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18/12/21

Cosa scriveva (e pensava) Pasolini del Natale?

E' noto come per Pasolini l'elemento spirituale del Natale cristiano fosse sostanzialmente e brutalmente tradito nei fondamenti, dalla furia consumistica di cui egli è stato uno dei massimi fustigatori (ante litteram). E' utile rileggere queste poche, fulminanti righe, in cui formula i suoi - molto particolari - auguri di Natale. 

«Tanti auguri ai fabbricanti di regali pagani! Tanti auguri ai carismatici industriali che producono strenne tutte uguali!

Tanti auguri a chi morirà  di rabbia negli ingorghi del traffico e magari cristianamente insulterà  o accoltellerà  chi abbia osato sorpassarlo o abbia osato dare una botta sul didietro della sua santa Seicento!

Tanti auguri a chi crederà  sul serio che l’orgasmo che l’agiterà  – l’ansia di essere presente, di non mancare al rito, di non essere pari al suo dovere di consumatore – sia segno di festa e di gioia!

Gli auguri veri voglio farli a quelli che sono in carcere, qualunque cosa abbiano fatto (eccettuati i soliti fascisti, quei pochi che ci sono); è vero che ci sono in libertà  tanti disgraziati cioè tanti che hanno bisogno di auguri veri tutto l’anno (tutti noi, in fondo, perché siamo proprio delle povere creature brancolanti, con tutta la nostra sicurezza e il nostro sorriso presuntuoso).

Ma scelgo i carcerati per ragioni polemiche, oltre che per una certa simpatia naturale dovuta al fatto che, sapendolo o non sapendolo, volendolo o non volendolo, essi restano gli unici veri contestatori della società. Sono tutti appartenenti alla classe dominata, e i loro giudici sono tutti appartenenti alla classe dominante».

Da Saggi sulla politica e sulla società, di P.P. Pasolini, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, Mondadori, Milano, 1999

06/03/15

Libri in carcere - "Leggere è un diritto?" a Firenze, da marzo a novembre.



Leggere è un diritto? coinvolge un gruppo di persone detenute presso la Casa circondariale «Mario Gozzini» di Firenze che - seguiti dalla Scuola interna - avvieranno una riflessione sui testi di quattro scrittori italiani con i quali si incontreranno alla fine di ogni ciclo di letture. 

Filo rosso nella scelta dei brani sarà il tema della diversità, come valore in sé ma anche come fonte di stereotipi

La lettura come ponte fra il dentro e il fuori è un diritto affatto scontato, capace di aprire alla possibilità di esercitarne altri: dall’istruzione, alla salute intesa come benessere, da una piena cittadinanza al sentirsi parte di una comunità. 

Un percorso che avvicinerà Voci della narrativa italiana e persone detenute, viste non come soggetti passivi, ma artefici del proprio futuro reinserimento

Ideazione e progetto di Giada Ceri con la consulenza di Manuela La Ferla - Casa dell’autore ®

Incontri fra persone detenute e scrittori italiani 

Casa circondariale «Mario Gozzini» 

FIRENZE marzo - novembre 2015 

Leggere è un diritto? è promosso da LILA Toscana Onlus con la collaborazione di Comune di Firenze (Direzione Cultura, Turismo, Sport – Servizio Biblioteche, archivi e eventi), Fondazione Sistema Toscana, Garante dei diritti dei detenuti a Firenze; Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, Associazione Donne di carta - Persone libro, Associazione Fiesolana 2b - Libreria delle Donne (Firenze); Associazione volontariato penitenziario; Centro europeo teatro e carcere, CNCA (Centro Nazionale Comunità di Accoglienza); Robert F. KennedyCenter for Justice&Human Rights, Unione Camere Penali Italiane. 

Programma 

A piedi nudi sulla terra (Mondadori 2011) Folco Terzani Incontro con l’Autore: 5 marzo 

Lisario o il piacere infinito delle donne (Mondadori 2014) Antonella Cilento Incontro con l’Autore: 28 maggio 

Ogni altra vita, storia di italiani non illustri (Il Saggiatore 2015) Paolo Di Stefano Incontro con l’Autore: 24 settembre 

Pugni (Sellerio 2006) Pietro Grossi Incontro con l’Autore: 5 novembre 

Leggere è un diritto? nasce sotto gli auspici del Centro per il libro e la lettura #leggereèundiritto? Info/comunicati stampa: 3349540947

17/06/14

Poesie a Rebibbia: sogni e speranze delle detenute.



