29/12/20

E' morto il grande Pierre Cardin

 


Di Patrizia Vacalebri per ANSA

Addio a Pierre Cardin, lo stilista italiano nato a Sant'Andrea di Barbarana, frazione del comune di San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso, in Veneto, ma cresciuto in Francia, paese dove mosse i primi passi nella moda e crebbe, fino a diventare uno tra i piu' importanti couturier della seconda meta' del Novecento, un gigante della moda e del design e' morto oggi 29 dicembre. 

In realta' il cuore di Pietro Costante Cardin, nato il 2 luglio 1922, da una famiglia di facoltosi agricoltori, finiti in poverta' dopo la prima guerra mondiale, era rimasto sempre in Italia

Forse tra tutti i couturier del secolo scorso, nati in Italia e cresciuti in Francia, Cardin e' stato quello che ha rappresentato al meglio quel mix di stile tra Italia e Francia, motivo determinante del suo successo. 

La poverta' della sua famiglia diede al giovane Pietro una grande motivazione per la ricerca del riscatto. La miseria spinse infatti i suoi genitori a trasferirsi in Francia nel 1924 quando aveva solo due anni. E a soli 14 anni nel 1936, il giovane Pierre, il cui nome italiano, Pietro, era stato francesizzato, comincio' l'apprendistato da un sarto a Saint- Étienne

Dopo una breve esperienza da Manby, sarto a Vichy, nel 1945 giunse a Parigi lavorando prima da Jeanne Paquin e poi da Elsa Schiaparelli

Primo sarto della maison Christian Dior durante la sua apertura nel 1947 (dopo essere stato rifiutato da Cristobal Balenciaga) fu partecipe del successo del maestro che invento' il New Look

Nel 1950 fondo' la sua casa di moda, cimentandosi con l'alta moda nel '53

Cardin divenne celebre per il suo stile futurista, ispirato alle prime imprese dell'uomo nello spazio. 

Preferiva tagli geometrici spesso ignorando le forme femminili. 

Amava lo stile unisex e la sperimentazione di linee nuove. 

Nel 1954 introdusse il bubble dress, l'abito a bolle. 

Cardin e' stato un antesignano anche nella scelta di nuovi mercati e nel firmare nuove licenze. Nel '59 fu il primo stilista ad aprire in Giappone un negozio d'alta moda. Sempre in quell'anno fu espulso dalla Chambre Syndacale francese, per aver lanciato per primo a Parigi una collezione confezionata per i grandi magazzini Printemps. Ma fu presto reintegrato.

Tuttavia, Cardin e' stato membro della Chambre Syndicale de la Haute Couture et du Pret-a'-Porter e della Maison du Haute Couture dal 1953 e si dimise dalla Chambre Syndacale nel 1966. 

Le sue collezioni dal 1971 sono state mostrate nella sua sede, l'Espace Cardin, a Parigi, prima di allora nel Teatro degli Ambasciatori, vicino all'Ambasciata americana, uno spazio che il couturier ha utilizzato anche per promuovere nuovi talenti artistici, come teatranti o musicisti. 

Come molti altri stilisti Cardin decise nel 1994 di mostrare la sua collezione solo ad un ristretto gruppo di clienti selezionati e giornalisti. 

Nel 1971 Cardin venne affiancato nella creazione d'abiti dal collega Andre' Oliver, che nel 1987 si assunse la responsabilita' delel collezioni d'alta moda, fino alla sua morte nel 1993. 

Lo stilista amava la mondanita', il mondo del jet set, cosi' nel 1981 acquisto' i celebri ristoranti parigini Maxim's. 

In breve tempo apri' filiali a New York, Londra e a Pechino nel 1983 e vi affianco' una catena di hotel. 

Tra le licenze della linea Maxim's c'era anche un'acqua minerale che veniva prelevata ed imbottigliata a Graviserri nel comune di Pratovecchio Stia, provincia di Arezzo. 

La passione degli immobili. Cardin era entrato in possesso delle rovine di un castello a Lacoste abitato nel passato dal Marchese de Sade. Dopo aver ristrutturato il sito, lo stilista vi organizzava dei festival teatrali. 

Cardin aveva ritrovato le sue radici italiane anche con l'acquisto del palazzo Ca' Bragadin a Venezia dove risiedeva durante i suoi frequenti soggiorni nella citta' lagunare (nella calle attigua c'e' uno spazio espositivo)

Negli anni '80 aveva acquistato il Palais Bulles (Il palazzo delle bolle) progettato dall'eccentrico architetto Lovag Antti. Tutto, dal pavimento al soffitto, era riempito da forme sferiche. Con il suo teatro da 500 posti a sedere, le piscine con vista sul Mar Mediterraneo era spesso luogo di feste ed eventi. 

L'interno era arredato con pezzi di design, le Sculptures utilitaires disegnate dallo stesso Cardin, che dal 1977 ha dato vita ad una collezione di mobili eleganti dalle forme sinuose. Nel golfo di Cannes, a The'oule-sur-Mer, a sud della Francia, quest'opera architettonica nell' 88 e' stata designata dal Ministero della Cultura quale monumento storico. 

 Anche un docu-film sulla vita di Cardin presentato al Festival del cinema di Venezia nel 2019: House of Cardin di P. David Ebersole, Todd Hughes. 

Un viaggio che esplora in ogni aspetto quello che molti definiscono l'Enigma Cardin, vista la riservatezza dell'uomo, e la capacita' dell'artista e uomo d'affari di creare un impero, dal valore che ha superato un miliardo di dollari, innovando nello stile, legando il suo nome a centinaia di prodotti e con una capacita' senza uguali di esportare haute couture all'estero.

"Tutto e' cominciato con 200mila cappotti rossi venduti negli Usa" rivelava nel biopic, mostrando i capi con cui era riuscito ad affermarsi sui mercati sovietico e cinese gia' dagli anni '70. 

Cardin "e' un imperatore totale" dice nel film Jean-Paul Gautier, intervistato fra gli altri, con Sharon Stone, Naomi Campbell, Philippe Starck. 

Sempre nel docufilm la moda e la vita privata, come i grandi amori con Andre' Oliver (morto nel 1993 di Aids) e Jeanne Moreau. 

Nel luglio 2019, anche una mostra monografica dedicata al "gigante della moda" negli Usa, nel Brooklyn Museum. 

Fonte Patrizia Vacalebri per ANSA 

28/12/20

Quando Orson Welles divenne Otello e scoprì il tradimento della sua "musa italiana"

 


Ci sono casi di film la cui lavorazione fu interrotta per motivi assai più contingenti di un conflitto mondiale. 

Il più pittoresco è quello dell'Otello di Orson Welles.

Nel dopoguerra impazzavano i film tratti da opere liriche, e il produttore Michele Scalera, vedendo Welles sul set romano di Cagliostro, lo immaginò nei panni del Moro musicato da Giuseppe Verdi. 

