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27/04/17

La Materia Oscura esiste veramente. Un nuovo studio della Università di Durham.




La materia oscura esiste. Almeno nella versione `tascabile` dell`Universo riprodotto dentro a un computer: è quanto afferma un team di ricercatori guidati dall`Università di Durham, che, come riporta il sito dell'Agenzia spaziale italiana, grazie alle simulazioni ha trovato una prova dell`esistenza della signora dell`oscurità. 

La dark matter, ineffabile componente del cosmo che secondo recenti stime costituirebbe oltre l`80% della massa presente nell'Universo, resta uno dei più grandi misteri della scienza moderna

La maggioranza degli astronomi è oggi convinta della sua esistenza, eppure neanche le tecnologie più avanzate hanno permesso fino ad ora di osservarla

Per questo da tempo gli scienziati si stanno concentrando su metodi indiretti per ricostruire il possibile identikit della materia oscura, in modo da cercare di capire qualcosa di più sulla sua natura e la sua misteriosa composizione. 

Uno dei metodi più efficaci è quello che unisce dati osservativi e simulazioni al computer: riprodurre `virtualmente` porzioni di Universo a partire dalle informazioni disponibili permette di elaborare modelli simulativi da cui estrarre previsioni realistiche sull`evoluzione del cosmo

 Il nuovo studio dell`Università di Durham si muove esattamente in questo terreno. 

Utilizzando tecniche avanzate di simulazione computazionale, il team di ricerca ha ricostruito il processo di formazione delle galassie tenendo conto della presenza della materia oscura. 

E così miliardi di anni di evoluzione sono stati compressi in poche settimane, riproducendo in potentissimi supercomputer le complesse relazioni esistenti tra la massa, la dimensione e la luminosità delle galassie. 

I risultati, pubblicati su PhysicalReview Letters, mostrano che la dimensione e la velocità di rotazione delle galassie simulate erano collegate alla loro luminosità in un modo simile alle osservazioni reali fatte dagli astronomi. 

In altri termini, il micro-Universo virtuale si comportava in modo del tutto coerente con le informazioni disponibili sull`Universo reale. 

Il che, secondo gli autori dell`articolo, è un`ulteriore prova indiretta dell`esistenza della materia oscura. 

 "Questo risolve un antico problema che ha messo in difficoltà i modelli della materia oscura per oltre un decennio - commenta Aaron Ludlow, leader dello studio. - L`ipotesi dell`esistenza della materia oscura resta la migliore spiegazione per i fenomeni gravitazionali che tengono insieme le galassie. Per questo, anche se le sue particelle sono molto difficili da rilevare, la fisica deve insistere".

06/10/11

Steve Jobs morto: una riflessione.



La morte di Steve Jobs, geniale creatore dei sistemi Apple, morto prematuramente a 56 anni, sta avendo una eco mondiale fortissima.

E' il giusto riconoscimento ad un grande imprenditore che ha saputo rivoluzionare le abitudini di consumo e di fruizione (di musica, telefonia, informazione, cultura) planetaria, o quanto meno della porzione più evoluta e più ricca del pianeta.

Ciò che però si conferma in queste ore - ma se ne era avuta evidente riprova nei Riots londinesi, per esempio -  è che il culto di Jobs e di Apple nel mondo è diventato una specie di religione pagana.

I seguaci della tecnologia Apple, e della filosofia industriale di Jobs si sentono, a torto o a ragione, facenti parte di una 'scuola' che adora i suoi totem tecnologici, davvero magici, sotto ogni aspetto. Fino a pochi anni o mesi fa tutto ciò che oggi mette a disposizione un semplice apparecchio, leggerissimo ultrapiatto, dal design semplice ed essenziale, era puramente im-pensabile. 


E' la dimostrazione di come la τέχνη,  la tecné, o meglio ancora la  tékhne-loghìa,  la tecnologia goda la più alta considerazione tra le applicazioni umane.

E abbia sopravanzato, in fatto di considerazione o reputazione, anche e di gran lunga il pensiero filosofico (per non parlare di quello teo-logico)

Jobs, però, non era un semplice homo technologicus.  Era anzi, profondamente convinto che alla base di ogni lavoro, e quindi anche del lavoro tecnologico, vi dovessero essere dei riferimenti e solide basi etiche (anche se io non so francamente quanto questi principi fossero sempre coerenti con le politiche aziendali) come si evince dal celebre discorso-lezione ai laureati di Stanford, che ha lasciato segni così profondi nella contemporaneità.

"La morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della vita. Il vostro tempo è limitato per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro,"  disse quel giorno Jobs. E già l'aver messo al centro della sua lezione la morte fu un atto di grande coraggio e immensa umanità.

Forse, proprio a partire da quella lezione, dovremmo tutti comprendere - proprio oggi che uno dei più grandi talenti creativi ci lascia - che la tecnologia non è mai - e non dovrebbe mai essere - il fine delle nostre vite.  

La tecnologia è strumento. E dietro ogni strumento c'è, o ci dovrebbe essere un pensiero umano.

Ricordiamocelo.

Ricordiamoci di tributare gli stessi onori che stiamo tributando giustamente a Steve Jobs, anche a quegli altri grandi uomini, come Raimon Panikkar, scomparso recentemente, che ci hanno lasciato una eredità di pensiero e di umanità altrettanto grande e importante, seppure non legata ad alcuna innovazione puramente tecnologica.

Fabrizio Falconi.