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10/05/21

L'Acqua acetosa - La fonte miracolosa di Roma (storia e attualità)



L’Acqua Acetosa, la fonte miracolosa

 

In un magnifico dipinto conservato alla Tate Gallery di Londra e realizzato dal pittore danese Christoffer-Wilhelm-Eckersberg nel 1814 si ammira una veduta della fontana dell’Acqua Acetosa com’era in quell’epoca e lascia senza fiato la vista del panorama verso nord, dove si vede la campagna romana ancora del tutto intatta e l’ansa del fiume Tevere che la attraversa.

È quindi ancora più suggestivo immaginare come dovesse essere questo luogo ai primi del Seicento, quando cominciò a diffondersi la voce che l’acqua sorgiva, che sgorgava tra la collina di Villa Glori e il grande fiume di Roma, dal sapore vagamente ferruginoso (e quindi acido), possedeva delle miracolose proprietà taumaturgiche.

La voce arrivò fino alle orecchie di qualche solerte cardinale che pensò bene di farla assaggiare al papa, all’epoca quel Camillo Borghese salito al soglio pontificio nel 1605 con il nome di Paolo v.

Nel 1619, sei anni prima della morte avvenuta per un colpo apoplettico, il pontefice, così convinto delle proprietà miracolose dell’acqua, decise di far erigere una fontana dall’architetto Giovanni Vasanzio.

Di questo primo monumento esiste memoria nella lapide di fianco alle tre piccole vasche, che si trova ancora in loco e che descrive i mille malanni per il quale l’acqua risultava salutare: Renibus et stomacho, spleni corique medetur – Mille malis prodest ista salubris aqua (Quest’acqua salubre è medicina per il mal di reni e di stomaco, per la milza e il fegato e per mille altri mali).

Altre due lapidi ricordano i successivi interventi sulla «mostra d’acqua» che oggi è stata finalmente protetta da una recinzione. La prima ricorda l’intervento di restauro di papa Alessandro vii Chigi (1655 – 1667) al quale si deve il progetto a esedra che ancora oggi si può ammirare, opera di Bernini; la seconda il rifacimento operato sotto papa Clemente xi (1700 – 1721).



Christoffer Wilhelm Eckersberg La Fontana dell'Acqua Acetosa, 1814 


Questo secondo intervento fu reso necessario dal fatto che la quantità d’acqua era grandemente diminuita, anche a causa del commercio che ne veniva fatto.

I romani impossibilitati a recarsi personalmente alla fonte, decisamente fuori mano rispetto al centro di Roma, potevano rifornirsi dai cosiddetti “acquacetosari”, una cooperativa di venditori ambulanti che viveva dello smercio in città della preziosa acqua.

Le proteste popolari per questo taglieggio e per la mancanza di adeguato rifornimento alla fonte, giunsero fino alle orecchie di Clemente xi che decise di intervenire affidando i lavori di bonifica all’architetto Egidio Maria Bordoni.

Finalmente liberata dal fango e dalle erbacce, la fonte ricominciò a produrre acqua e la tradizione degli acquacetosari poté continuare indisturbata fino ai primi del Novecento.

Insieme alle qualità taumaturgiche, i venditori abusivi avevano cominciato anche a propagandare altre misteriose proprietà dell’acqua, quella di garantire fortuna personale, o di scongiurare ogni tipo di malocchio.

Finalmente nel 1910 si decise di stroncare il traffico d’acqua miracolosa e il Comune di Roma provvide ad appaltare la fonte a un servizio autorizzato.

La fama dell’Acqua Acetosa si protrasse però ancora per tutto il Novecento e non era insolito vedere, ancora nel secondo dopoguerra, file di persone con recipienti di ogni tipo in attesa di portare a casa l’agognato liquido portentoso.

Oggi il monumento, anche se salvato dal degrado, resta infelicemente compresso tra l’espansione continua dei circoli sportivi sulla sponda del fiume e la stazione ferroviaria omonima, che fa parte del tracciato della linea Roma – Viterbo.