Orson invece pensava a Shakespeare, e nell'ottobre del 1948 iniziò le riprese a Venezia, in coproduzione con Scalera, con un cast misto: Jago era l'americano Everett Sloane, Emilia l'inglese Harriet White, Roderigo e Brabanzio i nostri Paolo Carlini e Giuseppe Varni; al fianco di Otello/Welles, nel ruolo di Desdemona, c'era Lea Padovani, che nei mesi precedenti s'era imbiondita e aveva studiato l'inglese.  

Si girò a piazza San Marco, a Palazzo Ducale, alla Ca' d'Oro. 

Welles, che aveva appena divorziato dalla Hayworth, aveva avuto amoretti e amorazzi con diverse fanciulle italiane e ora s'era preso una scuffia tremenda per la Padovani: la quale aveva accettato l'anello di fidanzamento ma lo teneva comunque sulla corda. 

Come ammise lei stessa più tardi, Orson non le piaceva granché; la lusingavano le sue attenzioni e l'ombra di Hollywood che intravedeva dietro la sua sagoma gigantesca. 

Aveva invece una relazione con Giorgio Papi, direttore di produzione di Otello, uomo già maritato e con prole. 

Sul set ne erano a conoscenza tutti tranne Welles, accecato dall'amore, che scoperse gli altarini nel peggiore dei modi: sorprendendo i due amanti in piena attività. 

"Io ho avuto le donne più belle del mondo, nessuna mi ha cornificato così!", si lamentava disperato davanti alla troupe, ferito al cuore e alla vanità. 

Il set venne smantellato e l'Otello venne concluso tre anni dopo, con un cast e una impostazione completamente diversi.   

Dei tremila metri di pellicola impressionata nell'autunno del 1948, sopravvivono nell'edizione finale pochissimi fotogrammi, dove la Padovani non è visibile o riconoscibile. 

Tratto da: Alberto Anile, Il romanzo dei film interrotti, Robinson, Repubblica, 24 dicembre 2020, pag. 30 



27/12/20

Un incredibile Termopolio - bottega di street food - riaffiora a Pompei



Due anatre appese per i piedi, un gallo, un cane al guinzaglio, che sembrano dipinti in 3d. Torna alla luce a Pompei l'ambiente quasi integro di un Thermopolium, bottega di street food, con piatti di ogni tipo, dalle lumache ad una sorta di "paella"

Una scoperta, anticipa all'ANSA il direttore Osanna, che "restituisce un'incredibile fotografia del giorno dell'eruzione", e apre a nuovi studi su vita, usi e alimentazione dei pompeiani, "Sara' un dono di Pasqua per i visitatori", annuncia.

Il ministro Franceschini applaude:"esempio virtuoso per la ripresa del Paese". Lo scavo, che non fa parte del Grande Progetto Pompei, si trova comunque nella zona della Regio V interessata negli ultimi anni dai lavori di consolidamento e scavi

La presenza del Thermopolium, ubicato proprio di fronte alla "locanda dei gladiatori", quasi all'angolo tra il vicolo dei Balconi e la via della Casa delle Nozze d'Argento, era stata notata gia' nel 2019, quando era stato fatto un primo saggio di scavo. 

All'epoca erano riemersi una prima parte del bancone con uno splendido dipinto a tema mitologico (Una nereide che cavalca un ippocampo e porta con se' una cetra) l'impronta lasciata nella cenere dal grande portone in legno e un balcone che ornava il piano superiore. 

I lavori delle ultime settimane hanno fatto riemergere l'intero ambiente della taverna, con il suo bancone ad elle raffinatamente e riccamente decorato e i vasi con i resti dei cibi e delle pietanze cucinate che i pompeiani usavano consumare per strada. 

In uno dei 'quadri' riemersi con tutti i suoi sfavillanti colori e' riprodotto l'ambiente della locanda cosi come doveva presentarsi agli avventori, con le sue anatre germane appese, il bancone, le pietanze. In un altro un cane al guinzaglio: sulla cornice qualche buontempone, forse un liberto, ha graffito un insulto omofobo diretto al padrone del locale: "Nicia cacatore invertito"

A Pompei,precisa Osanna,di locali come questi ce n'erano tanti, nell'area degli Scavi se ne contano circa 80, nessuno pero' cosi' integro, con decorazioni cosi' raffinate, i colori splendidi, i disegni intatti

E soprattutto, spiega, gli scavi del passato non sono riusciti a recuperare tutti gli elementi sul cibo emersi in questo progetto, al quale hanno lavorato in equipe esperti archeobotanica e archeozoologi, geologi, antropologi, vulcanologi

Non solo: altrettanto importante e' il ritrovamento dei resti di due uomini e dello scheletro di un cagnolino. 

Una delle vittime, un uomo intorno ai 50 anni, era disteso su una branda nel retro del locale e potrebbe essere morto schiacciato dal crollo del solaio. 

I resti dell'altro sono stati trovati invece in un grande vaso di terracotta, tranne un piede che era vicino al bancone. 

L'occultamento del secondo scheletro, secondo gli archeologi, potrebbe essere opera di scavatori "forse addirittura del XVII secolo" che avevano scavato un cunicolo proprio a ridosso di questo edificio. "Ma il particolare del piede, che si trova accanto al bancone, proprio vicino al coperchio posato in terra di una delle pentole in coccio- ragiona Osanna - potrebbe anche far pensare ad un fuggiasco entrato nella bottega alla ricerca di riparo e soprattutto di cibo, visto che ormai le piogge di cenere e lapilli in citta' si susseguivano da oltre 18 ore"

Il restauro e' comunque ancora in corso e il lavoro prosegue anche nei laboratori, dove alle analisi gia' fatte sul posto ne saranno affiancate altre per conoscere in maniera piu' precisa il contenuto dei grandi vasi in terracotta e avere maggiori informazioni sui resti delle vittime. Ma presto, anticipa Osanna, questa parte dei nuovi scavi sara' anche visitabile: "l'idea, pandemia permettendo - dice- e' quella di aprire l'accesso al Termopolio a Pasqua, facendo passare i visitatori dal cantiere di restauro della grande Casa delle Nozze d'argento, chiusa al pubblico ormai da decine di anni". 

26/12/20

Tre romanzi attesissimi per l'anno che arriva - Franzen, Toibin, Spufford




L'anno che arriva, il 2021, tra i molti titoli in arrivo, porterà anche tre romanzi molto molto attesi.

Il primo, è il nuovo di Jonathan Franzen, dal titolo chilometrico: Crossroads: A Novel: A Key to all Mythologies. 

"Per alcuni", scrive il critico Allan Massie, "Franzen è il più grande romanziere americano dell'epoca, ed è certamente uno che aspira a esserlo. Per altri, il suo lavoro è rovinato dall'autoindulgenza e dalla pretenziosità. Non sono mai giunto a un'opinione stabile su di lui. Forse questo nuovo libro mi aiuterà a prendere una decisione. Forse. È più probabile, temo, che troverò questo romanzo come i suoi predecessori: alcune parti eccellenti, altre tutt'altro. Tuttavia non può essere ignorato".

