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26/04/22

Apre al pubblico "La solitudine dell'ala destra. Pier Paolo Pasolini e il calcio"

 

Pier Paolo Pasolini in una delle sue tante partite al campetto di calcio

Apre al pubblico oggi, alla Galleria Harry Bertoia, a Pordenone "La solitudine dell'ala destra. Pier Paolo Pasolini e il calcio", mostra composta per lo più da materiale inedito, realizzata da Cinemazero e Comune di Pordenone, con il sostegno della Regione Fvg e il patrocinio del Centro Studi Pasolini di Casarsa. 

Con 120 fotografie, filmati, scritti, memorabilia che per la prima volta si svelano al pubblico, il percorso espositivo, curato da Piero Colussi, ricostruisce le tappe salienti della passione sportiva, di Pasolini, nel centenario della nascita. 

La mostra, a ingresso libero, sara' aperta fino al 19 giugno. 

In un'intervista all'Europeo il 31 dicembre 1970, Pasolini dichiarava: «Il calcio e' l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se e' evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio e' l'unica rimastaci. Il calcio e' lo spettacolo che ha sostituito il teatro». 

La mostra narra questa passione dalle origini, a Bologna, citta' natale di Pasolini, dove frequentava il Liceo Galvani e il calcio riempiva le sue giornate; poi a Roma, nei campetti delle borgate, dove conobbe coloro che sarebbero diventati i protagonisti dei romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta. 

A meta' degli anni '60 fu tra gli ideatori, con Ninetto Davoli e Franco Citti, della squadra Attori e Cantanti, che qualche anno piu' tardi sarebbe divenuta Nazionale dello Spettacolo, di cui fu a lungo capitano. 

Nella primavera 1975, qualche mese prima di essere assassinato, organizzo' a Parma la partita tra la troupe di Salo' e quella che a pochi chilometri di distanza girava Novecento di Bernardo Bertolucci. 

Fra i protagonisti della vittoria di Bertolucci, per 5 a 2, c'era un giovane della "primavera" del Parma, Carlo Ancellotti, che, era stato "assunto" come attrezzista nella troupe di Novecento e aveva pure segnato

Il legame di Pasolini con il calcio era fortissimo: nel 1973, a una domanda di Enzo Biagi, per La Stampa, dichiaro' che, senza cinema e senza scrivere, gli sarebbe piaciuto diventare «un bravo calciatore. Dopo la letteratura e l'eros, per me il football e' uno dei grandi piaceri». 

18/10/21

Quando Pollock fece la prima mostra in Europa e non vendette nemmeno 1 quadro. Oggi quegli stessi valgono 40 milioni di dollari l'uno.


Incredibile parabola, quella di Jackson Pollock, e dell'arte moderna. La fortuna di questo meraviglioso, grandissimo artista, seguì infatti strade del tutto particolari e imprevedibili.

Nato nel 1912 a Cody, nel Wyoming, Jackson era il più giovane di cinque fratelli. Suo padre faceva l'agricoltore ed in seguito diventò un agrimensore alle dipendenze dello stato, con il giovane Jackson che trascorse la sua gioventù tra l'Arizona e la California, mostrando subito un carattere difficile, schivo e introverso, refrattario alla regole scolastiche della High School di Reverside e della Manual Arts High School di Los Angeles, dalle quali venne espulso per indisciplina.

La svolta per Jackson si creò quando ebbe l'occasione di entrare a contatto con i nativi americani mentre accompagnava il padre ad effettuare i rilevamenti agricoli. Anni dopo, Pollock realizzò i suoi quadri più famosi, inaugurando il metodo del "dripping" (cioè lo sgocciolamento della vernice direttamente sulla superficie delle tele poste orizzontalmente sul pavimento) tra il 1947 e il 1950.

Pollock diventò molto noto negli Stati Uniti in seguito alla pubblicazione di un servizio di quattro pagine della rivista Life dell'8 agosto 1949 che si chiedeva: «È il più grande pittore vivente degli Stati Uniti?».

Eppure, nella vecchia Europa, nessuno lo conosceva, ed è incredibile pensare oggi che dei quindici grandi quadri che Pollock espose per la prima volta nel vecchio continente, nella famosa mostra alla galleria Facchetti di Parigi, nel marzo 1952 (quattro anni prima della sua morte), nessuno, neanche uno fu venduto.

Tutti e 15 i quadri, pur in presenza di qualche manifestazione di interesse, tornarono alla fine in America, invenduti, nonostante i più piccoli costassero 2.000 franchi e i più grandi 8.000 o 9.000 franchi.

Anche Malraux, all'epoca ministro della cultura francese, che si era innamorato dei quadri e voleva comprarli per lo Stato Francese, non riuscì a trovare il credito necessario.

Per il pubblico la mostra fu uno scandalo, i vecchi dicevano che era la fine dell'arte, che quei quadri erano dipinti con la coda dell'asino.

Ebbene, nel marzo scorso Numero 32, opera di Pollock del 1949, è stato venduto a 40 milioni di dollari.

E oggi il solo catalogo di quella storica e sfortunata mostra si vende per 350 euro come si vede qui.




11/08/21

Cinema: Apre a Rimini il "Fellini Museum", il polo museale più grande al mondo, dedicato a Fellini

 


Apre a Rimini il Fellini Museum, polo museale diffuso di nuovissima concezione e il piu' grande progetto museale dedicato a Federico Fellini

Le sue porte si apriranno per un lungo weekend di inaugurazione giovedi' 19 agosto, momento inaugurale e spettacolo a partire dalle 20.30, e il 20, 21 e 22 agosto visite guidate gratuite dalle 10 a mezzanotte

Il pubblico, munito di Green Pass, potra' prenotare la visita tramite il sito del museo (fellinimuseum.it). 

Inserito dal Ministero della Cultura tra i grandi progetti nazionali dei beni culturali, il Fellini Museum e' uno spazio in cui innovazione, ricerca e sperimentazione si misurano con la classicita' dell'arte. 

Il Museo verra' presentato dal ministro della Cultura Dario Franceschini in occasione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia martedi' 31 agosto

Considerata la complessita' della sua articolazione su tre siti, con tempi diversi di conclusione - Castel Sismondo, Piazza Malatesta e Palazzo del Fulgor - l'inaugurazione del Museo non si concentra in un unico evento, ma si distribuisce secondo un programma d'iniziative (mostre, concerti, rassegne, convegni, spettacoli) che proseguira' per tutto il 2021

 Il Fellini Museum - spiegano i promotori - non intende interpretare il cinema del regista riminese come opera in se' conclusa, come sacrario o omaggio alla memoria, ma esaltare l'eredita' culturale di uno dei piu' illustri registi della storia del cinema, nato a Rimini nel 1920, e riunisce piu' luoghi del cuore cittadino, "dando vita a un percorso composito di narrazioni che rendono il visitatore protagonista di una esperienza immersiva, in un 'dialogo' tra spazi interni ed esterni in cui la creativita' e l'immaginazione possano contaminare positivamente Rimini e il suo cammino nel presente e nel futuro, come chiave di accesso al mondo del 'tutto si immagina'".

