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01/09/16

"Narcisismo - Tre riflessioni liquide" di Patrizia Manganaro (Recensione).




Un prezioso piccolo libro di Patrizia Manganaro, docente di storia della filosofia contemporanea e di filosofia del linguaggio presso la Pontificia Università Lateranense e grande studiosa del pensiero di Edith Stein. 

Uno studio dedicato al fenomeno post-moderno del Narcisismo, muovendo i passi dal mito di Narciso, narrato nel terzo libro delle Metamorfosi di Ovidio. 

Il mito di Narciso, scrive la Manganaro, rende edotti sull'epoca attuale, visto che il presente è soprattutto visione

Manganaro riporta qui una illuminate considerazione di Pierangelo Sequeri: "Nella postmodernità non è più Prometeo il primo santo del calendario irreligioso come voleva Marx. E nemmeno Dioniso, come voleva Nietzsche. E' Narciso."

Siamo cambiati dalle immagini  e l'immagine liquida di Narciso è ombra, fantasma, icona, illusione, idolo, simulacro, figura, allucinazione, spettro, scintilla, miraggio dei nostri tempi. 

Di qui il dramma dell'autocoscienza e dell'autoreferenza.

Ci aggrappiamo d'istante in istante in ciò che appare, narcotizzati, in non luoghi disumanizzati. 

Una vera cultura del narcisismo  che secondo Manganaro produce alienazione, disagio, crepuscolo. 

Di questi fenomeni sono specchio gli intellettuali Narcisi dell'epoca attuale, ai quali la Manganaro dedica un ultimo bruciante, crudissimo capitolo. 

A questo narcisismo, cioè all'egoismo, è possibile opporre un'autoreferenzialità buona: l'egocentricità, che vuol dire ripartire dalla intimità. Una forma di resistenza, di dissidenza, di protesta, per la costruzione - scrive Manganaro - di una polis e di una universitas più autentiche, al servizio dell'interumano: la pratica non ego-logica della ragione. Silenziosa, discreta, empatica: perché la felicità si dà per sottrazione.

Fabrizio Falconi




25/12/13

Essere fedeli a se stessi è il contrario dell'egoismo.






La cosa appare sotto forma di silenzio. 

Il silenzio inamidato della mattina, quello inquieto, frusciante della sera.  L'ascolto del momento più buio regala voci inaspettate. 

Dormono dentro di te, da secoli.  Ti tengono all'improvviso sveglio, quando le avevi dimenticate.  Capisci d'un tratto che non c'è altro modo di essere fedeli agli altri che esserlo a se stessi. 

Nessuno conosce i molteplici punti di te stesso e tu stesso non puoi contarli tutti e non puoi abbracciarli tutti. Puoi soltanto sentirli. 

Ricominciare ogni volta, senza connivenze e rancori.  Senza ipocrisie e leggi.  

Nel fondo di te stesso, nel fosso o recesso, s'apre una pozza d'acqua cristallina che tutto contiene.  Riflette il tuo volto, contiene la potenza del bardo e la rapidità del serpente.  Il cuore generoso dell'umano. 

Se sarai capace di scendervi ed ascoltare, e di essere quel canto d'acqua fermo, tu sarai utile alla vita e la vita a te. 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

in testa : Essere acqua, di Marco Nones  (altorilievo). 


22/12/12

Martin Buber: Quando l'uomo ha trovato la pace in se stesso, può mettersi a cercarla nel mondo intero.




Bisogna che l'uomo si renda conto innanzitutto lui stesso che le situazioni conflittuali che l'oppongono agli altri sono solo conseguenze di situazioni conflittuali presenti nella sua anima, e che quindi deve sforzarsi di superare il proprio conflitto interiore per potersi così rivolgere ai suoi simili da uomo trasformato, pacificato, e allacciare con loro relazioni nuove, trasformate.

Indubbiamente, per sua natura, l'uomo cerca di eludere questa svolta decisiva che ferisce in profondità il suo rapporto abituale con il mondo: allora ribatte all'autore di questa ingiunzione - o alla propria anima, se è lei a intimargliela - che ogni conflitto implica due attori e che perciò, se si chiede a lui di risalire al proprio conflitto interiore, si deve pretendere altrettanto dal suo avversario. Ma proprio in questo modo di vedere - in base al quale l'essere umano si considera solo come un individuo di fronte al quale stanno altri individui, e non come una persona autentica la cui trasformazione contribuisce alla trasformazione del mondo - proprio qui risiede l'errore fondamentale [...].