Il secondo, attesissimo romanzo porta la firma del grande Colm Toibin che ha già scritto un grande romanzo su Henry James (The Master) un romanziere la cui vita più intensa è stata vissuta nella sua immaginazione. Lo stesso si potrebbe dire di Thomas Mann, il soggetto del nuovo romanzo di Toibin intitolato The Magician, anche se l'emigrazione dalla Germania nazista significa che la sua vita esteriore forse fu più turbata di quella di Henry James. Mann è stato uno dei più grandi romanzieri europei del XX secolo e scrivere un romanzo su un grande romanziere è audace: l'autore  vincerà questa sfida? La sfida di "una vita vissuta molto nella sua testa, una vita convenzionalmente alta borghese, la sua superficie appena disturbata dalla sua omosessualità repressa."

Il terzo romanzo è dell'inglese Francis Spufford, fin qui autore di saggi, memoir e antologie e di un romanzo, intitolato On Golden Hill, ambientato principalmente nella New York coloniale, già  selezionato per il Walter Scott Historical Novel Prize ed elogiatissimo dalla critica.

Il nuovo romanzo di Spufford si intitola Light Perpetual è descritto come la storia delle "vite immaginate di cinque persone uccise nel London Blitz", ovvero dei bombardamenti dei nazisti a Londra avvenuti tra il 1940 e il 1941. Non è ancora chiaro se questo significhi che si tratta di una ricostruzione delle vite che avevano vissuto o di una proiezione delle vite che avrebbero potuto avere se fossero sopravvissuti ai bombardamenti. 

notizie tratte da The Scotsman

25/12/20

Una notte di Natale speciale a Roma, 1202 anni fa - Da "La storia di Roma in 501 domande e risposte" di Fabrizio Falconi



E' in tutte le librerie (e in quelle online) La Storia di Roma in 501 domande e risposte di Fabrizio Falconi. Pubblichiamo un breve estratto sulla notte di Natale dell'anno 800 a Roma


244. Perché Carlo Magno è importante nella storia di Roma? 

Carlo Magno, figlio di Pipino il Breve e Bertrada di Laon, fu re dei franchi dal 768 e dei longobardi dal 774. Era diventato sovrano unico dal 771, dopo che il fratello, Carlomanno era morto in circostanze misteriose, e in breve aveva allargato i confini del regno dei franchi su gran parte dell’Europa occidentale. 

Carlo arrivò a Roma il sabato santo del 774 accolto dal papa Adriano i sul sagrato di San Pietro. Nacque proprio lì, sulla tomba dell’apostolo Pietro, una forte amicizia personale e politica, che cambiò le sorti della storia. 

Approfittando del fatto che il trono dell’Impero bizantino – legittimo discendente dell’Impero romano – fosse stato usurpato da una donna, Irene d’Atene, indusse il successore di Adriano, papa Leone III a considerare “vacante” il trono “romano”: così, la notte di Natale dell’anno 800, Carlo Magno fu solennemente incoronato dal papa, “imperatore”, termine mai più usato in Occidente dai tempi della morte di Romolo Augustolo, nel 476. In questo modo Leone III legò indissolubilmente i franchi a Roma, rivendicando da quel momento la supremazia del papa sui poteri temporali, terreni e rimettendo la città di Roma al centro della scena europea.





23/12/20

Libro del Giorno: "La commedia umana" di William Saroyan



Raramente capita di leggere un libro così colmo di grazia.

E' relativamente facile incontrare romanzi travolgenti o stravolgenti, pieni di avventure o disavventure o semplicemente alla ricerca di un tortuoso percorso interiore. 

Molto raramente invece si incontrano romanzi come questi, che sono una perfetta forma compiuta, la descrizione di un mondo piccolo e provinciale nel quale ogni essere umano si può ritrovare come se fosse il proprio, dove non c'è nemmeno una parola fuori posto, dove tutto si chiama come si deve chiamare, ogni sentimento umano, ogni cosa - accadimento, gioia e dolore - che cade sul capo di un essere umano, semplicemente perché egli è vivo e vive e fa parte di quella che nel titolo stesso è evocata - con un richiamo balzachiano - come La Commedia Umana, che fu scritto da William Saroyan in piena guerra, nel 1943, mentre Hollywood produceva il film con lo stesso titolo e la stessa storia, ma con il semplice fatto che la sceneggiatura originale di Saroyan - troppo letteraria - era stata rifiutata e affidata a un navigato sceneggiatore, Howard Estabrook. 

Seccato e colmo di disappunto per il rifiuto, Saroyan decise di trasformare la sceneggiatura in un romanzo, ricevendo comunque l'Oscar di quell'anno per il miglior soggetto originale del film diretto da Clarence Brown con Mickey Rooney protagonista. 

Tre anni prima, Saroyan aveva già vinto il premio Pulitzer. 

Era nato il 31 agosto 1908 a Fresno, in California , da Armenak e Takuhi Saroyan, immigrati armeni da Bitlis , nell'impero ottomano. 

Suo padre era arrivato a New York nel 1905, iniziando a predicare nelle chiese apostoliche armene.  All'età di tre anni, dopo la morte del padre, Saroyan, insieme a suo fratello e sua sorella, fu ricoverato in un orfanotrofio a Oakland, in California 

Di questa infanzia difficile e dolorosa, cominciò a scrivere dopo che la madre gli mostrò alcuni scritti del padre. La sua prima raccolta di racconti, My name is Aram, uscita nel 1940, divenne un best-seller internazionale e venne subito tradotto in molte lingue. 

La Commedia Umana fu il suo primo romanzo di grande successo seguito da molti altri, fino alla morte avvenuta nel 1981.  E mentre secondo la critica (Stephen Fry), quella di Saroyan è "una delle figure letterarie più importanti della metà del XX secolo", allo stesso tempo egli è  "uno degli scrittori più sottovalutati del secolo", nonostante lo stesso Fry suggerisca che Saroyan possa essere messo sullo stesso piano di "accanto a Hemingway , Steinbeck e Faulkner ". 

Anche in Italia Saroyan è attualmente poco conosciuto e poco letto.

Ed è un peccato. 

Chi vuole accostarsi alla sua limpida letteratura può cominciare da questo romanzo, che ha per protagonista Homer, un ragazzino di quattordici anni pieno di entusiasmo. 

La famiglia Macauley, da cui proviene, è modesta, le difficoltà non sono poche: il babbo è morto e il fratello maggiore è partito per la Seconda guerra mondiale; eppure tutti si dedicano con energia a quel che va fatto: la mamma alle galline come all’arpa, la sorella agli studi e al pianoforte, e Ulysses è il fratellino più curioso del mondo. 