08/02/21

Alla Casa del Cinema di Roma una grande mostra su Mario Monicelli

 

Mario Monicelli al lavoro (alla sua sinistra si riconosce un giovanissimo Carlo Vanzina, assistente alla regia)



Debutta oggi,  lunedi' 8 febbraio alla Casa del Cinema la mostra "Mario Monicelli" realizzata dal Centro Sperimentale di Cinematografia.

La mostra e' allestita nelle sale della Casa del Cinema intitolate a due grandi sceneggiatori del cinema italiano come Sergio Amidei e Cesare Zavattini. 

Si tratta di una spettacolare galleria di immagini provenienti dall'archivio fotografico della Cineteca Nazionale, che ripercorrono passo passo tutta la storia artistica di Mario Monicelli, dagli esordi in coppia con Steno alla fine degli anni '40 (Toto' cerca casa) fino al film del commiato, Le rose del deserto (2006)

In attesa della riapertura degli spazi espositivi di Casa del Cinema sarà possibile "vedere" questa straordinaria storia artistica per immagini grazie alle riprese della mostra con la regia di Stefano Landini e agli approfondimenti su singoli momenti del cinema di Monicelli, accompagnati da un anomalo "Virgilio" come il critico Alberto Crespi che raccontera' insieme al direttore della Casa del Cinema, Giorgio Gosetti e ad altri ospiti - tra i quali lo scrittore Paolo Di Paolo, autore di un saggio presente nel numero di "Bianco e Nero" dedicato a Monicelli - alcuni titoli memorabili nella filmografia del regista, da "L'armata Brancaleone" a "La grande guerra", dagli esordi sul set alle collaborazioni con gli sceneggiatori, gli attori, i produttori, i tecnici di un cinema italiano applaudito in tutto il mondo. 

Appuntamento ogni lunedi', dall' 8 febbraio sui social network della Casa del Cinema (Facebook, Twitter, Instagram) e sui profili Facebook del Centro Sperimentale di Cinematografia e della Cineteca Nazionale, in attesa di una visita dal vivo della mostra.

05/02/21

Una nuova mostra a Roma su Federico Fellini, nella sua Cinecittà


Federico Fellini fotografato da Elisabetta Catalano


A suggello delle celebrazioni per il suo Centenario, Federico Fellini ritorna nella 'sua' Cinecitta', con una grande mostra fotografica e multimediale, all'interno dello storico Teatro 1, che si inaugurerà il 10 febbraio e sarà visitabile fino al 21 marzo 2021. 

Un inedito percorso iconico che racconta il rapporto elettivo tra il geniale regista ed Elisabetta Catalano, regina del ritratto fotografico

Curata da Aldo E. Ponis con la direzione artistica di Emanuele Cappelli, testi, ricerca scientifica e iconografica a cura di Laura Cherubini e Raffaele Simongini, la mostra e' stata realizzata da Istituto Luce-Cinecitta' con il contributo della DG Cinema e Audiovisivo, e vive delle immagini dello straordinario Archivio Elisabetta Catalano. 

Fellini, che per le questioni dello sguardo aveva una precisione pressoché infallibile, amò farsi fotografare da Elisabetta Catalano lungo tutto un arco della sua vita, tra il 1963 e gli ultimi anni, stabilendo un'affinità elettiva fondata sui clic, sulla capacità comune di afferrare l'anima di un personaggio (di una persona) in un rapido movimento di camera

Un percorso di oltre 60 immagini, videoproiezioni, oggetti, spiegano gli organizzatori, che non vuole essere il semplice racconto di Fellini al lavoro sul set, ma fa vedere piuttosto il regista che diventa lui stesso soggetto dell'arte nelle mani di un'artista che lo capi' come solo un'immagine puo' fare. 

Ne emerge il ritratto di un Fellini inedito insieme a quello di una fotografa straordinaria, ritrattista di tutti i piu' grandi da Michelangelo Antonioni ad Anouk Aimee, da Susanna Agnelli ad Alighiero Boetti, da Bernardo e Attilio Bertolucci a Italo Calvino , da Claudia Cardinale a Gerard Depardieu Giangiacomo ed Inge Feltrinelli, Amintore Fanfani. Dustyn Hoffman, Audrey Hepburn fino ad Andy Warhol e Zaha Hadid, solo per citarne alcuni. 

Occhi unici, quelli di Elisabetta, ai quali Fellini più di altri amò far vedere il proprio sguardo. 

08/07/20

Cartier-Bresson a Venezia . Una mostra imperdibile a Palazzo Grassi, la prima Post-Covid



Cinque sguardi d'autore sul lavoro del piu' celebre fotografo del Novecento, per costruire una mostra che e' cinque mostre, senza pero' perdere un'idea di unita'. 

Palazzo Grassi, per la riapertura dopo l'emergenza Covid, presenta la grande esposizione "Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu": partendo dalla selezione delle 385 immagini che il fotografo ha scelto nel 1973 come le sue piu' significative, il curatore Mathieu Humery ha chiesto al collezionista Francois Pinault, alla fotografa Annie Leibovitz, allo scrittore Javier Cercas, al regista Wim Wenders e alla conservatrice Sylvie Aubenas di selezionare a loro volta le immagini per loro piu' significative di Cartier Bresson. 

"Invece di avere ancora un punto di vista singolo - ha spiegato Humery ad askanews - l'idea e' di averne cinque diversi, e ciascuno e' molto personale, perche' siamo tutti esseri umani diversi. Quindi volevamo qualcosa di molto individuale, ma al tempo stesso volevamo un punto di vista specifico, che fosse in grado di definire qualcosa di assai preciso che il pubblico fosse in grado di riconoscere". 

Ogni curatore ha scelto sia le immagini sia l'allestimento, e cosi' all'interno del palazzo veneziano si alternano, oltre agli sguardi, anche le luci, i colori alle pareti, i momenti psicologici associati a un certo tipo di fotografie piuttosto che ad altre. 

E qui, in questa liberta' apparentemente disomogenea, si trova invece l'unita' della mostra, che e' metodologica e che, ovviamente, ruota intorno all'idea di un Grande Gioco. 

"Ogni curatore - ha aggiunto Humery - ha scelto una cinquantina di foto, senza sapere quali gli altri avrebbero selezionato. Questo e' piuttosto interessante, perche' si possono avere immagini ripetute due, tre o quattro volte. Io non ho dato alcuna indicazione, ho solo voluto discutere con loro per provare a capire cio' che avevano in mente per poi tradurlo in un modo per esporlo". 

Le fotografie di Cartier-Bresson sono notissime, ma qui, nella peculiarita' degli accostamenti, nelle, per cosi' dire, affinita' elettive che i curatori hanno individuato, sembrano assumere una luce diversa, piu' ricca e rotonda. In sostanza passano da icone singole a tessere di un piu' ampio mosaico, fatto di storia, cultura, vita quotidiana. 

Intrecciate in maniera profonda e, per usare un aggettivo caro al fotografo francese, decisiva. 

"Qui si scoprono diversi significati del lavoro di Cartier-Bresson - ha concluso Mathieu Humery - ma anche qualcosa di molto piu' personale: si usano le immagini di qualcun altro per descrivere la propria personalita'". E anche lo spettatore e' chiamato a giocare, immaginando, alla fine della visita, quale avrebbe potuto essere la propria selezione di immagini. Il proprio ritratto attraverso lo sguardo di Cartier-Bresson. 



