Visualizzazione post con etichetta bellezza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta bellezza. Mostra tutti i post

06/04/21

Wim Wenders: "Neanche la nostalgia è più quella di una volta"

 


Wim Wenders - "Neanche la nostalgia è più quella di una volta" 

di Matteo Persivale

fonte: Corriere della Sera, Venerdì 4 dicembre 2015


"Oggi, dopo la rivoluzione della tv, della pubblicità e infine del digitale," ammette Wenders, "puoi ancora avere fiducia nelle immagini. Ma le immagini hanno bisogno di un po' d'aiuto... Helmut Newton - una volta fece il mio ritratto: che uomo interessante, che uomo ossessionato! - diceva già vent'anni fa che ci sono troppe immagini intorno a noi. Aveva intravisto i primi segnali di quello che ci circonda oggi. Le immagini che si dissolvono nei loro stessi atomi."  

"Da bambino credevo che del cinema ci si potesse fidare: i western, cowboy e indiani. Da ragazzo poi, mi sembrava che nel cinema ci fossero, in modo assoluto, verità e bellezza: i film di Bergman, di Fellini... Negli anni '70 però le immagini smisero di raccontarci il 100% di una storia. Pensavo che avrei fatto l'artista. Poi capii che le immagini, le parole, la musica - quello strano triumvirato - potevano ricostruire la verità e la bellezza che andavo cercando. Sono diventato regista per capire come mai il nostro sguardo non ci racconta tutto quello che vorremmo sapere."

Wenders non si rassegna e da giovane settantenne ha "ricominciato da zero con il 3-D, la tecnologia con la quale ha raccontato in "Pina" l'arte della coreografa Pina Bausch."

Liquida Quentin Tarantino così: "Dice che smetterà di fare film quando smetteranno di produrre pellicole perché disprezza il digitale, ma è già una discussione obsoleta. A non essere obsoleta è la questione del 3-D: quando serve a rappresentare la realtà e quando serve solo per gli effetti speciali? No, neanche la nostalgia è più quella di una volta.


10/05/16

La bellezza è fragile (di Fabrizio Falconi).



Ieri sera passavo con la macchina per i Lungotevere. La luce declinava, la radio trasmetteva Billie Holliday, e all'altezza della Mole di Adriano, mi sono accorto che diversi alberi - i meravigliosi platani del Lungotevere - erano stati sfregiati con uno spray bianco.  Un grande simbolo insensato (di qualche gruppo neofascista o non so cosa) era vistosamente verniciato in bianco sui tronchi dei grandi alberi. 

Riflettevo quanto è fragile la bellezza. 

Riflettevo quanto tempo ci hanno messo quei meravigliosi platani a crescere, dalle nuda fondamenta di terra degli argini, a elevarsi maestosi, con chiome abbondantissime e fluenti: forse cento, forse più di cento anni.  La corteccia maculata, di senape e verde bruno, è il frutto del passaggio del tempo eterno, di mille stagioni che hanno forgiato il tronco lentamente, pazientemente. 

Il gesto del demente di turno invece, deve essere stato molto rapido. Soltanto qualche secondo per sfregiare un tronco.  E poi, come si fa a pulire ? Non si può coprire la vernice con altra vernice, non si può scrostare la superficie, perché si farebbe ancor più male all'albero.  Bisognerà aspettare il tempo necessario perché i grandi alberi facciano la loro muta, e lascino cadere in terra la corteccia verniciata. 

E' per questo che la bellezza è così rara. 

La bruttezza ha tempi rapidissimi. Il gesto di Laszlo Toth col suo martello addosso alla Pietà di Michelangelo, sarà durato solo pochi istanti.  Ma quanto tempo, quanti giorni, quante notti, quanti sforzi il divino scultore ha dovuto investire per il raggiungimento di una così compiuta bellezza ?