Cominciare da se stessi: ecco l'unica cosa che conta. In questo preciso istante non mi devo occupare di altro al mondo che non sia questo inizio. Ogni altra presa di posizione mi distoglie da questo mio inizio, intacca la mia risolutezza nel metterlo in opera e finisce per far fallire completamente questa audace e vasta impresa. Il punto di Archimede a partire dal quale posso da parte mia sollevare il mondo è la trasformazione di me stesso. Se invece pongo due punti di appoggio, uno qui nella mia anima e l'altro là, nell'anima del mio simile in conflitto con me, quell'unico punto sul quale mi si era aperta una prospettiva, mi sfugge immediatamente.

[...] "Cerca la pace nel tuo luogo". Non si può cercare la pace in altro luogo che in se stessi finché qui non la si è trovata. E' detto nel salmo: "Non c'è pace nelle mie ossa a causa del mio peccato". Quando l'uomo ha trovato la pace in se stesso, può mettersi a cercarla nel mondo intero.

Martin Buber, Il cammino dell'uomo.


30/10/12

L'Egoismo è finito, serve la civiltà dello stare insieme. Un nuovo libro.





"Non si puo' essere felici da soli": cosi' ragionava Aristotele, anche se il suo insegnamento e' stato presto rimosso dall'uomo globalizzato. Piu' soli, piu' fragili, piu' lontani: ecco il buio del tunnel dove siamo finiti. Ma l'egoismo, per quanto radicato nei cromosomi, non può funzionare come bussola di civiltà, tanto piu' in tempi di crisi.

E' un vero e proprio manuale della felicita' quello di Antonio Galdo, giornalista e scrittore, autore di "L'egoismo e'finito" (Einaudi, 114 pagg., 12 euro). 

Un libro sull'amore, innanzitutto, come precisa lo stesso Galdo, "su quella parte di noi, di ciascuno di noi, che ha bisogno dell'altro, di una relazione che unisce laddove la solitudine separa". Ma anche un testo - interessante e originale - alla scoperta di nuovi modelli gia' in atto.

"La Grande Crisi marca la fine di un paradigma, di un pensiero unico, e ci spinge alla ricerca di nuovi fondamentali, non solo economici", annota l'autore, che parte dai ricordi della sua infanzia per riannodare un discorso sul se' e gli altri. 

A partire da "mia madre", "sempre lei" a "trasmettere nel silenzio delle sue scelte di vita la componente genetica della natura umana che contrasta, in una misteriosa e oscura lotta, l'egoismo: l'altruismo".

Del resto, osserva Galdo, persino la scienza sta sfatando il mito: egoisti non si nasce, hanno scoperto alcuni scienziati, individuando un gene dell'altruismo (si chiama AVPR1A) che regola un ormone del nostro cervello. Ad ogni gesto di altruismo, hanno verificato gli esperti, corrisponde una vera e propria sensazione di benessere fisico, e persino di gioia. 

Ma il 'viaggio' di Galdo non finisce qui perche' il cambio di paradigma e' non solo un'aspettativa del futuro; e' gia' in atto. Lo dimostrano le molte storie contenute nel volume e che insegnano la 'declinazione del noi', piccoli grandi pilastri della civilta' dello stare insieme. Storie di citta' pensate per condividere i luoghi, i trasporti e gli spazi, come lo 'shared space' della pioniera Zurigo. Concezioni nuove dell'abitare, attraverso le nuove frontiere del co-housing o dell'housing sociale. 

O, ancora, la riscoperta degli orti urbani e il lancio di quelli verticali, gli avveniristici 'grattaverdi' di New York. Per non parlare del fascino del baratto, tornato alla ribalta grazie a internet e ai moltissimi siti su e' possibile scambiare di tutto, dagli elettrodomestici ai vestiti, dalla musica agli appartamenti.

"Il benessere costruito attorno al moltiplicarsi di pulsioni individuali non garantisce stabilita'", avverte l'autore, che pero' confida in una nuova svolta epocale: dopo la 'febbre dell'abbondanza', "la necessita' del ritorno a stili di vita piu' sostenibili che la natura umana ci impone se non vogliamo arrenderci a un autodistruttivo delirio di onnipotenza". 

"Sono nato in una Paese, l'Italia, che ha compiuto il suo salto nella modernita' attraverso un'idea forte di comunita', in grado di comporre l'innato individualismo di un popolo - scrive Galdo - La famiglia, la fabbrica, la parrocchia, il partito, il sindacato, ma anche la piazza, il bar, il villaggio: tutti luoghi dello stare insieme. Entrati in cortocircuito sotto i colpi della civilta' dell'egoismo, e adesso riscoperti nella tempesta della Grande Crisi e nella consapevolezza che da soli e' tutto piu' difficile, forse impossibile".