31/05/12

Scrittori: Peter Cameron e David Nicholls a Roma.




Cinema e letteratura: due mondi molto diversi. "La scrittura e' una delle forme espressive piu' solitarie. Il cinema uno dei modi di fare arte piu' collettivi". Lo dice lo scrittore americano Peter Cameron (nella foto) e lo sostiene anche l'inglese David Nicholls che, pero', "quando scrive un libro vorrebbe essere sul set e viceversa". 

Ieri sera sono saliti entrambi sul palco di Massenzio, al Foro romano,per il Festival Letterature, con due inediti sul tema del festival 'Semplice & Complicato'. Cameron, l'autore di 'Un giorno questo dolore ti sara'utile'(Adelphi), da cui e' stato tratto l'omonimo film di Roberto Faenza, e di 'Quella sera dorata' portato sul grande schermo da James Ivory, e' a Roma con il suo nuovo romanzo 'Coral Glynn' (Adelphi), e racconta che la sfida potrebbe essere "scrivere un libro che non possa mai essere trasporto al cinema, tutto basato sul linguaggio.  Ma non lo ho ancora fatto" dice.

E poi ammette: "adoro il cinema. Sono privo delle competenze che ci vogliono per fare il regista pero' mi piacerebbe". 

 David Nicholls, autore di tre romanzi fra cui il bestseller 'Un giorno' da cui e' stato tratto il film One Day, da lui sceneggiato, ha esordito come attore interpretando tante piccole parti al Royal National Theatre

"Gli scrittori - dice - non sono ben visti sul set, soffrono. C'e' un po' di conflitto. Del mio quarto libro non scrivero' la sceneggiatura se diventera' un film". Finora, continua Nicholls, "ho scritto sui venti, trenta, quarantenni.  Voglio fare un passo indietro nel mio prossimo romanzo e scrivere qualcosa sull'infanzia. Sara' una storia sul diventare adulti".

29/05/12

Gli obelischi di Roma - 10. Obelisco Sallustiano.



Il nostro cammino tra i 13 Obelischi autentici egiziani presenti a Roma (qui le precedenti puntate), raggiunge oggi uno dei più scenografici, quello che si trova al culmine della Scalinata di Trinità de' Monti. 


10. Obelisco Sallustiano

anno di rierezione: 1789 

altezza: m. 13,9 (m.30,3 incluso basamento) 

Geroglifici 

Origine egizia ignota.

I geroglifici sono stati scolpiti in età romana, copiando quelli incisi nell’obelisco eretto da Augusto al circo massimo (ob. Flaminio). 

Eretto molto probabilmente dall’imperatore Aureliano per ornare l’ippodromo Sallustiano, che faceva parte degli horti, amenissimi giardini che Caio Sallustio Crispo, amico di Giulio Cesare fece allestire sull’attuale colle del Pincio.

Rimasto sempre semisepolto tra i resti degli horti, dopo la distruzione probabilmente operata dai goti di Alarico ( 410 d.c.). 

Ricordato da Ammiano Marcellino e Michele Mercati che lo descrive giacente in due pezzi nella vigna ora diventata degli Orsini.


Pio VI nel 1786 decide il recupero e la rierezione ad opera dell’architetto Giovanni Antinori, di fronte alla Chiesa della Trinità dei Monti, che viene completata il 20 aprile 1789 (base dell’obelisco adottato in seguito come monumento fascista e tuttora giacente in Campidoglio, presso le mura repubblicane, con l’iscrizione rivolta ad un muro ).  

26/05/12

La Poesia della Domenica - "Non sono capace, amore" di Mariangela Gualtieri.





                                                                                                  a Cesare 


Non sono capace, amore, di farti un canto.
Tu sei tutto di spine e di fuoco
e mi tieni lontana dal tuo cuore
pericoloso. Io non so bastarti alla gioia
e così poco così poco mi pare
t'incanto, sollevo quell'ombra scontrosa
che tu sei tutto d'amaro e furore
tu sei in urto e sperdimento
mio velocista, mio primatista del cuore
mio barbarico ragazzo di vento
mio torrente furioso
arrivi alla mia acqua quieta
con onde e sonagli e pepite d'oro.
Vecchio fiume saremo un bel giorno io e te,
io acqua e tu moto, io sponda e tu vento,
io pioggia e tu lampo,
io pesce e tu guizzo d'argento
io luna riflessa, tu cielo tu spada
d'Orione, tu tutto l'amore umano
che tento che tento
d'amarti per bene
mio grembo splendenza.

