31/01/13

Le parole che in Italia sono così difficili da pronunciare (Angela Merkel, ieri).




Le parole che in Italia sono così difficili da pronunciare.


"La responsabilità tedesca per i crimini del nazismo NON è destinata a pesare meno con il passare degli anni e il modo con cui si sviluppa una dittatura ha potuto rapidamente sviluppare la sua trama criminale, in quella prima metà del 1933, deve rappresentare una avvertimento PERENNE." 

 Angela Merkel, 30 gennaio 2013.

29/01/13

Baustelle - "La morte non esiste più" (testo)





Fantasma è il nuovo album dei Baustelle che esce oggi in Italia.

Questa canzone, La morte (non esiste più), merita di essere ascoltata e vista (in un video molto eloquente e bellissimo, nello stile essenziale dei Baustelle, ormai arrivati alla piena maturità espressiva).

E' il segno di una nuova musica italiana che sta vivendo una inattesa primavera creativa.


Nei tramonti dentro 
gli occhi tuoi
e lungo i viali
di Parigi o di Los Angeles
ritrovo il mondo,
nei fiori di campo
e nei passeri se nevica,
li vedo campare
senza niente da mangiare
osservo Dio, lo lascio fare.
Certe notti da nevrastenia
da soffocare
apro la finestra
e volo via
si fa per dire
Come la ginestra
nata sulla pietra lavica
mi vedo lottare
come mosca nel bicchiere
eppure Dio, lo lascio fare
La morte non esiste più
non parla più non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più
i nostri baci i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano
a lasciarle stese al sole.
Stringimi le mani,
non è niente,
che la guerra passerà.
Certi inverni freddi
certi guai
mi fan paura,
prego nel restare
ancora qui
mi illudo ancora.
Poi improvvisamente
arrivi tu
sorridi e penso che
non ho più timore
lascio correre
il dolore
non c’è più
e niente muore
baby La morte non esiste più
non parla più non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più i nostri baci i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più e non si seccano a lasciarle stese al sole.
Credimi,
morire non è niente
se l’angoscia se ne va!
La morte non esiste più
non compra più
non vende più
mio folle amore.
La vita non uccide più
i nostri baci
i nostri sogni
e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano a lasciarle stese al sole.
Parlami d’amore,
nonostante la stagione che verrà.

28/01/13

Pietro Citati - Elogio delle Chiese silenziose e vuote.



La fede solitaria al posto di quella solenne, il vero cristianesimo Qualche tempo fa — il giorno di Santo Stefano — sono andato in una chiesa del mio quartiere. Tutte le porte erano chiuse a chiave o con robusti catenacci. La chiesa era impraticabile, come certe chiese protestanti olandesi, che aprono un'ora al giorno o meno, solo durante le striminzite funzioni che il pastore accorda ai suoi fedeli.

È così bello entrare nelle chiese vuote, dove non soffia nemmeno un respiro umano; e sedersi su un banco o una seggiola, pensando, ricordando, fantasticando, rimuginando. La mente sembra più libera, più vasta, più oggettiva, più sicura di sé; e vaga dovunque attraverso i cieli oppure si concentra in un punto fisso del cielo.

Vive di pura contemplazione, nello spazio pieno di silenzio e di echi. Essere soli nella chiesa vuota dà all'anima una quiete e una profondità, che altrimenti non conosce. La fede solitaria, da solo a solo con il Figlio o il Padre: non c'è nulla di così intimamente cristiano. Tutto il resto del mondo è dimenticato. Non ci sono più i sentimenti, le passioni, la coscienza dell'io, l'orgoglio, il desiderio di potere, il desiderio di scrivere.

L'Islam conosce un'altra esperienza dello spazio religioso. Quando si entra in una moschea egiziana o persiana, centinaia di persone stanno sedute a terra, su un tappeto o con le spalle contro il muro.

Qualche volta parlano con Dio: più spesso parlano, chiacchierano, cinguettano tra loro. Tanti sono gli argomenti possibili: gli amori, gli odi, la politica, gli affari del giorno o della settimana. Si compra, si vende. 

Qualche ragazzo studia, a mezza voce, su un libro di testo gualcito. Un europeo ha l'impressione che nella moschea piena una sola figura manchi: quella di Dio.

Non è vero. Sotto la cupola della moschea, Dio esiste, ma confuso con tutti gli esseri umani, con tutta l'immensa e colorata realtà, della quale è Signore unico e nella quale sembra perdersi. Se le nostre chiese sono vuote, la ragione è semplice e tutti la conosciamo. Come deplora il Pontefice, il cristianesimo, almeno in apparenza, è stanco: i cristiani, che frequentano le chiese occidentali, diminuiscono ogni giorno. La nostra religione si sta dunque estinguendo?

Non lo credo affatto. In questi ultimi sessant'anni, il cristianesimo ha perduto i fedeli che veneravano il Cristo perché così volevano il potere e la società: dunque, mai o quasi mai per un impulso religioso. Ora, dopo tante perdite, sono rimasti i cristiani puri: quelli che siedono o pregano nelle chiese vuote, che leggono i Vangeli e le migliaia di libri, che la fede e la tradizione hanno ispirato durante quasi venti secoli.

Labbra silenziose discorrono con il loro nascosto ispiratore. C'è una prova. Oggi, quando il loro numero è diminuito, i cristiani dell'Occidente leggono molti più libri di ispirazione cristiana o religiosa, di quanti non ne leggevano sessant'anni prima.


Elogio delle chiese silenziose e vuote Fonte: PIETRO CITATI - Corriere della Sera Lunedì 28 Gennaio 

27/01/13

Jung parla della morte





Traggo questa meritoria traduzione di questa intervista - fatta da C.G.Jung poco tempo prima di morire - da 
Il Blog di Andrea Gentile. E' una riflessione molto interessante sulla morte, che chi vuole può ascoltare direttamente sul sito soprastante e chi preferisce, può leggere qui sotto.

