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28/07/12

Le fasce dell'Apostolo Pietro - la Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo. Il Titulus Fasciolae, un episodio tra realtà e leggenda.




Tra i testi apocrifi - quelli cioè che circolano già nei primi secoli negli ambienti cristiani, ma che per la non verificabilità storica e il tono leggendario non godono della stessa reputazione di quelli canonici della Chiesa - ci sono molti documenti che narrano le vicende dell'apostolo Pietro a Roma, del suo presunto incontro con Simon Mago, delle vicissitudini della cattura, della prigionia e del martirio. 

Si tratta degli Atti di Pietro, della Passione di Pietro dello Pseudo-Lino, e degli Atti di Pietro e Paolo dello Pseudo-Marcello, tutti testi databili tra il IIo e il IVo secolo dopo Cristo.   

Nella Passione di Pietro, dello Pseudo-Lino, scritto intorno al IVo secolo, è descritta la scena del dialogo tra l'Apostolo e i custodi del carcere Mamertino,  Processo e Martiniano (poi Martiri anch'essi) che erano stati da lui battezzati proprio durante la detenzione nel carcere ancora oggi visitabile all'interno del Foro Romano. 

Processo e Martiniano, dunque, scongiurano Pietro, che è stato liberato, di andarsene da Roma.  E così viene raccontata la scena nella Passione di Pietro:

La notte seguente, compiuta la preghiera liturgica, salutò i fratelli e raccomandatili a Dio con la benedizione, partì solo. Mentre camminava, gli caddero le fasce della gamba, consunte dal ceppo.   Stava però per varcare la porta della città, quando si vide venire incontro Cristo.  Lo adorò e gli disse: 'Signore, dove vai ?'. Cristo gli rispose: 'Vengo a Roma per essere crocefisso di nuovo'.   Pietro a lui: 'Signore, sarai crocefisso di nuovo ?'.  Il Signore a lui: ' Sì, sarò crocefisso di nuovo!"  Pietro replicò: 'Signore, torno indietro per seguirti.' Quindi il Signore prese la via per il cielo.  Pietro l'accompagnò, fisso con lo sguardo e piangendo di consolazione. Tornando in sé, capì che le parole si riferivano al martirio, come cioè lui avrebbe sofferto. Il Signore, il quale soffre negli eletti mediante la compassione pietosa e la loro celebrazione gloriosa. E così ritornò festante in città, glorificando Dio. Raccontò ai fratelli che il Signore gli era andato incontro e gli aveva detto che sarebbe stato crocefisso nuovamente per mezzo suo.


Come abbiamo visto, nel testo si accenna chiaramente ad una fascia, che rivestiva le caviglie dell'Apostolo e che si usava per attenuare la stretta dei ceppi e della catene dei prigionieri, fascia che cadde per strada durante la fuga notturna. 

Negli Atti di Processo e Martiniano - altro testo apocrifo - l'episodio viene confermato e si parla ancora della fascia, specificando che sarebbe caduta sulla Via Nova (l'Appia Antica). Lì sarebbe stata raccolta da una matrona romana cristiana, che l'avrebbe conservata nella sua abitazione, divenendo più tardi uno dei primi Tituli cristiani di Roma, con il nome di Titulus Fasciolae, per ricordare proprio la fuga di Pietro e la caduta delle bende. 

Negli Atti di Pietro e Paolo dello Pseudo-Marcello, scritto intorno al 400 d.C. già la dicitura del Titulus viene modificata, e si parla del Titolo di Nereo e Achilleo, proto-martiri romani le cui spoglie venivano venerate nella non lontana catacomba di Domitilla, e che qui furono trasportate e deposte al di sotto dell'altare, dove si trovano ancora oggi, nella Chiesa omonima dei Santi Nereo ed Achilleo, che si può visitare, completamente isolata dal contesto urbanistico, sulla destra di Via delle Terme di Caracalla, che un tempo rappresentava invece il primo tracciato extraurbano della Via Appia, appena fuori dalla Porta Capena. 

Fabrizio Falconi 

12/04/12

Gli obelischi di Roma - 3. Obelisco Vaticano




Torniamo dunque, ai nostri obelischi (qui le precedenti puntate). E oggi è di volta il terzo in ordine di erezione: l'obelisco vaticano, il più misterioso di tutti, proprio perché l'unico rimasto sempre in piedi.
Se è vero quello che viene riportato dai Vangeli apocrifi, e soprattutto negli Atti di Pietro, questo obelisco ha 'assistito' al massacro dei cristiani, ordinato da Nerone a seguito dell'incendio di Roma nel 64 d. C. per allontanare da sé l’accusa di averlo provocato.
Nerone incrimina di esso i Cristiani e ne mette a morte, secondo le fonti dell'epoca, una multitudo ingens, fra atroci sofferenze, negli horti Neroniani in Vaticano (Tacito, Annali XV, 44). 

