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06/11/14

La legge della durezza e l'intelligenza romantica.




Dove sono la letizia e la pace, dovunque io volga gli occhi non scorgo che infelicità e durezza, e in mezzo a questo affannoso frastuono, vuoi che io trovi la calma necessaria per l'opera delle muse ?

Così scriveva Erasmo, nel 1493, all'età di 24 anni.

Sono parole moderne. Infelicità, durezza, frastuono. Durezza. Come può un cuore bianco, un cuore sensibile, un cuore attento mettere radici e crescere in mezzo ad un paesaggio così inospitale ?

Come può il nero o bianco - di cui è fatta sempre di più la nostra vita, a base di velleitarismi e pensiero razionale, di essere pura superficie, senza nessuna capacità di guardare dentro  - non soccombere di fronte alle pretese di quello che Pirsig chiamava il pensiero classico ?

All'intelligenza classica interessano i principi che determinano la separazione e l'interrelazione dei mucchi (di sabbia), i nessi, le cause gli effetti, i torti le ragioni, le conseguenze, gli errori, le responsabilità le mancanze gli arbitrii i bisogni, l'intelligenza romantica si rivolge alla manciata di sabbia ancora intatta (guarda cioè all'essenza, a quello che le cose sono). Sono entrambi modi validi di considerare il mondo, ma sono inconciliabili.

L'intelligenza romantica è destinata a soccombere, ad arrendersi, a ritrarsi da questo mondo (con il quale non ha (più) nulla a che fare).