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19/03/19

Le Straordinarie Foto di Robert Mapplethorpe in mostra alla Galleria Corsini.

Robert Mapplethorpe, Selfportrait 1988


Le Gallerie Nazionali di Arte Antica dedicano una mostra a un rivoluzionario e controverso artista del secondo Novecento: "Robert Mapplethorpe. 

L'Obiettivo sensibile", dal 15 marzo al 30 giugno 2019 nella sede di Galleria Corsini (Via della Lungara 10)

Quarantacinque scatti in bianco e nero, provenienti dalla Mapplethorpe Foundation di New York, del fotografo noto per avere immortalato Andy Warhol, Patti Smith, Amanda Lear e altre celebrità, e che in questo luogo settecentesco mostra il suo lato classico

Flaminia Gennari Santori, direttrice delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini e curatrice della mostra. 

"È la prima volta che abbiamo un artista contemporaneo qui alla Galleria Corsini, da questa selezione si vede quanto Mapplethorpe sia un artista profondamente classico e dunque abbiamo cercato di selezionare le immagini dove la sua attenzione alla forma si vede in maniera piu' profonda per accostarla a una quadreria settencentesca che e' tutta basata sulla forma e la simmetria

Nella prima Galleria troneggia l'autoritratto dell'artista (Self Portrait, 1988), già malato e che tiene emblematicamente in mano un bastone con il pomello a forma di teschio (l'artista è morto l'anno seguente di Aids, nel 1989, a  42 anni di Aids nel 1989. 

E poi ritratti, nudi maschili, nudi femminili, come quello della sua musa, la culturista Lisa Lyon, e ancora nudi omoerotici accanto a immagini di fiori. 

"Mapplethorpe e' stato un grande fotografo, che usava la fotografia come mezzo, non si era necessariamente formato come fotografo, ha sempre detto che se fosse vissuto prima sarebbe stato uno scultore", ha rivelato. "I suoi soggetti principali sono statuaria, nudi, nature morte e poi naturalmente quello per cui e' diventato rinomato e controverso e' la scena sadomaso newyorkese degli anni Settanta", ha ricordato. "Un universo del desiderio consensuale ma estremo", ha sottolineato. 

"Sappiamo che Mapplethorpe non e' mai stato qui alla Galleria Corsini, pero' era un avido collezionista, abbiamo delle foto del suo appartamento che lui realizzo' nel 1988 che e' allestito in qualche modo come una quadreria. Essendo cosi' ossessionato dalla simmetria e dall'euritmia, io credo che avrebbe apprezzato questo posto", ha concluso. 

01/10/18

A Roma in Mostra per la prima volta il grandioso "Ecce Homo" di Mantegna !



L'"Ecce Homo" (1500 circa) di Mantegna, capolavoro assoluto del maestro del Rinascimento, e' in mostra a Palazzo Barberini dal 27 settembre 2018 al 27 gennaio 2019, frutto di uno scambio con il Museo Jacquemart-Andre' di Parigi: e' l'attrazione principale de "La Stanza di Mantegna", mostra curata da Michele di Monte e incentrata su un ristretto numero di opere di notevole qualita' e grande importanza, come spiega la direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma di Palazzo Barberini e storica dell'Arte Flaminia Gennari Santori

"Abbiamo scelto di presentare un nucleo di opere padovane, realizzate nella seconda meta' del '400-fine 400, collezionate da Edouard e Nelie Jacquemart-Andre', due collezionisti molto importanti attivi alla fine-seconda meta' dell'800 a Parigi, che hanno creato una casa museo dedicata in gran parte a opere del Rinascimento italiano, ma non solo. Abbiamo tentato di mantenere in questa mostra quest'idea di stanza", ha spiegato. "Abbiamo delle opere straordinarie come l'Ecce homo di Mantegna, che e' un'opera assolutamente incantevole, un capolavoro assoluto del maestro. 

Abbiamo accanto una Madonna, che e' attribuita a Mantegna e testimonia un momento molto anteriore della sua carriera, 1455, momento di grande legame con Bellini", ha sottolineato. 