Brodskij scrive che la bellezza è l'eccezione alla regola. E ha ragione.  La regola non è la bellezza. La regola è la bruttezza. E proprio perché la bellezza è così rara, che è anche fragile, del tutto in balia dell'evento, dell'umore, dell'insensatezza, del caos.  La bellezza chiede (o chiederebbe) soltanto di essere conservata, preservata.  Ma l'uomo NON è la bellezza.  L'uomo è capace di bellezza, anche nei suoi rapporti, nella costruzione della sua vita, nei gesti che compie, in quello che dona, in quello che crea.   

Ma l'insidia della bruttezza è dentro l'uomo, sempre.  Anzi, l'uomo ha portato (anche) la sua bruttezza nella creazione, l'ha portata e sparsa a piene mani.  L'incongruo è l'essere incapaci di preservare e conservare la bellezza.  L'incongruo è lasciarla sfiorire, appassire. L'incongruo è deturparla con un solo gesto vendicativo, dell'uomo che non può arrivare alla Luna e che per questo, insensatamente, è fortemente tentato sempre di distruggerla, di abbatterla, di tirarla giù dal cielo. 

Fabrizio Falconi 
(C) riproduzione riservata 2016

07/12/14

La (quasi) insostenibile perfezione della felicità - 'Stardust Memories'. (VIDEO)



In Stardust Memories (1980), di Woody Allen, c'è una delle più nitide elegie alla felicità umana, racchiusa in un paio di minuti di cinema.

Il regista Sandy Bates, che ripercorre in un esplicito omaggio a 8 e 1/2 di Fellini, la sua vita, i ricordi e il presente, tra il suo mestiere di cineasta e la sua vita privata, torna ad un certo punto del film a rivisitare il suo rapporto con Dorrie, una donna instabile e affascinante, con la quale ha troncato da poco. 

Nel ricordo di Sandy c'è in particolare, quello di un pomeriggio, a casa con Dorrie.  

Non era successo niente di particolare.  Un giorno di festa, una domenica come tante altre.  I due sono tornati da una passeggiata, non hanno niente di importante da fare.  Sandy mangia uno yogurt sul divano, Dorrie sfoglia una rivista, sdraiata sulla moquette.  In sottofondo c'è un vecchio standard di Louis Armstrong. 

La camera fissa, dopo l'introduzione della voce fuori campo di Bates, resta per più di un minuto sul volto di Dorrie-Charlotte Rampling, che si sente osservata, che intuisce, nel silenzio di quel lungo (eterno?) momento, la possibilità concreta della felicità umana, esistente su questa terra.  Condivisa. Insieme all'amato (e a chi a sua volta, ama). 

Le parole sono finite o non servono più.  Bisogna solo fermarsi, guardarsi, sorridere.  Socchiudere gli occhi forse, di fronte a tanta bellezza. Come un sogno, forse è già volata via. Come l'essenza, forse, è per sempre impressa in quel sentire eterno e non andrà mai più via.

Fabrizio Falconi 


18/10/09

La musica è preghiera. Benedetto XVI lo dice al concerto di Jin Ju.

La musica può essere preghiera. Lo dimostra, senza dubbio, questa canzone di Franco Battiato, che contiene anche alcuni versi in tedesco tratti da Wasserstatuen di Fleur Jaeggy.

Ho trovato, a proposito di questo argomento, molto interessanti le parole pronunciate ieri da Benedetto XVI ringraziando l'Accademia Pianistica Internazionale di Imola, che per iniziativa del suo fondatore, il maestro Franco Scala, ha offerto in Vaticano un singolarissimo concerto nel quale una giovane interprete cinese, Jin Ju, ha suonato uno dopo l'altro sette diversi strumenti musicali, dal clavicembalo al pianaforte moderno. Esecuzione applaudita con entusiasmo e convinzione dal Papa (notoriamente appassionato di musica classica e considerato lui stesso un ottimo pianista) come dai cardinali e prelati della Curia Romana e dai vescovi del Sinodo Africano riuniti per l'occasione nell'Aula Nervi.

