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08/01/21

Il DNA degli antichi romani ricostruito: si è modificato nel tempo seguendo le fasi storiche di ROMA


Il DNA dei romani si è modificato nel tempo seguendo l’evoluzione delle fasi storiche che hanno segnato la vita e la crescita della città
che al suo culmine ha raggiunto per prima al mondo la popolazione di un milione di abitanti come capitale di un Impero che univa tra loro tre continenti

Lo rivela uno studio genetico, unico nel suo genere pubblicato sulla prestigiosa rivista Science.

Allo studio hanno partecipato un gruppo misto di ricercatori di diverse università tra le quali Harvard, La Sapienza e l’Università di Vienna. 

La ricerca ha analizzato campioni di DNA umano provenienti da 29 siti archeologici presenti nell’area intorno a Roma (Lazio e, in un caso anche Abruzzo) e che coprono un arco temporale che va dal Paleolitico all’Era Moderna (in tutto un arco temporale di circa 12 mila anni) appartenenti a 129 individui. 

“Si è trattato - ha detto all’agenzia Agi Alfredo Coppa, docente di Antropologia fisica alla Sapienza che ha partecipato allo studio - di un lavoro unico nel suo genere perché ha focalizzato l’evoluzione nel tempo del DNA di una città che ha avuto un ruolo molto importante nella storia globale”.

I risultati raccolti hanno così permesso di intrecciare il variare del mix genetico presente negli individui che hanno vissuto a Roma e nei suoi immediati dintorni con l’evoluzione dell’organizzazione urbana del territorio e, dopo la fondazione di Roma, anche con il variare della sua funzione, prima a carattere squisitamente regionale, poi italica, imperiale e globale e fino alla crisi dell’Impero e al successivo medioevo. 

 Ad ogni mutazione di questi assetti, corrispondono mutazioni nel mix di discendenti che caratterizzano il profilo genetico degli antichi romani. Così accade che il profilo genetico dei più antichi abitanti del territorio che diventerà poi Roma, intorno a 6 mila anni prima di Cristo, evidenzia la presenza di antenati di origine anatolica, e sorprendentemente anche iraniani

Successivamente, tra 5 mila e 3 mila anni fa, i DNA analizzati restituiscono l’arrivo di popolazioni dalla steppa ucraina. Con la nascita di Roma e il costituirsi dell’Impero Romano, la variabilità genetica cambia e incrementa ulteriormente. Per questo momento, il DNA “legge” arrivi dai diversi territori dell’impero, con una predominanza dalle aree mediterranee orientali e soprattutto dal Vicino Oriente. Gli eventi storici segnati dalla scissione dell’Impero prima e dalla nascita del Sacro Romano Impero comportano un afflusso di ascendenza dall'Europa centrale e settentrionale

“Non ci aspettavamo di trovare una così ampia diversità genetica già al tempo delle origini di Roma, con individui aventi antenati provenienti dal Nord Africa, dal Vicino Oriente e dalle regioni del Mediterraneo europeo", sottolinea Ron Pinhasi, che insegna Antropologia evolutiva all'Università di Vienna nonché uno dei senior authors dello studio, insieme a Jonathan Pritchard, docente di Genetica e Biologia all’Università di Stanford e ad Alfredo Coppa, docente di Antropologia fisica alla Sapienza. 

Per gli autori la parte più interessante doveva ancora venire. Sebbene Roma fosse iniziata come una semplice città-stato, in una manciata di secoli conquistò il controllo di un impero che si estendeva fino al nord con la Gran Bretagna, a sud nel Nord Africa e ad est in Siria, Giordania e Iraq. L'espansione dell'impero facilitò il movimento e l'interazione delle persone attraverso reti commerciali, nuove infrastrutture stradali, campagne militari e schiavitù. Le fonti e le testimonianze archeologiche indicano la presenza di stretti collegamenti tra Roma e tutte le altre parti dell'impero. Roma, infatti, basava la sua prosperità su beni commerciali provenienti da ogni angolo del mondo allora conosciuto. I ricercatori hanno scoperto che la genetica non solo conferma il quadro storico-archeologico, ma lo rende più complesso e articolato.

Nel periodo imperiale, si assiste ad un enorme cambiamento nell’ascendenza dei Romani: prevale l’incidenza di antenati che provenivano dal Vicino Oriente, probabilmente a causa della presenza in quei luoghi di popolazioni più numerose, rispetto a quelle dei confini occidentali dell'Impero romano. 