03/07/20

La Nuova Mostra di Justin Bradshaw a Sutri a Palazzo Doebbing, fino al 17 gennaio



A Sutri, nel bellissimo Palazzo Doebbing, la nuova mostra di Justin Bradshaw, nell'ambito di Incontro a Sutri - da Giotto a Pasolini, l'allestimento curato da Vittorio Sgarbi dal 26 giugno al 17 gennaio 2021

Dal catalogo, il testo di Fabio Galadini:

La narrazione pittorica di Bradshaw evoca il sofisticato manierismo italiano e il realismo fiammingo. 

La tecnica sorprendente conquistata in anni di capillare ricerca, conduce l’artista ad una padronanza assoluta della gestione del colore e della luce, attualizzando la tecnica della velatura ad olio su supporti metallici (rame e zinco). 


Questa magistrale dimestichezza della “pittura a velo” consente a Bradshaw di esplorare le forme del realismo in chiave contemporanea, declinando la narrazione verso un iperrealismo che può tranquillamente confrontarsi con i maggiori maestri contemporanei di questa corrente, da Paul Cadden a Ralph Goings. 

E proprio guardando Goings, il realismo di Bradshaw traduce l’intima narrazione del vissuto indecifrabile “degli altri” in una dimensione pop, in una condizione in cui gli oggetti, i corpi, assumono valenza per quello che sono, non si allontana da esse, narra la loro condizione fuori da un ipotetico vissuto individuale. 


Esse appaiono, e ciò che ci restituiscono è solo il loro esserci in una dimensione epica senza nasconderne l’inadeguatezza. 

Qui gli oggetti e i personaggi ritratti mostrano la loro essenza. Essi sono senza storia e funzione, sono “i tubetti di colore consumati e le chiavi, rimaste appese in casa inutilizzate, per serrature che forse non ci sono più”. 

F. Galadini 


 In mostra: 

PETALA AUREA Petali d’oro. Lamine di ambito bizantino e longobardo dalla Fondazione Luigi Rovati 
• GIOTTO Il grande Crocifisso dalla Collezione Sgarbossa 
 PIER PAOLO PASOLINI Fotografie degli ultimi sguardi del grande intellettuale 
• TADEUSZ KANTOR Dipinti e disegni dalla Collezione Dario e Stefania Piga che testimoniano l’immortale genialità di Kantor con le sue metafore visive e teatrali 
• CESARE INZERILLO La nuova scultura “Ora d’aria, 2020” per riflettere sulla fragilità umana in epoca di Corona Virus 
• LA DISTRAZIONE DEL MONDO Dipinti dalla Fondazione Franz Ludwig Catel di Roma 
• SCARTI, GIOCHI E RIMANDI Le sculture di Livio Scarpella 
 JUSTIN BRADSHAW Ritratti e nature morte eseguiti a olio su rame 
• KORAI Le sculture in gesso e resina di Alessio Deli 
• LE STORIE DI CARAVAGGIO L’appassionante vita di Michelangelo Merisi dipinta da Guido Venanzoni in una serie di grandi teleri 
• COME ALLO SPECCHIO Fotografie di Chiara Caselli 
• METAFORICA NATURALITÀ Sculture di Mirna Manni • LUOGHI REALI dipinti di Massimo Rossetti.



16/06/20

Arriva Caravaggio ai Musei Capitolini - Fino al 13 settembre



Ai Musei Capitolini arriva la grande mostra "Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi", rimandata per l`emergenza Covid-19, che sara' ora nelle sale di Palazzo Caffarelli fino al 13 settembre

L`esposizione curata da Maria Cristina Bandera comprende il famoso "Ragazzo morso da un ramarro" e piu' di 40 dipinti degli artisti influenzati dalla rivoluzione figurativa di Michelangelo Merisi. 

Lo storico dell`arte Roberto Longhi seppe riconoscere la portata rivoluzionaria della pittura del Merisi tanto da considerarlo come il primo pittore dell`eta' moderna

"Il Ragazzo morso da un ramarro", che risale all`inizio del soggiorno romano di Caravaggio e databile intorno al 1596-1597, fu acquistato da Longhi negli anni Venti del `900

Al Caravaggio e ai cosiddetti "caravaggeschi" lo storico dell`arte dedico' un`intera vita di studi: secondo lui "il Caravaggio suggeri' un atteggiamento, provoco' un consenso in altri spiriti liberi, non defini' una poetica di regola fissa; e insomma, come non aveva avuto maestri, non ebbe scolari".

Ai musei capitolini i visitatori potranno ammirare, fra gli altri, quattro tavolette di Lorenzo Lotto e due dipinti di Battista del Moro e Bartolomeo Passarotti, che aprono il percorso espositivo, con l`intento di rappresentare il clima artistico del manierismo lombardo e veneto in cui si e' formato Caravaggio. 

Oltre al "Ragazzo morso da un ramarro" e' in mostra "Il Ragazzo che monda un frutto", una copia antica da Caravaggio, che Longhi riteneva una "reliquia". 

Nella mostra sono rappresentati artisti che per tutto il secolo XVII sono stati influenzati da quella rivoluzione figurativa. 

Spiccano tre tele di Carlo Saraceni, "l`Allegoria della Vanita'", una delle opere piu' significative di Angelo Caroselli; "l`Angelo annunciante" di Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo; la "Maria Maddalena penitente" di Domenico Fetti; la splendida "Incoronazione di spine" di Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone. 

Tra i grandi capolavori del primo caravaggismo spiccano inoltre cinque tele raffiguranti Apostoli del giovane Jusepe de Ribera e la "Deposizione di Cristo" di Battistello Caracciolo, tra i primi seguaci napoletani del Caravaggio. La "Negazione di Pietro" e' poi il grande capolavoro di Valentin de Boulogne, recentemente esposto al Metropolitan Museum of Art di New York e al Museo del Louvre di Parigi, la cui ambientazione e' un preciso riferimento alla famosa Vocazione di San Matteo di Caravaggio

27/12/19

Arriva a Roma la più grande mostra mai allestita su Raffaello, alle Scuderie del Quirinale



Raffallo in mostra dal 5 marzo alle Scuderie del Quirinale a Roma. Oltre cento opere dell'artista riunite insieme, come mai in passato.

Una grande mostra monografica, con oltre duecento capolavori tra dipinti, disegni ed opere di confronto, dedicata a Raffaello Sanzio, nel cinquecentenario della sua morte, avvenuta a Roma il 6 aprile 1520 all'eta' di appena 37 anni

L'esposizione, intitolata semplicemente RAFFAELLO, costituisce l'apice delle celebrazioni mondiali a 500 anni dalla scomparsa e rappresenta l'evento di punta del programma approvato dal Comitato Nazionale appositamente istituito dal Ministro Dario Franceschini e presieduto da Antonio Paolucci. Realizzata dalle Scuderie del Quirinale (appartenenti alla Presidenza della Repubblica e gestite dal Mibact attraverso la societa' in-house ALES), in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, la mostra e' curata da Marzia Faietti e Matteo Lafranconi con il contributo di Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro. 

Un autorevole comitato scientifico presieduto da Sylvia Ferino ha affiancato e approfondito il lavoro del team curatoriale, stimolando un dialogo fruttuoso tra gli specialisti del settore piu' accreditati al mondo, come Nicholas Penny (gia' direttore National Gallery di Londra), Barbara Jatta (direttore Musei Vaticani), Dominique Cordellier (Muse'e du Louvre), Achim Gnann (Albertina, Vienna), Alessandro Nova (Kunsthistorisches Institut, Firenze). 