"Questo concerto - ha riconosciuto il Papa tedesco - ci ha permesso, ancora una volta, di gustare la bellezza della musica, linguaggio spirituale e quindi universale, veicolo quanto mai adatto alla comprensione e all'unione tra le persone e i popoli. La musica fa parte di tutte le culture e, potremmo dire, accompagna ogni esperienza umana, dal dolore al piacere, dall'odio all'amore, dalla tristezza alla gioia, dalla morte alla vita. La musica, la grande musica, distende lo spirito, uscita sentimenti profondi ed invita quasi naturalmente ad elevare la mente e il cuore a Dio in ogni situazione, sia gioiosa che triste, dell'esistenza umana. La musica - ha concluso - puo' diventare preghiera".

Buona domenica a tutti.

fonte AGI

11/12/08

Canto alla Bellezza.





Per tutta la vita cerchiamo bellezza.

E la mancanza di bellezza intorno, quando non la vediamo e non la sappiamo e non la viviamo, genera guasti irreparabili.

Abbiamo così bisogno di bellezza.

Hermann Broch, ne La morte di Virgilio, scriveva un meraviglioso canto alla bellezza:

Così in dolente tristezza
la bellezza si svela all'uomo,
gli si svela nella sua compiutezza, che è quella
del simbolo e dell'equilibrio,
affascinante e sospesa nell'opposizione
dell'io che guarda la bellezza del mondo colmo di
bellezza,
l'uno e l'altro nel proprio spazio, l'uno e l'altro limitato
in se stesso,
chiuso in se stesso nel proprio equilibrio, e proprio per
questo
entrimani in equilibrio reciproco, proprio per questo in
uno spazio comune
...
il gioco saturo di bellezza, che satura di bellezza e che,
innamorato della bellezza,
ha luogo ai confini della realtà e
ingannando il tempo senza annullarlo,
giocando col caso senza dominarlo,
infinitamente ripetibile, e tuttavia
fin da principio destinato a perdersi,
perchè solo l'umano è divino.

.

14/05/08

Dov'è finita la Bellezza ?



Mi chiedo come sia possibile scandalizzarsi della depressione, della sfiducia e della negatività che si sente in giro.

Mi sembra inevitabile che le persone oggi - specie i più giovani, cioè i più sensibili - siano storditi, irretiti da tutto questo brutto che ci circonda.

Leggo oggi un sito a caso: http://www.corriere.it/ e sulla home page leggo, in rapida sequenza queste notizie, una via l'altra, senza soluzione di continuità:

MASSACRATA A 14 ANNI. "UCCISA PERCHE' INCINTA"

RACHEL, LA PORNO STUDENTESSA CHE DIVIDE LA SORBONA.

NAPOLI, NUOVI INCENDI IN CAMPI ROM.

AUSTRIA, STERMINA LA FAMIGLIA CON L'ACCETTA E POI SI COSTITUISCE.

DALL'ODORE DI CIPOLLA AL PARCHEGGIO - LE LISTE DELLE GUERRE DI CONDOMINIO.

UNA PETIZIONE DEGLI STUDENTI PER LA PROF. NUDA IN COPERTINA.

Mi fermo qui, ma si potrebbe andare avanti 'ad libitum'.

Cosa può produrre di buono un mondo che sembra proporre solo bruttezza ?

"La Bellezza salverà il mondo" scriveva Fedor Dostoevskij. Ma se la Bellezza viene bandita dal mondo, se nessuno ne parla, se nessuno la offre, se nessuno la vende, che fine farà il mondo ?

E poi, cosa è la Bellezza ? Quella Bellezza che sembra abbiamo tutti dimenticato ?

E' forse opportuno ricordare il passo evangelico della Trasfigurazione:


Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». (Mt. 17,1-6)

La Bellezza che salva il mondo è questa bellezza semplice, di Pietro che dice: "Signore, è bello per noi restare qui."

E' talmente bello che, come sappiamo, Pietro pensa anche - ingenuamente - di costruire tre tende, che possano ospitare, custodire, quella Bellezza - ahimè non 'costringibile' in un luogo specifico.

Il candore di quella veste è purtroppo latitante, nel nostro mondo.

Eppure, basterebbe così poco, forse, per ritrovarne le tracce luminose.