22/09/16

Il libro del giorno: "Ritorno dall'india" di Abraham Yehoshua.



Il dottor Benjamin Rubin, trentenne, vorrebbe fare il chirurgo, ma il primario dell'ospedale nel quale lavora (Hishin) lo preferirebbe internista.   Un'occasione per fare qualche passo in avanti gli arriva quando Hishin propone a Rubin di accompagnare il direttore sanitario Lazar e sua moglie Dori in un viaggio in India per andare a riprendere e portare a casa la loro figlia (Inat) malata. 

Alla fine del viaggio Benjamin scopre di essere innamorato di Dori, molto più grande di età, di lui. Avrà con lei tre fugaci rapporti, finirà per sposare una donna non amata (Michaela) e per avere una figlia da lei (Shiva), ma non riuscirà a rinunciare al suo amore, se non quando Lazar muore sotto i ferri dell'ospedale e Dori decide di troncare ogni rapporto e a Benjamin non resterà altro che rassegnarsi al suo ruolo di ragazzo-padre, visto che Michaela è tornata in India. 

Quattro parti (o movimenti) sontuose (innamoramento - matrimonio - morte - amore) dividono il voluminoso romanzo tradotto scandalosamente male da due traduttori diversi.  Yehoshua è un maestro della narrazione. Racconta, e il lettore non può sfuggire al perfetto meccanismo narrativo. La vita di Benjamin e di tutti gli altri personaggi di questo magnifico romanzo è la vita com'è: non sensata, sconnessa, inspiegabile, misteriosa, incongruente, come è la vita.

Non ci sono più regole sociali o convenzioni: si può essere padre senza provare nulla per la propria figlia e marito senza provare nulla per la propria moglie. Ci si può innamorare senza sapere perché della donna più sbagliata e sacrificare ad essa tutto.

Tutto vero, tutto reale, mai artificioso. Yehoshua conduce senza scorciatoie al punto atteso e vagheggiato dove l'anima è del tutto nuda.  
Un calo di intensità nell'ultima parte (amore), quasi che lo stesso Y. si smarrisca, sapendo di dover prendere congedo dai suoi personaggi.



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