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04/02/13

Scene da un matrimonio di Bergman, e gli italiani scoprirono la crisi matrimoniale.




Era l'inverno del 1976.  

E nelle case degli italiani entrò, come un vento irrequieto, un pensiero nuovo.  Pro-veniva dalle profondità nordiche.  

La Rai di allora decise di mandarlo in prima serata, sul secondo canale.  

E a pensarci oggi (quando il massimo che ti può succedere è aspettare di vedere se il pacco vincente verrà aperto) viene da sorridere.  Sono passati poco più di 30 anni, ma ere glaciali dal punto di vista antropologico (soprattutto in Italia). 

Le vicende di Johann e Marianne (sposati da dieci anni, coppia apparentemente felice nella ricca Svezia, con due figlie) - narrate con il piglio da entomologo da Ingmar Bergman - portarono nelle case italiane la consapevolezza nuova di come, di quanto sia difficile investigare nel mistero di una unione di coppia, di come si potesse scandagliare gli aspetti più segreti di una unione, di una relazione, di come e di quanto, sotto l'apparenza di una normalità - di quella che Tolstoj definiva la normalità di tutte le coppie felici - si nascondessero inferni inconfessati e neanche, spesso, consapevoli. 

Quando andò in scena la seconda puntata - in tutto erano sei - sono sicuro, molti letti italiani sussultarono di nuove inquietudini. 

La puntata si intitolava: 'L'arte di nascondere la polvere sotto il tappeto.'

Una specialità della casa. Qualcosa anzi, che potremmo definire, aveva fondato i rapporti matrimoniali per intere generazioni. 

Nascondendo la polvere sotto il tappeto - Johann e Marianne sono già in crisi, ma fanno di tutto per non confessarlo, prima di tutto a se stessi, e poi al partner - si può mandare avanti un matrimonio anche una vita intera. 

Con risultati, spesso disastrosi. 

I lunghi colloqui a camera fissa di Johann e Marianne (Erland Josephsson e Liv Ulmann, mostruosi) forse oggi appaiono perfino datati.   

Bergman aveva attinto a piene mani da Freud, e dalle diverse frustrazioni personali accumulate nella famiglia (rigidamente protestante) in cui era cresciuto. 

Eppure ancora oggi, se soltanto si ri-guarda questo film - nella sua versione integrale, nelle sei puntate, si constata quale grande monumento alla conoscenza personale, alla onestà intellettuale e al lavoro di artista, esso sia. 

A futura memoria. 

Fabrizio Falconi.