Homer, che ha assunto il ruolo di capofamiglia, di giorno frequenta il liceo, la sera si tuffa in bicicletta alla volta dell’ufficio del telegrafo, dove lavora come portalettere. 

Pochi giorni, e già si rivela come messaggero più veloce della West Coast. Entra così – leggero e deciso, quasi volando – nel mondo degli adulti: il suo segreto è prendere sul serio le cose e i sogni per diventare qualcuno, anzi, capire di esserlo già. 

Sullo sfondo, la natura rigogliosa e i colori della California, una banda di ragazzini vispissimi, negozianti armeni, giganti buoni, primedonne giramondo… 

Delicato e ironico, questo libro è il ritratto formidabile di uno stile di vita scomparso, è una parabola sull’adolescenza e sul mondo degli immigrati d’America degli anni Quaranta, ma anche una declinazione dei sentimenti e dei destini umani.  Un piccolo classico in trentanove episodi. 

Come scrive Emanuele Trevi La commedia umana è un miracolo dell’equilibrio formale, nel quale l’innocenza è ancora un modo acuto e preciso di conoscere il mondo, una ricchezza dello sguardo”.



22/12/20

Colosseo: parte il progetto dell'Arena, si potrà ammirare tutta la costruzione dal centro

 



Arena del Colosseo, si parte con la ricostruzione. Il bando di gara per la progettazione, annuncia il ministro della cultura Franceschini, e' online sul sito di Invitalia. 

E il via ai lavori, con un finanziamento di 18,5 milioni di euro, e' previsto "entro il 2021". 

Sara' una struttura altamente high tech, ma reversibile e non invasiva, assicura: "Un grande intervento tecnologico, che offrira' la possibilita' ai visitatori di vedere non soltanto, come oggi, i sotterranei, ma di contemplare la bellezza del Colosseo dal centro dell'arena." 

Per presentare le proposte c'e' tempo fino al 1 febbraio 2021- L'intervento, sottolineano dal Mibact e dal Parco archeologico del Colosseo, "consentira' di ripristinare la lettura integrale del monumento e permettera' al pubblico di comprendere appieno l'uso e la funzione di questa icona del mondo antico, anche attraverso eventi culturali di altissimo livello. La nuova arena sara' fruibile grazie a soluzioni tecnologiche e integrate che guideranno il visitatore alla scoperta dei meccanismi che regolavano la complessa macchina organizzativa degli spettacoli e dei giochi che vi si svolgevano"  
Obiettivo della gara "rendere nuovamente fruibile la superficie del piano dell'arena del Colosseo e individuare una soluzione tecnologica, compatibile e reversibile, per la copertura degli ambienti ipogei". 

Gli interventi, si precisa nel bando, dovranno essere progettati in modo da offrire contemporaneamente la percezione del piano dell'arena su cui avvenivano i giochi e la visione del complesso sistema di strutture e meccanismi sottostanti. 

La nuova arena dovra' essere pensata come un piano unitario, ad alto contenuto tecnologico, costituito da dispositivi meccanizzati di apertura e chiusura, consentendo ai visitatori di comprendere la sinergia e la stretta relazione con i sotterranei, anche utilizzando sistemi che rimandino ai meccanismi degli ascensori e delle scene mobili antiche. 

Il sistema mobile dovra' essere realizzato in modo da poter essere attivato in tempi rapidi e piu' volte nella stessa giornata, per proteggere le strutture archeologiche sia dalle precipitazioni atmosferiche, sia da una eccessiva insolazione, e allo stesso tempo consentire di svelare i segreti della complessa macchina organizzativa degli spettacoli. 

La progettazione definitiva sara' sviluppata in continuo confronto con la Stazione appaltante a partire dall'idea progettuale vincitrice del bando. Approvato il progetto definitivo e ottenute tutte le necessarie autorizzazioni di legge, ancora piu' serrati i tempi per lo sviluppo del livello esecutivo. 

18/12/20

La storia (triste) di Giancarlo Coppola, il figlio primogenito di Francis Ford



E' speciale questa foto che ritrae Giancarlo Coppola con la sorella Sofia, entrambi figli di Francis Ford Coppola - per l'esattezza Giancarlo primogenito, nato nel 1963 e Sofia terza e ultimogenita, nata nel 1971). 

E' speciale anche per la tragedia che racconta, perché poco tempo dopo questa foto, Giancaslo morì a soli 22 anni d'età in un incidente nautico. 

In particolare fu ucciso a bordo del motoscafo di famiglia durante il Memorial Day del 1986, ad Annapolis, nel Maryland

L'attore Griffin O' Neal, figlio del grande Ryan O' Neal, che stava pilotando la barca, aveva tentato di passare tra due barche che si muovevano lentamente, ignaro che entrambe le barche fossero collegate da un cavo di rimorchio. 

Mentre O'Neal  ebbe a malapena il tempo di schivare, Coppola fu colpito e ucciso, decapitato dal cavo sospeso. 

Al momento dell'incidente, O'Neal lavorava, proprio diretto da Francis Ford Coppola nel film "Gardens of Stone" e in seguito alla tragedia, fu sostituito. 

O'Neal fu successivamente accusato di omicidio colposo. 

Alla fine si dichiarò colpevole per l'accusa minore di "operazione negligente alla guida di una barca", è fu multato di $ 200 e condannato a 18 mesi di libertà vigilata nel 1987. 

Ha ricevuto una condanna a 18 giorni di prigione per non aver svolto 400 ore di servizio alla comunità come ordinato. 

A rendere la tragedia ancora più grave, il fatto che al momento della morte di Giancarlo, la sua fidanzata Jacqui de la Fontaine era incinta di due mesi della loro unica figlia, Giancarla "Gia" Coppola (nata il 1 gennaio 1987)

Oggi Gia, nipote di Francis Ford, è una scrittrice-regista, avendo realizzato il film del 2013 "Palo Alto". 

Francis Ford Coppola che rimase sotto shock a lungo e che non si riprese mai dalla morte del suo primogenito, ha successivamente dedicato a suo figlio Tucker: The Man and His Dream del 1988

Una scena del film Twixt di Francis Ford Coppola del 2011 mostra la morte di un personaggio simile alla morte di suo figlio. 

Nella cantina Inglenook, di proprietà di Eleanor e Francis a Napa, California, c'è un vigneto di 12 acri chiamato "vigneto Gio", dal nome Gian-Carlo dagli stessi lavoratori, che è stato piantato nel 1988. 

L'installazione artistica itinerante di Eleanor Coppola, Circle of Memory , commemora la vita di Gian-Carlo ed è stata esposta a San Diego, Oakland, Santa Fe, Montpellier, Salisburgo, Stoccolma e Oslo.

