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29/07/20

Quando i nazisti bruciarono le Navi di Caligola a Nemi

L'Ancora di legno di una delle due Navi di Caligola recuperata negli anni '20 e '30 nel Lago di Nemi


I nazisti in ritirata bruciarono le navi di Caligola e ora il comune di Nemi chiede i danni alla Germania

La giunta comunale della cittadina laziale ha votato una delibera su proposta del primo cittadino, Alberto Bertucci per chiedere i danni alla Germania per la distruzione "delle due famose navi romane dell'Imperatore Caligola". 

Le due navi, ritrovate nel secolo scorso tra il 1928 e il 1932, furono 'dolosamente e intenzionalmente bruciate la notte del 31 maggio 1944 dal 163° Gruppo Antiaereo Motorizzato tedesco che occupava la zona ed era in ritirata'. 

Dunque "quel danno irreparabile di un bene archeologico non fu il risultato di una imprevedibile azione bellica ma -spiega il sindaco Bertucci- un consapevole gesto di sfregio. Per questo chiediamo il risarcimento". 

"Si ritiene - aggiunge il Sindaco Alberto Bertucci" di sottoporre a giudizio risarcitorio nei confronti della Repubblica Federale di Germania per i danni morali e materiali subiti dalla collettivita' di Nemi a causa dell'irreparabile danno causato a un bene archeologico di inestimabile valore". 

"Abbiamo ritrovato relazioni, ampie documentazioni, testimonianze: i nazisti allontanarono tutti i residenti e il custode. Decisero di dare alle fiamme quei tesori. Non c'e' dubbio", aggiunge Bertucci. Il sindaco (che guida una lista civica di centro) pero' va oltre: «Noi non chiediamo semplicemente i danni. 

Vorremmo che, con un gesto significativo di spirito europeo, le autorita' tedesche collaborassero con noi per ricostruire cio' che emerse delle due navi ricorrendo alle nuove tecnologie di riproduzione. Grazie a un libro dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato del tempo, abbiamo una grande mole di dati, misure, immagini per procedere a un'opera di riproduzione, in concorso col governo tedesco e magari con la mediazione del nostro ministero per i Beni e le attivita' culturali». 


11/04/19

Riapre il Parco del Tuscolo, la Pompei di Roma. Due giorni di eventi sabato 13 e domenica 14 aprile.


"Dalle rivelazioni aree si intuiva un lungo allineamento sotto al terreno. Abbiamo aperto e ci siamo trovati davanti un muro lungo 29 metri: una Chiesa medioevale, con tanto di ossari e gallerie sepolcrali in facciata, impostata sulle colonne delle antiche terme romane. Dai bolli, sicuramente adrianee". 

A parlare è Valeria Beolchini, l'archeologa che oggi meglio conosce l'antica Tusculum, citta' latina che leggenda vuole fondata da Telegono, figlio di Ulisse e della Maga Circe, conquistata da Roma nel 496 a.C per diventare residenza estiva d'elite, tra senatori e imperatori, da Cicerone a Tiberio, Plinio e Lucullo, poi distrutta e abbandonata definitivamente nel 1191. 

Per tutto l'800 depredata e saccheggiata (molti dei reperti si trovano in Piemonte, ad Aglie', "collezione" dei Savoia), oggi l'antica citta' riprende forma con la riapertura, dopo un anno, del Parco Archeologico e culturale di Tuscolo, al centro del progetto Tuscolo. 

Il luogo primitivo dell'anima, che la Comunita' Montana Castelli Romani e Prenestini (che ha acquistato il sito nel 1984 dai principi Aldobrandini) ha finanziato per un milione e 200 mila euro. 

Gia' realizzati, messe in sicurezza, scavi, restauri, riqualificazione dell'area e, oggi, il rinnovo dell'accordo di collaborazione con la Escuela Espanola de Historia y Arquelogia en Roma-CSIC che dal 1994 ha realizzato qui oltre 20 campagne di scavo. 

"La chiamavano la Pompei alle porte di Roma", racconta la Beolchini, che qui da anni studia e scava, responsabile del progetto Tusculum. Per festeggiare la riapertura, il Parco ha organizzato due giorni di eventi, il 13 e 14 aprile, con laboratori didattici, visite guidate e trekking. Ma basta guardarsi intorno venendo su per il nuovo percorso di visita che dall'antica Via dei Sepolcri arriva fin sul basolato del Decumano (proseguendo con il "falso storico" allestito accogliere Papa Gregorio XVI) per vivere un vero viaggio all'indietro nel tempo, tra il Foro, le botteghe, i resti del Tempio di Mercurio, l'area dei tempietti, la Fontana arcaica e il Teatro del 75 a.C. che un tempo, dice la Beolchini, poteva arrivare a contenere forse anche duemila persone. 

"I prossimi scavi - raccontano il presidente della Comunita' montana Damiano Pucci e il direttore della Escuela Espanola, Jose' Ramon Urquijo Goitia, alla presenza anche dell'Ambasciatore di Spagna Alfonso Dastis Quecedo - si concentreranno all'esterno dell'area". Ovvero proprio intorno a quella basilica di epoca medioevale, con annessa necropoli, che gia' si scorge, ma che la nuova campagna di scavi del 2020, la piu' grande mai realizzata a Tuscolo dai tempi di Luciano Bonaparte e Luigi Canina, dovrebbe svelare completamente. "Sotto - racconta la Beolchini - abbiamo trovato pavimenti in mosaico bianchi e neri, affreschi coloratissimi, latrine e le vasche per il tiepidarium e frigidarium. 

È la citta' che sta riprendendo forma. Grazie alle rilevazioni aeree e geofische possiamo ricostruire tutto in 3d. Abbiamo le planimetrie degli edifici e delle strade. Incrociando competenze e collaborazioni, poi - prosegue - stiamo scoprendo molto sulla vita che si conduceva qui. Le ceramiche, piu' piccole di quelle di Roma, e gli studi sulle ossa, ad esempio, ci raccontano che in tavola si privilegiavano gli stufati alle carni alla brace. 

Da un cranio colpito da un proiettile stiamo ricostruendo le tecniche belliche (i reperti vengono esposti al Museo di Frascati ndr). Quanto all'eta' romana, per ora abbiamo sondato l'area monumentale, dove sono numerose le epigrafi, marmi e decori. Ma appena fuori le mura, abbiamo le domus piu' ricche. Personalmente non penso si debba sempre scavare tutto. Ma qualche primo saggio ci ha svelato pareti preziosissime, dipinte di rosso". Proprio come a Pompei.