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11/01/18

Esce a Febbraio 2018 "Cercare Dio", il nuovo libro di Fabrizio Falconi.




E' in uscita a Febbraio 2018 "Cercare Dio", il nuovo libro di Fabrizio Falconi

Sinossi

Dieci ritratti di grandi personalità, di grandi anime che hanno fatto della ricerca interiore spirituale lo scopo di vita, ciascuno nel proprio campo: filosofi come Panikkar, poeti come Antonia Pozzi, morta suicida per amore e troppa sensibilità o registi di film che fanno parte del patrimonio dell’umanità come Ingmar Bergman e Andrej Tarkovskij, scrittori come C.S. Lewis, l’inventore di Narnia, guide spirituali come Krishnamurti il cui pensiero continua fortemente a influenzare la modernità o Frère Roger, fondatore della Comunità di Taizé, dove vanno ogni anni migliaia di persone, testimoni del dialogo interiore che oggi vengono riletti in tutto il mondo come Etty Hillesum, morta ad Auschwitz o il segretario generale dell’ONU Dag Hammarskjold, ucciso in un attentato, che ha lasciato un diario interiore tra le testimonianze più alte del Novecento.  I dieci agili profili  ripercorrono le vicende umane e personali – attraverso citazioni, brani di meditazione, scritti, diari – con gli interrogativi, i dubbi e le illuminazioni di cui questi uomini hanno lasciato testimonianza, e che restano come orientamento e traccia sulle  questioni fondamentali di sempre, in tempi apparentemente sempre più confusi.

  
Quotes

Saper ascoltare e vedere ciò che dentro di noi è nel buio. E nel silenzio. (Dag Hammarskjold); Dobbiamo abbandonare i nostri pregiudizi. Noi non sappiamo vedere. Dio solo vede e ci insegna ad amare il nostro prossimo. (Andrej Tarkovskij); Signore, per tutto il mio pianto,/ridammi una stilla di Te,/ch’io riviva. (Antonia Pozzi); Dio è qualcosa di cui non si può parlare. (Krishnamurti); E se la fede non trasforma la mia vita, allora questa fede è morta. (Raimòn Panikkar); Non so se l’amore dimostri l’esistenza di Dio o se l’amore sia Dio stesso… Questo pensiero è il solo conforto alla mia miseria e alla mia disperazione (Ingmar Bergman); In fondo la mia vita è un ininterrotto ascoltar dentro me stessa, gli altri, Dio. (Etty Hillesum).




Dov’è Dio ? La domanda che i nostri anni sembrano aver seppellito e che invece è sempre viva, più che mai viva nel cuore di ogni uomo. 


22/11/13

(Dieci grandi anime) - 3. Clive Staples Lewis (5-fine)





(mi sono accorto soltanto ora che questo post - per un mero caso, visto che ieri ho 'saltato' un giorno, viene pubblicato, è stato pubblicato, proprio il giorno esatto della morte di C.S.Lewis, 22 novembre 1963, una 'casualità' che sarebbe molto piaciuta al diretto interessato). 


(Dieci grandi anime) - 3Clive Staples Lewis (5-fine)    


Il cristianesimo che interessa Lewis, il cristianesimo che Lewis non si stanca di ‘propagandare’ è quello che nella sua vita ha avuto un significato particolare: quello di mettere ordine e sistematizzare valori e principi.  La fede in Cristo è stata riconosciuta perché estrema sintesi di un duro percorso di sofferenza e di autoconoscenza, condiviso con gli altri esseri umani che vivono su questa terra.
La fede cristiana è quella vera perché in essa si riconosce pienamente la legge della natura umana, del Giusto e dell’Ingiusto, la legge morale che è inscritta nel cuore di ogni uomo.
     La sola busta che mi è consentito di aprire, scrive Lewis, è l’uomo. (12)
     
L’uomo è fatto di legge morale, che – sostiene Lewis – è dura come il ferro. Se Dio assomiglia alla legge morale, allora anche Dio “non è affatto tenero”.  Ma Dio non è il male, il male è un parassita, non un’entità originaria.  Per il cristianesimo, scrive ancora, come per il dualismo, il nostro universo è in guerra.  Ma per il cristianesimo non si tratta di un conflitto tra potenze indipendenti, bensì di una guerra civile, di una ribellione. E noi viviamo in una parte dell’universo occupata dal ribelle.  (13)
     
Vivere nella parte di universo occupata dal ribelle significa essere esposti al male, alla corruzione, al dolore, alla morte.   E Lewis lo sa bene, lo sperimenta.    Come un vero anacoreta deciso a resistere, però,  Lewis ha trovato anche la forma di riscatto più concreta nel lasciare briglie sciolte ai voli della sua fantasia di scrittore.   In fondo tutta la saga delle fortunatissime Cronache di  Narnia può essere letta, ed è letta ancora oggi, come una formidabile allegoria del senso e della trasformazione cristiana.
Senso e trasformazione che passano attraverso il sacrificio, e l’attraversamento delle inevitabili prove personali.