Anche in termini di capolavori in prestito (oltre che di lavoro scientifico svolto), e' stato determinante il contributo delle Gallerie degli Uffizi, con circa 50 opere delle quali oltre 40 dello stesso Raffaello

Ma anche tanti altri musei di importanza internazionale hanno contribuito ad arricchire la rassegna con capolavori dalle loro collezioni: tra questi, in Italia, le Gallerie Nazionali d'Arte Antica, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Museo e Real Bosco di Capodimonte, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la Fondazione Brescia Musei, e all'estero, oltre ai Musei Vaticani, il Louvre, la National Gallery di Londra, il Museo del Prado, la National Gallery of Art di Washington, , l'Albertina di Vienna, il British Museum, la Royal Collection, l'Ashmolean Museum di Oxford, il Muse'e des Beaux-Arts di Lille. 

Complessivamente saranno piu' di 200 le opere in mostra. La mostra verra' inaugurata il 3 marzo 2020 alla presenza delle piu' alte cariche dello Stato e dei rappresentanti ufficiali dei principali paesi prestatori.

Dal 5 marzo la mostra aprira' al pubblico e sara' visitabile fino al 2 giugno. 

"La mostra su Raffaello e' una grande mostra europea che raccoglie capolavori mai riuniti finora. Il giusto modo per celebrare la grandezza e la fama di un artista universale a 500 anni dalla sua morte. La prestigiosa esposizione alle Scuderie del Quirinale, che come quella dedicata a Leonardo al Louvre vede la collaborazione dei piu' grandi musei italiani e internazionali, permettera' al pubblico di ammirare un corpus considerevole di opere di Raffaello". Cosi' ha affermato il ministro Mibact, Dario Franceschini. Il presidente e ad Ales-Scuderie del Quirinale, Mario Di Simoni ha aggiunto: "La mostra di Raffaello, realizzata in collaborazione scientifica e di prestiti con gli Uffizi, e' la dimostrazione di quanto sia corretta la collocazione delle Scuderie del Quirinale in stretto collegamento con il grande sistema dei musei statali. È il coronamento ideale dei vent'anni di apertura al pubblico delle Scuderie del Quirinale". Il direttore Gallerie degli Uffizi, Schmidt: "Le Gallerie degli Uffizi, dove si concentra il piu' grande numero di dipinti e disegni di Raffaello al mondo, partecipano con entusiasmo all'organizzazione di questa ricorrenza epocale, per offrire una nuova, approfondita visione di Raffaello, specialmente per il periodo in cui l'artista visse a Roma. La mostra, frutto di una collaborazione senza precedenti tra le Gallerie degli Uffizi e le Scuderie del Quirinale, si svolge non a caso nella capitale: Roma non e' solo una tappa biografica dell'artista, ma il simbolo della dimensione nazionale della sua arte e del suo pensiero". 

19/12/19

Ecco la grande mostra dedicata a Sergio Leone all'Ara Pacis di Roma



'C'era una volta Sergio Leone': e' il titolo evocativo della grande mostra all'Ara Pacis, in programma fino al 3 maggio 2020, con cui Roma celebra, a 30 anni dalla morte e a 90 dalla sua nascita, uno dei miti assoluti del cinema italiano. 

Promossa dall'Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l'esposizione arriva in Italia dopo il successo dello scorso anno alla Cine'mathe'que Française di Parigi, istituzione co-produttrice dell'allestimento romano insieme alla Fondazione Cineteca di Bologna. 

Il percorso espositivo - curato dal direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, in collaborazione con Rosaria Gioia e Antonio Bigini - racconta di un universo sconfinato, quello di Sergio Leone, che affonda le radici nella sua stessa tradizione familiare: il padre, regista nell'epoca d'oro del muto italiano, scegliera' lo pseudonimo di Roberto Roberti, e a lui Sergio strizzerà l'occhio firmando a sua volta Per un pugno di dollari con lo pseudonimo anglofono di Bob Robertson

Nel suo intenso percorso artistico Sergio Leone attraversa il peplum, (filone cinematografico storico-mitologico), riscrive letteralmente il western e trova il suo culmine nel progetto di una vita: C'era una volta in America.

A questo sarebbe seguito un altro film di proporzioni grandiose, dedicato alla battaglia di Leningrado, del quale rimangono, purtroppo, solo poche pagine scritte prima della sua scomparsa. Leone, infatti, non amava scrivere.

Era, piuttosto, un narratore orale che sviluppava i suoi film raccontandoli agli amici, agli sceneggiatori, ai produttori, all'infinito, quasi come gli antichi cantori che hanno creato l'epica omerica.

Ma ciò nonostante, il suo lascito e' enorme, un'eredita' creativa di cui solo oggi si comincia a comprendere la portata. 

I suoi film sono, infatti, "la Bibbia" su cui gli studenti di cinema di tutto il mondo imparano il linguaggio cinematografico, mentre molti dei registi contemporanei, da Martin Scorsese a Steven Spielberg, da Francis Ford Coppola a Quentin Tarantino, da George Lucas a John Woo, da Clint Eastwood ad Ang Lee continuano a riconoscere il loro debito nei confronti del suo cinema.

Le radici del cinema di Sergio Leone affondano, naturalmente, anche nell'amore per i classici del passato - in mostra i film dei giganti del western, da John Ford a Anthony Mann - e rivelano un gusto per l'architettura e l'arte figurativa che ritroviamo nella costruzione delle scenografie e delle inquadrature, dai campi lunghi dei paesaggi metafisici suggeriti da De Chirico, all'esplicita citazione dell'opera Love di Robert Indiana, straordinario simbolo, in C'era una volta in America, di un inequivocabile salto in un'epoca nuova. 

Per Leone la fiaba e' il cinema. 

Il desiderio di raccontare i miti (il West, la Rivoluzione, l'America) utilizzando la memoria del cinema e la liberta' della fiaba, entra pero' sempre in conflitto con la sua cultura di italiano che ha conosciuto la guerra e attraversato la stagione neorealista. 

A partire da Per qualche dollaro in piu' Leone puo' permettersi di assecondare la sua fascinazione per il passato e la sua ossessione documentaria per il mito curando ogni minimo dettaglio. 

Perche' una favola cinematografica, per funzionare, deve convincere gli spettatori che quello che vedono stia accadendo realmente.

Grazie ai preziosi materiali d'archivio della famiglia Leone e di Unidis Jolly Film i visitatori entreranno nello studio di Sergio, dove nascevano le idee per il suo cinema, con i suoi cimeli personali e la sua libreria, per poi immergersi nei suoi film attraverso modellini, scenografie, bozzetti, costumi, oggetti di scena, sequenze indimenticabili e una costellazione di magnifiche fotografie, quelle di un maestro del set come Angelo Novi, che ha seguito tutto il lavoro di Sergio Leone a partire da C'era una volta il West. 




11/12/19

Si apre a Rimini la Grande Mostra dedicata a Federico Fellini per i 100 anni dalla nascita !




Si alzera' sabato 14 dicembre a Castel Sismondo - nel cuore di Rimini - il sipario su Fellini 100. Genio immortale. 