Intervistatore: Ricordo che una volta dicesti che la morte, a livello psicologico, è importante tanto quanto la nascita……. ma la morte è una fine?

Jung: Se la morte è una fine non si sa con certezza, perchè sappiamo che ci sono queste particolari facoltà psichiche che non sono interamente confinate in uno spazio e in un tempo; possiamo avere sogni o visioni….  e tu esisti e probabilmente sei sempre esistito. Questi fatti dimostrano che la psiche in parte non è dipendente da questi confini, e quindi se la psiche non è sotto l’obbligo di vivere solamente in uno spazio ed in un tempo (e di certo non lo è), allora è ammesso che praticamente c’è una continuazione della vita e quindi una sorta di esistenza oltre il tempo e lo spazio.

Tu credi che la morte sia una fine?

Jung: Bene, io non posso dire credo…. credere è una cosa difficle per me, io non credo, devo avere delle ipotesi, ma se lo so, non ho bisogno di crederci... quando ci sono sufficienti motivi per una certa ipotesi, io devo accettarla, potrei dire che dobbiamo riconoscere quantomeno la possibilità della sua esistenza.

Int. : (Qui c'è una domanda sulla morte come fine certa e su che visione dovrebbero avere gli anziani rispetto alla morte)

Jung: Io ho trattato molti pazienti anziani ed è molto interessante vedere come l’inconscio agisce sulla concezione della morte come apparentemente definitiva… Io penso che è meglio per le persone anziane guardare avanti al giorno successivo, come se ci fossero secoli ancora da vivere e solo così vivrà correttamente,….. se al contrario sarà spaventato e guarderà indietro si pietrificherà, si irrigidirà e morirà prima del suo tempo. Ma se guarderà avanti guardando fiducioso nella grande avventura della vita che ha davanti, allora vivrà…. e questo è il vero significato al quale tende l’inconscio. Dato che è abbastanza ovvio che moriremo tutti e questo è il triste finale di tutto….. [ anche qui c'è un passaggio che non ho ben compreso dato il suo inglese]…. Io non so perchè abbiamo bisogno di un’anima, ma preferiamo avere anche un’anima, perché in questo modo ti senti meglio, e così quando pensi in una certa maniera ti potrai considerevolmente sentire meglio….. e penso che se pensi attraverso le linee della natura, pensi correttamente!

25/01/13

I Bambini di Gaza. Il libro di Cecilia Gentile alla Libreria Terrasanta.




Da Gaza ai Territori occupati, undici storie d’infanzia nel cuore di un conflitto che colpisce prima di tutto gli innocenti. Un corridoio sospeso nel nulla, in mezzo al deserto di una terra disabitata, sempre sotto il tiro delle armi israeliane.

È l’ultimo chilometro prima di entrare nella Striscia di Gaza dal valico di Erez. Cecilia Gentile, autrice di Bambini all’inferno (Salani Editore 2012), lo ha percorso in completa solitudine, con paura.

Alla fine si è trovata davanti gli uomini di Hamas, i versetti del Corano, i taxi scalcinati che portano lontano dal confine, le montagne di detriti e i bambini che scavano con le mani per raccogliere calcinacci da riutilizzare.

Nella Striscia vivono 1 milione e 700 mila persone, strette tra il blocco israeliano e l’integralismo di Hamas. Oltre la metà sono ragazzi con meno di diciotto anni, il 44% bambini con meno di quindici. Il libro presentato alla Libreria Terra Santa è nato dal loro incontro con l’autrice, che è entrata nella loro vita, li ha fatti parlare e raccontare.

In compagnia di Stefano Torelli, Cecilia Gentile presenta una sconvolgente inchiesta sulla drammatica situazione dei bambini a Gaza e nei Territori occupati della Palestina. Titolari, come tutti, di diritti inviolabili, questi ragazzi sono le vittime incolpevoli della violenza e della guerra.

Libreria Terra Santa: via G. Gherardini 2, Milano – tel. 02 34 91 566, libreria@edizioniterrasanta.it Giovedì 31 gennaio 2013, ore 18.30 Libreria Terra Santa via Gherardini 2, Milano

Partecipano: - Cecilia Gentile, autrice, giornalista del quotidiano La Repubblica - Stefano Torelli, responsabile dell’area Medio Oriente e Maghreb per la rivista Equilibri.net, collaboratore del Corriere della Sera Introduce Giuseppe Caffulli, direttore della rivista Terrasanta

L’incontro fa parte degli “Aperitivi d’autore” organizzati presso la Libreria Terra Santa: presentazioni di libri che offrono lo spunto per conversazioni informali con personalità del mondo della cultura e del giornalismo. 

23/01/13

New ! - Trio for the End of the Millennium on Kindle - Amazon E-book. By Fabrizio Falconi & Justin Bradshaw.



Trio for the End of the Millennium was written in it's original version in the summer of 1989 in the south of France, during the celebrations for the second centenary of the 1789 Revolution.

The original inspiration was born from the experience of that voyage. 

Three cantos of this poem were published separately: these were I, V, and VIII, and included in the collection L’ombra del ritorno (Campanotto, Udine 1996) and later in Poesie 1996-2007 (Campanotto, Udine 2007). 

The reason that so much time has passed between the time of writing and that of the integral publication of this poem (with the present edition) is due to a constant reworking of the text over different periods, up to the definitive edition of January-February 2012. 

The poem by Fabrizio Falconi is here published together with the series of paintings The Garden by Justin Bradshaw, co-author of this publication.


Translated  by David Lummus.

21/01/13

Dati stupefacenti - Di cosa siamo fatti.




Siamo così assuefatti - e anche un po' rimbambiti - che diamo tutti per scontate le conoscenze scientifiche che l'uomo ha raggiunto nei secoli. Ma il fatto è che molto spesso le ignoriamo, semplicemente. Non ne sappiamo nulla.  