Nello straziante lutto seguente la morte dell’amata Joy, Lewis lo esprime con lucidità: non c’è un altro modo per sfiorare, avvicinare  la Sua conoscenza, se non fare i conti con la nostra umanità, su questa terra. 
     Queste note parlano di me, di H. (14)  e di Dio. In quest’ordine.  L’ordine e le proporzioni sono l’esatto contrario di quelli che avrebbero dovuto essere.  E vedo che in nessun punto mi è accaduto di rivolgermi all’uno o all’altra con quel modo del pensiero che chiamiamo lode.  Eppure, sarebbe stata per me la cosa migliore.  La lode è il modo dell’amore che ha sempre un elemento di gioia.  Lode nel giusto ordine: di Lui come donatore, di lei come dono.  Non godiamo forse un poco, nella lode, ciò che lodiamo, anche se ne siamo lontani?   Devo farlo più spesso.    Ho perduto la fruizione che un tempo avevo di H.  E sono lontano, lontanissimo, nella valle della mia dissomiglianza, dalla fruizione che potrò forse un giorno avere di Dio, se la Sua misericordia è infinita.     Ma con la lode posso ancora, in qualche misura, godere lei, e posso già, in qualche misura, godere Lui. (15)

E’ così che Lewis ha messo in pratica – nell’attraversamento delle profondità dell’esistenza, successo, caduta, estasi e perdita, gioia e dolore -  quella che lui stesso chiamava “un nuovo tipo di vita”, quella che – secondo le sue parole – è cominciata in Cristo, “nuovo tipo di uomo” e si è trasmessa a noi. 

(segue -5 - fine) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

     
12.      Il Cristianesimo così com’è op.cit. pag. 49.
13.      Il Cristianesimo così com’è op. cit. pag. 72.
14.      H. sta qui per Helen, ovvero Helen Joy Davidman Greshman. E non è forse un caso che nelle pagine di Diario di un dolore la moglie sia sempre chiamata H. cioè Helen, e non più Joy.
15.       Diario di un dolore, op. cit.  pag. 70

20/11/13

(Dieci grandi anime) - 3. Clive Staples Lewis (4)



(Dieci grandi anime) - 3Clive Staples Lewis (4)    

Ma è proprio quel papista e quel filologo -  Tolkien - a spalancare a Lewis le porte di una nuova comprensione di quel Cristianesimo rifiutato nell’adolescenza, proprio a partire dai vecchi miti pagani, i quali  tutti indistintamente parlano di morte e resurrezione.

Per Lewis è una vera e propria illuminazione.   E’ la nascita dell’esclusiva compagnia degli Inklinks (in italiano  gli Imbrattacarte ), molto più che un salotto letterario,  un sodalizio di artisti che segnerà la vita culturale britannica dagli anni ’30 agli anni ’50.

Nel settembre del 1931 l’occasione è fornita da una lunga conversazione notturna con Tolkien Charles Williams, autore del celebre The Place of the Lion, e Hugo Dyson.  Tolkien  suggerisce all’amico  che il Cristianesimo si presenta come l’unica verità nella quale è possibile riassumere, comprendere e sciogliere i miti pagani e le credenze degli antichi. Il Cristianesimo, alla luce di quelle considerazioni, comincia ad apparire agli occhi di Lewis non solo e soltanto come religione o filosofia in senso stretto – lo scrive in Surprised by joy – ma come “riassunto e attualizzazione” di ogni mito e cultura preesistente.
      Sono appena passato dal credere in Dio al credere definitivamente in Cristo [...]. La mia lunga chiacchierata con Dyson e Tolkien ha certamente a che fare con questo, scrive in una lettera all’amico di infanzia Arthur Greeves.