Mariangela Gualtieri (Cesena 1951) - da Senza polvere e senza peso, Einaudi, 2006 pag. 81.

Presentazione di 'Per dirmi che sei fuoco", 28 maggio Feltrinelli Babuino.






Lunedì 28 maggio, alle 18.00, alla Feltrinelli di via del Babuino a Roma, Fabrizio Falconi presenterà il suo nuovo romanzo, "Per dirmi che sei fuoco". 

Parleranno del libro, insieme all'autore: Luca Telese (giornalista e saggista) Filippo Tuena (scrittore e editor).

Un giovane romano ha un segreto che tiene nascosto a tutti: Nico - che non è figlio dell'uomo che lo ha cresciuto, ma di un anonimo donatore - inizia la ricerca del suo vero padre. Una banca del seme di Amsterdam lo mette sulle tracce. Si tratta di un personaggio stravagante, da anni impegnato in una solitaria battaglia contro le ecomafie e le multinazionali. Il giovane scopre anche l'esistenza di una sorella che lo accompagnerà in Italia alla ricerca del padre, Michele. Quando lo trova è troppo tardi: l'uomo è rimasto gravemente ferito nel corso di una delle sue azioni dimostrative. Nico e la sorella, al suo capezzale, verranno a conoscenza di un ultimo mistero da decifrare.

Fabrizio Falconi, giornalista e scrittore, ha pubblicato i romanzi Il giorno più bello per incontrarti (Fazi, 2000) e Cieli come questo (Fazi, 2002). La sua produzione saggistica conta tra gli altri titoli, Osama Bin Laden. Il terrore dell'Occidente (Fazi, fra i libri più venduti del 2001) e I fantasmi di Roma (Newton Compton, 2010).

24/05/12

Enzo Bianchi: "Le due paure madri della crisi. L'uomo diviso fra oggi e l'aldilà".



Vi propongo l'anteprima della (bellissima) Lectio Magistralis del priore di Bose per l'apertura del Festival Biblico di Vicenza 2012, pubblicata dal Corriere della Sera di Mercoledì 23 maggio. 

Esprimere gratitudine al card. Carlo M. Martini all’interno di un evento dedicato alla Speranza delle Scritture che vince la paura significa fare memoria della speranza che il ministero episcopale del grande biblista gesuita ha saputo destare non solo nella chiesa locale e nella città affidata alla sua cura, ma anche nella chiesa universale e nella società civile. 

E questo, proprio grazie alla sua conoscenza della bibbia e della sua familiarità amorosa con il modo di pensare e di agire richiesto dalla parola di Dio. Del resto, secondo l’apostolo Pietro, il cristiano è tenuto a questo e non ad altro: a “rendere conto della speranza” che lo abita a chiunque glielo chiede. 

E oggi che viviamo in un tempo posto sotto il segno della crisi, questa esigenza di testimoniare e suscitare speranza si fa sempre più cogente per i cristiani. La nostra epoca infatti, definita da molti pensatori come stagione della “fine” – della civiltà occidentale, della modernità, della cristianità... – è caratterizzata dal senso della precarietà del presente e dell’incertezza del futuro, un tempo in cui l’incognito che ci sta davanti spaventa per la sua imprevedibilità e, insieme, per gli orizzonti asfittici che lo caratterizzano: il nostro è un mondo che sembra sfuggire al nostro controllo e impedirci di capire dove stiamo andando. 