17/12/20

"La Storia di Roma - in 501 domande e risposte" di Fabrizio Falconi anche in E-book (Kindle) a 4,99 Euro

 


La storia di Roma - in 501 domande e risposte, appena uscito in libreria, è disponibile anche in E-book in formato E-pub per dispositivi E-reader/Kobo, Ios, Android, Kindle acquistabile QUI a 4.99 Euro


Scheda del Libro

La grande storia di Roma è universalmente nota. Ma tra le pieghe delle sue vicende si annidano curiosità spesso poco conosciute, che invece meritano di essere scoperte. In questo libro verranno proposte 501 domande che hanno per argomento la storia, gli aneddoti, l’architettura, l’arte, i costumi, le leggende di Roma, dalle origini fino ai giorni nostri. A ogni quesito segue una risposta, che prova a far luce sul complesso mosaico della storia della Città Eterna. I capitoli sono divisi in un ordine cronologico che abbraccia quasi tre interi millenni, dalle origini e dalla fondazione della città, passando per la Roma repubblicana, quella  imperiale, il Medioevo, il Rinascimento, la Roma papalina, il Risorgimento e il Novecento e arrivare fino ai giorni nostri. Una carrellata di notizie, approfondimenti, spigolature, sulla grande storia della città più famosa del mondo.

Tanti interrogativi per soddisfare tutte le curiosità sulla grande storia della Città Eterna

La storia immortale della Città Eterna

Le origini – la Fondazione – I re di Roma
L’età antica – La Roma repubblicana
L’età antica – La Roma Imperiale
Dalla Caduta dell’Impero Romano d’Occidente all’anno Mille
La Roma Medievale
Il Rinascimento a Roma
La Roma Papalina
Il Risorgimento a Roma e l’Ottocento
Dai primi del Novecento alla fine della Seconda Guerra Mondiale
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ai giorni nostri


16/12/20

Libro del Giorno: "La salvezza del bello" di Byung-Chul Han

 



Meritevole l'editore Nottetempo che sta da diversi anni stampando l'opera di Byung-Chul Han, nato a Seul 60 anni fa, filosofo tedesco-sud coreano con un passato nella metallurgia e brutale critico della Rete e del globo interconnesso, considerato uno dei piú interessanti filosofi contemporanei, docente di Filosofia e Studi Culturali alla Universität der Künste di Berlino. 

Ne La salvezza del bello, edito nel 2015 in Germania (2019 in Italia), Byung-Chul Han si interroga sulla trasformazione dell'idea della bellezza nella società dei consumi digitale, sul cambiamento di percezione e sul significato stesso del bello. 

Nel mondo di oggi, scrive Byung-Chul Han, "nulla ha consistenza e durata.  Di fronte alla radicale contingenza (del mondo digitale, dove tutto è qui e ora ndr.) si risveglia la nostalgia di ciò che vincola a un impegno e che trascende la quotidianità. Oggi ci troviamo in una crisi del bello proprio perché il bello è stato levigato divenendo oggetto del piacere, del like, del piacevole e confortevole.  La salvezza del bello significa la salvezza di ciò che vincola e impegna a una responsabilità." 

Per quanto quindi il titolo possa essere equivocato, Byung-Chul Han non parla della "bellezza che salva", intesa in senso dostoevskijano, ma della responsabilità, oggi fondamentale per tutti, di "salvare il bello", di preservarlo dalla prosaicità dittatoriale della vita per come essa è diventata. 

Dostoevskij infatti aveva detto che solo la bellezza ci salverà. Ma oggi è il bello stesso a dover essere messo in salvo, recuperando l’integralità della sua esperienza che l’epoca digitale fa svanire di giorno in giorno. 

Questo è l’intento del saggio di Byung-Chul Han, che ripercorre momenti essenziali del pensiero europeo sul bello, da Platone a Nietzsche e Adorno, per mostrare con vigorosa persuasività la deriva estrema della nostra esperienza estetica

L’estetizzazione diffusa, la veloce proliferazione di immagini levigate e consegnate al consumo, dove conta solo il mero presente della piú piatta percezione, conducono a una fondamentale anestetizzazione. 

Nulla piú accade e ci riguarda nel profondo, e cosí l’arte stessa diventa, come già aveva avvertito Nietzsche, solo occasione di una momentanea eccitazione. 

Ma l’originaria esperienza del bello è invece una scossa estatica che ci trasforma e si prolunga anche nella vita etica e politica. 

La bellezza non rimanda al sentimento di piacere, ma a un’esperienza di verità

“Tu devi cambiare la tua vita”: il monito che promana dal Torso arcaico di Apollo nell’omonima poesia di Rilke è la parola che il bello ci rivolge attraverso questo libro.


Byung-Chul Han 

14/12/20

E' morto John Le Carré, maestro assoluto della Spy-Story


In 'Una spia che corre sul campo', uscito poco piu' di un anno fa, aveva raccontato gli anni della Brexit, immaginando un'alleanza tra i servizi segreti di Londra e l'America di Trump con il duplice scopo di minare le istituzioni democratiche europee e smantellare il sistema internazionale dei dazi. 

"E' mia convinta opinione che per la Gran Bretagna, per l'Europa e per la libera democrazia in tutto il mondo, l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue al tempo di Trump e la conseguente dipendenza senza riserve sugli Stati Uniti in un'era in cui gli Usa hanno imboccato la strada del razzismo istituzionale e del neo-fascismo e' un disastro senza precedenti", aveva fatto dire a uno dei personaggi del romanzo. 

E per manifestare contro la Brexit era sceso in piazza, John Le Carre', maestro della spy story acclamato nel mondo, celebre per le sue storie di spionaggio intrise di realismo e critiche nei confronti della societa' moderna, dalla Guerra Fredda ai fallimenti della globalizzazione, morto all'eta' di 89 anni. 

Vero nome David J. M. Cornwell, nato a Poole, nella regione inglese del Dorsetshire, nel 1931, Le Carre' insegna all'universita' di Eton, prima di diventare un funzionario del ministero degli Esteri britannico ed essere reclutato dall'MI5 e poi dall'MI6. 

Dall'esperienza nei servizi segreti predera' spunto per creare il personaggio di George Smiley, leggendario protagonista di numerosi suoi romanzi.

L'esordio, in quell'anno, e' con 'Chiamata per il morto', poi verra' 'Un delitto di classe', ma sara' la sua terza fatica letteraria, 'La spia che venne dal freddo', uscito nel 1964, a regalargli la fama planetaria. 

Oltre 20 milioni di copie vendute nel mondo, racconta la storia di Alec Leamas, agente britannico trasferito nella Germania dell'Est, che sara' interpretato sul grande schermo da Richard Burton nel primo di una lunga serie di adattamenti delle sue opere, tra cinema e tv. 

Basso, tozzo, occhiali spessi, paranoico, ma dotato di intelligenza acuta, una sorta di anti James Bond, come lo descrive lo scrittore in 'Candele nere' (1962), Smiley resta l'eroe preferito di Le Carre'. 

