08/01/18

Libro del Giorno: "Per amica silentia Lunae" di William Butler Yeats.



E' un libro stranissimo, che ancora oggi affascina e inquieta. Scritto in pieno Primo conflitto mondiale, nel 1917, Per amica silentia lunae è una delle opere più misteriose del grande William Butler Yeats, qui impreziosita da una bellissima edizione SE, curata da Gino Scatasta, cui è fatta precedere il prologo con la lettera scritta a Maurice, ovvero Iseult Gonne, la figlia di Maud Gonne, uno dei grandi amori di Yeats; la lunga poesia Ego Dominus Tuus, scritta nel 1915; e a cui viene fatta seguire oltre alla postfazione, una minuziosa cronologia della vita di Yeats e, dulcis in fundo, una appendice iconografica con molte preziose foto del poeta che vanno dal 1896 agli ultimi anni di vita. 

Il 1917 - l'anno in cui scrive Per amica silentia lunae - è un anno molto importante nella vita di Yeats: dopo le cinque proposte di matrimonio fatte nel corso degli anni a Maud Gonne, l'amore di una vita, il poeta, dopo aver chiesto alla madre il permesso di corteggiare la bellissima figlia, Iseult, le propone a sua volta di sposarlo. Ma la ragazza rifiuta (pochi anni dopo sposerà Francis Stuart, dichiarando che non aveva mai preso sul serio la proposta di Yeats).  Il poeta allora, il 20 ottobre di quell'anno sposerà George Hyde-Lees che gli darà due figli e che poco dopo le nozze, pensando che Yeats sia ancora innamorato di Iseult, per distrarlo inizia a fare esperimenti di scrittura automatica. 

E' dunque il periodo più intenso degli interessi esoterici di Yeats, che già fa parte (dal 1890) della Golden Dawn, un ramo della organizzazione esoterica chiamata Stella mattutina. 

Per amica silentia lunae è una divagazione su due temi molto cari a Yeats: la maschera e la visione.

E lo fa in due intense sezioni chiamate Anima Hominis e Anima Mundi

Nella prima, Yeats considera i rapporti dell'uomo con il suo destino, con il suo Daimon: desiderio e sconfitta sono i compagni del poeta-eroe chiamato ad amare il mondo fino alla fine. Un lento cammino iniziatico che conduce allo scoprimento di ciò che dalla maschera (e quindi dalla illusione) è celato. 

Nella seconda, Yeats dà voce ai morti, ai poeti morti, fonte di ispirazione per i vivi. Morti e vivi sono calati nell'Anima Mundi,uno scrigno di tesori formato dalle opere dei grandi predecessori, un crogiolo soprannaturale, pullulante di richiami e di voci che si incarnano e infondono il cammino dei vivi. Un grande stagno, scrive Yeats, o un vasto giardino dove i nostri pensieri e le nostre immagini crescono nel modo a esse destinato come grandi piante acquatiche o si diramano nell'aria spandendo tutt'attorno il loro profumo. 

La prosa poetica di Yeats è abbagliante e oscura. Ogni frase rimanda a altro. Questi monologhi procedono senza nessuna logica o coerenza apparente. Sono appunto illuminazioni, sguardi, pensieri incarnati nella sofferenza, nell'impotenza, nella gioia estatica degli attimi concessi ai viti, nel loro continuo interrogarsi sul da dove venga la voce che essi ascoltano dentro se stessi e nel cielo. 

Fabrizio Falconi 





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