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17/02/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 56. Il coltello nell'acqua (Nóż w wodzie) di Roman Polański (1962)



Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 56. Il coltello nell'acqua (Nóż w wodzie) di Roman Polański (1962)

E' difficile scegliere nella filmografia di Roman Polanski, uno dei più geniali e prolifici autori/registi degli ultimi 50 anni.

Optiamo, obtorto collo, per il suo film d'esordio, realizzato dall'allora ventinovenne regista, quando era ancora nel suo paese di origini, in Polonia (in realtà Polanski nacque a Parigi da genitori ebrei polacchi, ma dall'età di 3 anni, fece ritorno nella madrepatria, mentre era nell'occhio del ciclone dell'occupazione nazista), anche perché si tratta di uno dei più fortunati debutti della storia cinematografica: il film fu presentato in concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dove ricevette il Premio FIPRESCI, ma soprattutto fu il primo film polacco ad ottenere una candidatura all'Oscar al miglior film straniero (battuto nientemeno che da 8½ di Federico Fellini).

L'esordiente Polanski si guadagnò dunque una immediata notorietà internazionale, ben rappresentata dalla copertina del settimanale statunitense TIME a lui dedicata.

Emigrato in Francia, poi in Gran Bretagna e quindi negli Stati Uniti, solo ben quarant'anni dopo il regista tornerà a girare un film in Polonia, Il pianista, in cui mise in scena molto del suo tragico passato e del tragico passato della sua famiglia, ebrea, sterminata dall'Olocausto nazista.

Due dei tre attori protagonisti del film (Jolanta Umecka, che interpreta Cristina, e Zygmunt Malanowicz, che interpreta il ragazzo) non avevano pressoché alcuna precedente esperienza professionale.

In tutto il film non viene impiegata nemmeno una comparsa (sono solo 3 gli attori coinvolti); in nessun momento della pellicola, infatti, appare qualcuno al di fuori dei tre protagonisti. 

In due scene del film vengono mostrati quasi integralmente i seni della protagonista (mentre si asciuga a bordo della barca), la qual cosa fece scalpore, in quanto per niente d'uso nel cinema conservatore del tempo.

Il film è stato anche definito un "thriller", anche se in realtà mancano alcuni elementi per annoverarlo pienamente in quel genere cinematografico.


La trama è semplice e inquietante - come molto del cinema di Polanski: il giornalista sportivo Andrea e la moglie Cristina (da cui prende il nome la loro barca) si stanno recando in auto nella zona dei laghi, per trascorrere un weekend in barca a vela, quando s'imbattono in un giovane autostoppista, fermo in mezzo alla strada, che solo all'ultimo momento Andrea evita d'investire. 

Irritato ma anche colpito dalla sua sfrontatezza, l'uomo lo invita in modo sarcastico a salire in auto e poi, una volta arrivati a destinazione, gli propone addirittura di unirsi a loro per la gita sul lago. Il giovane, che sostiene di non saper nuotare, accetta quella che appare una sfida beffarda più che un invito amichevole. 

Nel corso della giornata in barca, Cristina assiste alla crescente tensione del rapporto (di reciproca ostilità, ma anche di sotterranea attrazione) tra i due uomini. 

Fino al culmine: il giovane, ormai prossimo a sbarcare, lamenta la scomparsa del suo notevole coltello a serramanico, che in precedenza ha esibito con orgoglio come uno strumento indispensabile per i suoi vagabondaggi. 

Andrea glielo restituisce in malo modo, come fosse stato accusato di averglielo sottratto di proposito, e l'oggetto conteso finisce inavvertitamente in acqua. Quando il giovane gli chiede di tuffarsi a recuperarlo e l'altro si rifiuta, i due vengono alle mani e il giovane finisce fuori bordo, sparendo sott'acqua

Cristina si lancia subito a soccorrerlo e Andrea, pur convinto che il giovane abbia mentito e in realtà sappia nuotare, si unisce alla ricerca che si rivela inutile. 

 Tornati sulla barca, litigano violentemente, la donna rinfaccia al marito la sua arroganza e lo accusa di essere interamente responsabile del tragico incidente e lui, non sopportando ulteriormente il confronto, si getta in acqua e si avvia a nuoto verso la riva non lontana. 

Poco dopo, il giovane, che si era nascosto dietro una boa, risale a bordo della barca. Cristina prima lo schiaffeggia, disgustata dall'inganno, poi, resa vulnerabile dall'ira verso il marito e dall'attrazione verso il giovane, lo bacia e fa l'amore con lui

Dopo aver sbarcato il giovane, Cristina arriva al porticciolo dove ritrova Andrea, che è determinato a presentarsi alla polizia e raccontare quanto accaduto. Lei gli rivela che il giovane non è annegato, ma il marito non le crede e pensa si tratti solo di una pietosa menzogna a suo beneficio; allora lei, sprezzante, rivela anche il proprio tradimento, di nuovo non creduta. 