Non esistono barriere per la poesia, neppure quelle delle mura di un carcere: per rendersene conto basta leggere il libro "Aspetto l'attesa e spero la speranza" (Casa Editrice Pagine), che raccoglie i pensieri in forma poetica di alcune detenute del penitenziario di Rebibbia. 

Presentato nella sezione femminile del carcere, alla presenza della Direttrice Ida Del Grosso, il libro costituisce il felice esito del corso "Poesie a Rebibbia" a cui le detenute hanno partecipato dal novembre scorso con una straordinaria adesione. 

"Sono poesie strappate dalla vita, per questo non hanno retorica", spiega Plinio Perilli, curatore del libro e docente del corso insieme con Nina Moroccolo, "e l'intreccio linguistico ed emotivo di questi scritti e' lo specchio di ciò che avviene nel nostro Paese". 

Dall'Italia al Burundi, dalla Nigeria alla Romania fino alle Filippine: il libro offre infatti l'opportunità di un inedito viaggio non solo tra le parole ma anche intorno al mondo, mescolando culture, saperi e "colpe" diverse. 

Palpabile l'emozione nel piccolo teatro del carcere, dove erano presenti quasi tutte le detenute coinvolte nel progetto (sostenuto dalla Fondazione Roma e che probabilmente replicherà a partire da settembre prossimo). 

Timide, impacciate, proprio nel luogo della privazione e dell'assenza hanno ricevuto il dono dell'ascolto, sentendo riecheggiare nell'aria le parole che nei mesi scorsi hanno affidato alla pagina. 

Tanti i temi affrontati, tra il dolore, l'amore e la fiducia in un futuro ancora possibile, grazie anche a un carcere che non solo punisce ma e' in grado di riabilitare alla società. 

C'e' Grace, che consegna a un pappagallo alla finestra la speranza di "arrivare ai suoi figli in Africa", mentre Samanta "con le sue ferite soffre in silenzio chiusa nel gelo di una cella". Yasmine, italianissima nonostante il nome esotico, non vuole piu' nascondersi "dietro una terapia per non pensare", mentre Linda sembra voler gridare tutto il suo dolore quando afferma "io credo che la vita non e' fatta per me", chiedendo a gran voce il significato dell'esistenza. Per Anna Maria la poesia e' una supplica a Dio affinché "il figlio non vada in adozione". E poi ancora c'e' Rita: e' lei che in carcere si sente "leggermente libera" quando tutti dormono, che "aspetta l'attesa e spera la speranza" e che ha capito che "la tua vera libertà non e' tra le mura ma dentro di te". 

Senza sovrastrutture, recuperando l'essenza vera della lingua, grazie all'esperienza della poesia si e' riusciti a creare per queste donne "un'altra possibilita' di relazione, scoprendo ciò che di bello c'e' in ognuna", afferma Antonella Cristofaro, docente di Lettere interna al carcere. "Avete tirato fuori le cose che avevamo nel cuore" dice alla fine Vanessa, una ragazza rom giunta quasi al fine pena, ringraziando a nome di tutte le partecipanti. E il suo sorriso sembra davvero la promessa di quella libertà tanto agognata che ancora puo' attendere tutte la' fuori.

27/03/14

In Gran Bretagna vietano i libri ai detenuti. E gli scrittori si ribellano.





Alcuni fra i maggiori scrittori britannici, come Mark Haddon e Philip Pullman, hanno aderito alla campagna contro il divieto imposto ai detenuti del Regno Unito che non possono ricevere libri dall'esterno del carcere dove sono rinchiusi, e quindi da familiari e amici. 

Una petizione che chiede al ministro della Giustizia, Chris Grayling, di fare marcia indietro e annullare il provvedimento, ha raccolto migliaia di firme su internet. 

Haddon, autore del romanzo "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte", ha chiesto a ogni scrittore britannico di opporsi a questo regolamento che va contro i diritti dei detenuti e ne limita le possibilita' di reinserimento in società. 

Mentre Pullman, ha definito il divieto come uno dei più "deprecabili, meschini, e vendicativi atti di un governo barbarico". 

Il governo ha precisato che la decisione e' stata presa per evitare che sostanze stupefacenti vengano introdotte di nascosto all'interno delle prigioni. 

fonte ANSA