Visualizzazione post con etichetta cinema australiano. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cinema australiano. Mostra tutti i post

30/11/23

"Little Fish" di Rowan Woods, un film che colpisce il cuore

Duro come una pietra, ma colmo di umanità. Vincitore dei più importanti premi nel suo paese, il film di Woods affonda nel dramma di una famiglia imprigionata nel suo passato: la madre, Janelle, ne è l'origine - i suoi sbagli, le sue debolezze.
Abbandonata dal suo uomo, si è legata per un periodo ad un ex stella del rugby (in Australia sport nazionale), Lionel Dawson, precipitato nell'abisso dell'eroina a fine carriera.
Il patrigno, prima di essere buttato fuori di casa, ha trasmesso il suo virus di dipendenza ai due figli di Janelle: Ray (Martin Henderson) e Tracy (Cate Blanchett).
Il film ha inizio quando Ray e Tracy sono venuti fuori dall'incubo, si sono da tempo disintossicati, mentre Lionel è ancora in fondo al tunnel, vicino all'autodistruzione.
E' Tracy a prendersi cura di lui: tra i due c'è un rapporto di bene, di soccorso e riconoscimento reciproco.
Ma è dura: Lionel infatti si è messo nelle mani di un losco trafficante, Brad Thompson (Sam Neill) e del suo violento scherano.
La lotta per l'emersione a una vita accettabile è vissuta dalla parte di Tracy che vorrebbe davvero rinascere, ma trova ostacoli ovunque, porte chiuse ovunque, anche - come è sempre stato - dai membri stessi della sua famiglia.
Il dramma vive attraverso la sua sensibile interpretazione, attraverso i suoi occhi liquidi, che tutto sembrano attraversare, accettare, rifiutare. La fatica di vivere per arrivare a sentirsi degni di essere umani.
Rowan Woods ambienta il film nella periferia anonima - ad alto tasso di asiatici - di Sidney, dove Tracy lavora in un negozio di noleggio e vendita di videogames, filmato con una fotografia "sporca", ambienti scarni, ordinari, depressivi e una città fuori che nemmeno si vede, veramente.
La catarsi di Tracy verrà seguita passo dopo passo: ogni personaggio ha una sua verità realistica, il regno della famiglia non è mai stato così permeabile, così indifeso e fragile.

Un film che merita di essere visto e al quale si pensa a lungo. 


Fabrizio Falconi - 2023 

20/01/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 52. Picnic ad Hanging Rock (Picnic at Hanging Rock) di Peter Weir (1975)



Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 52. Picnic ad Hanging Rock (Picnic at Hanging Rock) di Peter Weir (1975)


Picnic at Hanging Rock è il film che Peter Weir - all'epoca ventinovenne - girò nel 1975, adattandolo all'omonimo romanzo di Joan Lindsay e che alla sua uscita lanciò in orbita il nome del suo autore, e fece scoprire in occidente una cinematografia, quella dell'Oceania, di cui si sapeva pochissimo o niente. 

Un film divenuto un classico, ancora così attuale che di recente una serie televisiva è stata tratta - piuttosto fedelmente - dal film e distribuita con successo in tutto il mondo. 

Weir, sviluppò su una storia semplicissima, con una trama davvero esile, un film elegantissimo, pieno di riferimenti simbolici e di implicazioni nascoste. 

La vicenda è ambientata in Australia nell'anno 1900, in piena epoca vittoriana: le allieve di una scuola privata per ragazze vanno a fare un picnic ai piedi di Hanging Rock, un'enorme formazione rocciosa nello stato di Victoria , un tempo luogo di culto aborigeno. 

Mentre il sole è al suo apice e le ragazze si arrendono al torpore del pomeriggio, quattro di loro si avventurano in uno stretto passaggio roccioso, come irresistibilmente chiamate dalla roccia. 

Fatta eccezione per una ragazza ingenua che scappa, in preda al panico, le altre tre entrano in una cavità e scompaiono, insieme a uno dei loro insegnanti. 

Ricerche e ricerche sono organizzate per trovarle. Solo uno dei tre sarà trovato vivo ma completamente amnesico.

Il film dunque è volutamente enigmatico e incompleto per quanto riguarda la scomparsa delle ragazze e la soluzione del mistero. 

La prima scritta del film è una versione modificata di una frase di Edgar Allan Poe tratta da Un sogno dentro un sogno: " Quello che vediamo o quello che ci proponiamo sono un sogno, un sogno dentro un sogno " . 

Ad un certo punto del film, una delle ragazze recita le prime due righe del poema Casabianca di Felicia Hemans di cui ha dimenticato il resto (questa frase può essere una metafora di ciò che accade alle ragazze): “ Il ragazzo si trovava sul ponte in fiamme; da dove erano fuggiti tutti tranne lui ... " 

Lo stile di Peter Weir - che in seguito lavorò parecchio anche in America e ha diretto un notevole numero di film importanti (basti pensare L'attimo fuggente, Gli anni spezzati, The Truman Show, ecc..) - ha influenzato notevolmente le nuove generazioni. E Picnic resta una pietra miliare.