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11/11/17

Numero chiuso per la Cappella Sistina ? "Per il futuro sarà inevitabile".





Mi chiedo spesso,  passando davanti alle interminabili code che si snodano lungo le Mura Vaticane - per poter accedere ai Musei - come si potrà gestire in futuro, l'aumento costante della massa di turisti che nel nostro paese si mette in coda o prende d'assalto i musei più "gettonati" come quelli Vaticani o gli Uffizi a Firenze. 

Se infatti è certamente un bene questa domanda continua di cultura museale, non mancano le ombre: molto di questo turismo, infatti, è rapido, superficiale, l'elemento di un pacchetto che viene venduto ai turisti dalle compagnie, con tempi sempre più contingentati e con dinamiche sempre più di massa. 

Potrà sopportare un patrimonio culturale immenso ma fragile come il nostro un impatto come questo?

Secondo diversi osservatori, nei luoghi italiani di maggiore interesse culturale, per far fronte al crescente afflusso di turisti, "attuare il numero chiuso sara' presto inevitabile"

E' l'opionione anche dell'ex sovrintendente a Firenze ed ex direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci. che lo ha ripetuto recentemente a margine di un evento in Palazzo Vecchio.

 Secondo lo storico dell'arte "non si potra' fare altrimenti. Ci sono diversi luoghi e spazi, in Italia, che sono di fatto attrattori enormi, attirano fiumane di persone in arrivo da tutto il mondo. Al crescere di queste fiumane, ad un certo punto bisognera' necessariamente porre dei limiti: e allora, verranno attivati dei contapersone, e quando le persone saranno troppe, dei numeri chiusi", ha spiegato Paolucci.



Una prospettiva, secondo lo studioso, destinata ad avverarsi "presto": e questo perché "se e' vero che l'industria del turismo di massa e' quella che tira di piu' al mondo e cresce con percentuali altissime anno dopo anno, continuerà con questo trend, il numero chiuso rapidamente diventerà inevitabile. Per adesso, al netto di variabili al momento imprevedibili, lo scenario che ci aspetta e' questo". 

Insomma, il futuro potrebbe presentarci - per ironia della sorte in un mondo sempre più aperto, sempre più concesso a tutti - opere d'arte sempre più blindate e sempre più inaccessibili.

12/05/16

Dopo due anni torna a splendere la 'Galleria dei Candelabri' dei Musei Vaticani.



Dopo un intervento di restauro durato oltre due anni, torna a splendere la Galleria dei Candelabri, nel cuore dei Musei Vaticani, ogni giorno attraversata dalle migliaia di persone che si recano alla Cappella Sistina. I lavori hanno riguardato non solo il degrado delle pitture ottocentesche di questo corpo architettonico edificato gia' a partire dalla seconda meta' del nel '500, ma hanno hanno affrontato e risolto la problematica costituita dall'eterogeneita' dell'esecuzione delle pitture, al fine di riconsegnare la Galleria alla sua piena integrita' estetica.

Il restauro e' stato presentato dal direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, dal curatore della Collezione d'Arte Contemporanea Micol Forti, dal responsabile del Cantiere di restauro Francesca Persegati e da Padre Mark Haydu, dei Patronsof the Arts in the Vatican Museums che hanno finanziato l'intervento. Per la precisione, i circa 700.000 euro necessari per il restauro nel suo insieme sono arrivati da Connie Frankino, dei Patrons dell'Ohio, che ha sponsorizzato l'opera in memoria del marito Sam attraverso la Fondazione di famiglia.

Il non facile intervento, ha detto Micol Forti, ha richiesto un'organizzazione in grado di portare a termine i lavori senza mai chiudere quegli ambienti sempre affollati e sopratutto la sinergia di numerose, diverse competenze. La Galleria dei Candelabri, quando venne progettata e realizzata, si presentava infatti come una loggia aperta e solo nel 1785 Pio VI la fece chiudere per preservare in modo ottimale le sculture di epoca romana li' collocate. Il corridoio, lungo oltre 70 metri, fu scandito in sei campate con l'inserimento di arcate sostenute da coppie di colonne doriche e aperture laterali, dove trovarono posto dei grandi Candelabri in marmo bianco, che diedero il nome alla Galleria. 

