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23/02/18

Mentre in Italia si parla, in Francia si riparte dalla Cultura (e dalle Biblioteche).



La cultura riparte dalle biblioteche: almeno in Francia, dove il presidente Emmanuel Macron vuole rimetterle al centro della sua politica culturale favorendo al massimo gli orari di apertura, inclusa la domenica. 

Il leader neo-quarantenne ha accompagnato la ministra della Cultura, Francoise Nyssen, in visita alla Mediateca di Mureaux, nel dipartimento delle Yvelines, non lontano da Parigi. "L'apertura delle biblioteche - ha detto - fa parte della battaglia per l'emancipazione", che e' il "filo rosso" della politica del governo

Per l'occasione, l'accademico Eric Orsenna ha preparato un rapporto ad hoc che ha consegnato al presidente. Designato 'ambasciatore della lettura', il celebre scrittore ha realizzato un 'tour de France' di tre mesi per studiare attentamente l'attuale funzionamento di biblioteche e sale di lettura ed annotare i punti da migliorare. 

"Facciamo un sogno. C'era una volta un paese di lettori (...) in cui ognuno disponeva di un luogo, non lontano da casa, dove potesse recarsi per scoprire e scoprirsi, imparare, immaginare, scambiare, viaggiare. Questo Paese e' il nostro, e' la Francia. Farlo esistere dipende da noi", si legge nella conclusione del rapporto intitolato Voyage au pays des bibliothe'ques

In campagna elettorale, Macron s'impegno' ad estendere gli orari di apertura la sera e nel fine settimana. Un modo a suo avviso di rafforzare la "cultura di prossimita'" e lottare "contro la segregazione culturale".

Ora Parigi ha aumentato di 8 milioni di euro la dotazione generale di decentralizzazione a favore delle biblioteche per i prossimi cinque anni. 

Se il progetto permette di sostenere "200 progetti di estensione di orario", recita il rapporto di Orsenna, lo sforzo finanziario resta comunque "insufficiente". 

In Francia la lettura pubblica dispone di 16.500 luoghi (7.700 biblioteche, 8.800 punti d'accesso ai libri), 38.000 agenti, 82.000 volontari, per uno spazio complessivo di 16,5 milioni di metri quadri: "L'equivalente di cento musei del Louvre", annota Le Monde

Nel 2016, il 40% dei francesi di oltre 15 anni si sono recati in biblioteca, ma solo 12% prendono in prestito dei libri. Ora l'obiettivo e' aprire "meglio e di piu'"

 Nyssen vorrebbe anche che almeno una biblioteca per provincia diventi un luogo di apprendimento del francese, in particolare per i migranti, e che almeno tre biblioteche propongano un modulo di sensibilizzazione contro le fake news. 

07/02/16

Caos in Francia per la rivoluzione della Grammatica: scendono in campo i puristi per la difesa dell'accento circonflesso.






Grandi polemiche in Francia per l'annuncio, circolato su molti media, dell'imminente entrata in vigore di una riforma dell'ortografia che, tra le altre cose, farebbe sparire l'accento circonflesso, in nome della semplificazione. 

Commenti indignati o ironici su social network, riflessioni con esperti sui canali all news, e persino un comunicato rabbioso del sindacato studenti Uni e dell'osservatorio dei programmi che accusavano il ministro dell'Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem, di "credersi autorizzata a sconvolgere le regole dell'ortografia e della lingua francese"

Il Paese era in grande fermento, anche se non si capiva quale fosse la fonte dell'informazione, dato che dal ministero non erano arrivate comunicazioni ufficiali. 

A fare chiarezza e' arrivato un articolo di Le Monde, nella sezione Les decodeurs del sito, dedicata proprio al fact checking. 

"No, l'accento circonflesso non sparira'", titolava il pezzo, spiegando la riforma citata e' in realtà una proposta avanzata nel 1990 dall'Academie francaise per "semplificare l'apprendimento" di una lingua nota per la sua ortografia complessa anche per i madrelingua con elevato grado di istruzione

Che, pero', non aveva carattere obbligatorio, e in ogni caso non era stata presa in considerazione dalla legge per quasi 20 anni. 

