14/11/14

Krishnamurti: La contentezza non è mai quando si possiede qualcosa.




Non si finirà mai di meravigliarsi del dono di saggezza e di spirito contenuti nell’avventura umana di Jiddu Krishnamurti, una delle grandi anime che hanno attraversato il Novecento.

Il pensiero di Krishnamurti è sempre una risorsa, specialmente in questi tempi di grande confusione, di spaesamento totale, di perdita di riferimenti. Krishnamurti insisteva molto su questo, nei suoi scritti, nei celebri incontri con le moltitudini che venivano a trovarlo, nelle sue scuole, in Svizzera, in Inghilterra, a Brockwood Park, a Ojai, in California.

Ecco che cosa disse una volta:

La contentezza non è mai il risultato della soddisfazione, del conseguimento, o del possesso delle cose. 

Il movimento creativo del reale è nient’altro che l’amore. La compassione. Nulla di più lontano dal significato banale che attribuiamo solitamente a questi due termini.

La contentezza giunge con la pienezza di “ciò che è”, non nel mutamento di questo. Ciò che è pieno,non ha bisogno di mutamento, di cambiamento.

E’ l’incompleto in cerca di farsi completo che prova l’agitazione della scontentezza e del cambiamento.

La mente è come una macchina che lavora giorno e notte, facendo baccano, eternamente attiva, addormentata o sveglia che sia. E’ veloce e incessante come il mare.

Un’altra parte di questo e intricato meccanismo cerca di controllare l’intero movimento e, in tal modo, comincia il conflitto tra desideri, stimoli contrapposti.

Ma: c’è attenzione, quando la mente è occupata ?

E’ solo la mente non occupata che può fare attenzione. E’ solo quando colui che sperimenta si è acquietato che la mente è calma. E allora c’è il movimento creativo del reale. 

Amore, compassione è quando la mente smette di turbinare, di essere in tempesta. E osservatore e osservato sono una distinzione che non esiste più. E l’essere umano si avvicina e raggiunge finalmente il suo centro, dentro il quale esistono immense grandezze.





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