Ora, tutto ciò provoca un’angoscia profonda, che le tante situazioni di guerra, miseria e oppressione in atto in varie parti del mondo non fanno che confermare e che la crisi economica e finanziaria che attanaglia l’occidente trasforma per troppe persone in disperazione nel quotidiano. Ma allora, cosa significa sperare? E di quale speranza sono portatrici le Scritture? E, ancora, può la speranza vincere la paura? Proprio a partire dalla paura possiamo abbozzare una riflessione: in profondità ciascuno di noi è preda di due “paure madri”, da cui discendono tutte le altre: la paura della morte e la paura di Dio. Mosso dalla paura della morte, l’essere umano cerca di preservare con qualsiasi mezzo la propria vita, di possedere per sé i beni della terra, di dominare sugli altri. Egli pensa di assicurarsi in tal modo una vita abbondante, ritiene di poter combattere la morte con l’auto-affermazione, e giunge a considerare ragionevole e giusto ogni comportamento finalizzato a questo scopo, anche a costo di nuocere agli altri e persino a se stesso. E così finisce inevitabilmente per percorrere sentieri di morte… È quella tendenza egoistica che la tradizione cristiana indicherà come philautía (“amore di sé”), che spinge a contraddire la comunione voluta da Dio e a vivere senza gli altri, contro gli altri. 

Enzo Bianchi  Fonte: Comunità di Bose. 

23/05/12

Cosa è successo all'Italia ? Come siamo arrivati qui ?




Cosa è successo a questo paese sul finire degli anni '70 ?

Cosa è successo ad un paese che in meno di un trentennio - 1950/1978 - aveva stupito il mondo rinascendo come araba fenice dalle ceneri di una dittatura sciagurata e di una guerra mondiale (e civile) persa con lutti e danni spaventosi ? 

Cosa è successo ad un paese che in meno di un trentennio, messo in ginocchio dalla povertà, dalla fame, dalle distruzioni, fu capace di esprimere il meglio praticamente in ogni settore creativo, culturale, politico ?

Tra gli anni '60 e gli anni '70 l'Italia fu capace di esprimere questo: 

il meglio nel campo cinematografico - con-vissero artisti straordinari, Fellini, Visconti, Antonioni, Rosi, De Sica, Rossellini, Scola e poi Anna Magnani, Marcello Mastroianni, più il lunghissimo stuolo di attori che ebbero fortuna anche in campo internazionale - nel campo letterario - convissero i grandi vecchi della poesia italiana, Ungaretti e Montale, e poi Gadda, Moravia, Landolfi, Pasolini - nel campo delle arti visive, Vedova, Guttuso, Birolli, Boetti,  De Chirico e innumerevoli altri - nel campo della musica - basti pensare a Benedetti Michelangeli - ma anche nel campo della moda, del design (il design italiano fu all'avanguardia nel mondo), della progettazione ingegneristica,  dello sport (le XVII Olimpiadi), del costume, ecc.. 

E anche nei diversi settori della vita sociale, della rappresentanza politica, dello sviluppo economico, l'Italia, in quel trentennio fortunato, fu capace di esprimere il meglio, guadagnandosi, pur tra i mille problemi legati ad una crescita forse sproporzionata, la rispettabilità e l'ammirazione del mondo. 

Ebbene, come è possibile che a partire dalla fine degli anni '70, con l'avvento della prima crisi economica, con la prima efferata stagione del piombo e delle stragi,  tutto si sia pian piano lentamente e definitivamente compromesso ?

Come si è arrivati, in particolare, da un paese che era capace di ritenersi unito nelle finalità e nella gran parte dei valori condivisi, giungere alla frammentazione esasperata degli egoismi, alla incapacità progettuale, all'immobilismo infernale di questi anni, alla putrefazione del sistema, perfino di ogni credibilità rappresentativa - come stiamo sperimentando proprio in questi giorni - come si è arrivati all'incarognimento, alla mancanza di prospettive, alla perdita di speranza, al circolo vizioso delle de-pressioni collettive e personali alle quali stiamo assistendo ? Come si è arrivati al deserto culturale, alla sparizione delle intelligenze e dei percorsi originali e personali di ricerca ? Come si è arrivati alla tabula rasa e al 'niente da dire' ? Come si è arrivati all'annichilazione  alla deriva, alla linea spezzata e incapace di ri-congiungersi (a quanto pare)?

E soprattutto, quando arriverà il termine di questa notte ?

A cosa (più che a chi, come invece molti in questo paese continuano a riferirsi) dovremo af-fidarci ? A quale rinascita personale ? Ne saremo capaci ?