E, invece di baloccarci con l'inutile, ogni tanto cose come queste dovrebbero farci fermare a riflettere. Su cosa è realmente la nostra esistenza, di cosa è fatta esattamente la nostra esistenza. 

Qualche dato. 

- Un atomo è grande un decimilionesimo di millimetro. In termini di grandezza, un atomo sta al millimetro come lo spessore di un foglio di carta sta all'altezza dell'Empire State Building.

- Ogni atomo del vostro corpo, prima di diventare parte di voi, è quasi sicuramente passato attraverso diverse stelle e milioni di altri organismi. La durata della vita di un atomo è sconosciuta, ma scientificamente si presume che sia all'incirca di 10 alla trentacinquesima anni. Cioè un numero di anni pari a 10 seguito da 35 zeri.

- Sul livello del mare, a una temperatura di zero gradi Celsius, un centimetro cubico di aria (ossia uno spazio grande quanto una zolletta di zucchero) contiene 45 miliardi di molecole. Ogni molecola è composta di più atomi.

- Il nucleo di un atomo è piccolissimo: occupa soltanto un milionesimo di miliardesimo dell'intero volume di un atomo. Ma è incredibilmente denso, contenendo quasi tutta la massa. Gli atomi perciò sono costituiti in massima parte da uno spazio vuoto.

- Grazie alle scoperte di Einstein, sappiamo che - costretta all'interno di ogni oggetto materiale - e quindi di ogni atomo - si trova una quantità enorme - veramente enorme - di energia. Ogni corpo umano adulto, di medie dimensioni, non contiene meno di 7 x 10 alla diciottesima joule di energia potenziale, cioè l'equivalente di una forza capace di esplodere con la forza di trenta grandissime bombe all'idrogeno, dando per scontato che uno sappia come liberarla e sia davvero intenzionata a farlo.

Di questo siamo fatti, ma non SOLO di questo. C'è qualcosa infatti che ci differenzia da una pietra, da un albero, da un meteorite. Perchè la vita NON è fatta SOLO di atomi. La scienza ci dice che oltre a queste incredibili e misteriose proprietà atomiche, la vita richiede e contiene un plus ancora più spaventosamente complicato.

Fabrizio Falconi - dati estratti da Bill Bryson - Breve storia su (quasi) tutto - Guanda 2006.

20/01/13

Hemingway: il primo racconto lo scrisse a Taormina?





Ernest Hemingway avrebbe scritto il suo primo racconto a Taormina  

Lo sostiene il giornalista scrittore taorminese, Gaetano Saglimbeni, che ha trovato in Inghilterra una copia di un libro dello scrittore dove c'e' un racconto ambientato a Taormina.

Hemingway allora era un diciannovenne giornalista-soldato e volontario della Croce rossa americana sul fronte della prima guerra mondiale e fu ferito mentre prestava soccorso a un soldato italiano.

Lo scrittore si fermò a Taormina durante una breve vacanza di convalescenza, tra la fine del 1918 e l'inizio del 1919, e scrisse questo racconto inedito. 

L'opera d'esordio di uno scrittore così importante apparve in libreria solo 68 anni dopo, nel 1987, quando era morto da 26 anni. 

The mercenaries e' stato pubblicato dal biografo Peter Griffin, con la collaborazione del figlio dello scrittore, Jack Hemingway, insieme ad altri inediti, tutti racconti brevi mai tradotti in italiano. 

A Taormina il giovane Hemingway fu ospitato dal duca di Bronte nella splendida villa a mezza costa sulla via Pirandello. 

"Nel racconto - dice Saglimbeni - si parla anche di cucina e vini, e di un duello alla pistola per gli occhi di una donna che avrebbe avuto come teatro il giardino di un ristorante. Spiace che queste pagine taorminesi del grande Hemingway non siano state mai tradotte in italiano e nelle nostre librerie non esistano neppure in lingua inglese".

19/01/13

L'Unicef ricorda il grande Danny Kaye nel centenario della nascita.





Oggi l'Unicef celebra il centesimo anniversario della nascita di Danny Kaye, leggendario attore e primo Ambasciatore di buona volontà della stessa Agenzia dell'Onu per l'infanzia.

"Per più di 30 anni - ricorda l'Unicef - Kaye ha utilizzato la sua fama e la sua influenza per dare luce al nostro lavoro nel salvare i bambini, facendo missioni in tutto il mondo, educando milioni di persone e coinvolgendo generazioni di donatori", afferma il Presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera.

Nominato Ambasciatore di buona volontà dell'Unicef nel 1954, Danny Kaye, attore e comico di fama internazionale, ha fatto missioni in tutto il mondo per aiutare i bambini più vulnerabili e per sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi e sull'azione dell'Unicef.

"Il traguardo della rivoluzione della salute dei bambini può essere raggiunto - aveva dichiarato l'attore nel 1983 - In certi momenti può sembrare scoraggiante, ma tutto questo può essere fatto quando persone di buona volontà si uniscono e si impegnano per fare la cosa migliore. Il lavoro dell'Unicef è un tributo all'umanità e alla superiore volontà dell'uomo".

fonte ANSA

18/01/13

Un mistero di cui mai arriveremo al fondo - John Barrow e l'universo.





E' un utilissimo riepilogo delle nostre attuali conoscenze sulla nostra vita, sul tempo, e sull'ambiente cosmico nel quale siamo 'gettati' dal momento della nascita. 

Trascrivo qui qualche punto saliente, tratto dalla recensione che ne ha fatto Giuseppe Bonaviri sul Corsera:

- Tutte le recenti teorie fisiche confermano la grande metafora del racconto biblico contenuto nel Libro della Genesi: La materia luminosa - nata dal big bang - è fatta di onde elettromagnetiche e di fotoni che dilagano in veri oceani di luce. Così si sono creati lo spazio e il tempo che - secondo gli studi di Sitter e di Einstein - sono i fratelli siamesi di un tutt'uno. Ne nasce il concetto antitetico di luce/buio che ogni essere vivente porta dentro di sé nella propria coscienza.