Tratto da: Fabrizio Falconi, Roma segreta e misteriosa, Newton Compton, Roma, 2018 



27/02/18

La Fontana del Babuino - Uno dei "must" di Roma.



E' stata per diversi secoli una delle sei statue parlanti di Roma e per molto tempo le "babuinate" hanno fatto concorrenza alle "pasquinate" nella tradizione della vita cittadina. 

La celebre fontana romana risale al 1576, quando Papa Gregorio XIII la fece erigere davanti palazzo Cerasi (al civico 51 di Via del Babuino), come semplice mostra dell'Acqua Vergine, collocandovi come ornamento un antico reperto romano, di origine ignota, che subito la vox populi romana ribattezzò - per la sua bruttezza e per la posa semisdraiata - "Babuino".

Il soprannome ebbe così fortuna che addirittura valse il nuovo nome alla Via dove era stata posta, uno dei tre assi che partivano dalla Piazza del Popolo e dalla Porta Flaminia, esistente già in età romana, e che era stata chiamata prima Via Clementina (in onore di papa Clemente VII che l'aveva fatta sterrare e riordinare per l'anno giubilare del 1525) e poi Via Paolina Trifaria (in onore del Papa Paolo III) che dopo il Sacco di Roma, l'aveva fatta restaurare. 

Indagini sulla statua hanno permesso di stabilire che si tratta di due pezzi distinti: il corpo, in tufo, di provenienza ignota, e la testa di sileno, che è invece in travertino. I due pezzi insieme rappresentano forse l'immagine di un Ercole sdraiato a banchetto, anche se per molto tempo fu creduta una riproduzione di San Gerolamo, sofferente per la vecchiaia. 

La collocazione attuale, accanto alla chiesa di Sant'Atanasio dei Greci, è piuttosto recente: risale infatti al 1957, quando fu trasportata dal cortile di Palazzo Boncompagni dove era finita nel 1877 durante i lavori di risistemazione dei marciapiedi e della sede stradale della Via del Babuino. In quella occasione statua e vasca della fontana erano state separate: la vasca era infatti finita ad adornare la facciata del Palazzo Borromeo sulla Via Flaminia. 

Da più di cinquant'anni però, la fontana ha ritrovato il suo aspetto originario. Suscitando la curiosità dei turisti anche per la colorazione bizzarra che spesso assume il corpo del Babuino a causa della formazione di piccole alghe in alcuni periodi sul tufo con cui è modellato. 

Fabrizio Falconi
riproduzione riservata - 2018.


26/02/18

Palazzo Mattei di Giove, una perla nel cuore del centro storico di Roma.




E' un vero e proprio gioiello nel cuore del centro storico di Roma. Vi si accede da due ingressi, in via dei Funari, al civico 31 e da via Michelangelo Caetani al civico 32.  

Il Palazzo Mattei di Giove  faceva parte della cosiddetta Isola dei Mattei, il complesso di case e palazzi incastonati tra il Ghetto e l'attuale Via delle Botteghe Oscure che ospitavano le residenze di una delle famiglie più blasonate di Roma, i Mattei, nei loro differenti rami. 

Questo palazzo - a 3 piani e attico - che oggi ospita il Centro Studi Americani, la Discoteca di Stato e la Biblioteca di storia moderna e contemporanea, era di proprietà di Asdrubale di Alessandro Mattei, duca di Giove e quindi del ramo detto dei Mattei di Giove. 

La facoltosa famiglia decise di commissionarne l'opera nientemeno che a Carlo Maderno, che lo edificò tra il 1598 e il 1611, divenendo così l'ultimo dei 5 palazzi dei Mattei in questa zona. 

E' davvero suggestivo entrarvi oggi, sembrando di penetrare all'interno di una complessa quinta teatrale, con i 2 androni ornati di antichi rilievi e 2 cortili di cui il secondo con una meravigliosa fontana e altri oggetti di scavo.