Sempre di più la domanda vera, la domanda che conta, alla quale dovremo rispondere, non è più e non sarà più quella di Chernichevskij ("Che fare?"), ma:  Cosa essere ?  


Fabrizio Falconi

'Grazie' - Una poesia di Fabrizio Centofanti.






Grazie

In un punto del tempo e dello spazio nacqui,
non sapendo che cosa mi aspettava,
cosa fosse la vita con gli agguati,
i tradimenti, gli amori mai compiuti, le mille
incertezze che sboccarono
nello schiaffo, nel bacio, nel sorriso,
l’illusione assurda della parola data,
il vomito, la febbre, la solitudine appesa
all’attaccapanni dei ricordi, e tu mi chiedi
quanti anni hai,
senza sapere che gli anni non si hanno,
semmai sollevano o pesano: ecco – posso dirlo? -
Mi commuove questa notte, se penso a coloro
per i quali sono qui, che si sono prodigati
perché non soccombessi
al dolore o alla fatica, m’inseguirono
nei momenti peggiori, vincendo il timore di essere respinti,
e quelli che invece in mille modi
hanno tentato di ferirmi, perché qualcuno deve pur pagare
il vuoto, la mancanza, l’assenza di bene,
il mondo è una bilancia da pareggiare sempre,
e per ogni successo è normale che cadano tre lacrime
o dieci, a seconda della stella, di quello che chiamano destino,
che io ringrazio, perché in un punto del tempo
e dello spazio rinasco ogni giorno come allora,
aprendo, incosciente come allora, l’utero del mondo
che ancora non comprendo,
che – ci crederai? – mi illude
e mi delude ancora, mi fa male, nonostante
cerchi di schivare il colpo successivo, ma – ora
voglio dirlo – mi sento felice di non riuscire
a proteggermi abbastanza, di essere qui
a soffrire come allora, di piangere come un bambino
disperato, felice di sentirmi vivo, di nascere
di nuovo, in questa notte ancora, in questa stanza.


Fabrizio Centofanti da Nomen Omen

21/05/12

Josif Brodskij e il Male.







Il male mette radici quando un uomo comincia a pensare di essere migliore di un altro. 

Josif Brodskij  (Leningrado, 24 maggio 1940 – New York, 28 gennaio 1996)

20/05/12

La poesia della Domenica - "Risvegliarsi quando albeggia" di Anna Achmatova.





                                                                         Risvegliarsi quando albeggia

Risvegliarsi quando albeggia
ché ti soffoca la gioia,
e dal tondo finestrino
contemplare l'onda verde,
o in pelliccia sopra il ponte
ascoltare nel maltempo
come battono i motori,
ed a nulla non pensare,
ma l'incontro presentendo
con colui ch'è la mia stella,
per il vento e per gli spruzzi
sempre più ringiovanire.




Anna Achmatova (Bol'soj Fontan, 11 giugno 1889 – Mosca, 5 marzo 1966) da Il fiore del verso russo, a cura di R.Poggioli,  Passigli 1998, pag.400.

18/05/12

Gli obelischi di Roma - 9. Obelisco del Quirinale




Nona puntata nel nostro excursus attraverso la storia dei 13 obelischi egizi presenti a Roma (la città al mondo che può vantarne di più) - qui le precedenti puntate.  E' la volta della magnifica stele posta al centro della Piazza del Quirinale.


9. Obelisco del Quirinale

anno di rierezione: 1786 

altezza m. 14,63 - (con basamento : m. 28,9)

Anepigrafo (cioè senza geroglifici). 

E’ l’obelisco gemello di quello Esquilino

Trasportato da Augusto Imperatore e traslato di fronte al suo mausoleo da Claudio intorno al 10 d.C. Abbattuto dai Goti, e recuperato grazie a Monsignor Francesco Soderini (divenuto proprietario del terreno comprendente il Mausoleo di Augusto) nell’aprile del 1549, continua a giacere dietro la chiesa di San Rocco. 

Poi risotterrato forse dallo stesso Soderini. Dimenticato per altri 150 anni. Recuperato definitivamente il 17 agosto 1781 quando viene ritrovato casualmente ( in tre pezzi ) durante i lavori di scavo per riedificare alcune case poste dietro la chiesa di san Rocco. 