Per capire bene lo svolgimento della scena, bisogna capire cosa era il Circo Neroniano, in realtà già di Caligola: era una grande arena (non paragonabile alle dimensioni del Circo Massimo, ma con nella spina centrale proprio il nostro Obelisco ). 

Gli Horti sono quella macchia di vegetazione al di sopra del Circo. Erano - e sono - le pendici del Colle Vaticano. In quell'epoca, lì esisteva una strada di collegamento che permetteva l'ingresso a chi arrivava dal Nord di Roma. 

La storia di questo obelisco ne fa uno degli oggetti più importanti nella storia dell'umanità. 

3. Obelisco Vaticano 

spostato nella destinazione attuale nel 1585 – 

altezza m.23,36.

L’unico sempre rimasto eretto. 

Secondo Plinio, fu originariamente eretto da Nencoreo (Nebkaure Amenemhet II) figlio di Sesotide (1992 – 1985 a.C.), a Eliopoli - oggi periferia de Il Cairo.

Rotto durante i lavori di allestimento romani del Forum Iulium ad Alessandria, compiuti da Cornelio Gallo, l'Obelisco aveva in origine dimensioni gigantesche: 52 m. e 50 cm di altezza !

Dopo la rottura, il fusto superiore alto m.25,36 (l’attuale obelisco) fu trasportato a Roma dalle navi romane per ordine di Caligola intorno al 30 a.C., ad ornamento del suo circo privato sul Colle Vaticano (con iscrizione dedicatoria, ancora visibile, a Cesare, Augusto e Tiberio ). 

Anepigrafo, cioè privo di geroglifici. 

Eretto originariamente sul lato sinistro della Basilica Vaticana (a fianco dell’attuale Sagrestia, dove una lapide sul pavimento ne ricorda ancora oggi l'originaria ubicazione). 



nella foto qui di fianco si legge: ('SITO DELL'OBELISCO VATICANO FINO ALL'ANNO 1586')


Fu spostato al centro della piazza San Pietro (appena 200 metri di 'cammino'), dove è posizionato oggi, sotto Sisto V , dopo incredibili lavori (che coinvolsero 400 carri trainati da quadrighe e migliaia di operai e facchini)  coordinati  dall’architetto Domenico Fontana in tredici mesi dal settembre 1585 al settembre 1586.



La storia di questo obelisco, dunque è lunga 4.000 anni !  E comincia due millenni prima di Cristo, in Egitto. 
Come abbiamo poi già detto, l'Obelisco Vaticano è l'unico risparmiato dall'ondata devastatrice dei Goti, comandati dal Re Totila, che quando entrano a Roma nel 546, mettendola a ferro e fuoco, abbattono tutti gli obelischi, in quanto simbolo della grandezza e della prepotenza di Roma. fermandosi soltanto di fronte a quello Vaticano. 

Di fronte all'Obelisco, infatti, era stata eretta la grande Basilica Costantiniana, in onore dell'Apostolo Pietro, sul luogo della sua sepoltura.  

Anche i Goti rispettarono dunque questa memoria, considerando che non erano ancora passati  500 anni dalla morte di Pietro.

Sull'enorme piedistallo dell'attuale Obelisco si leggono le iscrizioni dedicatorie: 

SIXTUS V PONTIFEX MAXIMUS OBELISCUM VATICANUM DIS GENTIUM IMPIO CULTU DICATUM AD APOSTOLORUM LIMINA OPEROSO LABORE TRANSTULIT ANNO MDLXXXVI PONT II
cioè (più o meno):


"Sisto V Pontefice Massimo fece porre con immenso sforzo l'obelisco vaticano di fronte all'ingresso. Esso era stato originariamento dedicato a divinità pagane attraverso cerimonie profane. Anno 1586, secondo anno del ponteficato".


Le iscrizioni sugli altri lati recitano: 
"CHRISTUS VINCIT CHRISTUS REGNAT CHRISTUS IMPERAT CHRISTUS AB OMNI MALO PLEBEM SUAM DEFENDAT"
e
"ECCE CRUX DOMINI FUGITE PARTES ADVERSAE VICIT LEO DE TRIBU JUDA"   



Fabrizio Falconi © riproduzione riservata.