L'ambiente rimase invariato fino a quando papa Leone XIII (1878-1903) decise di abbellirlo con dipinti che avrebbero avuto il compito di sviluppare le linee programmatiche del suo pontificato, aperto, ha ricordato la Forti, alle trasformazioni sociali dell'epoca.

I lavori furono avviati nel 1883 con la realizzazione di un nuovo pavimento in marmo, mentre per la vasta decorazione pittorica furono chiamati artisti quali Annibale Angelini, Domenico Torti e Ludovico Seitz, che ha dipinto le splendide scene della quarta campata, la piu' grande della Galleria, nonche' i monocromi della quinta e della sesta. Sono appunto le sue pitture quelle qualitativamente piu' alte, ricche di reminiscenze raffaellesche, aggiornate pero' da un sentimento romantico e da un'accurata messa in scena. Non mancano inoltre dei veri gioielli, come il paesaggio di una Roma ideale, alle spalle delle due eleganti personificazioni dell'Arte pagana e dell'Arte cristiana. Qui, il Colosseo e il Colle Palatino, la Basilica di San Pietro e San Giovanni in Laterano, fino al Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, sono uniti da un'atmosfera morbida e crepuscolare.

La visione del pontefice che emano' l'enciclica 'Rerum Novarum', ha spiegato Micol Forti, mirava anche a definire il ruolo della Chiesa in accordo con lo sviluppo delle scienze e dell'arte. Cosi' le pitture a secco di Seitz hanno immortalato le arti maggiori e quelle minori, fra cui compare anche la fotografia, che aveva preso piede da pochi decenni. Una decorazione indubbiamente di pregio quella voluta da Leone XIII, che pero' negli ultimi decenni ha subito un forte degrado.

Gli sbalzi climatici degli ultimi tempi, ha aggiunto Francesca Persegati, la mancata impermeabilizzazione del tetto, l'esposizione continua ai raggi solari ha determinato problemi strutturali e alle pitture. Per ripulire le ampie superfici decorate a monocromi, ha proseguito la restauratrice, sono stati sperimentati molti materiali, ma la scelta e' caduta su una spugnetta per make-up, che ha consentito di non macchiare le superfici e restiuire la Galleria dei Candelabri all'antico splendore.

03/12/15

"Caput mundi per il Giubileo" - Uno speciale di "Bell'Italia" in edicola dedicato a Roma e al Giubileo.



La Basilica di San Pietro come fulcro di storia e cristianità, e poi via via tutti i tesori della città, dai Musei Vaticani ai giardini di Castel Gandolfo, tra chiese, monumenti e quadri immortali, ma anche quartieri, ponti, palazzi e vicoli: c'e' tutta l'inesauribile e stupefacente bellezza della Capitale nel numero di dicembre di Bell'Italia, il mensile di Cairo Editore dedicato a Roma "Caput mundi per il Giubileo" e presentato per l'occasione in Vaticano, con una visita privata alla Cappella Sistina. 

Servizi fotografici ad hoc, mappe, approfondimenti e itinerari pedonali corredano questo numero monografico speciale che vuole proporre uno sguardo a 360 gradi sulla città, non certo da semplice guida turistica ma da accompagnatore d'eccezione, proprio in occasione di un evento straordinario come il Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco, durante il quale Roma accoglierà su di se' gli occhi e il cuore del mondo intero. 

"Mi piace chiamare libro questo numero, perchè è ricchissimo e rappresenta una spinta alla riflessione e alla conoscenza", ha detto Urbano Cairo, editore del mensile diretto da Emanuela Rosa-Clot, "da 16 anni abbiamo acquisito la rivista e crediamo che Bell'Italia, con le sue 70 mila copie vendute e il suo livello qualitativo, abbia qualcosa da dire: per questo va preservata e merita investimenti"


Rosa Clot, Antonio Paolucci e Urbano Cairo

In questa edizione speciale, non potevano ovviamente mancare penne eccellenti a firmare gli articoli, come quella del professor Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, che e' stato protagonista di una lezione speciale all'interno della Cappella Sistina riservata agli intervenuti alla presentazione.

Autore di due scritti, uno dedicato al Colonnato del Bernini e l'altro ai Musei da lui guidati, il professore ha affermato di essere "un uomo fortunato, perchè dal mio ufficio ogni giorno vedo la Cupola che abbraccia tutti i popoli cristiani: la Citta' del Vaticano è grande 44 ettari ma accoglie tutto il mondo se si pensa ai tesori che custodisce", sottolineando che "il pregio di questo numero speciale e' di aiutare il lettore a dipanare il gomitolo d'oro di Roma permettendo di scegliere e capire". 