- Dopo miliardi di anni si sono modellati i ritmi esterni (stagioni/notte-giorno... ecc..) e i ritmi biologici che - complice il concetto del tempo come noi lo interpretiamo - ci dà le varie fasi della vita, fino alla morte quando lo spaziotempo come è da noi inteso, scompare.

- Queste coordinate di vita ci permettono di studiare i misteri del cosiddetto supermondo, costituito da nucleo ed elettroni di ogni singolo atomo di cui è composta la materia da noi conosciuta.

- Dal punto di vista macrocosmico, invece la nostra vita si svolge su un pianeta - la Terra - che in ogni anno (terrestre) si sposta di venti miliardi di chilometri. La Terra, a sua volta, è inserita in un sistema solare che gira intorno alla sua Galassia (Via Lattea), la quale ha una rotazione che dura duecentoventi milioni di anni (comportando periodi di glaciazione e disgeli). La Via Lattea è poi - su scala dell'Universo - meno di un granello di sabbia in un oceano. L'Universo - il nostro Universo - è infine - come dimostrano tutti i più recenti modelli fisici - solo uno degli Universi esistenti all'interno di un Multiverso, composto di Infiniti Universi.

Ecco come si conclude l'articolo di Bonaviri: Insomma, se guardiamo il tutto con occhi di meraviglia, ci accorgiamo di trovarci immersi in un mistero di cui mai arriveremo al fondo.

E' chiaro che gli uomini - tutti gli uomini - vivendo, si dimenticano completamente di queste implicazioni. 

Semplicemente: non ci pensano. Anche perché - sostiene qualche filosofo - se ci si pensasse con continuità si finirebbe per perdere il senno, per impazzire. E allora, è molto meglio vivere pensando al conto in banca o a chi sarà il prossimo eliminato nella casa del grande fratello.

Fabrizio Falconi  (fonte qui)

16/01/13

Il disastro della politica italiana. Un maestro dimenticato - Giuseppe Dossetti.




Cento anni fa, il 13 febbraio 1913, nasceva Giuseppe Dossetti, uno dei personaggi più significativi e influenti della storia della Repubblica.

Comandante partigiano senz’armi, costituente, tra i fondatori della Democrazia cristiana, unico a sfidare politicamente De Gasperi, unico a dimettersi dal partito e dal Parlamento.

Richiamato in politica dal cardinal Lercaro, affronta Giuseppe Dozza, storico sindaco comunista di Bologna, nelle elezioni comunali del 1956.

Negli anni Sessanta è tra i principali ispiratori del Concilio Vaticano II, poi si ritira di nuovo dalla vita pubblica, prima come ‘esule’ in Terrasanta, infine nella comunità monastica da lui fondata a Monte Sole, epicentro delle stragi naziste in Appennino.

Torna nel 1994, dopo la vittoria elettorale delle destre, per guidare i comitati in difesa della Costituzione fino alla sua morte, nel dicembre 1996.

Una vita come un fiume carsico, sospesa tra scomparse e riapparizioni. Un cammino istituzionale e intimo caratterizzato dalla passione e dall’integrità, che ha segnato l’impostazione di molti degli attuali cattolici democratici italiani, compresi alcuni leader del paese come Romano Prodi.

Una testimonianza ancora viva, che parla direttamente ai cattolici democratici di oggi, ma che resta un esempio limpido per tutti di come la politica possa essere davvero al servizio della comunità. Dossetti, il dovere della politica mette insieme la sua storia, la sua testimonianza e le scelte che sono di fronte ai cattolici democratici di oggi e, più in generale, a una classe politica che sembra aver smarrito il senso di responsabilità etica e civile del proprio ruolo.

La figura di Dossetti ritorna in un libro appena uscito, Dietro le quinte di Roberto Di Giovan Paolo, la cui bandella recita:  Mai come oggi la considerazione e la credibilità della classe politica presso l’opinione pubblica hanno raggiunto livelli così bassi. Anche per questo è utile riproporre la figura di Dossetti.

Edizioni Nutrimenti, Collana Igloo pp. 192 – 15,00 euro.

L’autore Roberto Di Giovan Paolo è stato giornalista, dirigente dell’Aiccre, l’associazione dei poteri locali italiani in Europa, docente di sociologia della comunicazione e di comunicazione politica, prima di essere eletto, nel 2008, senatore della Repubblica. Tra le sue pubblicazioni più recenti, I papi, la Chiesa e la pace (2009) e Piccoli padri (2010). Per Nutrimenti ha pubblicato Comunicare rende liberi (2007), con Maria Rita Moro.

15/01/13

Al via le celebrazioni dei 700 anni di Boccaccio.


In attesa della presentazione ufficiale delle manifestazioni del VII centenario della nascita di Boccaccio, che verrà fatta prossimamente dalla Regione Toscana, Certaldo, paese natale del grande scrittore del Trecento, presenta un appuntamento in anteprima attraverso la collaudata formula di «Si racconta le novelle del Boccaccio», a cura di Associazione Polis e L’Oranona Teatro.

A partire da domani, venerdì 11 gennaio, per tutto il 2013, una volta al mese, andrà in scena “10 di 100 - Il Decameron in 10 novelle”: ogni secondo venerdì del mese (tranne che nei mesi di luglio e agosto), verrà presentata la lettura integrale di una novella, accompagnata da musica dal vivo, per ognuna delle 10 giornate del Decameron, una sorta de “il meglio di” dell’opera massima di Giovanni Boccaccio.