La mostra, rassegna dedicata al maestro del cinema e primo passo verso le celebrazioni per il centenario della nascita in programma nel 2020, quando saranno tolti i veli al museo internazionale a lui dedicato che si sviluppera' tra Castel Sismondo, Piazza Malatesta e il Cinema Fulgor. 

L'esposizione - il taglio del nastro e' previsto nel pomeriggio poi, in via straordinaria, rimarrà aperta fino alle 24 - ruota attorno a tre nuclei di contenuti: il primo racconta la storia d'Italia a partire dagli anni Venti-Trenta attraverso l'immaginario dei film di Fellini; il secondo e' dedicato al racconto dei compagni di viaggio del regista e il terzo alla presentazione del progetto permanente del 'Museo Internazionale Federico Fellini'. 

Dopo l'allestimento riminese, la mostra, nell'aprile 2020, approdera' a Roma a Palazzo Venezia.

Intanto, nella sua ultima seduta, la Giunta comunale di Rimini ha approvato il progetto esecutivo sul museo dedicato al regista romagnolo per quanto riguarda il Fulgor, sala in cui il piccolo Fellini si innamoro' del cinema

I lavori partiranno a marzo per concludersi entro il 2020 con una spesa prevista di 1.100.000 euro. Il Fulgor si appresta ad ospitare, oltre agli spazi espositivi, i servizi di biglietteria, di bookshop e di caffetteria

Sui primi due piani del palazzo che lo ospita sara' sviluppato e reinterpretato il rapporto tra la terra d'origine e l'intera opera di Fellini, in un gioco di rimandi tra realta' e immaginazione, ricordi e sogni, storia ed espressione artistica, mentre uno spazio aperto caratterizzera' il terzo piano della struttura. 

Uno spazio in cui lo spettatore potra' godere delle immagini dei film di Fellini, delle musiche di Nino Rota e dell'insieme di voci, sussurri, inviti, rumori che fanno da contrappunto alla colonna sonora delle pellicole felliniane. 

09/10/19

Canova a Roma: Una grande mostra a Palazzo Braschi



Prendere in mano un candela per cercare, con la sua luce fioca e fragile, la perfezione delle forme, la leggerezza dell'armonia e la profondità del sentimento ripercorrendo i gesti di un maestro insuperato: c'e' anche questa tra le suggestioni offerte dalla grande mostra "Canova. Eterna bellezza", in programma a Palazzo Braschi dal 9 ottobre al 15 marzo. 

A cura di Giuseppe Pavanello, l'esposizione indaga il lungo e proficuo rapporto che tra '700 e '800 lego' il grande scultore veneto alla citta' di Roma attraverso ben 170 opere - del maestro e di artisti a lui contemporanei - distribuite in 13 sezioni. 

Sculture in marmo ma anche disegni, bozzetti, modellini e gessi si susseguono nelle sale del museo, per ripercorrere gli itinerari che Canova segui' con l'obiettivo di conoscere Roma e coglierne i misteri. 

Del resto quella tra l'artista, miglior interprete degli ideali di bellezza di Winckelmann, e la citta', dove egli giunse nel 1779 all'eta' di 22 anni, fu davvero una storia d'amore, fatta di ispirazione e ammirazione, studio e impegno, domande e risposte finalmente trovate, accanto alla conquista di una bellezza che raggiunge la perfezione: una relazione affascinante, che il percorso puo' raccontare anche grazie a importanti prestiti, come quelli provenienti dall'Ermitage di San Pietroburgo, dai Musei Vaticani, dai Musei Capitolini, dal Museo Correr di Venezia, dal Museo Archeologico di Napoli e dall'Accademia Nazionale di San Luca e la Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno che insieme con il Comune di Roma, Arthemisia e Ze'tema hanno collaborato alla realizzazione del progetto. 

Da non perdere, l'omaggio, al termine della mostra, che Mimmo Jodice ha voluto offrire allo scultore: due sale in cui, attraverso 30 scatti d'autore, i marmi di Canova vengono riletti in modo inedito, per esaltarne la maestosita' ma anche l'emozione e il dinamismo. 

"E' la prima volta che Canova e Roma si sposano in una mostra", ha detto il curatore Pavanello, che ha voluto porre l'attenzione anche "su cio' che non si vede, ossia i tanti restauri fatti per questa occasione" e sulla particolarita' dell'allestimento, con "alcune opere che si trovano su supporti girevoli e la possibilita' di osservare le sculture anche a lume di candela, perche' era cosi' che Canova voleva si guardassero"

Dalla nascita del nuovo stile tragico al rapporto con la Repubblica Romana, dal legame con l'Accademia di San Luca all'impegno nella difesa del patrimonio dopo la nomina a Ispettore delle Belle Arti nel 1802 fino alle ultime opere realizzate a Roma, sono tanti i temi che la mostra indaga, primo fra tutti la volonta' di Canova di far rinascere l'antico con il moderno e plasmare il moderno attraverso l'antico: se nei tanti gessi esposti questo appare smorzato, nei marmi la forza dell'arte canoviana si esprime nella sua totale pienezza, come dimostrano i tre gioielli provenienti dall'Ermitage, la Danzatrice mani sui fianchi, il Genio della Morte e l'Amorino alato, perfetti nella loro bellezza immortale.

21/09/19

Arriva a Roma "CARTHAGO. IL MITO IMMORTALE", la grande Mostra al Parco del Colosseo dedicata a Cartagine, la Rivale di Roma



La storia e la civiltà di una delle città più potenti e affascinanti del Mediterraneo antico saranno protagoniste, a partire da venerdì prossimo, 27 settembre e fino al 29 marzo 2020, della mostra Carthago. Il mito immortale. 

Il Colosseo, il Tempio di Romolo e la Rampa imperiale al Foro Romano accoglieranno materiali straordinari, provenienti dalle collezioni dei Musei archeologici nazionali italiani e stranieri, tra i quali spiccano quelli di Cartagine e del Bardo di Tunisi, di Beirut in Libano, di Madrid e di Cartagena in Spagna.

A curare la grande mostra, e a coordinare l’assiduo lavoro di cooperazione internazionale, è Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo, insieme a Francesca Guarneri, Paolo Xella e José Ángel Zamora López, con Martina Almonte e Federica Rinaldi.

L’esposizione, promossa dal Parco archeologico del Colosseo, con l’organizzazione di Electa, vedrà preziose ricostruzioni e installazioni multimediali accanto a più di 400 reperti mai esposti prima, risultato delle campagne di ricerca condotte dalla Soprintendenza del Mare siciliana alle Isole Egadi, per guidare il pubblico alla scoperta delle vicende che legano le due grandi potenze del mondo antico: Cartagine e Roma.

Il percorso narrativo accompagnerà il visitatore dalla fondazione dell’Oriente fenicio, per poi toccare la rifondazione della nuova Colonia Iulia Concordia Carthago, snodarsi tra le testimonianze del nascente cristianesimo, di cui Cartagine divennne il centro propulsore, e infine concludersi con una appendice sulla riscoperta della città alla luce dell’immaginario moderno e contemporaneo.

Ad accogliere il visitatore all’ingresso del Colosseo sarà una ricostruzione del Moloch del film Cabiria, diretto da Giovanni Pastrone e sceneggiato da Gabriele D’Annunzio: la terribile divinità legata ai culti fenici e ai Cartaginesi.