Fontana adornata da mascherone grottesco che versa l'acqua in un sarcofago strigilato con protomi leonine simmetriche, Palazzo Mattei di Giove, Roma

Gli scaloni del Palazzo sono incredibilmente suggestivi, ornati da sculture e vasi antichi e con finissimi stucchi nelle volte; nelle Logge poi busti di imperatori romani risalenti al secolo XVI secolo, mentre le sale sono affrescate dai più grandi maestri dell'epoca: Dominichino, Lanfranco, Pietro da Cortona, Albani, Pomarancio, Antonio Carracci.

Inizialmente previsto come Palazzo isolato, nel 1613 fu realizzato invece il braccio che avrebbe unito il Palazzo Mattei di Giove a quello di Alessandro Mattei, oggi Palazzo Caetani.


Il Palazzo è ancora oggi una specie di piccolo grande museo, basti pensare al Sarcofago di Marte e Rea Silvia e al Sarcofago Mattei, due tra i più belli e i meglio conservati dell'Antica Roma, che facevano parte della immensa collezione di marmi antichi dei Mattei. 

Il Palazzo rimase di proprietà dei Mattei di Giove fino all'inizio del 1800, quando la linea maschile della famiglia si estinse.  L'eredità andò alla figlia di Giuseppe Mattei, Marianna, che sposò Carlo Teodoro Antici di Recanati, fratello di Adelaide, la madre di Giacomo Leopardi, il quale soggiornò ospite in questo palazzo tra il novembre 1822 e l'aprile 1823. 

In effetti anche oggi il vetusto Palazzo mantiene un'atmosfera Leopardiana, colmo di memorie e di immagini melanconiche, in certi punti spettrali. 

E' forse anche per questo che - dopo che il Palazzo fu acquistato dallo Stato Italiano nel 1938 - esso servì anche da set ad uno dei primi e più celebri sceneggiati Mistery della Rai degli anni '60, Il segno del comando. Qui infatti vennero ambientate diverse scene: quelle della dimora di uno dei protagonisti, il Principe Anchisi.

Fabrizio Falconi
- riproduzione riservata 2018
foto di proprietà dell'autore. 


05/02/17

Domenica a Roma : La Fontana delle Tartarughe - Fabrizio Falconi Racconta (Capitolium produzione - 1a puntata).





Comincia oggi, grazie a Capitolium, questa iniziativa - brevi video di 3 minuti in cui racconto luoghi di Roma  con bellissime immagini - che spero possa piacervi. 

Si comincia oggi con la celebre e amata Fontana delle Tartarughe in Piazza Mattei. 

Ogni settimana, ogni domenica seguirà un luogo del cuore di Roma.

Buona visione.

(trovate il video ANCHE sulla mia pagina Facebook, sulla pagina Facebook di Capitolium, Twitter e Google Plus. 


"Fabrizio Falconi racconta #Roma": Fontana delle Tartarughe in Piazza Mattei. 

Una produzione http://www.capitolivm.it 
Blog di Fabrizio Falconi: http://fabriziofalconi.blogspot.it/ 

Uno speciale ringraziamento a Trastevere App

Diritti riservati

21/01/17

Le Fontane di Roma - Conferenza di Fabrizio Falconi, Lunedì 23 gennaio.





Cari amici,

il prossimo lunedì, 23 gennaio 2017 alle ore 17, alla Sala Funzionale dell'Istituto San Gabriele, in Via Cortina d'Ampezzo numero 144, organizzata dal Gruppo L'Incontro, terrò una Conferenza su Le Fontane di Roma.

Con molte foto, racconterò storie, aneddoti, curiosità delle antiche fontane di Roma. La nostra città ha sempre avuto, grazie agli antichi progenitori romani, grande abbondanza di acqua e di acquedotti, sulla quale si è esercitato il genio dei più grandi architetti e artisti dell'Urbe.

Vi aspetto.