 Dopo una settimana Lewis comunica agli amici la sua conversione al Cristianesimo, tre mesi dopo, il natale dello stesso anno, riceve la comunione.
Anche se Lewis ha smesso di cercare Dio, Dio è tornato a farsi presente.  E il modo in cui è tornato a farsi presente, sotto forma di quelle nuove suggestive amicizie culminate in interminabili conversazioni notturne, lo scrittore lo spiega nelle ultime pagine di un altro suo libro, Prima che faccia notte (9):
     Quanto a Dio, dobbiamo ricordare che l'anima è solo una cavità che egli riempie. Non è forse vero - domanda Lewis - che le vostre amicizie più durevoli sono nate nel momento in cui finalmente avete incontrato un altro essere umano che aveva almeno qualche sentore di quel qualcosa che desiderate fin dalla nascita e che cercate sempre di trovare, sotto il flusso di altri desideri e in tutti i temporanei silenzi tra le altre passioni più forti, notte e giorno, anno dopo anno, fino alla vecchiaia?... Se questa cosa dovesse finalmente manifestarsi - se mai dovesse sentirsi un'eco che non si spegnesse subito ma si espandesse nel suono stesso - voi lo sapreste. Al di là di ogni dubbio possibile direste: "Ecco finalmente quella cosa per cui sono stato creato". Non possiamo parlarne gli uni agli altri.  E’ la firma segreta di ogni anima, l'incomunicabile e implacabile bisogno”.  Quello che voi agognate vi invita a uscire da voi stessi. Questa è la legge suprema - il seme muore per vivere . L'"io" esiste perché possa abdicare; e, con questa abdicazione, esso diventa più veramente "io". (10)     
     
Questo aprirsi agli altri, questa abdicazione dell’io – con tutte le sue fatiche e resistenze -  è testimoniata come forse meglio non si potrebbe dalla vita stessa di Clive Staples Lewis. In fondo egli non cercò altro che il riflesso negli altri di quel qualcosa che desideriamo fin dalla nascita e cerchiamo sempre di trovare.  Un fine ultimo che non è possibile sperare di raggiungere senza passare dall’altro che è fuori di me, da quello che evangelicamente è il prossimo.
Lewis lo spiega in modo paradigmatico in una splendida pagina de Il cristianesimo così com’è:

     Posso ripetere “fa’ agli altri ciò che vuoi sia fatto a te” fino a rompermi le corde vocali, ma non riuscirò ad agire così finché non amerò il mio prossimo come me stesso; e non posso imparare ad amare il prossimo come me stesso se non imparo ad amare Dio; e non posso imparare ad amare Dio se non imparo ad obbedirGli.  Sicché, come vi avevo avvertito, siamo sospinti verso qualcosa di più intimo – dalle questioni sociali alle questioni religiose.  Perché la via più lunga è la più breve per arrivare in porto. (11) 


(segue -4./) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

       
9.     Prima che faccia notte, che raccoglie scritti inediti di C. S. Lewis, a cura di E.Rialti, con prefazione di T.Howard,  è pubblicato in Italia da BUR, Milano, 2005.
10.     Prima che faccia notte, op.cit. pag. 127
11.      Il Cristianesimo così com’è, op. cit. pag. 118.

19/11/13

(Dieci grandi anime) - 3. Clive Staples Lewis (3)





(Dieci grandi anime) - 3Clive Staples Lewis (3)    

In effetti anche la ricerca di Clive Lewis riguardo la fede sembra oscillare, umanamente tra gli opposti di una fede radicalmente – e razionalmente – vissuta come vera, e i dolori di una ‘assenza’ di Dio che viene avvertita nelle notti buie del dolore.
Quel vestibolo, descritto prima, può sembrare anche un luogo molto molto oscuro.
Anni fa -  scrive in Diario di un dolore - dopo la morte di un amico, la certezza che la sua vita continuava, che anzi continuava su un piano più alto, fu per qualche tempo una sensazione nettissima.   Ho supplicato che mi venga data anche solo la centesima parte di quella assicurazione per H. (è Joy, la moglie scomparsa ndA) . Non c’è risposta.  Solo la porta sbarrata, la cortina di ferro, il vuoto, lo zero assoluto.  “Chi chiede non ottiene.” Sono stato uno sciocco a chiedere. Perché ora, anche se quella assicurazione venisse, ne diffiderei. La crederei un’autoipnosi indotta dalle mie preghiere. (6)

Ma più avanti, nello stesso testo, nel vestibolo compare una parvenza di luce, e la porta non è più così sbarrata.
Quando pongo queste domande davanti a Dio, non ricevo nessuna risposta. Ma è un “nessuna risposta” di tipo speciale.  Non è la porta sprangata.  Assomiglia piuttosto a un lungo sguardo silenzioso, e tutt’altro che indifferente. Come se Lui scuotesse il capo non in segno di rifiuto, ma per accantonare la domanda.  Come a dire “ Zitto, bimbo; tu non capisci. “ (7)

