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15/11/18

David Grossman: "Contro il cinismo" (dilagante).





Amo l'umorismo, disprezzo il cinismo, che è il modo crudele con cui ci chiamiamo fuori dalla vita. E con cui dimostriamo disperazione. I cinici ridicolizzano tutto e si dicono incapaci di cambiare le cose. Così la morsa di cinismo ci avvolge sempre di più, l'indossiamo come un'armatura. 
La cosa triste è che spesso ci diciamo: ok, viviamo tempi duri, proteggiamoci, quando la situazione sarà migliore potremo toglierla. In realtà dopo un po' quell'armatura s'infiltra nel nostro dna. E diventa difficilissimo liberarsene. Gradualmente questa diventa la tua grammatica interiore. Il modo in cui vedi la vita e la gente.




07/10/17

Che fine ha fatto l'innocenza ? Una riflessione.

foto di Loretta Lux - The Dove

Una delle parole d’ordine dei tempi sembra essere diventata questa: nessuno è innocente. Tutti sono colpevoli.
Se anzi, si presenta all’orizzonte qualcuno che possegga o che pretenda di avere le qualità dell’innocenza, la regola del cinismo imperante vuole che quell’uno venga immediatamente infangato.
La motivazione che spingerebbe tale forma mentis a rafforzare questo stato collettivo è chiara: se TUTTI sono colpevoli, NESSUNO è veramente colpevole.  E di conseguenza a me è consentito fare quello che voglio.
E’ indubbio però che questo non ha proprio nulla a che vedere con l’innocenza.
La parola innocenza – come spiega la stessa radice etimologica – significa: NON (in) NOCENTEM: cioè che non nuoce.
Ora: il pragmatismo moderno, cancellando questo concetto dall’orizzonte comune – “non esiste nessuno che non nuoce, nessuno che sia DAVVERO innocente” –  dimentica, cancella il fatto che l’Uomo, per sua stessa natura, NASCE innocente.
Un bimbo appena nato E’, per definizione, INNOCENTE: è cioè incapace di pensare e di realizzare il male. Non solo: sembra attitudinalmente capace soltanto di recepire il bene che riceve dalla propria madre sotto forma di attenzione, cibo, conforto, calore.
Ma, come sappiamo, qualcosa deve essere andato storto nella Creazione, perché a un certo punto TUTTI NOI CHE PURE SIAMO STATI INNOCENTIperdiamo questa dimensione di purezza, potremmo dire di neutralità, e con lo sviluppo della coscienza e della consapevolezza entriamo in quel girone dantesco che è la vita adulta, dove mantenersi innocenti è difficilissimo.
Eppure, questo abdicare alla propria estasi innocente ( l’enfant que abdique a son extase come scriveva Mallarmé) è la messa in scena di un eterno dramma, per ognuno di noi:  ciascuno di noi, nella vita, non sembra far altro che ricercare disperatamente quel primario stato di innocenza, sforzandosi di ritrovarne le tracce in qualche fenomeno (spesso del tutto contro figurato) che susciti l’illusione di poter rimettere piede, anche solo per pochi istanti, nel Paradiso Perduto.
Non sarebbe meglio, invece,  cercare di preservare quella nuce di quella benedetta innocenza primaria – che deve essere iscritta nell’animo di ognuno – nella vita di tutti i giorni ? Non sarebbe meglio, pur nella inevitabile contaminazione con un mondo di duri, dove solo “i duri ballano”, non abdicare mai del tutto, rivendicare quell’istinto iniziale, ricorrervi nei momenti di disperazione, riaccendere la meraviglia di fronte alla vita che pure tutti noi abbiamo provato nel momento di mettere piede in questo mondo ? Non si vivrebbe meglio tutti?
E’ forse superfluo ricordare che fu proprio Gesù, il Cristo, l’innocente “totale”: colui che pur incarnandosi, non perse mai nulla della propria innocenza. Al punto tale che, da innocente, sacrificò interamente se stesso sull’altare del cinismo degli uomini, per formulare una salvezza che ci riguarderebbe tutti.
Fabrizio Falconi

13/06/13

Cinismo e Poesia - Un intervento di Valerio Magrelli.





Nel disincanto generale un cadavere eccellente: la poesia della vita.


E' possibile che il cinismo della vita italiana abbia cancellato la presenza della poesia ?

Tutto sta ad intendersi sul senso delle parole. Iniziamo dalla prima, che anticamente riguardava una corrente del pensiero greco rivolta alla libertà interiore e all'austerità dei costumi, proprio in opposizione alla corruzione del potere politico.

Non per niente i suoi rappresentanti erano accusati di vivere come cani (da cui l'etimo), seguendo un'esistenza randagia, autonoma, sdegnosa dei bisogni materiali e fedele al rigore etico (basti pensare a Diogene).