 "L'analisi del DNA ha rivelato che, mentre l'Impero Romano si espandeva nel Mar Mediterraneo, immigranti dal Vicino Oriente, Europa e Nord Africa si sono stabiliti a Roma, cambiando sensibilmente il volto di una delle prime grandi città del mondo antico”, riporta Pritchard, membro di Stanford Bio-X. I secoli successivi sono caratterizzati da eventi tumultuosi come il trasferimento della capitale a Costantinopoli, la scissione dell'Impero, le malattie che decimarono la popolazione di Roma e infine la serie di invasioni, tra cui il saccheggio di Roma da parte dei Visigoti nel 410 d.C. Tutti questi eventi hanno lasciato il segno sull’ascendenza della città, che si è spostata dal Mediterraneo orientale verso l'Europa occidentale. Allo stesso modo, l'ascesa del Sacro Romano Impero comporta un afflusso di ascendenza dall'Europa centrale e settentrionale

"Per la prima volta uno studio di così grande portata è applicato alla capitale di uno dei i più grandi imperi dell'antichità, Roma, svelando aspetti sconosciuti di una grande civiltà classica", dichiara Alfredo Coppa. "Assistiamo al coronamento di 30 anni di ricerche del Museo delle Civiltà sull'antropologia dei Romani e un nuovo tassello si è aggiunto alla comprensione di quella società così complessa ma per molti versi ancora così misteriosa" aggiungono Alessandra Sperduti e Luca Bondioli del Museo delle Civiltà di Roma. 

Lo studio su Roma è stato affrontato con le più moderne tecnologie per il DNA antico che questo gruppo di ricerca utilizza da oltre un decennio, allo scopo di chiarire dettagli non leggibili nel record storico, ha affermato Pritchard. "I documenti storici e archeologici ci raccontano molto sulla storia politica e sui contatti di vario genere con luoghi diversi – ad esempio commercio e schiavitù – ma quei documenti forniscono informazioni limitate sulla composizione genetica della popolazione". “I dati sul DNA antico costituiscono una nuova fonte di informazioni che rispecchia molto bene la storia sociale di individui di Roma nel tempo", afferma Ron Pinhasi. "Nel nostro studio ci siamo avvalsi della collaborazione e del supporto di un gran numero di archeologi e antropologi che, aprendo per noi i loro archivi, ci hanno permesso di inquadrare e interpretare meglio i risultati ", conclude Alfredo Coppa. 

15/05/19

Tarocchi e I-Ching: Esce un nuovo libro, "I codici del cambiamento", con nuove tesi, presentato venerdì prossimo a Roma.




L’I Ching e i Tarocchi, due tra i più antichi testi di sapienza tradizionale, custodiscono, nella loro matrice codificata, una segreta conoscenza del DNA e dei suoi meccanismi. 

Un numero sempre più elevato di studi scientifici ipotizza che il DNA sia una vera e propria lingua che, svolgendo funzioni di meta-comunicazione simili a quella di un’antenna ricetrasmittente, risponde a diversi tipi di frequenze, tra cui quelle del linguaggio e dell’attitudine umani

Sul piano simbolico, infatti, i 64 esagrammi del Libro dei Mutamenti e i 22 Arcani Maggiori del Tarot sembrano essere, rispettivamente, i corrispettivi delle 64 triplette genetiche e dei 22 aminoacidi che, sul piano biologico, governano la costruzione delle proteine, le molecole base della vita

In particolare, dalla loro interazione emerge l’esistenza di strutture definite Codici del Cambiamento o iCode che, in qualità di centri funzionali della coscienza, serbano le chiavi delle dinamiche interiori che sottendono a ogni essere umano. 

Il rivoluzionario lavoro di Bozzelli, dunque, offre un’audace prospettiva sul contenuto dell’I Ching e del Tarot, contenuto che, paragonabile a una tecnologia innovativa espressa da archetipi che si trasformano in Parole Chiave, cioè vibrazioni, consente di compiere una mirabile trasmutazione evolutiva lungo il personale cammino dell’esistenza. 