Il problema è sempre nella risposta, come si vede. Nell’elaborazione dei pensieri  anche contraddittori – è facile per ognuno che abbia vissuto il lutto di una persona cara, riconoscersi – nel flusso di sentimenti contrastanti, c’è anche spazio per una sintesi di grandiosa efficacia.
Una risposta, fin troppo facile, è che Dio sembra assente nel momento del nostro maggior bisogno appunto perché non esiste. Ma allora perché sembra così presente quando noi, per dirla con franchezza, non Lo cerchiamo? (8)
Parole che parlano – a cuore aperto – della vita vissuta da Clive Staples Lewis.

Probabilmente, a quel che egli stesso racconta nella sua autobiografia, anche Lewis era giunto ad archiviare la ‘pratica Dio’ quando, dopo aver abbandonato la fede cristiana, inizia ad insegnare Lingua e Letteratura Inglese alla prestigiosa università di Oxford (dove eserciterà per ben ventinove anni) . L’impegno accademico lo assorbe completamente.  C’è meno tempo adesso, per pensare alle questioni ultime, e forse è un bene così.  Si dedica invece con dedizione allo studio dei miti, compone poemi in versi ispirati alle leggende arcaiche e alle tradizioni nordiche.


Ma ecco che la questione ritorna. E ritorna sotto forma di una amicizia. John Ronald Reuel Tolkien, il futuro autore de Il Signore degli anelli e di Silmarillion  ha sei anni più di Lewis.  Anche Tolkien ha perso prematuramente la madre, a soli dodici anni.  Anche la famiglia di Tolkien ha radici cristiane, anche se cattoliche. Anche Tolkien ha combattuto nella Grande Guerra, in prima linea sul fronte occidentale.  E come lui, condivide un profondo interesse per la mitologia e insegna ad Oxford.  Una specie di gemello, o di fratello maggiore, per Lewis. Ed è forse proprio questa somiglianza a suscitargli una certa diffidenza. Scrive ironicamente  in Surprised of joy:  Alla mia venuta in questo mondo mi avevano (tacitamente) avvertito di non fidarmi mai di un papista, e (apertamente) al mio arrivo nella facoltà di inglese di non fidarmi mai di un filologo. Tolkien era l'uno e l'altro.

(segue -3./) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

       
6.     Diario di un dolore, op.cit. pag.14.
7.     Diario di un dolore, op.cit. pag.78.
8.     Diario di un dolore, op.cit. pag. 13.

18/11/13

(Dieci grandi anime) - 3. Clive Staples Lewis (2)





(Dieci grandi anime) - 3Clive Staples Lewis (2)    

Ma la prova più difficile è quella che deve affrontare nella piena maturità della sua vita, quando, dopo molta solitudine, l’incontro con Joy – la bella americana che ha conosciuto per lettera – sembra spalancargli le porte di una felicità insperata: non è così.  Pochi mesi dopo il matrimonio con rito civile, la donna comincia ad accusare sintomi di quella che viene diagnosticata, all’inizio, come una reumatite.  Ma esami più approfonditi rivelano l’esistenza di un tumore alle ossa, già piuttosto esteso. Quando viene celebrato il matrimonio religioso, nel marzo del 1957, sembra che la fine sia ormai vicina.  Invece, nell’estate seguente, Joy migliora sensibilmente. A tal punto che la coppia di sposi parte per un viaggio in Irlanda, poi, l’anno successivo  in Grecia.  Ma la malattia ben presto prende nuovamente il sopravvento.  Joy muore nel luglio del 1960.

Sarà proprio l’esperienza di questo spaventoso lutto a generare la nascita di quel capolavoro, Diario di un dolore, che Lewis scrive di getto nei mesi seguenti la morte di Joy, e che pubblica sotto pseudonimo.

Un grido, una protesta -  che non mette mai a soqquadro il cielo, ma chiede risposte, e resta inconsolabile -  percorre tutto il libro, che si legge oggi come un moderno lamento di Giobbe.
Parlatemi della verità e della religione, scrive Lewis,   e ascolterò con gioia.  Parlatemi del dovere della religione e ascolterò con umiltà. Ma non venite a parlarmi delle consolazioni della religione, o sospetterò che non capite. (3)

Perfino l’ultimo atto della vita terrestre dello scrittore si concluderà con una specie di beffa.  Lewis infatti si ammala ai reni e al cuore, e muore pochi soltanto tre anni dopo la sua compagna, proprio nello stesso giorno – 22 novembre 1963 – in cui il fucile di Lee Harvey Oswald uccide a Dallas John Fitzgerald Kennedy.   E’ chiaro che – scosso da questa grande tragedia – il mondo si dimentica di Lewis, e anche della sua morte.