Primo appuntamento a ingresso libero domani, venerdì 11 gennaio, alle ore 21.30 a Casa Boccaccio, con la prima novella della prima giornata, la celebre beffa di Ser Cepparello, uomo di malaffare che, sul letto di morte, con una falsa confessione inganna un santo frate per cui, pur essendo stato un pessimo uomo in vita, da morto viene reputato santo e chiamato san Ciappelletto.

A breve verrà presentato il programma nazionale delle celebrazioni per Boccaccio che avrà i suoi centri tra Certaldo e Firenze ma coinvolgerà altre numerose città, da Roma a Milano, con convegni, mostre, conferenze e spettacoli. Saranno previsti anche itinerari turistico-culturali alla scoperta della Toscana medievale narrata dal Boccaccio.

14/01/13

Che cosa è il tuo bene - di Fabrizio Falconi.




Che cosa è il tuo bene


Che cosa è il tuo bene
se non sai vedere nel futuro
se non ti appartiene niente di questo presente
se lasci che la penombra nebbiosa
di un rimpianto popoli distrattamente
ogni anfratto umido in cui credi di rinchiuderti.

Che cosa è il tuo bene
se non hai il coraggio di chiedere
né quello di rispondere
se aspetti la tempesta di primavera
senza far nulla, sapendo che non arriverà
se temi te stesso come temi la morte e gli altri.

Che cosa è il tuo bene
se non vedi l'avanzare delle dune gialle
prima del curvo tramonto di stelle
se non hai la forza di essere
se non senti il vento selvaggio
che scuote ogni cosa dalla notte dei tempi.



16 febbraio 2009

 © Fabrizio Falconi

13/01/13

La perdita delle radici, l'abbandono della tradizione e il manicomio contemporaneo. - C.G.Jung.





Il mondo ci appare impazzito. 

Nessuno sembra aver più in mente punti di riferimento e l'impressione generale è quello di una deriva complessiva - almeno in Occidente - dentro la quale nessuno sembra in grado di orientarsi. 

Ma a cosa si deve tutto ciò. 

Una delle risposte forse più convincenti la fornisce, in poche righe, Carl Gustav Jung, in uno dei suoi grandiosi saggi, Aion. 

Leggiamo.

L'attuale tendenza a distruggere, a rendere inconscia ogni tradizione, può tuttavia interrompere per centinaia di anni il normale processo di evoluzione e sostituirlo con un intervallo barbarico. 

Là dove ha predominato l'utopia marxista, questo è già avvenuto, scrive Jung, ma, aggiunge, anche una formazione prevalentemente tecnico-scientifica, tipica per esempio degli Stati Uniti, può provocare una regressione spirituale e quindi un notevole incremento della dissociazione psichica. 

Igiene e prosperità non bastano perché l'uomo sia sano; altrimenti gli uomini più ricchi e più illuminati starebbero meglio degli altri.  Invece, per quanto riguarda le nevrosi, le cose non stanno affatto così, ma al contrario. 

La perdita delle radici e l'abbandono della tradizione nevrotizzano le masse e le predispongono all'isteria collettiva.  E questa richiede una terapia collettiva consistente nella privazione della libertà personale e del terrore.   

Là dove predomina il materialismo razionalistico (invece), gli Stati tendono a diventare non più prigioni, ma manicomi. 

Ed è quello, ahimè, che stiamo sperimentando, credo. 

Tratto da Carl Gustav Jung, Aion, traduz e cura di Lisa Baruffi, Bollati Boringhieri, 1982, pag.170. 




09/01/13

Un nuovo film su Hannah Arendt diretto da Margarethe Von Trotta.




Lei non si riteneva affatto una filosofa - "mi occupo di Teoria politica" precisava a riguardo - ma il film dedicato ad Hannah Arendt attira proprio perche' portera' nelle sale cinematografiche una donna nota per la forza del suo pensiero. Ed e' in uscita giovedi' prossimo, in Germania, l'ultima opera della regista tedesca Margarethe vonTrotta. 

L'autrice de 'La banalita' del male' sara' interpretata da Barbara Sukowa (che con la von Trotta ha gia' lavorato in 'Rosa Luxemburg'). 

E focus di una pellicola per la quale si e' presto rinunciato a ricostruire l'intera biografia - per non incorrere nella difficolta' di raccontare il nazismo e i lager - saranno i quattro anni del processo ad Eichmann, che si tenne a Gerusalemme. La filosofa lo segui' per il New Yorker, con articoli poi confluiti nel suo lavoro piu' noto. A partire da una celebre intervista rilasciata nel 1964 a Guenther Gaus, la Sukowa ha costruito la sua immagine della figura di Hannah: "Ho visto l'intervista piu' di una volta - ha raccontato al Tagesspiegel - per vedere i movimenti della bocca, i gesti, rispondermi alla domanda in quale mano tenesse la sigaretta, dove guardava, come giocava con i capelli". 

E a proposito di sigarette, rivela: "E' stupido che nel trailer non fumi: e' praticamente inimmaginabile una Hannah Arendt senza la sigaretta". 

 Anche la regista e' rimasta affascinata da quella intervista: "Prima l'avevo soltanto ascoltata in cassetta; la mia reazione era stata: Dio mio, e' arrogante, non posso girare un film su di lei. Poi quando l'ho vista c'erano anche il suo charme, il suo sorriso, il suo umorismo". 

 Adolf Eichmann, nel film, sara' invece quello autentico filmato come documento durante il processo: 
"Thomas Kretschmann lo ha interpretato molto bene, in modo toccante, nel 2007, in una serie televisiva. Ma non si vede questa mediocrita' di questo burocrate dell'olocausto, la banalita' di cui si e' tanto occupata Hannah Arendt". 

Ecco perche' stavolta non ci sara' un attore, nei panni del criminale nazista.

fonte ANSA

08/01/13

Manuela La Ferla: a Firenze nasce la "Casa dell'Autore."