Papa Pio VI ne affida la rierezione a Giovanni Antinori, nella piazza di Montecavallo (attuale piazza del Quirinale), in mezzo ai due colossali Dioscuri (probabilmente copie romane di originali greci,  in realtà raffigurazioni entrambi di Alessandro Magno che doma il cavallo), che fino a quel momento erano allineati. 

Erezione e rotazione dei dioscuri avvengono nel settembre 1786

L’attuale fontana, opera di Raffaele Stern, viene aggiunta nel 1818. 

L’ultima riga dell’iscrizione in onore di PioVI è visibilmente modificata, visto che vi si magnificavano le gesta di PIO VI ("più grande di Alessandro Magno"), che invece moriva in prigionia a Valenza nel 1799, a seguito dei fatti della rivoluzione francese.



16/05/12

Albert Einstein e il Mistero.




L'esperienza più bella e profonda che un uomo possa avere è il senso del mistero: è il principio sottostante alla religiosità così come a tutti i tentativi seri nell'arte e nella scienza. Chi non ha mai avuto questa esperienza mi sembra che sia, se non morto, allora almeno cieco. È sentire che dietro qualsiasi cosa che può essere sperimentata c'è qualcosa che la nostra mente non può cogliere del tutto e la cui bellezza e sublimità ci raggiunge solo indirettamente, come un debole riflesso. Questa è la religiosità, in questo senso sono religioso. 


Albert Einstein, discorso a Berlino, citato da Thomas F.Torrance nella voce 'Einstein' del Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede, consultabile sul sito www.disf.org e citato da Denis Brian, Einstein, A life, Wiley, New York 1996, pag.234.

15/05/12

'Ama il prossimo tuo' di Enzo Bianchi e Massimo Cacciari - recensione.





Nella serie che le edizioni Il Mulino dedicano alla rilettura dei Comandamenti, spicca il volume realizzato a 4 mani da Enzo Bianchi e Massimo Cacciari, dedicato a quello che viene definito, in Teologia, l'undicesimo comandamento, ovvero la novità dirompente introdotta dalla predicazione di Gesù di Nazaret rispetto al Decalogo ebraico con il precetto Ama il prossimo tuo. 

Si tratta in realtà di un volume molto prezioso:  Enzo Bianchi nella prima parte - Farai prossimo con amore - si sofferma al lungo proprio sul significato profondamente umano del precetto evangelico, fino nelle sue conseguenze più paradossali e apparentemente contrarie all'istinto (amare fino ad amare anche il nemico), con un interessante rovesciamento del concetto stesso di 'prossimo' che deriva da una attenta lettura della parabola del Buon Samaritano.

La domanda corretta - spiega Bianchi - sarebbe non 'chi è il mio prossimo?' che pure sembra derivare direttamente dalla nostra esperienza umana, ed è anch'essa necessaria, ma 'di chi io sono prossimo?' . E' questa infatti la domanda che infatti Gesù rivolge al termine della parabola ai suoi discepoli: Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti? (Lc10,36).  

Questa domanda, scrive Bianchi, sollecita ancora oggi tutti noi. Ci spinge a muoverci, ad avere fiducia nell'altro,  ad assumersi responsabilità dell'altro, a prendersi cura dell'altro, a donare all'altro la propria presenza: sono i quattro pilastri che determinano l'osservanza dell' "undicesimo" comandamento.

Cacciari, nella seconda parte -  Drammatica della prossimità - descrive invece il complesso pathos dell'incontro, del vero incontro relazionale tra uomini e persone, nel quale si svolge nel teatro della com-passione, della passione condivisa, l'avvicinamento concreto e reale con il prossimo, attraverso la consapevolezza profonda che l'essere per sé astrattamente autonomo e che invece ciascuno di noi vive ed esiste in quanto racchiude  un essere-molti, un farsi-altro da se stessi.

Una lettura appassionante che va alle radici di quel senso di comunità umana che oggi appare smarrito e dal quale invece - sempre più urgentemente - sembra essere necessario ripartire.