Ne La Talpa (1974) questo formidabile ufficiale dei servizi segreti smaschera una talpa sovietica infiltrata nelle sue fila. 

I sequel, 'L'onorevole scolaro' e 'Tutti gli uomini di Smiley', vengono portati in tv e al cinema con Gary Oldman nel ruolo di Smiley. 

Tra gli altri romanzi celebri, 'La tamburina', 'La spia perfetta', 'La casa Russia', 'Il direttore di notte', diventato di recente un serial di successo (con il titolo originale The Night Manager) con Tom Hiddleston e Hugh Laurie

Con la fine della Guerra Fredda nel 1991, Le Carre' mette alla berlina nelle sue opere gli eccessi del nuovo ordine mondiale costruito sulle rovine del muro di Berlino: mafia, traffico di armi e droga, riciclaggio di denaro e terrorismo. 

Sono gli anni di 'Il sarto di Panama' e 'Il giardiniere tenace', approdato anche al cinema, che denuncia gli abusi delle multinazionali farmaceutiche in Kenya. 'Il nostro traditore tipo' e 'Una verita' delicata' tracciano una satira feroce dei padroni del mondo e delle manovre costruite nei salotti di ambasciate, ministeri e banche. 

Negli ultimi Le Carre' ha scelto una vita ritirata, tra Cornovaglia e Hampstead. Sposato due volte, ha avuto quattro figli e tredici nipoti. 

Nel 2011 ha lasciato in eredita' tutti i suoi archivi alla Bodley Library, fondata all'inizio del XVII secolo a Oxford, dove ha studiato lingue negli anni '50. "Per Smiley, come per me, Oxford e' la nostra casa spirituale", spiega. "E mentre ho il massimo rispetto per le universita' americane, la Bodley Library e' il luogo dove riposerei il piu' felice possibile". 

"John Le Carre' e' scomparso a 89 anni. Questo anno terribile ha portato via un gigante della letteratura e uno spirito umanitario". Cosi' lo scrittore americano Stephen King ha reso omaggio su Twitter, all'autore di La spia che venne del freddo. 



13/12/20

Paolo Rossi e il mistero di "Eupalla" che si incarnò in lui il giorno di Italia-Brasile


La parabola epica di Paolo Rossi racconta meglio di sempre il fascino del gioco del calcio dovuto alla sua illogicità, alla sua imprevedibilità e ai capricci di quella che Gianni Brera chiamava Eupalla, la inesistente divinità del Pallone che lui aveva inserito nel pantheon greco.

Paolo Rossi, che fino ad allora era stato un giocatore normale, in quella partita - Italia-Brasile, mondiali 1982 - fu pervaso dalla divinità che scelse di incarnarsi in lui, per motivi imperscrutabili.

Io mi ricordo bene quei tempi. L'Italia di Bearzot arrivò a quel mondiale circondata dalla disistima di tutti gli italiani, che giudicavano il tecnico friulano più o meno un totale incapace e i giocatori che vestivano l'azzurro, brocchi. Il girone di qualificazione dell'Italia fu pessimo, e la nazionale rischiò di essere eliminata passando come seconda con miseri 3 punti (3 pareggi, 2 soli gol fatti e 2 subiti) contro avversari che erano Polonia, Camerun, Perù. Polemiche durissime ogni giorno piovevano sul ritiro azzurro in Spagna. L'Italia fu inserita, essendo giunta seconda, in un girone spaventoso, contro i fuoriclasse brasiliani e argentini, spacciati per tutti, anche per Monsieur de Lapalisse.

Poi arrivò quella partita. In cui Eupalla scelse il piccolo, magrolino e fiero Paolo Rossi. Si incarnò dentro di lui e gli concesse di trasformarsi in una furia divina.

In quella partita irripetibile, gli italiani all'ultima spiaggia divennero i maestri brasiliani e i brasiliani fuoriclasse arrancarono increduli di fronte a questa improvvisa e inspiegabile metamorfosi.

Come ha detto efficacemente oggi Junior (nella foto qui insieme a Paolino): "Se noi (cioè il Brasile) avessimo segnato anche il pareggio del 3 a 3 in quella partita, Paolo Rossi avrebbe poi segnato il 4 a 3".

Efficace sintesi. Destino, premonizione, carattere, fato, talento: chiamatelo come volete.

Il mistero descritto da J. Hillman ne "Il codice dell'anima" trovò quel giorno la sua più eclatante dimostrazione.

Ci sono cose più grandi di noi. E il destino di una palla che rotola - checché ne pensino sapienti e scriba - è uno di questi.

Cosa che fa impazzire e dannare chiunque si sia mai appassionato a una partita di calcio, uno dei giochi più crudeli mai inventati dall'uomo.

Fabrizio Falconi - dicembre 2020

Martin Nowak, matematico ad Harvard: "Senza Dio non ci sarebbe l'evoluzione"


"Dio e' la causa ultima di tutto cio' che esiste, Colui in assenza del quale non ci sarebbe affatto l'evoluzione. Dio e' sia il Creatore che il Sostenitore dell'Universo"
.

Ne e' certo il prof. Martin Nowak, docente di matematica all'Universita' di Harvard, per il quale "l'evoluzione non rappresenta un problema per la teologia cristiana". Intervenendo alla sessione finale del Convegno "Dio oggi" promosso dalla Cei, Nowak ha affermato che "Dio si serve dell'evoluzione per dispiegare il mondo vivente intorno a noi".

Allo stesso modo, ha continuato, "Dio si serve della gravita' per dispiegare l'Universo su un'ampia scala. Ne' la gravita' ne' l'evoluzione pongono sfide alla fede cristiana".

"Dio - ha scandito - non solo fissa le condizioni iniziali del processo evolutivo ma traccia anche l'intera traiettoria dell'esistenza". "L'intera traiettoria - ha aggiunto il grande matematico - e' nota a Dio, che esiste al di fuori del tempo, eterno e a-temporale, onnisciente e infinitamente amorevole".

Nella sua relazione, il prof. Nowak ha ribadito che "l'evoluzione non inventa la vita intelligente ma la scopre". "L'evoluzione non puo' operare senza requisiti che la guidino', ha osservato riocrdando che "come accade per ogni altra disciplina scientifica, la nostra attuale comprensione dell'evoluzione e' incompleta".

12/12/20

I Fori Romani ancora non hanno finito di stupire: Spunta dai secoli una Testa Monumentale di Augusto



Una testa di eta' imperiale del dio Dioniso, una seconda testa dell'imperatore Augusto sempre di epoca imperiale in eta' giovanile mai mostrata al pubblico. E poi oltre 60 frammenti del Fregio d'Armi del Foro di Traiano, che rappresentano le spoglie belliche dei popoli vinti e quelle dei vincitori, e un frammento di fregio storico in marmo bianco a grana fine, inquadrabile cronologicamente tra il I e il II secolo d.C.: arrivano direttamente dal sottosuolo del primo tratto di via Alessandrina alcuni incredibili tesori della Roma antica, rinvenuti nello scavo archeologico appena concluso e illustrato ieri, grazie al quale e' tornata alla luce una nuova porzione dei Fori Imperiali. 

