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17/01/21

La poesia della domenica: "Tutto si perde" di Angelo Maria Ripellino

 




Tutto si perde
  Tutto si perde in un vischioso, amorfo disperato brulichio di amebe, in un nauseante pantano di miele. Tutto s’ingolfa in un giallo, in un putrido magma di cisposa fanghiglia, naufraga nella morchia d’una gora, tra un funesto corale di gufi. Tutto il tuo fervore, la tua fretta d’incollare i frantumi della vita, tutto l’entusiasmo con cui edifichi in ore felici viadotti di immagini, teatrini di parole imbellettate, tutto è corroso dall’indifferenza, dalla pigrizia, dal cruccio di chi ti circonda. Tutto s’accartoccia e si deforma nello specchio ricurvo dell’accidia, tutto raggela in un abulico stupore, come una vecchia città spaventata. E intanto da ogni piega dello spazio ammicca, guercio e beffardo, il Burlesco, intanto squilla sempre più vicina la lunghissima tromba del Giudizio.


Angelo Maria Ripellino (Palermo, 4 dicembre 1923 – Roma, 21 aprile 1978)

12/11/17

Poesia della domenica - "Tutto è possibile la domenica" di Angelo Maria Ripellino.





Tutto è possibile la domenica: una qualsiasi sorpresa,
un'auto con amici fuggiti da un umido camping alpestre,
uno scroscio, uno screzio, una chiamata inattesa.
Sono deserte le scatole delle finestre,
dormono le qualità, le analogie, le diatrìbe,
dormono la pecoraggine e la villanìa dei profeti,
e le colombine tornate dai balli. Ma tutto è possibile:
una fiammata di ebbrezza, uno scherzo al telefono,
la morte di un giallo uccellino ucciso dal freddo,
il passaggio di una nuvolaglia di crespo esequiale,
l'arrivo di un pittore barbuto da Praga. Tutto è possibile.
L'architettura maldestra del vuoto domenicale
si scompiglia e si amàlgama come il mercurio.
Accada dunque qualcosa, perché la noia verde-malva
non accartocci il castello del cosmo in un disperato tugurio.



Angelo Maria Ripellino, tratto da Poesie, 1952-1978, Einaudi, Torino, 1990, pag.115.

09/02/14

La poesia della Domenica - 'Ho gli occhi pieni del bianco delle vele' di Angelo Maria Ripellino.




Ho gli occhi pieni del bianco delle vele,
confitte nella còncava conca del mare,
le dita intrise del verde miele
delle metafore, i capelli blu come nuvole.
Carri fioriti sfilano sul litorale, e in ciascuno
è una ragazza impettita come un sovrano,
che abbia ridotto l’imposta sulla birra.
Nel cielo di carta azzurrina
si va ritagliando in gabbiano.
Vecchie caracche cariche dei miei mali,
rullando sui crisantemi di lacera fiamma dei flutti,
salpano da Zeebrugge verso lidi lontani,
portandosi via la mia zavorra, la mia ruggine,
e un’esile gioia vacillante, pinguina,
la mia gioia contumace, assorbita dai morbi e dai lutti,
si sveglia, sorride, si inebria, si adombra, si strugge,
la mia goffa gioia dignitosa in bombetta e marsina.


Angelo Maria Ripellino, tratto da Poesie 1952 - 1978, a cura di Alessandro Fo, Antonio Pane e Claudio Vela, Einaudi, 1990, pag.122.