A Firenze nasce CASA DELL’AUTORE: intervista a Manuela La Ferla
di Massimo Maugeri per letteratitudinenews



Nasce a Firenze la CASA DELL’AUTORE di Manuela La Ferla. L’obiettivo dichiarato è quello di rimettere al centro del lavoro il testo e il suo autore, nel rispetto estremo della scrittura e fuori dalle forzature del mercato: un luogo dove le storie potranno circolare liberamente e le idee trovare terreno fertile, una modalità di lavoro che conserverà il nucleo antico del lavoro editoriale, ma guarda al futuro, alle nuove forme che con il digitale assumeranno un aspetto ancora difficile da immaginare. Uno spazio per autori italiani di eccellenza, per testi di narrativa e progetti di saggistica contemporanea. 

Manuela La Ferla, catanese di nascita ma fiorentina di adozione, vive e lavora a Firenze Ha collaborato a vario titolo con: Rizzoli, Feltrinelli, Adelphi, Einaudi, Theoria, Giunti, Mondadori, Fazi, Il Saggiatore, Cadmo e Longanesi. Ha collaborato a lungo anche con diverse testate, tra cui Diario e La Stampa e curato testi di Letteratura fantastica per diversi editori. Da un paio di anni cura la rubrica «Piccole Italie», su Latitudes. Come curatrice e autrice, è onorata di far parte nel suo piccolo del catalogo Sellerio. Da molti anni insegna editing alla Scuola Europea di Traduzione Letteraria. Nel 2013, in linea con l’evoluzione del mondo editoriale aprirà la casa dell’autore®, un crogiolo di eccellenza per testi e autori di qualità. Il vero lavoro editoriale, prima e oltre le case editrici. A Firenze, in via maggio 35. info@casadellautore.it

- Cara Manuela, da quanto tempo lavori del mondo dell’editoria? Ti andrebbe di raccontarci un po’ di te?
In breve: lavoro da venticinque anni in campo editoriale, come Editor Italiani, sia di narrativa che di saggistica contemporanea. Nasco in Sicilia cinquantanni fa, nella città da cui mi scrivi e che saluto. Vivo con mio marito e mio figlio Natnael di anni sette, a Firenze, mia città adottiva da oltre trent’anni (con tutti questi conti finirò per sentirmi vecchissima). Ho dedicato gran parte della mia vita alla letteratura e alle parole, fare l’editor è il mio modo di stare al mondo e quando penso penso da sempre sotto forma di libro. E per libro intendo un testo, originale, in lingua italiana, che poi vada in cartaceo o digitale è un’altra storia, ma non è questo il punto fondamentale, almeno per me. 
- A tuo avviso, cosa è cambiato nell’attuale sistema editoriale italiano dall’inizio della tua attività a oggi? Quali i pro e i contro?
Non è cambiata la passione dei giovani che vorrebbero entrare a far parte di questo nostro piccolo mondo, molto conservatore. Non è cambiata la dedizione dei molti che si prendono cura dei testi e non è cambiato il desiderio degli autori di arrivare ai propri lettori attraverso il filtro editoriale di una casa editrice. Per il resto, sembra di stare in un mondo capovolto. Chi guarda al mondo editoriale da fuori non credo lo sappia: ma l’industria editoriale è spesso strozzata da tempi di produzione accelerati e vittima colpevole della dittatura delle tirature (tranne che per il digitale). La cornice insomma si è un po’ mangiata il quadro. E il quadro, almeno per me, era e resta l’autore e il suo testo. 
- Credi che il ruolo e i compiti dell’editor, in particolare, siano cambiati in questi anni? Perché la figura dell’editor è ancora importante? 
Oggi l’editor è soprattutto un publisher, una persona molto competente che però compra libri già fatti altrove, mentre io mi sono sempre dedicata a farli i libri, e per farli non intendo costruirli a tavolino, anzi, intendo dire, anche pensarli, sì, se si tratta di saggistica, ma soprattutto aiutare l’autore a riflettere sul senso del proprio lavoro. Ed è proprio questo tipo di figura che è quasi del tutto scomparsa, quello che una volta si chiamava il consulente letterario di professione. Ci sono delle eccezioni, ma sono mosche bianche ormai. Il clima è mutato e non da oggi. Oggi su tutto vince il commerciale e le aspettative del lettore, quasi fosse la domanda a generare l’offerta e non viceversa.

Massimo Maugeri per Letteratitudinenews - continua a leggere qui.

07/01/13

E' morta Giovanna Bemporad - Un ricordo personale.





Ho conosciuto Giovanna Bemporad nell'estate del 1983.  

Ero un ventitreenne che aveva appena esordito con un libro di racconti - Prima di Andare - e su suggerimento dell'editore - nella persona di Maria Cristina Becattelli - inviai una copia del volume ad alcuni scrittori (come si faceva un tempo). 

Giovanna Bemporad mi rispose quasi subito. Una lunga lettera, compilata con una scrittura obliqua regolare, in una lingua perfetta, esatta, non distante, prodiga di suggerimenti (e anche di elogi). 

Le telefonai al numero che mi aveva lasciato e lei - una voce esile, minuta, dai riflessi apparentemente rallentati - mi invitò a casa sua. Abitava in Via dell'Umanesimo, all'Eur, in un bell'appartamento (suo marito era il senatore Giulio Romano Orlando, non avevano figli). 

Suonai al campanello, la voce esile mi disse di salire. Al pianerottolo il portone dell'appartamento era socchiuso. Dall'interno, la voce mi disse di accomodarmi nel salone.   Entrai, lei non c'era.  La aspettai per qualche minuto. Quando comparve - erano le sei di sera, l'orario in cui, lo scoprii solo più tardi, abitualmente cominciava la sua giornata - rimasi colpito dall'aspetto: magrissima, con folti capelli neri (sembravano quasi una parrucca), pallida, la pelle del volto liscia come quella di una bambola.  Profumata (di talco?), leggermente incipriata, vestita con abiti maschili - pantaloni scuri, un gilet di raso, camicia bianca e la giacca di velluto.  