Solo nel 2008, la Gazzetta ufficiale l'aveva "fissata come referenza", ma specificando sempre che anche le grafie precedenti sarebbero state ritenute corrette. Nessuna novita', quindi. Il fraintendimento, spiega sempre Le Monde, e' nato da una decisione degli editori di manuali scolastici che hanno deciso, a partire dalle pubblicazioni per il prossimo settembre, di usare l'ortografia riformata in modo omogeneo, dopo anni in cui ciascuna casa editrice faceva a modo suo. 

Ma per tutti gli altri la riforma, che tra l'altro non cancella del tutto l'accento circonflesso ma si limita a ridurne l'uso, resterà facoltativa come negli ultimi 26 anni.

13/09/15

"Sono un uomo abituato al sogno" - Stephane Mallarmé (Giuliano Gramigna)

Mallarmé fotografato da Nadar




Insegui' per tutta la vita il "Libro" per eccellenza ma mori', cento anni fa, lasciando un'opera esigua. Che anticipa l'esperienza freudiana dell'inconscio 

Mallarme', la disfatta in versi 

A 56 anni fu vittima di una crisi di soffocamento la mattina del 9 settembre 1898. E' passato alla storia come un poeta oscuro ma nessuno ha avuto un influsso maggiore nel nostro secolo 

"Dicevo qualche volta a Mallarme': c'e' chi vi critica, chi vi beffa. Voi irritate, fate pieta'... Ma sapete, sentite almeno questo: c'e' in ogni citta' di Francia un giovane sconosciuto che si farebbe uccidere per i vostri versi, per voi?": e' un passaggio ben noto di Variete' III di Paul Valery. 

Nel viso di Mallarme', come ce l'hanno consegnato le foto di fine secolo, si fondono una mitezza delusa e un orgoglio irriducibile: l'orgoglio di aver inseguito per tutta la vita il Grande Sogno, la Grande Opera, insomma il Libro per eccellenza, insieme impossibile e possibile ai suoi occhi, come a quelli di Valery, "che non e' mai guarito da quella specie di ferita...". 

Della Grande Opera parlano anche le poche righe che Stephane Mallarme' indirizzo' alla moglie e alla figlia, a Mere e Veve, la notte dell'8 settembre 1898 - quando uno spasmo della glottide quasi lo soffoco' - invitandole a bruciare il "mucchio semisecolare" di suoi appunti, note, abbozzi. 

"Non c'e' nessuna eredita' letteraria, mie povere care... E voi, soli esseri al mondo capaci di rispettare fino a questo punto tutta una vita di artista sincero, credete che doveva essere molto bello...". 

L'indomani, 9 settembre, mentre il medico lo sta visitando, Mallarme' e' ripreso da una crisi di soffocazione; non la supera; muore. 

Ha appena 56 anni, essendo nato a Parigi nel 1842. Lascia un'opera relativamente esigua: un libro di Poesies, poemi come Herodiade, Un coup de des, Igitur, L'apres - midi d'un faune, una raccolta di saggi, interventi, poemi in prosa, Divagation, una quantita' di deliziosi versi d'occasione, fra cui i proverbiali eventails (un genere letterario, addirittura!). 

Certo agli occhi del loro autore, quei sonetti memorabili, celebrazioni funebri per Baudelaire, Poe, Verlaine, eccetera, o amorose, dovevano rappresentare solo le schegge introduttorie al Libro; sono bastati per assicurare a Mallarme' un posto capitale nella letteratura moderna

Se due dioscuri, Marcel Proust e James Joyce, si collocano alle origini del romanzo novecentesco, Mallarme' sara' il deus absconditus anzi molto patente di una fetta cospicua della poesia moderna, giu' giu' fino ai nostri giorni

Parlarne, nel centenario della morte, non e' un semplice ossequio allo scadenzario letterario; soprattutto se serva a mettere in chiaro cio' che ancora puo' (deve) dire l'autore di Igitur allo scrittore e al lettore contemporanei. 

"Un uomo abituato al sogno" si era definito aprendo una conferenza su Villiers de l'Isle - Adam. Ecco qui gia' introdotto uno dei significanti r - eve che identificano infallibilmente il suo discorso poetico. Non sono semplici tic, idiosincrasie lessicali, ma punti di condensazione dell'immaginario mallarmeano. Si potrebbe comporne una sfilza - sostantivi e aggettivi riconoscibili anche da un mediocre lettore: sogno, assoluto, nulla, vuoto, bianchezza, volo, stella, cigno, notte, naufragio, caso, assenza, ghiaccio - eppoi sterile, abolito, amaro, puro... elenchi meschini, che depauperano della energia originaria tali vocaboli, che il verso fonde in "una parola totale, nuova, straniera alla lingua, et comme incantatoire", secondo la splendida dizione di una pagina delle Devagations; il verso che nega per un attimo il Caso, le hasard, "vinto parola per parola". 

