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19/01/23

"The Pale Blue Eyes" non vincerà l'Oscar, ma è un bellissimo film


The Pale Blue Eyes
è un gran bel film, che purtroppo non vincerà gli Oscar di cui farà razzia The Fabelmans, già solo per il fatto di essere uscito il 23 dicembre, quindi troppo alla fine dell'anno - e troppo tardi per suscitare le attenzioni dei membri Academy.

Il piacere di vederlo è stato nel mio caso rovinato da un vergognoso articolo online di una "rivista" di cinema, che al 3o rigo, senza nessun pudore, fa esplicito spoiler, svelando tranquillamente tutto il finale e quindi, diciamo, il colpevole.
Io purtroppo, in cerca di informazioni sul film, avevo letto l'articolo qualche giorno prima.
Ciò non toglie che il film di Scott Cooper sia magnifico. Non ho letto il romanzo da cui è tratto, ma il pretesto della trama è noto: un episodio reale della vita di Edgar Allan Poe - la sua esperienza come cadetto nella sperduta Accademia Militare di West Point- inserito in una trama di fiction all'altezza.
L'ambientazione, la messinscena, la regia, sono di livello. La fotografia straordinaria (quasi tutti gli interni sono girati al lume naturale di candele).
Ma la cosa più preziosa è il cast. Protagonista a parte, Christian Bale, per il quale sono finiti da tempo gli aggettivi, Cooper è riuscito a radunare nello stesso film Gillian Anderson, Charlotte Gainsbourg, Lucy Boynton (una delle attrici più interessanti e talentuose tra le nuove leve inglesi), Toby Jones, Herry Melling (su cui tornerò tra poco) e addirittura il leggendario Robert Duvall, che ha 94 anni (!) ma che ancora è in grado di recitare, alla grande, una piccola ma importante parte di un film.
Melling è il coprotagonista - interpreta la parte di Poe - e il confronto con Bale/Landor regge tutto il film.
Francamente finora conoscevo poco l'attore londinese - Melling - che deve essere una vecchia conoscenza dei fans di Harry Potter (io non ho mai visto nessun film della saga). Lo ricordo solo nel recente La regina degli scacchi (serie) e in Waiting for the Barbarians, di Ciro Guerra (film) tratto dal romanzo di Coetzee.
Melling però mi ha fatto una impressione straordinaria. Se gli Oscar avessero un senso, dovrebbe stravincere la statuetta come miglior attore maschile protagonista o coprotagonista, per questo film.
Nella migliore tradizione della recitazione britannica, Melling interpreta questo ruolo molto difficile, duettando in bravura con Bale. Interpretare Poe sarebbe dura per chiunque, e con un concreto rischio di essere ridicolo (in Italia la parte di Poe finirebbe sicuramente a Castellitto). Melling supera la prova, "reiventando" Poe senza tradirlo, facendone un essere lunare, spiritato, naif ma intensissimo. Senza gigionamenti. Semplicemente inventando, con l'arte della recitazione.
Insomma, chi può, non lo perda. Merita di essere visto anche solo per queste prove d'attore.
E' bello pensare che in tempi come questi, escano ancora prodotti così ben fatti, di alta qualità.

Fabrizio Falconi - 2023

03/05/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 17. Nodo alla gola (Rope) di Alfred Hitchcock (1948)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 17. Nodo alla gola (Rope) di Alfred Hitchcock (1948)

Tra i mille gioielli inventati, diretti e realizzati dal grande Alfred Hitchcock spicca questo film sperimentale, considerato a lungo uno dei suoi minori, e poi divenuto - dalla riscoperta di Truffaut e della Nouvelle Vague francese - uno dei più importanti, probabilmente, della storia del cinema.

Hitchcock, infatti, per questo film, sfidò le leggi della narrazione comune e consolidate dell'arte cinematografica, inventando una storia che si consuma in tempo reale, in un unico ambiente,  e con un montaggio di dieci piani-sequenza, la maggior parte dei quali collegati uno all'altro, in modo da apparire come un'unica ripresa.

Per far questo Hitch, che aveva 48 anni scelse la pièce Rope di Patrick Hamilton, ispirato a un avvenimento di cronaca nera, l'assassinio di un bambino commesso nel 1924 da Nathan Freudenthal Leopold Jr. e Richard A. Loeb, una coppia di giovani uniti da un legame omosessuale.

