30/10/12

L'Egoismo è finito, serve la civiltà dello stare insieme. Un nuovo libro.





"Non si puo' essere felici da soli": cosi' ragionava Aristotele, anche se il suo insegnamento e' stato presto rimosso dall'uomo globalizzato. Piu' soli, piu' fragili, piu' lontani: ecco il buio del tunnel dove siamo finiti. Ma l'egoismo, per quanto radicato nei cromosomi, non può funzionare come bussola di civiltà, tanto piu' in tempi di crisi.

E' un vero e proprio manuale della felicita' quello di Antonio Galdo, giornalista e scrittore, autore di "L'egoismo e'finito" (Einaudi, 114 pagg., 12 euro). 

Un libro sull'amore, innanzitutto, come precisa lo stesso Galdo, "su quella parte di noi, di ciascuno di noi, che ha bisogno dell'altro, di una relazione che unisce laddove la solitudine separa". Ma anche un testo - interessante e originale - alla scoperta di nuovi modelli gia' in atto.

"La Grande Crisi marca la fine di un paradigma, di un pensiero unico, e ci spinge alla ricerca di nuovi fondamentali, non solo economici", annota l'autore, che parte dai ricordi della sua infanzia per riannodare un discorso sul se' e gli altri. 

A partire da "mia madre", "sempre lei" a "trasmettere nel silenzio delle sue scelte di vita la componente genetica della natura umana che contrasta, in una misteriosa e oscura lotta, l'egoismo: l'altruismo".

Del resto, osserva Galdo, persino la scienza sta sfatando il mito: egoisti non si nasce, hanno scoperto alcuni scienziati, individuando un gene dell'altruismo (si chiama AVPR1A) che regola un ormone del nostro cervello. Ad ogni gesto di altruismo, hanno verificato gli esperti, corrisponde una vera e propria sensazione di benessere fisico, e persino di gioia. 

Ma il 'viaggio' di Galdo non finisce qui perche' il cambio di paradigma e' non solo un'aspettativa del futuro; e' gia' in atto. Lo dimostrano le molte storie contenute nel volume e che insegnano la 'declinazione del noi', piccoli grandi pilastri della civilta' dello stare insieme. Storie di citta' pensate per condividere i luoghi, i trasporti e gli spazi, come lo 'shared space' della pioniera Zurigo. Concezioni nuove dell'abitare, attraverso le nuove frontiere del co-housing o dell'housing sociale. 

O, ancora, la riscoperta degli orti urbani e il lancio di quelli verticali, gli avveniristici 'grattaverdi' di New York. Per non parlare del fascino del baratto, tornato alla ribalta grazie a internet e ai moltissimi siti su e' possibile scambiare di tutto, dagli elettrodomestici ai vestiti, dalla musica agli appartamenti.

"Il benessere costruito attorno al moltiplicarsi di pulsioni individuali non garantisce stabilita'", avverte l'autore, che pero' confida in una nuova svolta epocale: dopo la 'febbre dell'abbondanza', "la necessita' del ritorno a stili di vita piu' sostenibili che la natura umana ci impone se non vogliamo arrenderci a un autodistruttivo delirio di onnipotenza". 

"Sono nato in una Paese, l'Italia, che ha compiuto il suo salto nella modernita' attraverso un'idea forte di comunita', in grado di comporre l'innato individualismo di un popolo - scrive Galdo - La famiglia, la fabbrica, la parrocchia, il partito, il sindacato, ma anche la piazza, il bar, il villaggio: tutti luoghi dello stare insieme. Entrati in cortocircuito sotto i colpi della civilta' dell'egoismo, e adesso riscoperti nella tempesta della Grande Crisi e nella consapevolezza che da soli e' tutto piu' difficile, forse impossibile". 

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