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29/04/21

Il dito di Costantino torna alla sua mano colossale, conservata ai Musei Capitolini e protagonista di "Porpora e Nero"



Di questa magnifica scoperta avevamo parlato per primi due anni fa da questo blog (leggi qui).   Adesso il sogno di ricongiungere il dito disperso alla colossale mano di Costantino è stato realizzato.  E a questo reperto di incredibile bellezza - completo dell'enorme globo separato dalla sua mano nel Cinquecento - ho dedicato il romanzo Porpora e Nero, uscito da Ponte Sisto Editore nel 2019. 




Da oggi infatti il pubblico potrà ammirare la mano del colosso bronzeo di Costantino dei Musei Capitolini ricomposta con il frammento del dito in bronzo, coincidente con le due falangi superiori di un indice, proveniente dal Museo del Louvre, grazie alla generosa disponibilita' del suo Presidente-Direttore Jean-Luc Martinez. 

E' esposta nell'Esedra del Marco Aurelio insieme agli altri bronzi, gia' in Laterano, donati al Popolo Romano da papa Sisto IV nel 1471

È di grande significato che questa straordinaria ricomposizione della mano con il suo frammento, frutto di una proficua collaborazione tra Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e il Museo del Louvre, avvenga in occasione dei 550 anni della donazione sistina, vero e proprio atto di fondazione delle collezioni capitoline, ma anche a quasi 500 anni dalla loro separazione

Il frammento in bronzo arrivo' a Parigi nel 1860 insieme a buona parte della collezione del marchese Giampietro Campana, uno dei protagonisti del panorama collezionistico romano degli anni centrali dell'Ottocento

In anni recenti e' stato possibile riconoscere la pertinenza del frammento a una delle sculture piu' iconiche dell'antichita' romana, il colosso in bronzo di Costantino, di cui restano ai Musei Capitolini la testa, la mano sinistra, con lacune in corrispondenza del dito indice, del medio, dell'anulare e del palmo, e una sfera un tempo sorretta dalla mano. 

La conferma dell'eccezionale scoperta e' venuta nel maggio del 2018 grazie a una prova effettuata a Roma con un modello 3D del frammento parigino, operazione coordinata da Françoise Gaultier e da Claudio Parisi Presicce. 

Al successo dell'operazione sono seguiti la realizzazione di un calco in vetroresina della porzione di dito cosi' ricomposta e la presentazione della mano originale, completata con le falangi mancanti, in occasione delle due grandi mostre dedicate alla collezione Campana: Un rêve d'Italie. La collection du marquis Campana, al Museo del Louvre, e A Dream of Italy. The Marquis Campana Collection, all'Ermitage di San Pietroburgo.

La prima descrizione dei frammenti del colosso bronzeo di Costantino risale alla meta' del XII secolo, quando questi si trovavano ancora in Laterano

La maestosita' dei resti, in cui per lungo tempo si e' voluto riconoscere il colosso del Sole eretto un tempo accanto all'anfiteatro flavio, denominato Colosseo per assimilazione con esso, e la preziosita' del materiale sono menzionati in numerose cronache e descrizioni medioevali e quattrocentesche. 

La mano con il globo (integra) e la testa, ciascuna collocata su un capitello, sono riconoscibili in un disegno attribuito a Feliciano Felice del 1465, in cui campeggia, al centro, la statua equestre del Marco Aurelio, anche questa, fino al 1538, in Laterano. 

Con il trasferimento in Campidoglio nel 1471, la testa colossale trova la sua sistemazione sotto i portici del Palazzo dei Conservatori. 

L'ultima attestazione dell'integrita' della mano e' documentata da fonti databili entro la fine degli anni Trenta del Cinquecento.

Testimonianze grafiche, di poco successive, mostrano la mano colossale separata dalla sfera e con l'indice gia' privo delle due falangi superiori. 

Il frammento oggi al Louvre, dunque, potrebbe essere entrato nel circuito del mercato antiquario romano gia' in questa fase molto precoce. 

Nulla si sa del frammento fino alla sua ricomparsa, nella prima meta' dell'Ottocento nella collezione del Marchese Campana. Ulteriori ricerche potranno chiarire le vicende del frammento in questo ampio lasso di tempo. 

Per informazioni sugli ingressi e acquisto biglietti www.museiincomuneroma.it. L'acquisto online e' obbligatorio per l'accesso sabato, domenica e festivi entro il giorno prima. Per gli altri giorni e' fortemente consigliata. 

31/08/19

Ancora due mesi per vedere all'Ermitage a San Pietroburgo la grande mostra dedicata alla Collezione Campana, con il Dito e la Mano Colossale di Costantino finalmente riunite!


Erano gli anni del Risorgimento quando il marchese Giampietro Campana si affaccendava tra scavi archeologici, antiquari e mercanti d’arte per mettere insieme una delle più ambiziose raccolte private del XIX secolo.

