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14/01/22

Il lato oscuro di Fabrizio De André: come possono essere crudeli i padri (anche se sono grandi poeti)

 


Fa impressione la crudeltà dei padri. Anche - e a maggior ragione - quando sono persone illuminate, grandi musicisti e poeti, che hanno lasciato il patrimonio della loro arte a tutti.

Il lato oscuro del grande Fabrizio De André emerge da questi passaggi della intervista rilasciata dal figlio, Cristiano a Massimo Cotto, qualche tempo fa, su Sette del Corriere della Sera.

Lo riporto qui:


Un padre assente?


«Mio padre aveva orari tutti suoi. Dormiva di giorno e scriveva di notte. Non lo vedevo mai. Quando facevo un po’ di baccano, lo sentivo urlare: “Portate via il bambino”. Una volta, la maestra diede un compito in classe: “Parlate di vostro padre”. Io scrissi: “Mio padre dorme”. Non sapevo cos’altro scrivere. Ecco, il libro che ho scritto è come un tema lungo, quel tema che non ho mai fatto. Avevo bisogno di raccontare il rapporto con mio padre e con la musica. Per farlo ho dovuto spogliarmi nudo e poi svestire anche gli altri. Ho sentito troppe falsità e bugie in questi anni. Scrivere un libro è stato un modo per riscattare la mia vita. Alla fine, però, ho scoperto che chi ha conosciuto mio padre ha capito, chi non lo ha mai incontrato forse ha giudicato male quello che ho scritto». Mi faccia un esempio.
«Beh, Agostina». Il suo primo amore?
«No, una scrofa». Una scrofa?
«Sì. Il mio primo amore, curiosamente fu una scrofa, un maiale femmina, che avevo chiamato Agostina. Quando vivevamo in Sardegna. La portavo al guinzaglio. Era la mia migliore amica. Mio padre mi lasciava fare. Poi una sera chiama un po' di amici a cena. C'era anche Paolo Villaggio. Portano a tavola una valanga di carne. E io mangio felice fino ad abbuffarmi. Poi mio padre mi guarda e mi dice: "Piaciuta la cena?" Rispondo di sì. "Bravo, sappi che ti sei mangiato Agostina." Io vomitai e piansi per due giorni. Mio padre rideva. Era fatto così. Ma non era cattivo."

11/01/19

20 anni senza Fabrizio De André: esce il bellissimo libro fotografico di Guido Harari.


Fabrizio De Andre', dentro e oltre il suo sguardo. Lo raccontano, a vent'anni dalla morte, l'11 gennaio 1999, le oltre 300 fotografie tra colori e bianco e nero di Guido Harari raccolte nel libro 'Fabrizio De Andre'. Sguardi randagi', pubblicato da Rizzoli con la prefazione di Cristiano De Andre' e la postfazione di Dori Ghezzi.

"Che effetto fa a me rivedere le foto del passato? E' come ripercorrere le emozioni che ci hanno accompagnato lungo la nostra vita, soprattutto se a fissarle e' la sensibilita' di Guido Harari, maestro di quell'arte speciale che cattura il miracolo della natura di quel sorriso unico, quello sguardo unico e irripetibile, generato dallo stato d'animo di un momento, risultato dell'alchimia che mescola i vari sentimenti di un preciso istante: serenita', amore o sofferenza, preoccupazione, disillusione, imbarazzo o complicita', rendendo cosi' immortale un sentimento che altrimenti sarebbe soltanto (il) passato" dice Dori nella postfazione.

A Fabrizio "non piaceva farsi fotografare" ma Harari, che per quasi vent'anni e' stato uno dei fotografi personali di De Andre' al quale ha dedicato diversi libri, e' riuscito a catturare il vero sguardo del poeta, del cantautore e dell'uomo, e' stato capace di cogliere e "accettare il ticchettio della sua intelligenza, assecondando i suoi tempi, le manie, le esigenze, procedendo per piccoli spostamenti creativi, da un'idea all'altra, o proprio senza nessuna idea".

Si e' formato cosi' un libro "fuori dagli schemi", di "sguardi rubati, sull'onda dell'estro del momento, dentro e oltre l'ufficialita'" come dice Harari che ha aperto il suo archivio per la prima volta integralmente, ma dove si sente soprattutto tutta la forza delle parole di Fabrizio.

Tra gli inediti un ritratto di Fabrizio realizzato sulla scia di una foto del Nobel portoghese Jose' Saramago, che lo aveva affascinato. "Fabrizio s'era invaghito di un ritratto che avevo fatto ad uno dei nostri autori preferiti, il portoghese Jose' Saramago, di cui gli avevo regalato una stampa. Mi spiazzo' domandandomi di realizzargliene uno uguale" racconta Harari che scatto' "pochi rullini, rimasti fino ad oggi inediti: e' che, sottratto a una qualunque atmosfera, Fabrizio - dice - sembrava spegnersi nel puro gioco estetico che lui stesso aveva richiesto".