Fu un incontro speciale. Che - posso dirlo ora che non c'è più - mi cambiò la vita. 

Era la prima volta che mi si palesava di fronte l'essenza vera di un poeta. Di un poeta vero, di un vero poeta.  

Parlammo a lungo, lei era molto interessata a quel che aveva da dire e da scrivere un giovane come me. Era affascinata dal fatto che fossi figlio di operai, e che avessi scoperto il piacere di scrivere a dieci anni quando i miei mi regalarono per la Befana, una macchina per scrivere Olympia Carrera. 

Cominciò quel giorno una lunga amicizia.  Telefonate lunghissime - Giovanna era una affabulatrice, ma nello stesso tempo si interessava ad ogni questione dell'attualità o dei problemi, delle vicissitudini personali dell'interlocutore -  letture dei suoi Esercizi (praticamente il suo unico libro di poesia, che scrisse e riscrisse molte volte),  riletture ad alta voce, in pubblico, degli amati classici che traduceva - Eneide, Odissea, ma anche Novalis, Mallarmé, Valery, Rilke.   

Lei viveva di notte. Ritmi circadiani completamente invertiti.  Si coricava alle otto del mattino.  Fu lei a portarmi in giro in quella Roma, dove di notte incontravi tutti, all'inizio degli anni '80.  E le sue storie erano piene di meravigliosi aneddoti:  l'amicizia giovanile - fraterna - con Pasolini, Ungaretti che era stato il suo testimone di nozze, Eliot a Roma...  

Trascorrere il tempo con lei voleva dire, per uno come me, sognare: entrare in un mondo che consideravo precluso e che invece in qualche modo era accessibile, il mondo dei poeti, osservarlo di soppiatto, cercare di carpirne i misteri. 

Quando pubblicai L'Ombra del Ritorno, qualche anno più tardi, mi incoraggiò molto. Mi aiutò non poco nel rivedere i testi, minuziosamente, fino alla fine. 

Per lei la poesia era soprattutto questo: riflessione, meditazione, approfondimento, sempre e sempre. Una lenta discesa negli strati più profondi dell'essere umano. 

Stamattina, aprendo i giornali, ho appreso che Giovanna, a 83 anni ci ha lasciato. 

Da tempo, si era isolata da tutti. Ma lei, in fondo, come scrive oggi il Corriere della Sera, era sideralmente distante dal cosiddetto 'mondo letterario' :non aveva mai veramente frequentato nessuno, se non quelli che considerava amici poeti.   Nessun salotto, nessun bel mondo, nessuna televisione, nessun premio letterario, nessuna congrega (o consorteria o corporazione) di scrittori .

Lei era semplicemente la sua anima.  

E da oggi, io mi sento più orfano. 


Ciao, Giovanna.

Fabrizio Falconi  





06/01/13

La fatica degli anni che passano.





La fatica degli anni che passano, cambia le nostre prospettive.  E cambia anche il senso della nostra fatica.

Ho trovato queste parole straordinariamente rispondenti.


Ho sempre più l'impressione che il torrente da guadare si allarghi alle dimensioni di un fiume, anzi di un mare. 

Il gesto di lanciare sassolini nel torrente guardando con fiducia, quasi con possesso, all'altra sponda, si è tramutato in me in un altro: siamo inviati, mi pare, non ad assicurarci il passaggio di un corso d'acqua, bensì ad entrare semplicemente, a piccoli passi, nell'acqua di un mare ampio, per immergerci in esso superando le nostre paure. 



Carlo Maria Martini, Capire, comprendere, pregare, in La preghiera di chi non crede, VII Cattedra dei non credenti, Mondadori, Milano 1994, pag.104.

05/01/13

Franco Battiato: "Non si muore, ci si trasforma". Intervista Video.


 


E' il passaggio di una intervista a Franco Battiato (nella occasione dell'uscita del suo ultimo album Apriti Sesamo), realizzata dal mensile XL di Repubblica, nel quale l'artista parla della morte, di come si sta preparando a quello che definisce un passaggio, una trasformazione. 


link del video: 
Esclusiva XL. Franco Battiato. L'idea della morte - Il testamento from videodrome-XL on Vimeo.

04/01/13

Il Master di Ballantrae di Robert Louis Stevenson, nella nuova edizione di Nutrimenti.





Ma che straordinario libro è questo. 

Il Signore di Ballantrae, scritto da Robert Louis Stevenson nel 1888 è un compendio sulla ambiguità dei caratteri umani, e dei rapporti. E sulla follia del male. 

La storia dei due fratelli James e Henry, l'uno - il maggiore - erede designato della casa nobile a cui appartiene, pura anima criminale, l'altro, il secondo, gregario e apparentemente sottomesso, sempre alle prese con un agognato e disperato riscatto,  è la descrizione della disintegrazione di quei valori umani che per molti secoli segnarono la rotta della civiltà  e che sul finire dell'Ottocento entrarono definitivamente in crisi.

James, dopo essere creduto morto una prima volta, durante una battaglia, torna per vendicarsi sul fratello minore che gli ha usurpato il titolo e la moglie.  

Dopo un duello notturno, in cui per la seconda volta viene creduto morto, scompare ancora.

E ancora ritorna per l'ultimo faccia a faccia, che si conclude in un parossistico finale dove, per la terza volta, James sembra risorgere, questa volta addirittura dal suo letto di morte, dalla sua sepoltura. 

Nella pregevolissima riedizione della Nutrimenti - corredata delle illustrazioni d'epoca, delle cartine geografiche, delle appendici con le lettere dell'autore (una indirizzata anche a Henry James - si possono scoprire le perplessità di Stevenson che accompagnarono la stesura di quest'opera, la sua insoddisfazione, il senso profondo che voleva dare a questo Diavolo, incarnato nel personaggio di James. 