Il delitto aveva sconvolto l'America per la sua assenza di movente (la vittima fu scelta a caso e il crimine aveva il solo scopo di commettere un delitto per il gusto estetico di compierlo). Hitch prese a pretesto questo caso, modificandone tutti i dettagli, insieme a Hume Cronyn e Arthur Laurents con cui lavorò alla sceneggiatura. per preparare la sceneggiatura, adattando il dramma preesistente.

Una volta deciso, al millimetro il copione, le riprese furono preparata con un lavoro minuziosissimo, perché tutto il film avrebbe dovuto essere girato in piano sequenza.  Il pavimento fu così segnato con cerchi numerati, mentre intere pareti dell'appartamento scivolavano via per permettere alla macchina da presa di seguire gli attori. Inoltre, un particolare dispositivo, chiamato cyclorama, consentiva di riprodurre in miniatura 35 miglia del profilo di New York, illuminato da 8000 lampadine a incandescenza, che resta come sfondo di tutte le riprese, attraverso le grandi vetrate dell'attico in cui avviene la vicenda.

Vicenda che è presto raccontata: poco prima di un ricevimento nel loro appartamento a New York, Brandon Shaw e Phillip Morgan, due giovani raffinati presunti omosessuali e conviventi, nel corso di una lite uccidono strangolandolo con una corda l'amico David Kentley, giunto in anticipo all'appuntamento, e ne nascondono il corpo in un baule antico sul quale, per evitare che possa essere aperto, viene preparata la tavola per il party.

Nonostante l'accaduto s'inizia la festa, a cui sono stati invitati anche il padre del ragazzo ucciso, la sua fidanzata Janet Walker e il suo ex migliore amico Kenneth, che in precedenza aveva avuto una relazione con Janet.

Brandon ha inoltre invitato anche il loro ex professore Rupert Cadell (James Stewart, alla sua prima prova con Hitchcock), ammirato per le sue teorie sulla relatività dei concetti di bene e male e sull'omicidio come privilegio riservato a pochi eletti.

Inizia così una drammatica tragica e sottesa partita a scacchi tra il professore e i due ragazzi, che dissimulano l'assenza della vittima dietro una serie di scuse sospette, provocando continuamente il professore sulle teorie che egli ha insegnato e conducendole alle estreme conseguenze, fino al finale nel quale Cadell, avendo intuito cosa è realmente successo, torna in casa con un pretesto dopo la fine della festa, induce Brandon a confessare e poi spara tre colpi di rivoltella fuori dalla finestra. Il film si chiude con i tre che attendono inerti l’arrivo della polizia allertata dai vicini.

Nodo alla Gola, dunque è più che un esperimento di cinema (o di teatro) totale, nel quale la macchina da presa diventa appunto il terzo occhio, quello dello spettatore che sa - sa tutto, dall'antefatto - quello che è realmente successo, sa perfino dove si trova il corpo della vittima, ed è costretto a tifare per l'investigazione del professore.

Il quale, nella versione finale, non è certamente un cattivo maestro, ma che forse durante il racconto e alla fine è costretto a riflettere sugli equivoci e sul letale fraintendimento che i suoi insegnamenti hanno provocato.

Ciò che interessava Hitchcock era una meditazione sui meccanismi dell'omicidio gratuito, quello senza movente, fatto semplicemente per assecondare una perversa base estetica personale superomistica.  Un tema che già in letteratura era stato ampiamente indagato - a partire dalla equivocata teoria dell'Oltreuomo di Nietzsche - da Edgar Allan Poe, da Dostoevskij in Delitto e Castigo o da André Gide ne I Sotterranei del Vaticano.

Il film, che dura solo 77 minuti, si presenta dunque come un incredibile compendio di tecnica del cinema - qui portata a livelli di sperimentazione futuristici per l'epoca di cui si tratta - e della narrazione nel cinema, oltre che una potente meditazione sull'abisso del cuore umano, e sulla banalità del male.

In barba al vigente rigidissimo Codice Hays, che all'epoca censurava ogni riferimento non in linea con quelli che venivano sani costumi sessuali, Hitchcock anche in questo seppe essere trasgressivo: pur non essendo infatti esplicitato il rapporto omosessuale tra Brandon e Philip, esso è nel film fortemente accennato grazie ad allusioni e ed elegantissime caratterizzazioni dei personaggi.

Nodo alla Gola
(Rope)
di Alfred Hitchcock
USA 1948
con John Dall, Farley Granger, James Stewart, Joan Chandler
durata 77 minuti