30/11/13

'Che fare ?' Il comportamento amoroso secondo Barthes.





Comportamento  Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? 

Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito.  Se l'altro incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli ? (Dirmi che posso telefonargli  - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo permesso).
E' futile ciò che in apparenza non ha e non avrà conseguenze. Ma da me, soggetto amoroso, tutto ciò che è nuovo, tutto ciò che può turbare, viene accolto non come un fatto, ma come un segno che bisogna interpretare. 

Talvolta, a furia di deliberare su "niente"(questo è quanto direbbero gli altri), finisco con lo sfiancarmi; a questo punto, con un ultimo guizzo, come uno che sta per annegare e cerca con un colpo di tallone di risalire in superficie, tento di prendere una decisione spontanea (la spontaneità: grande sogno: paradiso, forza, delizia): telefonagli visto che ne hai voglia! Ma invano: il tempo amoroso non consente di mettere sulla stessa linea l'impulso e l'atto, di farli coincidere: io non sono l'uomo dei piccoli acting-out; la mia follia è misurata, non si vede; è subito che io ho paura delle conseguenze, di ogni conseguenza : ciò che è spontaneo è la mia paura- la mia indecisione.



Da Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, traduzione di Renzo Guidieri, Giulio Einaudi Editore, 1970, pag. 53 e 54.

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