Carthago. Il Mito immortale
Parco del Colosseo
27 settembre - 29 marzo



19/09/19

Bacon e Freud per la prima volta insieme a Roma in una grande mostra al Chiostro del Bramante

Lucien Freud, Girl with a kitten, 1947, in mostra al Chiostro del Bramante

BACON, FREUD, LA SCUOLA DI LONDRA 
Opere della TATE 26 settembre 2019 – 23 febbraio 2020 al Chiostro del Bramante di Roma

Due giganti della pittura, Francis Bacon e Lucian Freud per la prima volta insieme in una mostra in Italia. Uno dei più affascinanti, ampi e significativi capitoli dell’arte contemporanea mondiale con la Scuola di Londra. Una città straordinaria in un periodo rivoluzionario. Bacon, Freud, l’arte britannica in oltre sette decenni, lo spirito di una città in mostra al Chiostro del Bramante di Roma dall’autunno 2019 fino a febbraio 2020, a cura di Elena Crippa, Curator of Modern and Contemporary British Art, Tate e organizzata in collaborazione con Tate, Londra.

Insieme a Francis Bacon e Lucian Freud, Michael Andrews, Frank Auerbach, Leon Kossoff e Paula Rego, artisti che hanno segnato un’epoca, ispirato generazioni, utilizzato la pittura per raccontare la vita. 

Grazie a un prestito di Tate, la pittura di sei artisti con opere dal 1945 al 2004 rivela, in maniera diretta e sconvolgente, la natura umana fatta di fragilità, energia, opposti, eccessi, evasioni, nessun filtro, verità. Tanti i temi affrontati: gli anni della guerra e del dopoguerra, storie di immigrazione, tensioni, miserie e insieme, desiderio di cambiamento, ricerca e introspezione, ruolo della donna, dibattito culturale e riscatto sociale. Al centro di tutto questo la realtà: ispirazione, soggetto, strumento, fino a essere ossessione. 

Un tema più che mai attuale, in un’epoca, la nostra, di filtri e #nofilter. La scuola di Londra In mostra oltre quarantacinque dipinti, disegni e incisioni di artisti raggruppati nella “School of London”. 

Artisti eterogenei, nati tra l’inizio del Novecento e gli anni Trenta, immigrati in Inghilterra per motivi differenti che hanno trovato in Londra la loro città, il luogo dove studiare, lavorare, vivere. 

Francis Bacon (1909-1992) nasce e cresce in Irlanda e arriva in Inghilterra quindicenne, Lucian Freud (1922-2011) scappa dalla Germania per sfuggire il nazismo, lo stesso succede, pochi anni dopo a Frank Auerbach; Michael Andrews è norvegese e incontra Freud suo professore alla scuola d’arte; Leon Kossoff è nato a Londra da genitori ebrei russi; Paula Rego lascia il Portogallo per studiare pittura nelle scuole inglesi. 

Nell’architettura cinquecentesca progettata da Donato Bramante trovano spazio, con un approccio cronologico e tematico, opere che raccontano individui, luoghi, vita vissuta, per mostrare la totalità dell’esperienza di essere umano. Opere in cui la fragilità e la vitalità della condizione umana viene presentata tramite lo sguardo dell’artista: disegni e dipinti che ritraggono esistenze e luoghi scandagliati nella sua crudezza senza filtri. 

Per l'approfondimento sugli artisti vedi: www.chiostrodelbramante.it/mostra-bacon-freud-approfondimento


31/08/19

Ancora due mesi per vedere all'Ermitage a San Pietroburgo la grande mostra dedicata alla Collezione Campana, con il Dito e la Mano Colossale di Costantino finalmente riunite!


Erano gli anni del Risorgimento quando il marchese Giampietro Campana si affaccendava tra scavi archeologici, antiquari e mercanti d’arte per mettere insieme una delle più ambiziose raccolte private del XIX secolo.

Poi la smania del collezionismo lo travolse e il direttore del Monte di Pietà di Roma giunse a contrarre debiti per tre milioni: fu condannato per appropriazione indebita di denaro pubblico e le sue 112 mila opere d’arte messe in vendita, attraendo compratori del calibro dello zar Alessandro II e di Napoleone III. 

Lo smembramento della collezione suscitò emozione in tutta Europa: la maggior parte dei pezzi fu trasferita all’Ermitage e al Louvre, porzioni minori finirono in seguito al Victoria and Albert Museum e al British Museum di Londra, al Metropolitan Museum di New York e ai nostri Musei Capitolini. 

Oggi una grande mostra ricompone il sogno di Campana: dopo la tappa invernale al Louvre, per la prima volta il pubblico russo può ammirare una selezione che restituisce la varietà e la ricchezza del patrimonio del marchese

In mostra circa 700 opere d’arte e reperti archeologici di altissima qualità, tra cui il celebre Sarcofago degli Sposi, di fattura etrusca, e la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello

Gli appetiti di Campana erano decisamente onnivori: se per amore della scultura antica il marchese giunse a finanziare scavi di grande successo e perfino a dirigerli, come nel caso di Ostia, con altrettanta bramosia si dedicò alla raccolta di dipinti dei primitivi italiani e del Rinascimento (più di 400), dal prezioso Crocifisso di Giotto alla Madonna con Bambino di Sandro Botticelli. 

A tutto questo aggiunse vasi, terrecotte, gioielli di immenso valore, armi e armature, fino alle sculture di ceramica invetriata dei Della Robbia e, naturalmente, a preziosi marmi di età romana come il Busto di Antinoo o il gruppo di Venere e Cupido. 

La dispersione della collezione portò anche allo smembramento di singole opere, le cui parti sono ora separate da molti chilometri: è recente la scoperta di una giovane francese, Aurélia Azéma, che ha collegato il dito bronzeo di età romana conservato al Louvre all’enorme statua dell’imperatore Costantino i cui pezzi troneggiano nell’esedra del Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini

Per la prima volta in 160 anni la mostra coprodotta da Louvre ed Ermitage ha ricomposto l’anatomia della mano colossale



Nel percorso espositivo di San Pietroburgo rivivono ascesa e declino di Campana, evidenziando i suoi interessi variegati, le tappe nella costruzione di una raccolta “universale”, ma anche l’influenza che esercitò sul gusto del tempo, tra cui figura l’impulso dato alla produzione di falsi e pastiches. Da non perdere la ricostruzione di ambienti del palazzo del marchese, una sorta di museo personale che i curatori della mostra hanno potuto osservare attraverso rare foto d’epoca. 

 Dream of Italy – The Marquis Campana Collection sarà visitabile all’Ermitage fino al prossimo 20 ottobre.

23/05/19

Arriva in Italia dopo 35 anni la "Madonna Benois" di Leonardo da Vinci !



Dal 4 luglio al 4 agosto 2019, Perugia sarà teatro di uno straordinario appuntamento d'arte.

Alla Galleria Nazionale dell’Umbria, infatti, arriva la Madonna Benois, uno dei capolavori giovanili di Leonardo da Vinci, proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo, che torna in Italia dopo 35 anni dalla sua unica esposizione.