Fabrizio Falconi

13/05/12

La poesia della domenica - 'Blanchisseuse' di Fabrizio Falconi




Blanchisseuse 

Era di luglio era d'agosto
eravamo tristi
ero triste perché mia madre era morta.
Ma non smettevamo
di baciarci
ed eri la donna
che sei tu ora,
capelli d'ambra pelle bianca
nel buio di qualche casa
d'estate al respiro
dei tamarindi
e del mare.
Non smettevi di baciarmi
e sapevamo entrambi
che era una cosa molto seria.
La nostra intima tristezza
nutrita dal profumo
del mare
e del tamarindo
si trasformava in pianto
e il pianto in bianco.
Un bianco estivo di futuro e di pianto.


Fabrizio Falconi © (tratto da Il respiro di Oggi, 2009) - riproduzione riservata.

10/05/12

Gli obelischi di Roma - 8.Obelisco Minerveo.



Nel nostro excursus attraverso gli Obelischi egizi romani (nell'ordine nel quale furono rieretti)- qui le precedenti puntate - tocca oggi a quello forse più caratteristico, detto anche popolarmente il pulcino, il più piccolo, quello che si trova oggi nella piazza antistante la splendida Basilica di Santa Maria Sopra Minerva.


8. Obelisco minerveo 

anno di rierezione: 1667 
– m. 3,47 - 12.68 (completo di basamento) 

Innalzato dal faraone Uahibre o Hopra (come è chiamato nella Bibbia) o Apries (nei testi greci) o Ouaphre, della XXIV dinastia, successo al fratello Psammetico II nel 588 a.C. nella città di Sais. 

Trasportato da ignoto a Roma per adornare il tempio di Iside e Osiride (pendant di quello trasferito a Urbino). 
Abbattuto in circostanze ignote. Ritrovato nella cosiddetta zona della Minerva Vecchia (nel convento della Minerva dalla parte dell’attuale Via del Seminario, sorto sulle ‘ruine’ di un tempio doppiamente dedicato alla Sapienza, prima l’egiziana Iside e poi la romana Minerva) intorno al 1650, sotto Alessandro VII

Lo stesso papa ne ordina l’erezione affidandone l’opera a due architetti: Gian Lorenzo Bernini come architetto, e il gesuita padre Paglia come direttore dei lavori. 

L’elefante come elemento del basamento viene imposto dallo stesso Alessandro VII, accettato dal Bernini e scolpito da Ettore Ferrata. 

Disputa tra Bernini e Paglia sul sostegno sotto la pancia dell’elefante, coperto dalla gualdrappa ideata dal Bernini, e voluta da Paglia di questa lunghezza. 

L’iscrizione voluta da Alessandro VI è una risposta ironica all’arroganza di Luigi XIV, che per vendicare un supposto complotto del papa contro l’ambasciatore francese a Roma, marchese di Crèqui, aveva umiliato Alessandro VI con la famosa ‘piramide’ nella quale il papa si inchinava al potere francese, vicino Palazzo Farnese, poi abbattuta nel 1668.


(Chi vuole può approfondire queste notizie. 

Quel che a noi interessa in questa sede, è sottolineare come in pieno '600, era questo lo Spirito della Roma Cristiana: collegare simboli dell'antica sapienza egizia ai 'nuovi' emblemi cristiani. 

Il fautore: Athanasius Kircher. In questa opera confluiscono: 

- Un simbolo animale esotico, il simbolo dell'Elefante. il 6 giugno 1655 a Roma era stato condotto un elefante, uno dei primi mai visti. Fu esposta, la povera bestia, a Monte Brianzo, dove le cronache riferiscono che si pagava 'un giulio' per l'ingresso. Era un elefante femmina. Che destò enorme impressione nella popolazione di Roma. Al momento di scegliere un simbolo di sapienza, Alessandro VII scelse l'elefante (sotto consiglio dello stesso Kircher), del quale esisteva finalmente un modello in carne ed ossa. - un reperto egiziano. L'obelisco. Per decifrare i misteriosi segni, subito dopo il ritrovamento, fu chiamato Kircher, l'unico esperto di letteratura arcana, come egli stesso si definiva. Anche in questo caso, Kircher interpretò i geroglifici a modo suo, senza azzeccarne una. Ma, come vedremo meglio Kircher aveva scoperto due cose fondamentali: la stretta relazione tra l'alfabeto copto e i geroglifici (intuizione che servì a Champollion), e il 'meccanismo logico' dei geroglifici, al punto tale che - come vedremo - egli era in grado di 'disegnare' con precisione le parti mancanti degli obelischi che venivano alla luce - azzeccandoci sempre. - i simboli cristiani.  
In questo caso la Croce sulla sommità dell'obelisco. 

