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20/12/21

Chi rubò il cadavere di Charlie Chaplin, morto nel giorno di Natale del 1977 ?


 

Fu un fatto di cronaca che sconvolse la comunità internazionale e i milioni di fan del grande Charlie Chaplin, uno dei grandi protagonisti assoluti del cinema di tutti i tempi, anzi per molti semplicemente "il cinema". 

Quasi come se volesse considerarsi unico anche nella morte, Chaplin, che era reduce da diversi ictus che lo avevano costretto sulla sedie a rotelle, morì proprio nel giorno del Natale. 

Nell'ottobre 1977, la salute di Chaplin era peggiorata al punto che aveva bisogno di cure costanti. La mattina presto del 25 dicembre 1977, il grande attore e regista morì a casa dopo aver subito un ictus nel sonno, nella sua casa svizzera a Corsier-sur-Vivey. 

Aveva 88 anni. 

Il funerale, secondo le precise volontà dello stesso Chaplin, si tenne il 27 dicembre, nel corso di una piccola e privata cerimonia di rito anglicano. 

Chaplin fu sepolto nel cimitero di Corsier-sur-Vevey. 

La notizia della sua morte commosse il mondo intero. E infiniti furono gli omaggi alla sua arte, provenienti da ogni ambiente, in primis quello del cinema, ben sintetizzati dalle parole del regista René Clair che scrisse: "Era un monumento del cinema, di tutti i paesi e di tutti i tempi... il regalo più bello che il cinema ci abbia mai fatto". 

Chaplin lasciò alla vedova più di 100 milioni di dollari. 

Fu forse questo ad allettare i criminali che, nemmeno tre mesi dopo la morte, il 1 marzo 1978, dissotterrarono e rubarono i resti di Chaplin. 

La tomba di Chaplin scoperchiata con il cadavere trafugato

Qualche giorno più tardi, un misterioso signor Rochat telefona alla famiglia Chaplin e chiede 600mila franchi svizzeri (pari a circa 365mila €) per la restituzione del cadavere. 

La vedova, Oona O' Neill,  rifiuta di trattare con i rapitori: "Mio marito è in cielo e nel mio cuore", dice ai giornali, sprezzanti. 

Tocca allora alla figlia Geraldine - anche lei grande attrice - gestire il rapporto con i profanatori della tomba del padre, attraverso decine di telefonate di trattative. 

La polizia svizzera però in breve riesce a mettersi sulle tracce dei due maldestri estorsori, riuscendo ad identificare la provenienza delle chiamate: arrivano dalle cabine pubbliche di Losanna. 

Così vengono catturati gli autori del rapimento della bara di Chaplin: sono due uomini, il ventiquattrenne polacco Roman Wardas e il bulgaro Gantcho Ganev, 38 anni, di professione meccanico, proprio nella città di vodese. I due balordi avevano letto su un giornale locale del rapimento per riscatto della salma di un facoltoso industriale italiano e avevano deciso di provare il colpaccio con Chaplin,  con l'intenzione di ricavare il denaro necessario per aprire un’autofficina. 

Wardas e Ganev appena catturati dalla polizia svizzera

La coppia viene processata a Vevey: Wardas, la mente del duo, si becca quattro anni e mezzo di carcere, mentre Ganev viene condannato ad undici mesi, ma la pena viene sospesa. 

La bara contenente la salma di Chaplin viene ritrovata in un campo di grano appena fuori Novelle, sul lago di Ginevra, a venti chilometri da Vevey, dove Wardas era di solito a pescare. 

Dopo la rimozione della bara, il contadino proprietario del campo appose sul luogo una croce di legno con un bastone da passaggio con scritto “L’ultimo tributo a Charlot”. 

Il cadavere di Charlie Chaplin fu reinterrato nel cimitero Corsier stavolta in una teca di cemento armato, dove tuttora riposa. 

La tomba di Chaplin nel cimitero di Corsier, accanto a quella della moglie, oggi


Fabrizio Falconi - 2021




11/01/11

L'umorismo è il maggior nemico del diavolo - J.Hillman.


In questi giorni natalizi, rivedendo alcuni dei vecchi film dell'epoca del muto, del grande Chaplin, o di Laurel & Hardy, ho molto riflettuto su cosa è l'umorismo, su quanto sia difficile da praticare, e su come si tratti di una attitudine umana precipua e alta. 

La paura è la grande sovrana del mondo. E la paura è l'antitesi del sorriso.
Nel suo libro, 'Il Codice dell'Anima', James Hillman, nel capitolo dedicato ad Adolf Hitler, distingue tra l'umorismo (e quindi l'umorista) e "la figura del Briccone," di colui cioè che è specialista nel "dire arguzie, fare il buffone, danzare la giga, giocare burle", tutte tipiche contro-figurazioni che possono avere molto a che vedere con il male.

La linea di demarcazione è sottile, ma molto importante.

Hillman sottolinea l'origine della parola 'umorismo', cioè la sua etimologia, che deriva, ancora una volta dalla radice 'humus', da cui a loro volta derivano:
-homo, humanus,
e - humilis

E' forse per questo motivo che l'umorismo - non il comico, non il grottesco, non il ridere insensato - è quanto di più umano esista. Ecco il brano nella sua interezza.

Il diavolo può impersonare la figura del Briccone, dire arguzie, fare il buffone, danzare la giga, giocare burle, ma l'umiltà terragna dell'umorismo gli è totalmente estranea.


L'umorismo, come indica la parola stessa, inumidisce e ammorbidisce, conferendo alla vita un tocco ordinario; poiché incoraggia l'autoriflessione e prende le distanze dal senso di importanza personale, l'umorismo è fumo negli occhi per il delirio di grandezza. In quanto ci pone su un gradino più basso, è essenziale per crescere cioè discernere.

La risata che dà riconoscimento alla nostra assurdità di comparse nella commedia umana è altrettanto efficace per scacciare il diavolo, dell'aglio e della croce per scacciare i vampiri.

Lo aveva capito Chaplin, che nel suo film Il grande Dittatore non si limita a ridicolizzare Hitler, ma rivela l'assurdità, la trivialità e la tragicità dell'inflazione demonica.


James Hillman, Il codice dell'Anima, pag.276.

26/10/10

Cosa è il Dono.



Come nel finale di 'Luci della Città', il capolavoro chapliniano, a tutti noi è capitato nella vita di ricevere o di offrire un dono.

Charlot, il miserabile girovago ha regalato alla povera venditrice cieca, la vista. E in questa scena finale, ritrovandola sana, non può offrirle più nient'altro. Può soltanto ricevere da lei il fiore e la moneta che si offrono a un vagabondo.

Ma lei, che lo riconosce, sa. Sa che il dono non è mai SOLO una festa. Che il dono - ivi compresa la nostra vita, che ci è stata donata (dai nostri genitori, per chi non crede), da qualcun'Altro per chi crede) - comporta conseguenze, doveri, obblighi, responsabilità, prima fra tutte quelle di essere all'altezza del dono ricevuto.

Viviamo in un'epoca oggi, in cui tutto appare stemperato. Una persona uccide qualcuno, e neanche poche ore dopo si dichiara 'pentito'. Ma pentito di cosa ?

Il dono sappiamo dire cosa è, esattamente ? Dal dono nascono, possono nascere, cose molto diverse. Una - ed è una virtù molto umana (anche se poco praticata) - è la gratitudine.

Quella vera, che nasce dal cuore, vive di fatti e sguardi, e quasi sempre non necessita di parole.

Fabrizio Falconi