinario, in termini di entrate ma anche di uscite e di complicazioni organizzative.

Sulle ripercussioni per la città di Roma del probabile afflusso di un ingente numero di pellegrini è già stato scritto abbastanza, e sebbene le stime possano variare, e anche di molto, di certo l’avvenimento, che oltre tutto si protrae per quasi un anno, non migliorerà le condizioni di vita già difficili dei romani.

C’è però da chiedersi se questi ultimi dal 1300 (anno del primo Giubileo) in poi ne abbiano mai tratto vantaggi, ma questa sarebbe una questione complessa e fors’anche oziosa.

 Di certo, a Bonifacio VIII più che il benessere della città ospite premeva all’epoca la buona riuscita del traffico delle indulgenze, elargite ai pellegrini che avessero compiuto il viaggio a Roma e visitato le basiliche prescritte; quel traffico che avrebbe tra l’altro contribuito al disgusto provato due secoli dopo da un sacerdote per qualche mese di passaggio a Roma, tale Martin Lutero, e alla nascita dello scisma protestante.

Pure, ai tempi di Bonifacio VIII il Giubileo viene istituito ancora come misura straordinaria, addirittura ogni cento anni; sarà Clemente VI, nel 1342, ad abbreviare il lasso di tempo fra un Anno Santo e l’altro a cinquant’anni, seguendo alla lettera quanto prescritto dal Signore a Mosè sul Monte Sinai (Levitico: 25, 8-55, lettura tra l’altro interessante per chi si occupi di agricoltura e messa a maggese delle terre); peggio di lui (o meglio, a seconda dei punti di vista) faranno Urbano VI nel 1390, diminuendo la distanza fra un Giubileo e l’altro a 33 anni, e Paolo II, che nel 1475 la riduce a 25 anni.

Fino a quando, nel 1500, Alessandro VI la riporta a cinquant’anni e definisce una volta per tutte le cerimonie di celebrazione, con l’apertura e la chiusura delle quattro Porte Sante a S. Pietro, S. Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e S. Paolo fuori le mura.

Se gli aspetti commerciali dell’operazione sono innegabili – e non è un caso che ai Giubilei ordinari oggi se ne aggiungano di straordinari, come questo che ci attende –, dal punto di vista dottrinale la celebrazione del Giubileo induce a una riflessione approfondita su diversi aspetti della fede, riflessione che fra l’altro ha portato alla nascita di un genere teatrale a sé stante.

E se parlo di teatro, è perché di sicuro in passato il Giubileo permetteva al popolo anche di divertirsi un po’, sia pure nei limiti imposti dalla devozione, con spettacoli e feste sfarzose da cui altrimenti sarebbe stato escluso.

Viene in mente, a mo’ d’esempio, la grande festa offerta dagli spagnoli a Piazza Navona nel 1650, con spettacolari fuochi d’artificio e una scenografia provvisoria con due grandi cappelle (una dedicata al Resuscitato, l’altra alla Vergine) davanti alla Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore (in passato San Giacomo degli Spagnoli, appunto, chiesa del Regno di Castiglia, ricolma di statue e altari dedicati a Santiago).

Va detto che l’architettura barocca della piazza non era ancora ultimata, in quanto la fontana del Bernini è dell’anno successivo e della chiesa di Borromini non c’erano neanche i progetti: in un certo senso Piazza Navona offriva quindi uno spazio scenico ideale, lasciando mano libera agli organizzatori dello spettacolo e permettendo alle folle di goderne pienamente.

Un esempio di questi spettacoli è offerto dal genere teatrale cui accennavo poc’anzi, gli autos sacramentales, genere nato nel Medioevo (il primo è la Representación de los Reyes Magos, nel 1145), ma perfezionatosi poi nella Spagna della Controriforma.

Il sottogenere che ci interessa qui, l’auto allegorico, trova il suo primo rappresentante in Lucas Fernández, con il suo Auto de la Pasión, intorno al 1500, ma avrà consacrazione definitiva con Pedro Calderón de la Barca (nell’illustrazione).

In pratica, il misterio o moralidad medievale va pian piano approfondendo i contenuti dottrinali, anche in conseguenza del Concilio di Trento, e sul palcoscenico compaiono personaggi simbolici chiamati a incarnare concetti astratti.

Sembrerebbe qualcosa di estremamente asciutto e poco attraente, non fosse stato per l’apparato scenografico, le trappole teatrali e gli effetti speciali, che facevano di questi spettacoli qualcosa di simile ai nostri film in 3D sui dinosauri.

Con una piccola differenza: i temi centrali erano di volta in volta l’esaltazione dell’eucaristia, l’ultima cena, la vita dei santi, episodi dell’Antico Testamento, parabole evangeliche, e così via. In altre parole, essendo il plot meno che avvincente, gli ultimi ritrovati della pittura, della scultura, dell’architettura e, perché no, della musica diventavano imprescindibili per la fruizione di questo tipo di rappresentazioni, che non a caso si sviluppano solo in Spagna, mentre in tutto il resto d’Europa il teatro religioso attraversa una profonda crisi.