Con questa opera, curata da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali su concessione del Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali e per il Turismo - Parco Archeologico del Colosseo e resa possibile grazie al contributo della Repubblica dell'Azerbaigian (per un importo complessivo di 1.000.000 di euro), finalmente con un unico sguardo si potra' ammirare la piazza del Foro di Traiano con il complesso monumentale dei Mercati di Traiano

Gli scavi hanno riguardato il tratto settentrionale, lungo circa 60 metri e ora rimosso, della via Alessandrina che collegava l'attuale piazza del Foro di Traiano a largo Corrado Ricci: i preziosi reperti emersi dopo il lavoro, adesso in fase di restauro e studio, saranno poi esposti al Museo dei Fori Imperiali ai Mercati di Traiano

"Il Foro di Traiano e' un capolavoro dell'urbanistica romana di cui finora non si coglieva appieno la grandiosita'. Oggi e' piu' facile capire perché la costruzione fosse definita 'degna dell'ammirazione degli dei'", dichiara Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali. 'L'intervento di via Alessandrina, condotto da Roma Capitale, si configura come un progetto di particolare importanza, in quanto restituisce alla fruizione pubblica l'area del Foro Traiano in tutta la sua ampiezza e grandiosita'."

11/12/20

Libro del Giorno: "Il libro del riso e dell'oblio" di Milan Kundera

 


E' un esperimento interessante quello di rileggere oggi i primi romanzi di Milan Kundera - e in particolare questo, uscito per la prima volta nel 1978, più di quarant'anni dopo. 

Come è noto, Kundera, nato a Brno, nell'allora Cecoslovacchia (attualmente in Repubblica Ceca), il 1º aprile del 1929, venne colpito in occidente da improvvisa e roboante popolarità dopo la pubblicazione del suo romanzo L'insostenibile leggerezza dell'essere, nel 1985 (in Italia da Adelphi). 

In un periodo storico di enorme interesse, in Occidente, per la Cortina di Ferro che stava per essere rottamata dalla Storia di lì a poco (crollo del Muro di Berlino, 1989), i romanzi di Kundera aprirono uno squarcio accessibile a tutti sulla vita e le sofferenze in uno dei paesi invasi dai sovietici, in questo caso la Cecoslovacchia, la cui effimera Primavera di Praga nel 1968 era stata soffocata dall'arrivo dei carri armati russi. 

Kundera, che nel frattempo nel 1975 era emigrato in Francia, a Parigi (riuscì poi a ottenere la cittadinanza francese nel 1981 grazie all'interessamento personale del presidente francese François Mitterrand) divenne così letto che le case editrici occidentali si affrettarono a pubblicare tutti i suoi romanzi precedenti a quello, scritti ovviamente nella sua lingua, il ceco, e esattamente: Lo scherzo (Žert, 1967); Il valzer degli addii (Valčík na rozloučenou, 1972); La vita è altrove (Život je jinde, 1973);  e per l'appunto, Il libro del riso e dell'oblio (Kniha smíchu a zapomnění, 1978) che fu tradotto da Serena Vitale per Bompiani nel 1980 e successivamente ristampato da Adelphi nel 1991.

L'ammirazione grande per questi primi romanzi, scoperti in occidente, portarono così la critica (e anche il pubblico) a distinguere nettamente l'opera di Kundera antecedente all'esilio (il cosiddetto periodo ceco), dall'opera seguente quando Kundera cominciò, a partire dal romanzo La lentezza (1995) a scrivere in lingua francese e non più in ceco. 

La critica internazionale, che era stata entusiasta e ammirata per i romanzi della prima fase, cominciò a stemperarsi, a raffreddarsi nei confronti del "Kundera francese", ancor maggiormente quando nel 2008 fu rinvenuto un documento a Praga negli archivi della Polizia e ritenuto attendibile, che testimoniava di una delazione da parte del futuro scrittore, nel 1950, nei confronti di un ventenne impegnato in un'ingenua operazione di "spionaggio" tra Germania Ovest e Cecoslovacchia; il giovane venne poi condannato a 22 anni di lavori forzati. Kundera ha sempre negato ogni responsabilità nella vicenda, che però ha continuato a pesare molto sulla sua immagine pubblica e probabilmente ne ha anche compromesso le sue chances di approdare al Nobel per la letteratura. 

Oggi che Kundera ha 91 anni e che è lontano da ogni polemica letteraria è allora forse il momento giusto per rivalutare con più freddezza il patrimonio letterario che ci ha consegnato. 

E' noto che il padre di Kundera Ludvík (1891-1971) fu direttore dell'Accademia musicale di Brno, la JAMU, e un noto pianista. Fin da piccolo Kundera studiò musica, in particolare pianoforte, e la passione per la musica tornerà spesso nei suoi testi letterari, in particolare in questo Il libro del riso e dell'oblio, che si conferma un grande romanzo del novecento europeo. Scritto all'indomani del suo arrivo a Parigi, e finalmente libero dunque, di esprimersi con maggiore crudezza sul regime politico del suo paese, dal quale si era allontanato, il romanzo è un affresco composito, o meglio ancora, come scrive Kundera stesso nelle pagine, un corpus di "variazioni" su un tema, esattamente come avviene in musica classica. 

Come scrisse lo stesso autore, qualche anno più tardi: «Nel Libro del riso e dell’oblio, la coerenza dell’insieme è data unicamente dall’unicità di alcuni temi (e motivi), con le loro variazioni. È un romanzo, questo? Io credo di sì»

E lo stesso vale per i numerosissimi lettori che questo libro ha avuto dal 1979 a oggi e che vi hanno riconosciuto una delle più audaci imprese letterarie del nostro tempo: un «romanzo in forma di variazioni». 

Cambiano totalmente i personaggi e le situazioni, in ciascuna delle sette parti in cui (come d’obbligo in Kundera) il libro si divide.

Ciascuna è autosufficiente – e tutte si susseguono «come le diverse tappe di un viaggio che ci conduce all’interno di un tema, all’interno di un pensiero, all’interno di una sola e unica situazione la cui comprensione, per me, si perde nell’immensità». Su tutto, un gesto si mostra con peculiare insistenza: il tentativo di sottrarsi alla cancellazione di ciò che è avvenuto. Come dice un personaggio del romanzo: «la lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio».

