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08/11/15

Gassman, Rossellini, Moravia, Ungaretti, De Sica, Trilussa: le tombe del Cimitero del Verano.



Il cimitero del Verano 

L’ager Veranus, la zona dove sorge attualmente il cimitero monumentale di Roma, prendeva il nome anticamente dall’imperatore Lucio Vero che regnò dal 161 al 169 d.C. ed era adibita già da tempo immemore a luogo di sepolture, essendo attraversata dalla via Tiburtina, ai lati della quale, in quel punto, esistevano numerose catacombe e lo stesso san Lorenzo era stato qui sepolto nel 258 d.C. 

La zona continuò poi a essere utilizzata come ossario, ma il primo vero e proprio cimitero fu istituito dopo l’editto di Saint Cloud del 1804 che imponeva le sepolture al di fuori dei centri abitati

Il progetto iniziale fu affidato al Valadier, nel 1811, ma dopo la caduta del regime napoleonico bisognò aspettare il 1836 quando papa Gregorio XVI diede l’ordine definitivo di costruzione, affidando la realizzazione dell’ingresso monumentale a Virgilio Vespignani.

Lo stesso architetto realizzò i possenti muraglioni verso la via Tiburtina e alle spalle della basilica di San Lorenzo mentre le quattro grandi statue allegoriche poste all’entrataSperanza, Meditazione, Preghiera e Silenzio – furono scolpite dal Blasetti e dal Galletti. 

Il nucleo storico, più antico del cimitero, è costituito dalla sua porzione israelitica, che fu denominata negli anni Pincetto Vecchio, per la sua caratteristica di essere leggermente sopraelevata, rispetto al resto del piano cimiteriale. 

Al Verano furono sepolti personaggi noti e meno noti delle vicende romane, e anche quelli che incapparono nelle maglie della giustizia in modo del tutto inconsapevole, come quel Cesare Lucatelli che venne decapitato nel 1861 accusato di aver ucciso una guardia pontificia, mentre soltanto qualche anno più tardi si scoprirono le prove della sua innocenza. 

Nel cimitero monumentale poi furono sepolti Giuseppe Gioacchino Belli e Cesare Maccari, Edoardo Perino, il creatore del Rugantino e Guido Baccelli, ma aggirandosi oggi per i grandi viali alberati si ha soltanto l’imbarazzo della scelta nello scoprire le tombe di personaggi popolari amatissimi, attori, uomini politici, benefattori, scienziati, artisti: tra gli altri Maria Montessori, Alberto Moravia, Pietro Nenni, Nino Manfredi, Giuseppe Ungaretti, Alberto Sordi, Eduardo Peppino e Titina De Filippo, Bruno Buozzi, Vittorio De Sica e Aldo Fabrizi, Luciano Lama e Ugo La Malfa, Gabriella Ferri e Clara Petacci, Gianni Rodari, Vittorio Gassmann e Roberto Rossellini, George Santayana e il grande Trilussa, vera e propria voce della città

Un museo all’aperto, insomma – molte di queste tombe sono state scolpite da grandi artisti – purtroppo seriamente danneggiato dai bombardamenti degli alleati che colpirono Roma e il quartiere di San Lorenzo il 19 luglio del 1943.

estratto dal Libro Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Fabrizio Falconi, Newton Compton, Roma, 2013. 

20/05/11

Cimiteri deserti luoghi, strade piene di fiori. Un segno dei tempi.


Girando, noto da tempo questo strano fenomeno: i nostri cimiteri ormai sono luoghi abbandonati. Eppure le strade pullulano di altari laici, memorie, scritte, fiori sempre freschi per ricordare qualcuno che si è spento.

Credo sia una cosa su cui poco si è riflettuto, che indica un cambiamento profondo della nostra mentalità. I cimiteri sono i luoghi dove i corpi dei morti riposano. Per noi, sembrano essere diventati luoghi poco interessanti. Una volta - fino a pochi decenni fa - i cimiteri erano sempre luoghi molto frequentati, molto curati dai congiunti, dai sopravvissuti di chi se n'era andato.

Non lo si faceva soltanto per compassione o per carità cristiana: lo si faceva perché si credeva che il luogo della sepoltura fosse molto importante. Lo si è creduto per millenni, dato che la stessa nascita della civiltà è correlata al culto dei morti e alla loro sepoltura - sepoltura sulla quale si edificavano case, templi, memorie, archi, università.

Oggi questi luoghi sono deserti: io che li frequento con una certa regolarità constato che sono del tutto abbandonati. Durante la settimana gli avventori sono pochissimi, pochissime le tombe che hanno fiori freschi, quasi nessuna. Molte ragnatele, molti tristissimi fiori finti, sbiaditi dal sole e dalla pioggia.

In compenso 'fioriscono' le nostre strade. E questo è molto interessante: il luogo dove una persona è morta, è diventato MOLTO più importante per noi, del luogo dove è sepolta.

E questo implica un rovesciamento completo della nostra forma mentis: siccome ci è molto difficile pensare, credere alla sopravvivenza dei morti in qualche forma che coinvolga il loro corpo morto, preferiamo negare questo luogo, cancellarlo dal nostro orizzonte immaginario e concentrarci sul luogo dove la VITA ha tessuto il suo ultimo istante.

E' insomma una delle forme con cui abbiamo fatto fuori la morte dal nostro orizzonte psicologico, scegliendo di celebrare la vita, seppure nel suo misterioso e drammatico istante ultimo.

E' una mutazione antropologica e culturale notevole. Di cui forse non siamo nemmeno coscienti.


Fabrizio Falconi.

01/11/10

I morti non sono soltanto ossa.


Sono personalmente convinto che il luogo di sepoltura di un uomo, non sia soltanto il luogo dove riposano le sue ossa.

Non è una mia idea, ovviamente, ma una idea sulla quale è stata edificata l'intera storia della civiltà umana, come sa bene l'antropologia. Maya e Romani, ad esempio, edificavano addirittura le loro case sui luoghi di sepoltura dei cari estinti. E questo non certo come gesto simbolico, ma perché si credeva che l'anima dei defunti continuasse a vivere e fosse importante rimanervi in contatto, attraverso il corpo che quelle anime aveva ospitato.

Oggi il 'sentire comune' dominante viaggia in tutt'altra direzione: la rimozione collettiva della morte, sulla quale si basa la civiltà contemporanea, impone che anche i luoghi di sepoltura degli uomini abbiano poco significato. I cimiteri sono ormai luoghi quasi del tutto abbandonati. Vige anche il pensiero dominante che 'per ricordare o pensare ad una persona cara', non c'è bisogno di recarsi sulla sua tomba.

Io invece continuo a pensare che questi luoghi abbiano un senso e abbiano un significato. Ne abbiamo testimonianza quando visitiamo la tomba di un grande uomo, di una grande anima, come la tomba di Ezra Pound nel cimitero dell'Isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia, che vediamo nel video commentato da Massimo Cacciari.

Domani è il giorno dei morti. Forse hanno ancora da sussurrarci qualcosa. Se soltanto abbiamo la bontà e la pazienza di fare almeno un poco di silenzio.