Ebbene, per una beffa del destino, il nome di simili asceti (i predecessori dei nostri punkabbestia) ha finito per designare esattamente l'opposto: da equivalente di morale, il termine cinico è divenuto sinonimo di "indifferente al prossimo".


Ma ritornando all'accezione attuale, appare indubitabile chiamare la nostra una società cinica, ossia senza cura per gli altri (o meglio, per il loro dolore). D'altronde è il minimo che ci si possa attendere da popolazioni che subirono quattordici secoli di invasioni (476-1870). 

"Ahi serva Italia", scriveva Dante: ebbene, nessun aggettivo spiega meglio come un'esperienza di sottomissione più che millenaria, sia darwinianamente divenuta patrimonio genetico, amputazione di ogni senso della collettività, egoismo. Se ciò è vero, però, bisogna ammettere che negli ultimi anni tale cinismo atavico ha assunto una durezza inedita, dovuta a due atteggiamenti senza precedenti; da un lato la fiera rivendicazione del reato, dall'altra l'estinzione della vergogna come sentimento sociale.

L'emblema di queste disgustose novità per me risale a una barca battezzata Mascalzone Latino.

Ma sì, perché continuare a chiedere scusa per falso in bilancio, corruzione, esportazione di valuta ? Tanto vale vantarsi della nostra furbizia levantina. Sarà stato un caso, ma poco prima, alla Fiera del Libro di Francoforte, alcuni sciagurati scelsero come stemma nazionale Pulcinella...

In tutto ciò, che può fare la poesia ? 

Anche in questo caso si tratta di capirsi. La poesia come ricerca letteraria, arte del linguaggio e del pensiero, ha una sua vita catacombale, sotterranea, che non può in alcun modo modificare la società.

Ma a ben vedere, la parola poesia possiede anche un'altra sfumatura.  Il dizionario, infatti, parla di un carattere attribuibile a ogni atteggiamento in grado di elevarsi "al di sopra del quotidiano".  In tale prospettiva essa si lega allora a termini quali grazia, comprensione, compassione, umanità, empatia - esatto opposto del cinismo in quanto disinteresse verso il prossimo. 

Esiste insomma una poesia dell'agire umano, un tempo definita filantropia ("amore per l'uomo"), di segno etico, anzi, etologico, cioè connessa al comportamento che adottiamo verso i nostri simili. 

Forse potrebbe essere proprio questo, l'antidoto al cinismo del nostro tempo: ciò che il filosofo Michel Tereschenko ha chiamato "valori dell'aiuto" e che in definitiva potremmo tradurre come "poesia dell'altruismo". 

E' a questo sentimento che appartiene ogni forma di volontariato, di impegno e dedizione.

Ecco, se in qualche modo la poesia può aiutare a contenere il cinismo, è attraverso una particolare accezione del termine poien, dal greco  "fare": fare qualcosa che non sia solo per noi stessi. 

Rispetto al cinismo della carriera e dell'accumulo, dell'opportunismo e della competizione, questa poesia dovrebbe costituire un sovrappiù di solidarietà.

Valerio Magrelli - Il Venerdì di Repubblica, 7 giugno 2013.  


08/12/10

John Lennon - gli eroi idealisti non muoiono mai.


Sono molto colpito oggi - trentesimo anniversario della morte, avvenuta violentemente a NewYork l'8 dicembre 1980, poco dopo aver compiuto il 50mo anno di età - dal proliferare di ricordi, ovunque, dedicati a John Lennon. Una vera invocazione collettiva per una mancanza.

Sono colpito perché è la dimostrazione eclatante di quanto nel mondo si senta la mancanza di idealismo. Lennon lo era per eccellenza, al punto che certe sue battaglie oggi fanno perfino sorridere. E degli idealisti è sempre facile ridere, sorridere, burlarsi. E' lo sport più facile del mondo: il cinismo vince sempre contro l'idealismo. Sembra una partita senza speranza: il cinismo può distruggere ogni idealismo - specie il più innocente - con una alzata di spalle, con un ringhio da iena, con una battuta fulminante. Sei un idealista? Peggio per te... Svegliati, il mondo è questo. Non sei un bambino, cos'è: fai ancora la pipì al letto ?

E però...

Però alla fine, la vicenda Lennon lo conferma: quanto abbiamo bisogno di questi idealisti, di questi stupidi, quanto ci mancano, quanto ne sentiamo la rumorosa assenza, quanto tristi sono le nostre vite senza lo straccio di un pensiero, di una speranza. Quanto buio e angoscioso è questo vuoto, senza nessun canto che lo abiti.