Scopriamo poi il De Andre' privato, che sorride mentre si fa tagliare i capelli da una radiosa Dori. E poi che stringe in un grande abbraccio Fernanda Pivano, nei camerini del Teatro Smeraldo di Milano nel 1997. 

La Nanda che scrivera': "Che dolore pensare che foto cosi' non se ne potranno fare piu', che riconoscenza che ci sono. Fabrizio c'e' stato e ci sara' sempre. Grazie a queste, e grazie a Dori, grazie a canzoni e poesie che appartengono con lui agli enormi spazi profumati dell'eternita'".

 Nel volume anche il De Andre' appassionato di astrologia: "godeva a fare l'oroscopo agli amici piu' stretti: dopo averne tracciato il quadro astrale, si divertiva a indovinarne il futuro", racconta Harari.

Ci sono le prove, gli arrangiamenti, i concerti e il leggendario tour con la Pfm, le sue riflessioni sull'essere padre, sull'alcolismo, sull'essere borghese e sul moralismo.

C'e' l'amore per la natura, ci sono i figli Cristiano chiamato Fabrizietto per la somiglianza con il padre, e Luvi, ritratti anche in una foto insieme. "Guido e' stato e rimane l'alchimista che ha saputo tradurre in immagini alcuni passaggi salienti della storia della mia famiglia, quasi ne fosse sempre stato un membro", scrive Cristiano De Andre'. Insieme al suo sguardo c'e' quello di chi lo ha amato in questo viaggio di immagini e parole in un'alchimia che ci fa respirare l'atmosfera in cui era avvolta la vita dell'autore de La canzone di Marinella, di Bocca di rosa e di Crêuza de mä.

 C'e' "tutto Fabrizio in una foto: la giacca abbandonata sulla sedia, una bottiglia di Glen Grant" come sottolinea Harari e c'e' tutta la sua forza profetica quando dice: "Oggi, purtroppo, non ci resta che la rassegnazione davanti a un mondo che semmai e' cambiato in peggio, a una giustizia e a un'opposizione fantasma. Il canto delle cicale, che apre e chiude Le nuvole, rappresenta l'unica voce di protesta che e' rimasta: la gente purtroppo non parla piu'".

Fonte: Mauretta Capuano per Ansa

05/09/18

La Sardegna ricorda Fabrizio De André e quel meraviglioso album che fu "Creuza de ma' "



Fabrizio De Andre' in barca a Carloforte insieme al fido Mauro Pagani per cercare il vero genovese antico e trarre ispirazione e spunti per comporre il suo capolavoro Creuza de ma'. 

Una cartolina di una quarantina di anni fa

Un passato collegato con il presente. 

Faber non c'e' piu', ma a Pagani, suo stretto collaboratore, sara' consegnato il premio Isole del cinema per la musica. 

L'appuntamento e' per il 14 settembre a Carloforte, l'isola della fiction di Gianni Morandi sulla costa sud occidentale della Sardegna, enclave culturale e linguistica genovese, durante il Festival, ormai giunto alla dodicesima edizione, che prende il nome da quell'album che ha segnato una svolta nella musica italiana: Creuza de má. 

Proiezioni di film e documentari, concerti, incontri, masterclass e tanto altro, tutto all'insegna della musica per il cinema: saranno gli ingredienti dell'evento ideato e diretto dal regista Gianfranco Cabiddu e organizzato dall'associazione Backstage in programma a Carloforte dall'11 al 16 settembre. Con una coda a Cagliari dall'1 al 4 novembre. 

Molto importante perche' sara' l'occasione per riaprire uno storico teatro cittadino, il Nanni Loy. 

Gli spazi degli spettacoli? Cinema e parco. Ma anche una caletta in riva al mare alla quale si accede proprio attraversando un "Creuza de má", un sentierino che porta alla spiaggia. Molto Sessantotto e molte donne nel programma. 


In occasione del cinquantenario della rivolta giovanile, il Festival vuole ricordare quegli anni attraverso il ciclo di proiezioni intitolato '68 Memories, a cura di Enzo Gentile, firma autorevole del giornalismo musicale, incentrato su quei film e sulle musiche che hanno segnato un modo nuovo di concepire la colonna sonora: da "Woodstock - Tre giorni di pace, amore e musica" a "Easy Rider", da "Zabriskie point" a "Fragole e sangue" a "Cinque pezzi facili"

Creuza de má dedica poi una particolare attenzione alle opere recenti di cinque registe italiane. "Intendiamo cosi' esplorare il cinema, la musica e il suono per il cinema, attraverso le sensibilita' e lo sguardo al femminile, come 'altra sensibilita'', non in contrapposizione ma in concorso con quello maschile", sottolinea il direttore artistico Cabiddu. 