L’appuntamento, una delle iniziative che celebrano il quinto centenario della morte del genio fiorentino, vivrà un momento preliminare alla Pinacoteca di Fabriano, dal 1° al 30 giugno, in occasione della XIII Unesco Creative Cities Network Annual Conference.

La mostra offre la possibilità di un interessante confronto iconografico tra la Madonna Benois e le opere del Perugino, eseguite al suo rientro in Umbria da Firenze, e conservate nella Galleria Nazionale dell’Umbria.
Già nelle Cronache Rimate del 1482, infatti, il pittore Giovanni Santi ricordava che Due giovin par d'etate e par d'amori / Leonardo da Vinci e 'l Perusino / Pier della Pieve ch'è un divin pittore, per sottolineare il profondo rapporto che legò i due artisti mentre lavoravano insieme come giovani apprendisti nella bottega fiorentina del Verrocchio.

La Madonna Benois è un’opera chiave del giovane Leonardo da Vinci. Dipinta con ogni probabilità tra il 1478 e il 1480, segna la sua indipendenza dallo stile e dalla formazione di Verrocchio, nella cui bottega il maestro era entrato circa 10 anni prima: un manifesto di quella “maniera moderna” di cui l’artista fu iniziatore.
Al suo secondo impegno su uno dei temi religiosi più diffusi, all’età di ventisei anni, il genio del Rinascimento rompe con la tradizione e inventa una nuova figura di Maria: non più l’imperturbabile Regina dei cieli, ma una semplice madre che gioca con il proprio figlio.

“La Madonna è scesa dal trono su cui gli artisti del Quattrocento l’avevano posta e si è andata a sedere su una panca, in una stanza di casa abitata”, afferma Tatiana Kustodieva, del Dipartimento dell'arte dell’Ermitage. È rimasta la tradizionale tenda che scende dietro la schiena di Maria, che da segno di un cerimoniale, oppure simbolo delle alte sfere, è diventato un tessuto ricoprente lo schienale di una sedia. La stanza è descritta con grande parsimonia, ma Leonardo rende omaggio al suo tempo considerando con l’attenzione di un quattrocentista dettagli come i riccioli di Maria, la spilla, i fragili petali del fiore, le testine dei chiodi nella cornice della finestra. Ciascun oggetto non esiste per sé stesso e grazie alla luce partecipa di un unico ambiente”.

A differenza dei suoi contemporanei Leonardo concentra l’attenzione su ciò che è fondamentale, poiché “Un buon pittore - annota lo stesso Leonardo nel “Trattato della Pittura” - deve dipingere due cose principali: l’uomo e la rappresentazione della sua anima. Il primo è facile, il secondo è difficile, poiché deve essere rappresentato da gesti e movimenti delle membra del corpo”.

La Madonna Benois entrò nelle collezioni dell’Ermitage nel 1914, venduta da Marija Aleksandrovna Benois, che la aveva ereditata dal nonno paterno, mercante in Astrachan, a un prezzo inferiore a quello di mercato, «purché rimanesse in Russia». Non è nota la storia del dipinto prima dell’Ottocento, ma appena fu esposta per la prima volta nel 1908, quasi tutti gli storici dell’arte del tempo l’assegnarono a Leonardo da Vinci, attribuzione che oggi risulta molto solida e affermata pressoché all’unanimità.

La rassegna, organizzata in collaborazione con Villaggio Globale International, rinsalda il legame già in essere tra la Galleria Nazionale dell’Umbria e il Museo Ermitage di San Pietroburgo: grazie a questa collaborazione, La lavandaia, capolavoro di Jean Siméon Chardin dell’Ermitage, è presente alla mostra della Galleria dedicata alle Bolle di sapone, mentre, lo scorso dicembre, l’Annunciazione della Vergine Maria di Piero della Francesca, cimasa del Polittico di Sant’Antonio, è stata eccezionalmente prestata al museo russo, che ora sceglie di celebrare il genio del grande artista toscano proprio nel suo paese natale.


LEONARDO DA VINCI. LA MADONNA BENOIS
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria (corso Pietro Vannucci, 19)
4 luglio – 4 agosto 2019

Orari: da martedì a domenica, 8.30-19.30; lunedì 12.00-19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)

Biglietti: intero, € 8,00; ridotto, € 4,00, Gratuito (per le singole categorie consultare il sito www.gallerianazionaledellumbria.it/visita); Card Perugia Città Museo


Biglietteria/Bookshop: Tel. 075.5721009; gnu@sistemamuseo.it 



26/04/19

Quando il fumetto è arte: Corto Maltese sbarca a Napoli per una grande mostra.





Il più affascinante e misterioso dei marinai è approdato al Museo Archeologico di Napoli: intitolata 'Corto Maltese. Un viaggio straordinario', si è aperta al pubblico (fino al 9 settembre 2019) la mostra dedicata al maestro del fumetto mondiale Hugo Pratt (1927 - 1995) organizzata da Comicon con Patrizia Zanotti di CONG: circa 100 i pezzi tra tavole, schizzi, fotografie ed ingrandimenti in un suggestivo e ricco percorso nel mondo di un personaggio solitario, ramingo, condottiero, imprevedibile e arguto nelle sue battute

Allestita nelle sale che custodiscono reperti archeologici legati al mare, la mostra (patrocinata dal Comune di Napoli e realizzata in collaborazione con Rizzoli Lizard) fa parte del progetto Obvia dell'Universita' di Napoli Federico II per il MANN e rientra nella sinergia tra museo e Comicon per intercettare le passioni ed i gusti dei piu' giovani. 

"L'esposizione, la prima cosi' completa che la citta' dedica a uno dei piu' grandi fumettisti mondiali e alla sua graphic novel dallo spessore letterario, fa parte di un percorso di eventi, tra il Mann e i Campi' Flegrei, verso 'Thalassa. Mare, mito, storia ed archeologia - spiega il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini - una grande mostra che stiamo preparando dedicata all'archeologia subacquea del Mediterraneo". 

Claudio Curcio patron del salone Comicon sottolinea: "Siamo particolarmente fieri di poter finalmente lavorare con uno dei piu' grandi e celebrati autori italiani del fumetto che ancora non avevamo avuto la possibilita' di presentare al pubblico di Comicon e di Napoli e il cui lavoro mancava nella nostra citta' dagli anni novanta". Alla mostra e' abbinato il catalogo con approfondimenti di esperti del fumetto e dell'opera di Pratt, sul rapporto di Corto Maltese con il mare, le donne ed i viaggi. 

Analizzati i legami che Pratt ha avuto non soltanto con i suoi maestri ispiratori (tra questi, Milton Caniff e Will Gould), ma anche con il mondo del cinema; focus, ancora, sulla biografia dell'artista, narrando le sue avventure in giro per il mondo. 

 Patrizia Zanotti, Managing Director della Cong SA, disegnatrice, che ha iniziato a lavorare con Hugo Pratt a 17 anni scrive nel catalogo: "Da Venezia a Malta, da Hong Kong a Escondida, da Buenos Aires a Napoli, Hugo Pratt amava le citta' di mare perche' sono naturalmente aperte all'arrivo di altre genti, altre navi, altre culture".

C'e' molto fumetto nella comunicazione del Mann che ha prodotto anche il volume 'Nico e Canova' (Electa). Un Topolino speciale per celebrare la mostra su Canova sara' in edicola dal 1 maggio, entrambi i prodotti sono firmati dal disegnatore Disney Blasco Pisapia. L'artista americano Frank Santoro ha donato al Mann alcune tavole originali su Pompei che erano state in mostra lo scorso anno. 