"Abbiamo una Madonna di Cima da Conegliano, abbiamo un ritratto di Squarcione (di cui Mantegna e' stato allievo, ndr), che e' straordinario, perche' e' una pergamena e dunque e' una miniatura in forma di ritratto. Abbiamo un 'Riccio' che era un briosco, uno scultore che lavorava quasi esclusivamente in bronzo, che e' esponente della cultura intellettuale padovana", ha aggiunto. 

Assieme alla "Stanza di Mantegna", apre al pubblico "Gotico Americano. I maestri della Madonna Straus", resa possibile grazie a uno scambio con il Museum of fine Arts di Houston, che ha prestato due delle tre tavole del Trecento italiano (in cambio le Gallerie Nazionali invieranno in Texas il Ritratto di Enrico VIII per una mostra sui Tudor): la Madonna con il bambino del Maestro Senese della Madonna di Straus - per la prima volta esposta in Europa - e la Madonna con il Bambino del Maestro della Madonna Straus che per la prima volta vengono accostate alla Madonna di Palazzo Venezia, appartenente alle collezioni Gallerie Nazionali. 

Dietro il prestito di Houston un aneddoto: "I genitori del collezionista che ha acquistato queste due opere negli anni '30, che era un collezionista raffinatissimo, che poi ha donato la sua collezione a Houston, erano due signori, imprenditori ebrei-newyorkesi, proprietari di grandi magazzini, che si rifiutarono di scendere dal Titanic, per lasciare il posto ad altri passeggeri e morirono nel naufragio del Titanic", ha rivelato. 

Fonte: askanews

30/01/18

Fino all'8 Aprile a Roma si può ammirare a Palazzo Barberini la celebre "Madonna Esterházy" di Raffaello !




Gli sguardi incrociati e la gestualita' familiare che testimoniano l'intesa sentimentale, le rovine romane e il cielo azzurro a far da  sfondo

La MadonnaEsterházy di Raffaello Sanzio risplende con la sua bellezza delicata a Palazzo Barberini dove le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma l'hanno voluta in mostra dal 31 gennaio all'8 aprile per presentarla al pubblico durante l'assenza della celebre Fornarina (in prestito a Bergamo fino ad aprile). 

Proveniente dal Sze'pmuve'szeti Múzeum di Budapest (ora chiuso per lavori) con il quale le Gallerie hanno scambiato alcune tele di Rubens, l'opera venne dipinta nel corso del 1508 e documenta chiaramente un passaggio cruciale nella storia di Raffaello, quando cioe' l'artista lascio' Firenze per Roma, dove era stato chiamato da Giulio II della Rovere per partecipare al rinnovamento del Vaticano. 

Un momento straordinario per la sua carriera, che la mostra di Palazzo Barberini, a cura di Cinzia Ammannato, vuole sottolineare presentando accanto alla Madonna Esterházy anche altri quattro lavori a essa legati. 

15/03/17

"Il senso del Rosso" - Apre oggi a Palazzo Barberini una splendida mostra sulla pittura veneziana.



Straordinarie invenzioni compositive, uso suggestivo della luce che anticipa di quasi un secolo Caravaggio, fulgide tonalità dal cremisi allo scarlatto: e' la piccola, eppure molto preziosa rassegna, allestita dal 15 marzo all'11 giugno alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di PalazzoBarberini, che propone alcuni capolavori di Lorenzo Lotto, Giovanni Gerolamo Savoldo e Giovanni Cariani, prestati da grandi musei internazionali come il Louvre, il Prado, Metropolitan Museum of Art e da eccellenze italiane quali l'Accademia Carrara di Bergamo. 

Una selezione attenta che pone al centro quel 'senso del rosso' dei pittori veneti fortemente collegato alla realta' sociale, produttiva e commerciale della citta' lagunare. Intitolata 'Venezia scarlatta: Lotto, Savoldo, Cariani', la mostra, ha spiegato il direttore delle Gallerie Flaminia Gennari Santori intervenuta alla vernice per la stampa, prende le mosse dalla meravigliosa tela di Lorenzo Lotto, dal titolo 'Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria' (1524), conservata a Palazzo Barberini. 