E' questo il tema del romanzo, ed è questo che resta intatto dopo 42 anni. Esattamente come la protagonista, la giovane Tamina, che ha perso il marito, e che ritorna nelle diverse parti del libro, il compito di Kundera è quello di non disperdere la memoria, anzi, di rendere la memoria un compito di sopravvivenza.  Seppure nella piena consapevolezza che alla fine è proprio grazie all'oblio, alla leggerezza di cui parlerà molto nel romanzo seguente, al riso dell'ironia che questa vita diventerà sopportabile, anche nella tragedia della perdita, nella circostanza della sconfitta, che ha segnato l'esistenza nella sua parte più autentica, quella della gioventù.

Fabrizio Falconi - 2020

Milan Kundera 

Il libro del riso e dell’oblio 

Traduzione di Alessandra Mura 

Fabula, 51 1991, 3ª ediz., pp. 273 

 € 24,00 

09/12/20

ItalianWays: La Casa Museo Hendrik Christian Andersen a Roma, un luogo meraviglioso


La Casa Museo Hendrik Christian Andersen, a Roma, è dedicata a un artista interessante da vari punti di vista, il cui legame con la capitale d’Italia fu fortissimo.

Nell’Urbe, Andersennorvegese di Bergen, classe 1872si stabilì intorno ai vent’anni, proprio in questo magnifico palazzo liberty, “Villa Hélène”, che fungeva da sua abitazione e studio d’arte. Lo scultore decise che dopo la propria morte il palazzo e la collezione di statue da lui realizzate sarebbero diventati di proprietà dello Stato italiano. Così dal 1978 l’edificio è aperto al pubblico.

Lo studioso Fabrizio Falconi spiega che la complessa personalità di Andersen conteneva elementi di megalomania, come si può osservare anche dalle dimensioni delle sue sculture, e di idealismo.

Andersen, continua Falconi, aveva studiato arte nelle più prestigiose scuole europee e, durante le molte ore passate ad analizzare le opere dei più grandi maestri, aveva maturato la convinzione che solo l’arte potesse salvare l’umanità, minacciata in quegli anni da conflitti spaventosi e guerre mondiali. Vagheggiava la realizzazione di una grande città mondiale, una sorta di capitale planetaria dell’arte e della cultura, in grado di trasmettere agli uomini ideali di pace e armonia, già inseguiti prima di lui da grandi geni delle discipline più disparate.

A Roma Andersen incontrò Henry James, il grande scrittore, più vecchio di lui di circa trent’anni, col quale stabilì un legame strettissimo, ricordato da numerose lettere che testimonierebbero come tra i due vi fosse una forte attrazione e un grande coinvolgimento sentimentale (F. Falconi, “Misteri e segreti dei rioni e dei quartieri di Roma”, Newton Compton, Roma 2013)

Fonte: Italianways



08/12/20

40 anni senza John Lennon - "Happy Xmas (War is Over)" Storia di una canzone leggendaria

 


40 anni fa  John Lennon veniva ucciso a New York.  Il mondo lo celebra e noi lo celebriamo con una delle sue canzoni immortali, particolarmente adatta a questo momento che l'umanità vive, dove a pochi giorni dal Natale si combatte una guerra fatta non con le armi e tra popoli (per fortuna), ma contro un aggressore  virale, biologico.  E' l'occasione comunque per riascoltarla e per ricostruirne la storia. 

Happy Xmas (War Is Over) fu composto da John Lennon e Yoko Ono, pubblicato come singolo natalizio, il 6 dicembre del 1971, con la melodia del brano tratta da uno standar folk: Stewball.

La canzone fu incisa ai Record Plant (East) Studios di New York il 28 e 29 ottobre 1971, sotto la produzione di Phil Spector, e nacque come brano di protesta contro la guerra in Vietnam, diventando in seguito uno tra i più noti classici natalizi.

Il pezzo venne accreditato alla Plastic Ono Band insieme al coro gosperl Harlem Community Choir, che partecipò all'incisione, pubblicata in USA in concomitanza con le festività natalizie del '71, e l'anno successivo in Europa. Lennon compose il pezzo all'inizio dello stesso mese, registrandone anche una versione demo, con il testo ancora incompleto, soprattutto nella contromelodia che utilizzava il sottotitolo, slogan usato per la sua campagna per la pace della fine del '69.

All'inizio del brano, Lennon e la Ono augurano un buon Natale ai loro due figli,rispettivamente Julian e Kyoko, dai quali all'epoca vivevano separati.

Il brano folk che servì d'ispirazione a Lennon  è una tipica canzone-racconto circa un cavallo da corsa che beve sempre troppo vino, un "canto di lavoro" dei neri americani con parole provenienti dalla Gran Bretagna, "derivante rispettivamente dalla ballata The Noble Skewball con un nuovo testo di epoca Elisabettiana intitolato Go from My Window." 

Anche negli anni successivi alle pubblicazioni ufficiali, in occasione del  Natale, il brano è più volte entrato nella classifica britannica.



Così questo è il Natale,
e cosa hai fatto?
un altro anno è passato
ed uno nuovo è appena iniziato
e così questo è il Natale
spero che ti diverta
con il più vicino e il più caro
col più vecchio e il più giovane

un felice Natale
e un meraviglioso anno nuovo
speriamo che sia davvero un buon anno
senza alcuna paura

e così questo è il Natale (la guerra è finita)
per i deboli e per i forti (se lo vuoi)
per i ricchi e per i poveri (la guerra è finita)
il mondo è così sbagliato (se lo vuoi)
e così buon Natale (la guerra è finita)
per i neri e per i bianchi (se lo vuoi)
per i gialli e per i neri (la guerra è finita)
fermiamo tutte le guerre (adesso)

un felice Natale
e un meraviglioso anno nuovo
speriamo che sia davvero un buon anno
senza alcuna paura

così questo è il Natale (la guerra è finita)
e cosa abbiamo fatto? (se lo vuoi)
un altro anno è passato (la guerra è finita)
ed uno nuovo è appena iniziato (se lo vuoi)
e così questo è il Natale (la guerra è finita)
spero che ti diverta (se lo vuoi)
con il più vicino e il più caro (la guerra è finita)
col più vecchio e il più giovane (adesso)

un felice Natale
e un meraviglioso anno nuovo
speriamo che sia davvero un buon anno
senza alcuna paura

la guerra è finita, se lo vuoi
la guerra è finita, adesso

testo originale:

So this is Christmas
And what have you done
Another year over
A new one just begun
I hope you have fun
The near and the dear ones
The old and the young

And a happy New Year
Let's hope it's a good one
Without any fears

So this is Christmas
For weak and for strong
The rich and the poor ones
The war is so long
For black and for white
For yellow and red ones
Let's stop all the fights

So this is Christmas
And a happy New Year
Let's hope it's a good one
Without any fears

So this is Christmas
And what have we done
Another year over
A new one just begun
We hope you have fun
The near and the dear ones
The old and the young

So this is Christmas
(And a happy New Year)
Ooh, oh
(Let's hope it's a good one)
It's a good, it's a good one
Without any fear

War is over, if you want it
War is over, now