Il film si conclude con l'auto ferma davanti al bivio che può condurli a casa o alla stazione di polizia.

Firmato da Polanski insieme a Jerzy Skolimowski, altro astro nascente della cinematografia polacca e internazionale, che scrissero insieme la sceneggiatura, Il coltello nell'acqua è un film perfetto, teso e memorabile, da rivedere. 

29/04/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 16. La doppia vita di Veronica (La Double Vie de Véronique) di Krzysztof Kieślowski (1991)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 16. La doppia vita di Veronica (La Double Vie de Véronique) di Krzysztof Kieślowski (1991) 

Scorrono sullo schermo i tetti grigi di Parigi e quelli di Cracovia.  Due meravigliose città fanno da sfondo al capolavoro di Kieślowski, girato 3 anni dopo aver concluso l'opera - pensata per la televisione - del Decalogo, ispirata dai dieci comandamenti, reinterpretati ad una luce del tutto personale e contestualizzati nella vita moderna

La Doppia Vita di Veronica precede inoltre il trittico dei Film Blu, Bianco e Rosso (usciti nel 1993 e 1994 e dedicati ai tre colori della bandiera francese), omaggio al paese che era divenuto quello di adozione per il grande regista polacco, dopo le mille difficoltà avute durante il regime comunista nel suo paese all'epoca di Solidarnosc e della repressione violenta dello sciopero di Danzica. 

Nel mezzo dei due cicli, Kieślowski trova forse il suo gioiello più puro. 

Tratto da un copione scritto dallo stesso Kieślowski insieme all'inseparabile Krzysztof Piesiewicz, il film racconta le vicende di una cantante polacca, Weronika, dotata di una voce sublime.  In trasferta a a Cracovia per far visita alla zia malata, Weronika viene notata dal direttore d'orchestra che le dà una parte nel concerto che si deve svolgere da lì a qualche giorno.  Proprio però durante quel giorno però, durante il concerto, Weronika cade a terra e muore.

Qualcosa di misterioso è accaduto qualche giorno prima della sua morte: una mattina, infatti, per le strade di Cracovia, infatti, Weronika, aveva visto salire su un pullman una turista che ha il suo identico aspetto, una perfetta sosia. 

Dopo la morte di Weronika, la narrazione si trasferisce dunque a Parigi, dove Véronique, la ragazza francese che Weronika ha intravisto quel giorno, si sente tutto d'un tratto strana: ha la sensazione di essere sola al mondo. Così, dopo aver saputo dal proprio medico di avere gravi problemi di cuore,  va dal proprio maestro di musica ed annuncia di voler smettere di cantare.

Divenuta insegnante di canto, Véronique un giorno conosce un marionettista che si esibisce in uno spettacolo nella scuola, Alexandre, con il quale la ragazza inizia una relazione. 

Una notte, in una stanza d'albergo, Alexandre fa notare a Véronique che in una foto del suo viaggio in Polonia c'è una donna uguale a lei; Véronique scoppia in lacrime. 

Alexandre costruisce una marionetta con le sembianze di Véronique, e visto che ne costruisce anche un'altra per sicurezza, comincia ad inventare la storia di due donne identiche nate lo stesso giorno, in città diverse ma unite psicologicamente.

Il poeta con la cinepresa - Kieślowski - costruisce qui un meccanismo perfetto, dai mille simboli e dalle mille interpretazioni.  Il riferimento più esplicito è quello alla vita dello stesso Kieślowski, che per continuare la sua carriera artistica, creativa, ha dovuto "uccidere" la propria parte polacca, e rinascere - preservandosi - nella sua parte francese.  Ma il film è anche una profonda meditazione sulla individualità umana, sulla profondità dell'anima - in collegamento costante con l'anima mundi - sui mondi psicologici - inconscio, emotività/ razionalità, pensiero - che costituiscono il mistero della persona umana.

Il tema del doppio, che la letteratura ha così lungamente indagato, da von Chamisso a Dostoevskij -  trova nel cinema di Kieślowski un altro suggestivo svolgimento, questa volta per immagini, grazie anche al volto di Irène Jacob, attrice icona per il regista polacco (che tornerà a lavorare con lui qualche anno più tardi con Film Rosso, l'ultimo film girato da Kieślowski, stroncato da un infarto a Varsavia a soli 55 anni).

Presentato in anteprima al Festival di Cannes 1991, La Doppia Vita di Veronica ottenne il riconoscimento per la miglior interpretazione femminile.