Grazie a "una serie di collaborazioni avviate con i piu' importanti musei per valorizzare le rispettive collezioni e promuoverne la conoscenza e lo studio", il capolavoro, aggiunge il curatore Michele di Monte, e' stato affiancato da opere realizzate nello stesso periodo storico da maestri tra loro molto vicini, al fine di riportare alla luce "intrecci biografici, cromatici e tessili".

Lotto, Savoldo, Cariani, ha proseguito, costituivano una triade minore della pittura veneziana, tutti e tre attivi nella provincia, "ma non erano da meno degli artisti piu' celebrati". Basti pensare al magnifico 'San Matteo e l'angelo' di Giovanni Gerolamo Savoldo, in cui il gioco tra luci e ombre ne fa, con molti decenni di anticipo, un precursore di Caravaggio. O alle soluzioni geniali del Lotto, pittore riservato e misterioso, che come nessun altro infiamma le sue tele di tutte le tonalita' dello scarlatto. 

La mostra pero' vuole offrire un'indagine ancor piu' approfondita, su un'epoca e su un mondo, fiorito sulla laguna tra XV e XVI secolo, seguendo il filo del colore perfetto, il rosso appunto. Le industrie tessili e le botteghe dei tintori, vanto della citta' non meno di quelle dei pittori, facevano infatti a gara per assicurarsi la tonalita' perfetta, il lussuoso 'scarlatto veneziano', frutto di una pratica gelosamente custodita e tramandata, e quindi il nome di un tipo di stoffa prima che di un colore.

Di conseguenza, i pittori veneziani si facevano quasi un punto d'onore nel restituire questa complessa qualita', sviluppando un peculiare "senso del rosso' e trasmutando la materia della loro pittura in una pittura della materia". Questione di sfumature, dunque, sociali oltreche' tonali. E' questo denso ordito che interessa ai committenti e che viene richiesto all'arte dei pittori. Cariani, Savoldo e Lotto, spesso a lavoro per una committenza 'di terraferma', dove la cultura materiale era motivo di orgoglio civico persino piu' che in laguna, esplorano con talento tali sottili variazioni, che sono altrettanti simboli di status e di valore: dal paludato raso cremisi di Giovanni Benedetto Caravaggi (Accademia Carrara), dottore in medicina immortalato da Cariani, al misterioso velluto rutilante del San Matteo di notte (Met), raffigurato da Savoldo, dal vermiglio assoluto delle madonne di Lotto, che si declina nella miracolosa tunica del Cristo portacroce (dal Louvre) fino al carminio di seta della ritrosa consorte di messer Marsilio ('Ritratto di Marsilio Cassotti e Faustina Assonica' del Prado).

 Nelle trame dipinte, sottolinea Michele di Monte, non si intreccia pero' solo il gusto per una materia preziosa, ma si sviluppa anche la narrazione di riconoscimenti biografici, affetti mondani, passioni religiose, devozioni private. Con una sorprendente liberta' di invenzione iconografica, Cariani effigia il suo ritratto come un'icona veneziana, mentre Lotto celebra il sontuoso sposalizio allegorico di Cristo e Caterina direttamente a casa del committente, che era nientemeno che il padrone di casa cui l'artista doveva un anno di pigione. E siccome era un appassionato di tappeti, ne decora l'interno con uno pregiato che fa da sfondo, rivoltandone persino un lembo per far ammirare la perfezione della trama. 

E se Savoldo coglie l'evangelista Matteo come fosse l'umanista solitario e notturno vagheggiato da Petrarca, finisce per vestirlo con gli stessi panni del Cristo portacroce di Lotto, che interpella lo spettatore piu' personalmente e immediatamente di qualunque altro ritratto.

fonte: Nicoletta Castagni per ANSA