CARLO BOZZELLI, dopo gli studi di medicina veterinaria e la specializzazione in microbiologia, ha approfondito l’indagine, iniziata sin da giovane, della secolare Tradizione dei Tarocchi. Attraverso una ricerca scientifica e filologica condotta tramite la comparazione dei mazzi del passato e lo studio del millenario simbolismo sacro, sta riscoprendo l’antichissima saggezza custodita nelle Icone oggi note come Tarocchi. In qualità di mastro cartaio, ha restaurato e integrato l’originale gioco dell’incisore marsigliese Nicolas Conver, da molti esperti considerato il più importante modello di riferimento. È ideatore e docente dell’Accademia dei Tarocchi e fondatore dell’Associazione Tarologi Italiani. Autore dei libri Il codice dei Tarocchi (ed. Anima, 2012) e I Tarocchi: il vangelo segreto (Ed. Mediterranee, 2014), tiene conferenze e seminari in Italia e all’estero, pubblicando articoli e testi su riviste e portali on line. 

FRANCESCO D’AYALA è giornalista professionista. Scrittore. Lavora al Giornale radio della Rai. Da inviato si occupa di moltissimi temi quali la cultura, i libri, l’arte, l’archeologia ed i problemi inerenti al patrimonio culturale. 

Presentazione del Libro alla 
relatore: Carlo Bozzelli introduce: Francesco d'Ayala 

03/02/17

Dal 10 febbraio al Palazzo delle Esposizioni una Grande Mostra sul Dna : "Il grande libro della vita da Mendel alla genomica".




Mendel, un genio incompreso nato “troppo presto” in Moravia, dopo la sua morte diventerà il padre della genetica, una scienza che ha trasformato per sempre il nostro modo di intendere la natura. Gregor Mendel è uno dei protagonisti di questo viaggio in un mondo per lo più microscopico e invisibile, alla scoperta delle leggi dell’ereditarietà, delle storie dei grandi scienziati che, come Watson e Crick, ci hanno permesso di comprendere la struttura e la funzione del DNA, delle nuove frontiere della genomica, delle applicazioni pratiche di queste discipline e di come influenzano e influenzeranno sempre di più la nostra vita e il nostro ambiente, delle terapie geniche personalizzate, della vita sintetica, di caccia al colpevole tramite il DNA, di passato presente e futuro, e di molto altro ancora.

La mostra presenta una prima parte storica, dove vengono ripercorse tutte le tappe fondamentali di questa avventura scientifica, presentando sia le scoperte sia le storie umane degli scienziati protagonisti: Mendel e le leggi sull’ereditarietà dei caratteri, Morgan e i moscerini della frutta - fondamentali per capire cosa fossero i geni e i cromosomi -, le “derive” razziste dell’eugenetica, fino ai lavori di Watson, Crick e Rosalind Franklin per la struttura a doppia elica del DNA.

Nella seconda parte si affrontano, invece, il presente e il futuro, presentando i temi della clonazione, della medicina personalizzata, dell’ingegneria genetica, della biologia sintetica, con uno speciale focus dedicato alla genetica forense e allo studio del DNA di specie estinte.

L’esposizione presenta una miscela coinvolgente di linguaggi differenti. Una narrazione testuale sintetica e suggestiva che accompagna il visitatore nelle sette sezioni della mostra, alternandosi alla contemplazione di reperti originali emozionanti e inediti in Italia. Fra gli altri: le parti del modello originale che Watson e Crick usarono per descrivere la struttura del DNA a doppia elica; la vera pecora Dolly, il primo animale ottenuto per clonazione; documenti e reperti ottocenteschi appartenuti a Mendel; strumenti storici relativi alla storia perturbante dell’eugenetica, un cranio fossile originale di Neanderthal da cui si sta provando ad estrarre il DNA.

 A questo corredo di reperti da tutto il mondo si affiancano numerosi exhibit interattivi appositamente ideati per il progetto, video inediti, apparati iconografici, ricostruzioni spettacolari, il tutto nella cornice di un allestimento di museologia scientifica immersiva e interattiva.

La mostra si propone come un eccellente strumento didattico per affrontare in modo approfondito ma non tecnico, semplice ma non banale tutte le tematiche relative alla genetica e alla genomica, e per fornire ai ragazzi gli strumenti per comprendere l’impatto che le scoperte in questi campi avranno sulla società del futuro.

DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica 10 febbraio - 18 giugno 2017
a cura di Bernardino Fantini, Telmo Pievani, Sergio Pimpinelli, Fabrizio Rufo
Comitato scientifico: Garland Allen, Werner Arber, Guido Barbujani, Sydney Brenner, Rodolfo Costa, Ernesto Di Mauro, Denis Duboule, Kent Golic, Thimothy Hunt, Thomas C. Kaufman, Giorgio Manzi, Helga Nowotny, Carlo Alberto Redi, Stefano Rodotà, Michele Stanca, Mariachiara Tallacchini, Giuseppe Testa, Eric F. Wieschaus, Ada E. Yonath 

Biglietti
intero € 10,00
ridotto € 8,00 [1]
ridotto stampa € 6,00 bambini fino a 6 anni gratuito ragazzi dai 7 ai 18 anni € 4,00
scuole € 4,00 (per studente)  gruppi (min 10 max 25 persone) € 8,00 a persona 
studenti venerdì e sabato € 4,00  dalle 19.00 a chiusura
primo mercoledì del mese gratuito per gli under 30 (dalle 14.00 a chiusura)

13/06/14

La leggerezza. Una qualità sempre più rara. (Calvino)




Oggi ogni ramo della scienza sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime: come i messaggi del DNA, gli impulsi dei neuroni, i quarks, i neutrini vaganti nello spazio dall'inizio dei tempi... 

Poi, l'informatica. E' vero che il software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza del hardware; ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si evolvono in modo d'elaborare programmi sempre più complessi. 

La seconda rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d'acciaio, ma come i bits d'un flusso d'informazione che corre sui circuiti sotto forma d'impulsi elettronici. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso.

E' quanto scriveva Italo Calvino nelle sue celebri Lezioni americane, a proposito della Leggerezza, la prima delle sei proposte per il prossimo millennio che il grande scrittore indicò poco tempo prima di lasciarci. 

Di tutte queste proposte - Leggerezza, Velocità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità, Consistenza (che Calvino non fece in tempo a scrivere) - è proprio la prima, quella di cui oggi a mio avviso si avverte maggiormente la latitanza. 

Essere leggeri è quella qualità capace (e Calvino ne illustra molti esempi, in letteratura) di rovesciare il peso della gravità terrestre di cui la nostra vita è fatta e da cui è condizionata.  E', anzi, quella gravità senza peso che rende possibile la trasformazione del grave e del greve in quella sospensione lunare (Calvino scrive di aver pensato in un primo momento di dedicare tutta la sua conferenza sulla leggerezza alla Luna e alle apparizioni della luna nelle letterature di ogni tempo) che rende ogni cosa luminosa e vera, pur non essendo pesante

E' così anche nelle nostre vite: preziose sono quelle anime che sanno attraversare la vita senza restare inchiodati alla pesantezza (corporea, materiale, effettuale ed effettiva) e sanno trasformare in gioco e leggerezza le vicissitudini e i caratteri dell'umano.  

Preziosi sono quegli uomini e quelle donne che sanno mantenersi leggeri senza mai essere superficiali, che sanno come nulla di più serio vi sia - lo sa bene un bambino - del suo gioco. Di come si possa sorridere nella osservazione e osservare nel sorriso. 

Che è l'opposto della noncuranza, il vero cancro, questo, che - insieme alla pesantezza incagliata - inquina le nostre vite, rendendo spesso impossibile ogni elevazione o sviluppo della persona e dello spirito.


Fabrizio Falconi - © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

10/10/08

Il cromosoma 20 umano.




Osservate bene la foto qui sopra. Che potete vedere osservare meglio, fra l'altro cliccandoci sopra, o cliccando su questo indirizzo, dal quale l'ho tratta:
Sapete cos'è ?

Sapete bene tutti che l’informazione genetica di tutti gli organismi viventi è codificata in delle immense sequenze di soli quattro simboli molecolari, strutturati come i gradini di gigantesche scale di DNA chiamate cromosomi.

Le cellule umane contengono due insiemi di 23 cromosomi.
Bene, ciascuno di questi cromosomi comprende la combinazione di un numero che varia da 50 a 250 milioni di simboli o paia di basi, per un totale di 3 miliardi di simboli !

L'informazione di ogni cromosoma è dunque come un libro di un milione di pagine scritto in una lingua per la maggior parte sconosciuta.

Nell'immagine sopra, quella che è riportata è una sola paginetta di questa sequenza di simboli. Una sola paginetta del milione di pagine che compongono il solo cromosoma umano 20, che per l'esattezza è composto da 63.644.868 paia di basi o simboli combinati.
Nella foto vedete la combinazione in sequenza dei 4 simboli molecolari, contrassegnati con le lettere A C G T . I puntini tra le lettere sono le sezioni apparentemente inutilizzate, e che ancora non sappiamo a cosa servano.

Questo è il misterioso prodigio della vita.