Fonte - ANSA

05/02/19

Dal 2 Marzo a Torino una meravigliosa mostra dedicata alla Lettura con le foto di Steve Mc Curry.




Sessantacinque fotografie che ritraggono persone di tutto il mondo, assorte nella letture.

E' la mostra "Steve McCurry - Leggere", che si aprira' a Torino a Palazzo Madama il 2 marzo.

Le fotografie che rendono omaggio alla parola scritta sono accompagnate da una serie di brani letterari scelti da Roberto Cotroneo, in una sorta di percorso parallelo.

Un contrappunto di parole dedicate alla lettura che affiancano gli scatti di McCurry, coinvolgendo il visitatore in un rapporto intimo e diretto con la lettura e con le immagini.


Curata da Biba Giacchetti, la mostra e' costituita da una selezione di scatti realizzati da McCurry in oltre quarant'anni di carriera e comprende la serie di immagini che egli stesso ha riunito nel volume pubblicato come omaggio al grande fotografo ungherese Andre' Kerte'sz.

Arrivano dalla Turchia, dall'Italia, dall'Afghanistan, da Cuba e dagli Stati Uniti gli scatti che documentano momenti di quiete durante i quali le persone si immergono nei libri o nei giornali.



Giovani o anziani, ricchi o poveri, religiosi o laici: la lettura e' un atto trasversale, sembrano dirci le foto di McCurry.

La mostra, che si chiude il primo luglio, e' completata dalla sezione Leggere McCurry, dedicata ai libri pubblicati a partire dal 1985 con le foto di Steve McCurry, molti dei quali tradotti in varie lingue: ne sono esposti 15, alcuni ormai introvabili, insieme ai piu' recenti, tra cui il volume edito da Mondadori che ha ispirato la realizzazione di questa mostra.

Tutti i libri sono accompagnati dalle foto utilizzate per le copertine, che sono spesso le icone che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.

Fonte: Askanews



22/01/19

A Pavia la straordinaria mostra su Vivian Maier, una delle più grandi ed enigmatiche fotografe del Novecento.




Dal 9 febbraio al 5 maggio 2019, le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia rendono omaggio a Vivian Maier (1926-2009), una delle più singolari e misteriose figure di artista, la ‘bambinaia-fotografa’, recentemente ritrovata e definita una delle massime esponenti della cosiddetta street photography.

La rassegna, curata da Anne Morin e da Piero Francesco Pozzi, è promossa dalla Fondazione Teatro Fraschini e dal Comune di Pavia – Settore Cultura, Turismo, Istruzione, Politiche giovanili, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con diChroma photography, John Maloof Collection, Howard Greenberg Gallery, New York.

“La primavera del 2019 - afferma Giacomo Galazzo, assessore alla Cultura del Comune di Pavia e presidente Fondazione Teatro Fraschini - sarà l'occasione di una vera e propria celebrazione dell'arte fotografica, protagonista di un importante percorso culturale in questo mandato amministrativo. Lo concluderemo con una doppia iniziativa al Castello Visconteo, luogo strategico per la cultura e per la promozione della città”.
“Alle Scuderie - prosegue Giacomo Galazzo - con una rassegna su una firma celebre e amatissima e con una bella storia da raccontare, quella di Vivian Maier. In Sala mostre, invece, dopo la positiva esperienza pavese alla biennale di Jinan, ricambieremo la bella ospitalità ricevuta ospitando l'arte del Maestro Zeng Yi, che con i suoi scatti ci racconterà la Cina da un punto di vista diverso da quello più frequentato nella discussione pubblica. Ancora una volta, crediamo, l'arte e la cultura saranno uno straordinario veicolo di conoscenza reciproca”.

Il percorso espositivo propone un racconto per immagini composto da oltre cento fotografie in bianco e nero e a colori, oltre che da pellicole super 8 mm, in grado di descrivere Vivian Maier da vicino, lasciando che siano le opere stesse a sottolineare gli aspetti più intimi e personali della produzione dell’artista che, mentre era in vita, ha realizzato un numero impressionante di fotografie senza farle mai vedere a nessuno, come se volesse conservarle gelosamente per se stessa.

Nata a New York da madre francese e padre austriaco, Vivian Maier (1926-2009) trascorre la maggior parte della sua giovinezza in Francia, dove comincia a scattare le prime fotografie utilizzando una modesta Kodak Brownie. Nel 1951 torna a vivere negli Stati Uniti e inizia a lavorare come tata per diverse famiglie. Una professione che manterrà per tutta la vita e che, a causa dell’instabilità economica e abitativa, condizionerà alcune scelte importanti della sua produzione fotografica. Fotografa per vocazione, Vivian non esce mai di casa senza la macchina fotografica al collo e scatta compulsivamente con la sua Rolleiflex accumulando una quantità di rullini così numerosa da non riuscire a svilupparli tutti.

Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo millennio, cercando di sopravvivere, senza fissa dimora e in gravi difficoltà economiche, Vivian vede i suoi negativi andare all’asta a causa di un mancato pagamento alla compagnia dove li aveva immagazzinati. Parte del materiale viene acquistato nel 2007 da John Maloof, un agente immobiliare, che, affascinato da questa misteriosa fotografa, inizia a cercare i suoi lavori dando vita a un archivio di oltre 120.000 negativi. Un vero e proprio tesoro che ha permesso al grande pubblico di scoprire in seguito la sua affascinante vicenda.

Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrae le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la “realtà” delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un’affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla.

Alle Scuderie non mancano i celebri autoritratti in cui il suo sguardo severo riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l’obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare.

L’esposizione offre quindi, la possibilità di scoprire una straordinaria fotografa che con le sue immagini profonde e mai banali racconta uno spaccato originale sulla vita americana della seconda metà del XX secolo.
Per tutta la durata della mostra una serie di incontri ed eventi permetteranno ai visitatori di approfondire l’opera di Vivian Maier e la storia della fotografia.

Una mostra “family friendly” con un percorso creato ad hoc per i bambini, un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria appositamente creato per la visita dei più piccoli. Inoltre, all’interno delle Scuderie, un’opera ad “altezza bambino” attende i giovani visitatori per un’esperienza immersiva a loro dedicata.

Pavia, gennaio 2019

VIVIAN MAIER. Street photographer
Pavia, Scuderie del Castello Visconteo (viale XI Febbraio, 35)
9 febbraio - 5 maggio 2019

Orari
Dal martedì al venerdì: 10.00-13.00/14.00-18.00
Sabato, domenica e festivi: 10.00 - 19.00
(La biglietteria chiude un'ora prima)

Biglietti
Audioguida inclusa nel prezzo
Intero: € 10,00; ridotto: € 8,00; Scuole: € 5,00 

Informazioni e prenotazioni
Tel. 02.36638600


PAVIA
ALLE SCUDERIE DEL CASTELLO VISCONTEO
DAL 9 FEBBRAIO AL 5 MAGGIO 2019
LA MOSTRA
VIVIAN MAIER. Street photographer

L’esposizione presenta oltre 100 immagini di una delle più singolari e misteriose figure di artista, definita la ‘bambinaia-fotografa’.