Accanto alla cura dei dettagli e alla capacita' divulgativa ma mai banale, la varietà degli approcci rappresenta un altro punto di forza di questo numero: all'interno della rivista, infatti, trovano spazio non solo le sezioni piu' strettamente dedicate alla storia dell'arte - come l'itinerario suggerito da Vittorio Sgarbi per esplorare il rapporto tra arte e fede attraverso cinque opere - ma anche pagine dai toni piu' leggeri, come quelle che raccontano al lettore le vie dello shopping, i luoghi dei "peccati di gola", le caratteristiche dell'ospitalita' "per tutti i gusti" o gli eventi previsti durante il Giubileo.


21/05/13

40 anni fa il restauro 'miracoloso' della Pietà di Michelangelo.






Un restauro esemplare, ancora oggi in ottime condizioni, quello che 40 anni fa restitui' all'originario splendore il gruppo marmoreo della Pieta' di Michelangelo dopo le 12 martellate inferte il 21 maggio 1972 dal geologo australiano di origini ungheresi Laszlo Toth sul volto e sul busto della Vergine.

A consentire (in soli sei mesi) il recupero almeno formale del capolavoro giovanile del Buonarroti contribui' senza dubbio l'esistenza di un calco in gesso, fatto auspicabile per tutte le opere d'arte a rischio di gesti vandalici e che al giorno d'oggi puo' essere sostituito dalla messa a punto di piu' economici modelli virtuali in 3D. 

A discuterne, un convegno dal titolo 'La Pieta' di San Pietro, in memoria del 21 maggio 1972. Storia di un restauro', che nell'anniversario della vicenda che sconvolse il mondo intero ha riunito ai Musei Vaticani gli esperti che a suo tempo si occuparono del caso e le nuove generazioni di studiosi per proporre ulteriori strategie per mirati interventi di recupero. 

Prima di tutto, pero', l'incontro presieduto dal direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci ha voluto indagare ancora una volta la magia sprigionata da quel marmo che sotto lo scalpello di Michelangelo si e' fatto carne. 

"Miracolo di suprema bravura", tanto da volerla firmare, la Pieta' del Buonarroti, ha detto Paolucci, vede nella sua straordinaria "finitezza formale il carattere distintivo dell'opera, la ragione del suo fascino". 

Proprio questa caratteristica ha imposto, dopo la devastazione inflitta dalle martellate di Toth (spezzato il braccio di Maria, la mano, le dita, parte del velo, l'occhio sinistro, il naso), di contravvenire a principi consacrati del restauro e optare per un intervento integrale invece che critico.

"Lo stesso Cesare Brandi la pensava cosi' - ha proseguito Paolucci - in qualsiasi altra scultura la visibilità della lesione, ancorché dolorosa, sarebbe stata tollerabile", ma il capolavoro firmato nel 1499 da un Michelangelo appena ventiquattrenne era da secoli una "figura base della devozione popolare". 

Grazie a una copia in gesso dell'opera realizzata nel 1930 e conservata nella Sagrestia della basilica, i restauratori dei Musei Vaticani e della Fabbrica di San Pietro poterono puntare "alla restituzione perfettamente mimetica dell'immagine violata". 

Sei mesi di lavori, raccontati nel documentario del regista Brando Giordani (co-produzione dei servizi culturali Rai e della Ds Cinematografica, oggi in versione Hd) riproposto in apertura del convegno, in cui vennero recuperati i circa 50 frammenti, realizzato un mastice trasparente, ripulito il marmo, colmate tutte le lacune con precisione millimetrica. 

"Attualmente il restauro sta bene, e' duraturo - dice Nazareno Gabrielli dei Musei Vaticani - nella forma ora tutto cio' che vediamo e' Michelangelo. Quel calco fu provvidenziale". "Oggi non avremmo potuto fare di meglio", conclude Ulderico Santamaria, nuova generazione di restauratori che ipotizza una 'Gipsoteca virtuale', dove la tecnologia tridimensionale sostituisca il calco in gesso.

fonte ANSA - Nicoletta Castagni.