La maestria di Calderón sta nel saper conciliare elementi teologici e dottrinali con le correnti letterarie alla moda (concettismo e gongorismo) e soprattutto con gli espedienti spettacolari offerti dalle macchine teatrali di allora.

 Proprio nel 1650 Calderón scrive e fa mettere in scena L’Anno Santo di Roma, il cui protagonista, l’Uomo, assistito dai dieci comandamenti, si mette in viaggio da pellegrino per poter raggiungere Roma e ottenere l’indulgenza.

Il viaggio si fa davvero drammatico quando il Mondo, all’uomo se non ostile, indifferente, gli fa incontrare la Lascivia, ovvero il principale fra i vizi, e Lucifero, che rappresenta il Demonio e che con la sua complice tenterà in tutti i modi di allontanarlo dalla retta via.

Oggi può sembrarci un’impresa improba, ma all’epoca su questo canovaccio si era capaci di costruire un evento spettacolare, con danze, musica, oggetti scenici bizzarri, costumi, battute (quasi sempre affidate al libero arbitrio che fa le veci del gracioso nella commedia classica), effetti speciali e sorprese a non finire, con cui intanto il drammaturgo veicolava sornione la visione del peccato, delle passioni e del riscatto che Santa Madre Chiesa imponeva ai suoi sudditi.

Chissà se in Vaticano qualcuno ci ha pensato, o ci sta pensando: recuperare Calderón e metterlo in scena sarebbe davvero uno spettacolo, senz’altro più degno di quelli a cui certi monsignori e cardinali ci hanno abituato negli ultimi secoli.

Pedro Calderòn de la Barca
L'Anno Santo a Roma (1650)
La Camera Verde
Roma, 2017

10/03/16

"Francesco nell'arte, da Cimabue a Caravaggio", una splendida mostra a Ascoli Piceno.

Caravaggio, San Francesco in meditazione

Si inaugura sabato 12 marzo alle ore 17:00 presso la Sala della Ragione Palazzo dei Capitani la mostra “Francesco nell’arte. Da Cimabue a Caravaggio” curata da Giovanni Morello e Stefano Papetti. 

Dopo l’inaugurazione seguirà la visita guidata alla mostra allestita nella Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno. 

“Francesco nell’arte. Da Cimabue a Caravaggio ” è la prima delle quattro grandi mostre che la Regione Marche dedica al Giubileo della Misericordia, unica regione ad onorare il Giubileo indetto da Papa Francesco con mostre importantissime

Il 2016, un anno straordinario, raccoglie come chiave tematica unitaria un programma di esposizioni unico in Italia per valore degli allestimenti, preziosità delle opere ospitate e prestigio dei curatori che si sono impegnati per realizzare progetti espositivi di livello internazionale. 

Stefano Papetti, curatore della mostra e direttore della Pinacoteca civica, ha sottolineato come la mostra di Ascoli Piceno, con numerosissimi prestiti da tutta Italia, sarà anche l’occasione non solo per i visitatori ma anche per gli studiosi di avere un raffronto sull’iconografia di San Francesco , da Cimabue al Piazzetta , che non è stata , al contrario di altri Santi, univoca

“Una ricerca – ha ricordato il critico d’arte - anche sulle diverse raffigurazioni del saio, della postura, la tonsura e le stigmate. Ma sarà anche un modo per conoscere l’arte francescana di Ascoli Piceno dove Francesco sostò più di due mesi nel 1215 per la sua predicazione convincendo a seguirlo molti rampolli delle più nobili famiglie ascolane.” 

La mostra “Francesco nell’arte. Da Cimabue a Caravaggio”, inserita in un più ampio contesto di iniziative culturali che coinvolgeranno la città di Ascoli Piceno nel corso del 2016, intende ricordare la figura di San Francesco in occasione dell’ottavo centenario della sua venuta nel Piceno. 

Il fondatore dell’ordine francescano, in virtù della sua precoce popolarità è stato infatti rappresentato dai maggiori artisti italiani e stranieri, a partire da alcuni tra i più autorevoli esponenti dell’arte gotica che ebbero modo di conoscerlo o di ricevere dai suoi più diretti seguaci informazioni attendibili circa il suo aspetto fisico. 

Nelle tavole dipinte da Margaritone d’Arezzo, da Bonaventura Berlinghieri e da Cimabue viene dunque fissato un modello rappresentativo al quale si sono attenuti gli artisti dei secoli successivi, attenti a rispettare scrupolosamente alcuni dettagli iconografici che consentivano facilmente ai devoti di riconoscere, tra gli altri santi, la presenza di Francesco. 

