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03/06/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 67. 'Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto' di Elio Petri, Italia, 1970



Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo". Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 67. 'Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto' di Elio Petri, Italia, 1970

Uno dei film politici più duri di sempre. 

Il film del grande Elio Petri, uscito nel 1970 e da lui sceneggiato insieme a Ugo Pirro è una satira drammatica, feroce e psicologica sulla corruzione e l'abuso del potere, che racconta la storia di un alto ufficiale di polizia che uccide la sua amante, e quindi - in un meccanismo dostoevskijano - vuole verificare se la polizia sarà davvero disposta ad accusarlo di questo crimine.

Comincia così a manipolare le indagini spargendo indizi evidenti che alcuni poliziotti ignorano, intenzionalmente o no.

Il film ebbe enorme risonanza e si aggiudicò l' Oscar per il miglior film in lingua straniera di quell'anno.

Gian Maria Volontè interpreta - con prodigioso talento - l'ispettore di polizia recentemente promosso che uccide la sua amante (Florinda Bolkan), e quindi copre il suo coinvolgimento nel crimine.

Il "dottore" (di cui non sappiamo il nome) si insinua nelle indagini, fornendo indizi per guidare i suoi ufficiali subordinati verso una serie di altri sospetti, tra cui il marito gay della donna e uno studente radicale di sinistra.

Quindi esonera gli altri sospetti e conduce gli investigatori verso di lui per dimostrare che è "al di sopra dei sospetti" e può cavarsela con qualsiasi cosa, anche mentre viene indagato.

Alla fine, confessa il crimine di fronte ai suoi superiori - che si rifiutano di credergli.

Ormai certo di essere al sicuro da ogni coinvolgimento, ritira la sua confessione e riceve l'approvazione del commissario di polizia.

Il film sconvolse parecchio l'Italia di allora e continua ad essere, rivisto anche oggi, di una modernità impressionante, mettendo in scena gli stessi, eterni meccanismi, con il cui il potere usa menzogne e sopraffazione per perpetrare i suoi piani.

La critica internazionale lo lodò, anche negli USA dove il  New York Times definì il film "un melodramma di suspense con le preoccupazioni morali della vera satira contro il regime. La storia avanza con uno slancio implacabile. È una parabola politica e un film straordinario. "
Altri critici hanno definito il film come "un paranoico poliziesco procedurale , una parabola perversa sugli elementi corruttivi del potere" e "preoccupante oggi come quando è uscito nel 1970. Forse di più".


INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO 
Regia di Elio Petri. 
Italia 1970 
con Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Orazio Orlando, Gianni Santuccio, Salvo Randone. 
durata 118 minuti. 



03/03/14

L'inutile ondata di piena nazionalista per l'Oscar a "La Grande Bellezza."




Lo confesso, sono un antitaliano e un disfattista: non sono tra coloro che esultano per la vittoria dell'Oscar. 

La Grande Bellezza, ne ho scritto già altrove, è un film interessante, tecnicamente superbo (Sorrentino è uno dei migliori registi in circolazione oggi), ma del tutto irrisolto, cioè non riuscito. 

Non riuscito perché - a differenza del modello a cui largamente ed esplicitamente si ispira (il mondo creativo Felliniano) - non riesce mai a tramutare il grottesco, l'orrido o l'inutile in vita vera o in poesia.  Tutti i personaggi restano macchiette, tutto resta solo un arido esercizio di compiacimento estetico. 

L'ondata di entusiasmo nazionalistico a cui si assiste in queste ore poi, è piuttosto imbarazzante. 

L'Oscar al film era dato per scontato e i bookmakers l'avevano ampiamente previsto: La Grande Bellezza contiene infatti tutti gli ingredienti che notoriamente conquistano i cuori americani quando pensano all'Italia: grottesco unito alla bellezza delle antichità.. Roma insomma. E forse è stato concepito così anche per questo.  
L'impresa quindi ha funzionato

E va compresa anche questa ondata di piena, considerando il fatto che sono rimasti pochissimi - quasi inesistenti - i motivi per cui sentirsi orgogliosi di questo Paese.

Ma sentire in queste ore sciorinare attestati retorici sulla grande rinascita del Cinema italiano e della Cultura italiana (tutte e due con la C maiuscola), fa sorridere. 

Probabilmente è vero che il talento creativo italiano - per fortuna - non si è disperso del tutto, e sopravvive miracolosamente - più che altro in forme sommerse e misconosciute dal grande pubblico. 

Ma questo premio americano - generoso per i motivi suddetti - non ci dovrebbe far dimenticare il paragone con il passato (seppure in questo paese si sia persa la capacità di ricordare).
Questo, tanto per fare un esempio, è un elenco dei film che hanno vinto il David di Donatello in Italia nel decennio 1970-1979 (tanto per capire la situazione dell'oggi): 

1970: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri.
1971: Il conformista, regia di Bernardo Bertolucci ex aequo Il giardino dei Finzi-Contini, regia di Vittorio De Sica
1972: La classe operaia va in paradiso, regia di Elio Petri
1973: Alfredo Alfredo, regia di Pietro Germi ex aequo Ludwig, regia di Luchino Visconti
1974: Amarcord, regia di Federico Fellini ex aequo Pane e cioccolata, regia di Franco Brusati
1975: Fatti di gente perbene, regia di Mauro Bolognini ex aequo Gruppo di famiglia in un interno, regia di Luchino Visconti
1976: Cadaveri eccellenti, regia di Francesco Rosi
1977: Il deserto dei Tartari, regia di Valerio Zurlini
1978: In nome del Papa Re, regia di Luigi Magni
1979: Cristo si è fermato a Eboli, regia di Francesco Rosi ex aequo L'albero degli zoccoli, regia di Ermanno Olmi.

Fabrizio Falconi