Poi la smania del collezionismo lo travolse e il direttore del Monte di Pietà di Roma giunse a contrarre debiti per tre milioni: fu condannato per appropriazione indebita di denaro pubblico e le sue 112 mila opere d’arte messe in vendita, attraendo compratori del calibro dello zar Alessandro II e di Napoleone III. 

Lo smembramento della collezione suscitò emozione in tutta Europa: la maggior parte dei pezzi fu trasferita all’Ermitage e al Louvre, porzioni minori finirono in seguito al Victoria and Albert Museum e al British Museum di Londra, al Metropolitan Museum di New York e ai nostri Musei Capitolini. 

Oggi una grande mostra ricompone il sogno di Campana: dopo la tappa invernale al Louvre, per la prima volta il pubblico russo può ammirare una selezione che restituisce la varietà e la ricchezza del patrimonio del marchese

In mostra circa 700 opere d’arte e reperti archeologici di altissima qualità, tra cui il celebre Sarcofago degli Sposi, di fattura etrusca, e la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello

Gli appetiti di Campana erano decisamente onnivori: se per amore della scultura antica il marchese giunse a finanziare scavi di grande successo e perfino a dirigerli, come nel caso di Ostia, con altrettanta bramosia si dedicò alla raccolta di dipinti dei primitivi italiani e del Rinascimento (più di 400), dal prezioso Crocifisso di Giotto alla Madonna con Bambino di Sandro Botticelli. 

A tutto questo aggiunse vasi, terrecotte, gioielli di immenso valore, armi e armature, fino alle sculture di ceramica invetriata dei Della Robbia e, naturalmente, a preziosi marmi di età romana come il Busto di Antinoo o il gruppo di Venere e Cupido. 

La dispersione della collezione portò anche allo smembramento di singole opere, le cui parti sono ora separate da molti chilometri: è recente la scoperta di una giovane francese, Aurélia Azéma, che ha collegato il dito bronzeo di età romana conservato al Louvre all’enorme statua dell’imperatore Costantino i cui pezzi troneggiano nell’esedra del Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini

Per la prima volta in 160 anni la mostra coprodotta da Louvre ed Ermitage ha ricomposto l’anatomia della mano colossale



Nel percorso espositivo di San Pietroburgo rivivono ascesa e declino di Campana, evidenziando i suoi interessi variegati, le tappe nella costruzione di una raccolta “universale”, ma anche l’influenza che esercitò sul gusto del tempo, tra cui figura l’impulso dato alla produzione di falsi e pastiches. Da non perdere la ricostruzione di ambienti del palazzo del marchese, una sorta di museo personale che i curatori della mostra hanno potuto osservare attraverso rare foto d’epoca. 

 Dream of Italy – The Marquis Campana Collection sarà visitabile all’Ermitage fino al prossimo 20 ottobre.

01/06/18

Una grande scoperta: Viene dai Musei Capitolini il dito di bronzo dorato conservato al Louvre !




Appartiene alla mano della colossale statua di Costantino, uno dei capolavori dei Musei Capitolini, il dito in bronzo dorato che dal 1863 il Museo del Louvre possiede nelle sue raccolte. 

Il dito di grandi dimensioni (lungo 38 cm), viene dalla collezione del banchiere romano Giampietro Campana.

La scoperta è stata effettuata nell'ambito del progetto di ricerca sulla tecnica di produzione di grandi bronzi antichi condotto dal Museo del Louvre e dal Centro per la Ricerca e il Restauro dei Musei di Francia. 

La curiosa vicenda ha come oggetto quello che inizialmente ritenuto un dito di piede, mentre si scopre ora che si adatta perfettamente alla mano dell'antica statua in bronzo di Costantino raccolta nel museo italiano

I frammenti della statua bronzea dell'imperatore Costantino, alta 12 metri e risalente al IV secolo, sono tra i più preziosi della collezione romana e includono una testa enorme, una sfera (la leggendaria Palla Sansonis), un avambraccio sinistro e una mano, a cui manca il palmo (che sorreggeva la sfera - si trattava di un unico pezzo di fusione come è stato dimostrato in passato), una parte del medio e la maggior parte del dito indice. 

Appunto. Poco si sa della storia di questo dito prima che arrivasse al Louvre negli anni 1860 insieme ad altri pezzi della collezione del marchese italiano Giampietro Campana. 

Nel 1913, è stato registrato come "dito romano" con il numero di riferimento BR78. È stata la ricercatrice Aurelia Azema a notare le somiglianze: trattasi infatti di un dito fratturato, piuttosto che un dito del piede, e la sua lunghezza, 38 centimetri, si adatta bene a una figura in piedi di circa 12 metri di altezza. L’arcano è stato svelato definitivamente da Benoît Mille, specialista in metallurgia antica presso il laboratorio del Louvre, che ha ripreso lo studio del pezzo per una mostra sulla collezione di Campana, che si aprirà al Louvre a novembre prima di andare all'Hermitage di San Pietroburgo.

 Dito e mano destinati a riunirsi?

fonte ANSA e Exibart