Non si puo' rendere minimamente giustizia alla poesia di Mallarme' in una nota volante, come questa. Ma si capira' subito che tali presenze di linguaggio non hanno piu' niente a che fare con le sostanze dense, succulente, antefatte dai poeti parnassiani da cui tuttavia Mallarme' discendeva. "Dipingere non la cosa ma l'effetto che essa produce" scriveva il giovane autore all'amico Gazalis, esponendogli la sua estetica in nuce - come ricorda Mario Luzi, che e' stato forse il piu' mallarmeano dei nostri poeti, nel suo Studio su Mallarme', uno dei primi contributi critici significativi in Italia, insieme con il memorabile Mallarme' di Carlo Bo. 

La lezione di fedelta' al proprio impegno, di rigore supremo credo abbia valore anche cent'anni dopo - devozione feroce e insieme accettazione della sconfitta. Perche' non dirlo? La poesia di Mallarme' segna una disfatta, almeno secondo i parametri del suo autore. Disfatta grandiosa, almeno quanto il progetto inseguito. Poche volte nei secoli la letteratura ha raggiunto picchi maggiori. Un professeur d'attention lo chiama Paul Claudel; etichetta criticamente pertinente, di la' dall'allusione agli anni ingrati dell'insegnamento. Mallarme' ha espulso dal suo lavoro retorica, gonfiezza, facilita', approssimazione. 

Come "professione d'attenzione" ha molto da insegnarci. 

Nessuna vaghezza - che e' appunto disattenzione profonda; nei suoi versi non si danno sinonimi: ogni parola, nome aggettivo verbo, e' unica, centrata nel suo valore radicale, detta una volta sola per sempre

Le Muse indefettibili di Mallarme' sono la sintassi e l'etimologia: l'ha mostrato in maniera eccellente (si pensi solo al ricorso "creativo" al dizionario Littre'). Stefano Agosti, oggi il piu' autorevole e acuto mallarmista, non solo in Italia, con le analisi capillari del "Cigno" e del "Fauno". Mallarme' e il simbolismo hanno avuto influsso determinante sulla poesia italiana del secolo: futuristi, ermetici, fino ai piu' prossimi poeti visivi. 

Capisco che ai giovani scrittori "simbolismo" suoni qualifica vitanda. Ma Mallarme' e' davvero un simbolista?

In effetti il suo lavoro apre una progettazione piu' ampia e nuova. Mallarme' muore nel 1898; 

L'interpretazione dei sogni di Freud inaugura il secolo; pero' certi esemplari mallarmeani non s'inscrivono in una esperienza (testuale) d'inconscio, avant lettre? Non e' del tutto attuale il rapporto fra soggetto e linguaggio, alla base della esperienza mallarmeana? 

Mettiamo pure, scriveva Valery, che Mallarme' sia oscuro, sterile, prezioso: ma se attraverso tali difetti mi ha spinto ad anteporre a tutto il possesso cosciente della funzione del linguaggio e il sentimento di una liberta' superiore dell'espressione, questo e' un bene incomparabile, che non mi e' stato mai offerto da nessun libro trasparente e facile.



L'ultima lettera a moglie e figlia "Mere, Veve, il terribile spasmo di soffocazione appena sofferto puo' ripresentarsi durante la notte e sopraffarmi. Allora non vi stupira' che pensi al mucchio semisecolare delle mie note, che diventera' per voi un grande imbarazzo; visto che non un solo foglietto puo' essere utilizzato. Solo io potrei cavarne fuori cio' che contiene... L'avrei fatto se gli ultimi anni non mi avessero tradito. Percio', bruciate tutto: non c'e' nessuna eredita' letteraria, mie povere care. Non sottomettetelo al giudizio di qualcuno: o rifiutate ogni ingerenza curiosa o amichevole. Dite che non ci si capirebbe niente, del resto e' la verita', e voi, mie povere prostrate, i soli esseri al mondo capaci di rispettare fino a questo punto tutta una vita d'artista sincero, credete che doveva essere molto bello...". (da Vie de Mallarme' di Henri Mondor) Gramigna Giuliano.