E' una lettura splendida, che davvero merita attenzione. Nei tempi così confusi che viviamo, il racconto di Stevenson appare quasi profetico, nella teoria di questo male insensato che esiste solo per il gusto di esistere.

Un romanzo così moderno, che sembra scritto oggi, per l'oggi.


Fabrizio Falconi


03/01/13

Eta Beta - Spiritualità e Tecnologia, una trasmissione di Massimo Cerofolini. Il Podcast.



Vorrei segnalarvi questa puntata del programma Eta Beta, andata in onda su Radio Uno il 22 dicembre scorso,  e scaricabile su podcast (qui)

Nella trasmissione ideata e condotta da Massimo Cerofolini, si è affrontato il tema della spiritualità alla luce delle nuove frontiere e dei nuovi mezzi tecnologici. 

Ci sono interventi di ospiti come Antonio Spadaro, direttore della rivista Civiltà cattolica e autore di libri come Cyberteologia o Web2.0, Andrea Tornielli, responsabile del blog Sacri Palazzi; Paolo Curtaz, pioniere delle omelie su Youtube (www.paolocurtaz.it); Marco Guzzi, filosofo membro dell'Accademia pontificia, fondatore dei gruppi Darsi Pace, primo esperimento cattolico che fa corsi telematici di spiritualità; MichaelDavide Semeraro, monaco benedettino, responsabile di Messa e preghiera quotidiana, commenti alla Parola del giorno su Ipad; don Paolo Padrini, intentore della app "i-breviary", il breviario sul cellulare.

Buon ascolto.


02/01/13

L'uomo senza sentieri - Jiddu Krishnamurti (per iniziare il 2013).




Per rigenerarci dopo i bagordi del Capodanno, vi propongo una piccola condivisione su uno dei più grandi mistici del Novecento.

La vita di Jiddu Krishnamurti è una vita piena di misteri.  

Oggi si assiste a un grande fiorire di interesse per la figura di questo pensatore, nato in estrema povertà nell'India Meridionale il 12 maggio 1895 (dunque nel segno del Toro), alle 12,30 del mattino, e morto nel sonno il 17 febbraio del 1986.

Chi era Krishnamurti ?

A questa semplice domanda è difficile rispondere. 

Un bambino indiano che a 10 anni viene intercettato da una associazione di ricconi inglesi illuminati, guidati dalla mistica russa Madame Helena Petrovna Blavatsky e da Henry Steel Olcott, suo amico del cuore.

Questa congrega ha preso il nome di  Società Teosofica  e in quel periodo (1909) è guidata da Annie Besant e Charles Webster Leadbeater, entrambi sensitivi. E' quest'ultimo che si accorge della speciale aura che risplende intorno al piccolo K., e si convince che il piccolo non è altro che la reincarnazione del Buddha Maitreya (una delle manifestazioni del Buddha), di cui è stato annunciato l'evento.

Il piccolo viene trapiantato in Europa, prima in Normandia, poi a Londra. Al ragazzo - venerato come un Dio - vengono assicurati i migliori studi, le migliori frequentazioni.   Del resto egli manifesta, anche nella persona, una eleganza e uno stile senza eguali.

Lo accompagna, nella sua nuova esperienza europea, il fratello Nitya, più piccolo, al quale egli è legato fortissimamente e che muore in circostanze tragiche.

Nel 1929 in occasione di un raduno della Stella d'Oriente, chiesa della quale il ragazzo è stato messo a capo, tenutosi in Olanda, al quale presenziano più di 3000 fedeli, Krishnamurti, a sorpresa, con un discorso memorabile e imprevedibile, scioglie l'Ordine dopo aver declamato che La verità è una terra senza sentieri e che non la si potrà mai ottenere attraverso nessuna organizzazione, chiesa, maestro o guru. 

In seguito chiude ogni suo rapporto con la Società Teosofica e, restituisce tutte le donazioni ricevute dagli adepti (ingenti somme di denaro,ville e terreni).

Ciò nonostante, non gli è difficile trovare il denaro (finanziamenti di benefattori e vendite dei suoi libri) per iniziare la sua nuova attività divulgatrice: ha infatti ormai maturato la Verità ed è pronto per diffonderla: il mio unico scopo è rendere l'uomo assolutamente, incondizionatamente libero.

Per i successivi cinquantasette anni della sua lunga vita Krishnamurti viaggia in lungo e in largo per il mondo al fine di trasmettere il suo insegnamento liberatorio, rifiutando sempre la venerazione personale. 

Oggi esistono scuole e fondazioni sparse in tutto il pianeta che analizzano e studiano i suoi libri, il suo pensiero, anche in Italia.

Un pensiero che solo apparentemente è difficile, arduo. Ma che invece, se approfondito, spalanca incredibili vie di autoconoscenza e sviluppo personale.

Tutta la vasta opera di Krishnamurti è tradotta e stampata in Italia da Ubaldini Editore, che consiglio rispetto alle molte edizioni commerciali, disponibili e spesso molto mal tradotte.

Sulla vita di Krishamurti, incredibilmente affascinante, e piena di enigmi, il testo fondamentale è:

Così scriveva Krishnamurti nel 1959: 

Noi ci riempiamo il cuore con le cose della mente e di conseguenza teniamo il cuore sempre vuoto e in attesa...        E' la mente che si attacca, che è invidiosa, che s'impossessa e che distrugge...  Noi non ci limitiamo ad amare, ma smaniamo per essere amati;   diamo per ricevere, che è la generosità della mente, non del cuore.      La mente è sempre alla ricerca  di certezze e sicurezza;   e può l'amore essere certificato  dalla mente ?   Può la mente, la cui intima essenza è il tempo, catturare l'amore, che di per sè è  eternità ?

Fabrizio Falconi.