"I film presentati ci aiuteranno a leggere la contemporaneita' attraverso storie, narrazioni, e i suoni e le musiche, ricollegandoci per assonanza e per omaggio al '68 dove tutto ebbe idealmente inizio - sottolinea il regista - Un appassionante viaggio: alla musica e al cinema, il compito di esaltare la forza utopica e vivificante della poesia e dell'immaginazione, la possibilita' di liberare il pensiero creativo, di divulgarlo e di condividerlo con un pubblico sempre piu' vasto ed esigente". 
L'anello ideale di congiunzione musicale e tematica con il '68 sara' proprio il film d'apertura, "Nico, 1988" di Susanna Nicchiarelli (con le musiche del gruppo Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo), opera pluripremiata che racconta gli ultimi anni di vita di Christa Päffgen, in arte Nico, cantante dei Velvet Underground. 

16/02/17

In un sito la storia di "Princesa" di De André, a 20 anni dalla pubblicazione del libro che ispirò la canzone.




La storia di Princesa, il libro omonimo da cui e' stato tratto il celebre brano di apertura dell'album Anime salve di Fabrizio De Andre' e Ivano Fossati, approfondita e raccontata nella sua genesi. 

A vent'anni dalla pubblicazione del romanzo a cui si ispira la canzone, Anna Proto Pisani e Ugo Fracassa hanno creato un sito, http://www.princesa20.it/, in cui si ricostruisce l'origine del testo di Maurizio Jannelli. 

Il prossimo 20 febbraio, all'Universita' di Siena si terra' un seminario organizzato dal Centro Studi 'Fabrizio De Andre" del dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali, in cui Proto Pisani e Fracassa racconteranno la creazione del sito Princesa20. 

 La canzone di De Andre' sintetizza l'intera vicenda dell'omonimo romanzo di Maurizio Jannelli e Fernanda Farias de Albuquerque, detta Princesa (Sensibili alle foglie, 1994)

Princesa e' considerato uno dei primi titoli della cosiddetta "letteratura migrante" in lingua italiana. 

Il libro racconta la storia di vita della transgender brasiliana Fernanda Farias de Albuquerque. Scritto nel carcere romano di Rebibbia, dove Fernanda era detenuta per un tentato omicidio, il volume e' stato pubblicato nel 1994 dalla casa editrice Sensibili alle foglie.

In copertina, due firme: accanto a quella di Farias compare quella di Maurizio Iannelli che, con la prima, ha condiviso la detenzione a Rebibbia ed il lavoro di scrittura. 

All'origine dell'incontro e della narrazione vi e' stato anche un terzo detenuto che ha svolto un ruolo decisivo nel sollecitare il racconto: il pastore sardo Giovanni Tamponi. 

Il libro e' nato dall'oralita' di Fernanda Farias de Albuquerque e dai suoi diari, lettere e note scritte in carcere a partire dalle sollecitazioni di Tamponi e di Iannelli. 

Quest'ultimo ha poi riversato i diari in un dattiloscritto che ha costituito il brogliaccio del testo edito nel 1994; quella "copia iniziale di lavoro" e' ora, per la prima volta, integralmente consultabile nel sito. 

04/03/15

Elogio della canzone (e del cantore) popolare. Lucio Dalla, 4 marzo 2015.



Rievocando la data di nascita di Lucio Dalla - 4 marzo 1943, eternizzata dal titolo della canzone forse più famosa di questo stesso autore - si può forse riflettere sulla importanza della canzone (e del cantore) popolare, specie nel nostro paese, con una tradizione che viene direttamente dai Trovatori medievali e poi dalla romanza melodica, che nelle Arie della Lirica italiana ha trovato la più vasta eco mondiale. 

Una sorte curiosamente crudele ha accomunato diversi di questi cantori moderni - Ivan Graziani, Fabrizio De André, Lucio Battisti, Lucio Dalla, Pino Daniele - tutti morti prematuramente, lasciando vuoti praticabili abitati dal loro lascito artistico. 

Cantori che hanno apparentemente cantato cose banali, figlie di un Dio minore rispetto a quelle ritenute più profonde e complesse (la Letteratura, l'Arte, l'indagine intellettuale).

Eppure in queste canzoni, in questi modi emotivi, c'è una traccia ulteriore, come un filo rosso che continua ad allungarsi nel cielo sopra le nostre teste e le nostre condizioni limitate terrestri. 

Canzone.... vai per le strade e tra la gente... diglielo veramente. Cantava Lucio Dalla. Non può restare indifferente, e se rimane indifferente non è lei. 

Nessuno, a quanto pare, resta indifferente.  

Questo vuoto continua ad essere abitato. E non è solo una .. illusione popolare. 

Fabrizio Falconi - (C) riproduzione riservata - 2015