Nelle Marche le visite da lui effettuate, il grande seguito che ha raccolto e soprattutto la precoce istituzione di conventi maschili e femminili legati alla regola francescana, l’origine ascolana del primo papa francescano (Niccolò IV, 1288-1292) hanno determinato lo svilupparsi di una intensa iconografia legata alla figura del santo d’Assisi ed alle sue vicende personali: non è un caso che proprio nella chiesa di san Gregorio ad Ascoli Piceno si conservi un affresco del XIII secolo che per la prima volta riproduce la predica agli uccelli, un tema che nei secoli successivi è stato spesso rappresentato fino ad assumere la caratteristica di un vero e proprio topos utile a dimostrare l’attenzione di Francesco verso tutto il creato. Grazie ai prestiti richiesti ai maggiori musei italiani, sarà possibile ripercorrere l’evoluzione della figura di Francesco nella pittura dal Medioevo alla Controriforma, quando, in base alle norme relative all’arte sacra sancite in occasione del Concilio di Trento, venne ribadita la necessità di rappresentarlo rispettando la tradizione iconografica stabilita fin dal XIII secolo, come attesta nel suo “Dialogo sugli errori de’ pittori circa le istorie” il sacerdote fabrianese Giovanni Andrea Gilio (1564)

Nell’imponente Sala della Vittoria della Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, saranno quindi collocati i dipinti della mostra che si aggiungeranno ai due capolavori legati al tema francescano già presenti nelle raccolte comunali: la grande tela di Tiziano raffigurante San Francesco che riceve le stigmate e la tavola di Cola dell’Amatrice raffigurante il santo di Assisi con altri confratelli. Idealmente la mostra troverà un suo sviluppo nella Sala del piviale dove è esposto il prezioso paramento liturgico ricamato in opus anglicanum donato alla città di Ascoli dal Pontefice Nicolò IV, il primo francescano ad essere asceso alla cattedra di san Pietro.

Francesco nell’arte. Da Cimabue a Caravaggio 
Ascoli Piceno, Pinacoteca Civica 
12 marzo / 30 giugno 2016 
a cura di Giovanni Morello e Stefano Papetti

03/12/15

"Caput mundi per il Giubileo" - Uno speciale di "Bell'Italia" in edicola dedicato a Roma e al Giubileo.



La Basilica di San Pietro come fulcro di storia e cristianità, e poi via via tutti i tesori della città, dai Musei Vaticani ai giardini di Castel Gandolfo, tra chiese, monumenti e quadri immortali, ma anche quartieri, ponti, palazzi e vicoli: c'e' tutta l'inesauribile e stupefacente bellezza della Capitale nel numero di dicembre di Bell'Italia, il mensile di Cairo Editore dedicato a Roma "Caput mundi per il Giubileo" e presentato per l'occasione in Vaticano, con una visita privata alla Cappella Sistina. 

Servizi fotografici ad hoc, mappe, approfondimenti e itinerari pedonali corredano questo numero monografico speciale che vuole proporre uno sguardo a 360 gradi sulla città, non certo da semplice guida turistica ma da accompagnatore d'eccezione, proprio in occasione di un evento straordinario come il Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco, durante il quale Roma accoglierà su di se' gli occhi e il cuore del mondo intero. 

"Mi piace chiamare libro questo numero, perchè è ricchissimo e rappresenta una spinta alla riflessione e alla conoscenza", ha detto Urbano Cairo, editore del mensile diretto da Emanuela Rosa-Clot, "da 16 anni abbiamo acquisito la rivista e crediamo che Bell'Italia, con le sue 70 mila copie vendute e il suo livello qualitativo, abbia qualcosa da dire: per questo va preservata e merita investimenti"


Rosa Clot, Antonio Paolucci e Urbano Cairo

In questa edizione speciale, non potevano ovviamente mancare penne eccellenti a firmare gli articoli, come quella del professor Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, che e' stato protagonista di una lezione speciale all'interno della Cappella Sistina riservata agli intervenuti alla presentazione.

Autore di due scritti, uno dedicato al Colonnato del Bernini e l'altro ai Musei da lui guidati, il professore ha affermato di essere "un uomo fortunato, perchè dal mio ufficio ogni giorno vedo la Cupola che abbraccia tutti i popoli cristiani: la Citta' del Vaticano è grande 44 ettari ma accoglie tutto il mondo se si pensa ai tesori che custodisce", sottolineando che "il pregio di questo numero speciale e' di aiutare il lettore a dipanare il gomitolo d'oro di Roma permettendo di scegliere e capire". 

Accanto alla cura dei dettagli e alla capacita' divulgativa ma mai banale, la varietà degli approcci rappresenta un altro punto di forza di questo numero: all'interno della rivista, infatti, trovano spazio non solo le sezioni piu' strettamente dedicate alla storia dell'arte - come l'itinerario suggerito da Vittorio Sgarbi per esplorare il rapporto tra arte e fede attraverso cinque opere - ma anche pagine dai toni piu' leggeri, come quelle che raccontano al lettore le vie dello shopping, i luoghi dei "peccati di gola", le caratteristiche dell'ospitalita' "per tutti i gusti" o gli eventi previsti durante il Giubileo.