Ma, a parziale riparazione di quel momentaneo oblio, c’è da dire che mai come oggi l’opera di Lewis è letta, riscoperta e amata in tutto il mondo. Eppure, si tratta di un’opera ben variegata, e di difficile interpretazione, dove è possibile trovare di tutto, dai testi di introspezione filosofica,  alle saghe allegoriche, ai romanzi di pura fantascienza, dalle opere puramente accademiche ai libri per ragazzi.

Se c’è un filo rosso che attraversa interamente questa opera, è però sicuramente quella ricerca, quasi quella ossessione, di un oltre, di una sostanza segreta dietro l’apparenza di tutte le cose,  cui abbiamo già detto, e che Lewis stesso definiva ‘gioia’.
Un cammino che lo scrittore ha definito - nei racconti autobiografici  - lungo, faticoso  e senza un arrivo stabilito una volta per tutte.
     
Quando prova a descrivere tempi e modi di questa ricerca, Lewis, fa ricorso ad immagini molto concrete, ed è anche questo che lo rende così popolare, così immediatamente comprensibile. In quello che è il suo saggio forse più famoso -  Il cristianesimo così com’è (4) - trascrizione di una serie di conversazioni radiofoniche , così scrive:
Il cristianesimo puro e semplice proposto qui, scrive Lewis, è simile a un vestibolo in cui si aprono porte che danno in varie stanze… Il vestibolo è un luogo dove stare in attesa, un luogo da cui tentare varie porte, non un luogo in cui vivere.   Alcuni, è vero, dovranno attendere nel vestibolo per un tempo considerevole, altri sanno con certezza fin quasi dal primo momento a quale porta bussare. Io non so perché ci sia questa differenza, ma sono sicuro che Dio non fa attendere nessuno se non vede che l’attesa gli giova.

     Quando entrerete nella vostra stanza scoprirete che la lunga attesa vi ha arrecato un beneficio che non avreste avuto altrimenti. Ma dovete considerarla un’attesa, non una sistemazione definitiva.    Dovete continuare a pregare per aver luce.  (5) 

(segue -2./) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

      
3.     Diario di un dolore, op. cit. pag. 31.
4.   Mere Christianity (based on radio talks of 1941-1944), è edito in Italia da Adelphi con il titolo Il cristianesimo così com’è,  Milano, 1997, traduzione di Franco Salvatorelli.
5.     Il cristianesimo così com’è, op.cit. pag. 21. 

23/11/12

Scrittori: nel 2013 per C. S. Lewis un posto d'onore nella Westminster Abbey.


Lo scrittore britannico CliveStaples Lewis (1898-1963) conquisterà un posto d'onore nella Westminster Abbey nel 2013. 

Un memoriale di marmo sara' inaugurato nella storica abbazia di Londra il 22 novembre dell'anno prossimo, giorno esatto del cinquantesimo anniversario della morte dell'autore del ciclo di romanzi "Le cronache di Narnia" (con 100 milioni di copie vendute nel mondo) e segnera' il culmine delle celebrazioni commemorative che si svolgeranno in suo onore in Gran Bretagna durante tutto il 2013. 

Il nome di Lewis sara' scolpito in un monumento nel Poets'Corner, il mitico 'angolo dei poeti' di Westminster dove si trovano le iscrizioni marmoree e le tombe in ricordo di grandi nomi della letteratura inglese come William Shakespeare, Geoffrey Chaucher, John Keats, William Blake, Charle Dickens e T.S. Eliot, grazie ad una tradizione che va avanti da quasi 600 anni. 

L'annuncio dell'ingresso dell'autore di "Lettere a Berlicche" nel Poets' Corner e' stato dato dal reverendo Vernon White, canonico e teologo della Westminster Abbey. "C.S. Lewis e' stato uno straordinario, immaginifico e rigoroso scrittore e pensatore", ha detto White parlando con la Bbc, "e soprattutto e' stato un convinto sostenitore della fede cristiana e della sua capacita' di essere credibile e attrattiva". 

Lo scrittore, ha aggiunto il teologo di Westminster, ha avuto ed ha ancora "una durevole influenza sulla nostra vita culturale". 

L'ultimo scrittore a fare il suo ingresso nell"angolo dei poeti' dell'abbazia e' stato nello scorso dicembre Ted Hughes.