Con le famose iscrizioni poste sulla base del monumento: 

VETEREM OBELISCUM | PALLADIS AEGYPTIAE | E TELLURE ERUCTUM | DIVINAE SAPIENTIAE | ALEXANDER VII DEDICAVIT | ANNO SAL: MDCLXVII 

Questo antico Obelisco, monumento della Pallade Egiziana, scavato dalla terra ed eretto nella piazza già di Minerva, e ora della madre di Dio, Alessandro VII dedicò alla divina Sapienza nell'anno della cristiana salvezza 1667. 

SAPIENTIS AEGYPTI | INSCULPTAS OBELISCO FIGURAS | AB ELEPHANTO | BELLURAM FORTISSIMA | GESTARI QUISQUIS HIC VIDES | DOCUMENTUM INTELLIGE | ROBUSTAE MENTIS ESSE | SOLIDAM SAPIENTIAM SUSTINERE 

Chiunque tu sia che vedi nell'obelisco le figure scolpite dal sapiente Egitto sostenute dall'elefante, il più forte degli animali, sappi che è proprio di una robusta mente alimentare una solida sapienza. 

Egitto, esoterismo (la zona della Minerva, da sempre 'pozzo' di significati esoterici, prima egizi, poi legati al culto di minerva), studio delle profondità, magico accordo unitario dei simboli. Kircher era tutto questo.)

08/05/12

Tiziano Terzani e i suoi 6.000 libri donati a Venezia.



La biblioteca personale di TizianoTerzani entra a far parte dei fondi di prestigio della Fondazione Cini di Venezia: la donazione viene dalla moglie, Angela Terzani Staude. L'atto di donazione e' stato firmato oggi a Venezia. A fine mese il primo nucleo dei 6.000 libri appartenuti allo scrittore e viaggiatore fiorentino partiranno da casa Terzani per l'ultimo viaggio verso l'Isola di San Giorgio Maggiore.

La biblioteca di Terzani comprende volumi di storia, di storia della cultura dei paesi orientali, di arte e molti reportage di viaggiatori occidentali: un'ampia panoramica di quanto prodotto da occidentali in viaggio nell'Oriente vasto che va dalle repubbliche ex sovietiche a Giappone, Cina, India, penisola indocinese.

 "I volumi che Tiziano ha raccolto nell'arco della sua vita - afferma Angela Terzani Staude - erano tutto per lui, perche' i libri non si limitava a comprarli, ma li recuperava dagli antiquari, ai mercati di ogni villaggio. Li cercava e li custodiva con cura: dietro ogni titolo c'e' una storia". 

 "Mi ha sempre detto che dopo la sua morte avrei potuto lasciarli a chi volevo, ma avrei dovuto mantenerli tutti insieme - prosegue - quando ho visto la biblioteca della nuova manica lunga ho capito che la Fondazione Cini era il posto giusto per accoglierli".

Il patrimonio librario di Terzani andra' ad inaugurare il nuovo Centro Studi di Civilta' e Spiritualita' Comparate dellaFondazione dell'Isola di San Giorgio, il quale aprira' le sue attivita' il 31 maggio e 1 giugno prossimi con il convegno internazionale 'Tiziano Terzani: ritratto di un connaisseur'.

Cinque le sessioni, dedicate alle fasi lavorative e di vita di Terzani: scrittore, giornalista, esploratore, spiritualista, idealista. Il Centro si configurera' come la naturale evoluzione del preesistente Istituto 'Venezia e l'Oriente', che era stato istituito nel 1958 per promuovere lo studio delle civilta' dell'India e dell'Estremo-Oriente; il nuovo Centro Studi si caratterizzera' per l'approccio comparativo e interculturale, la prospettiva si allarghera' alle piu' importanti tradizioni spirituali del mondo, non solo orientali.

fonte ANSA

06/05/12

La poesia della domenica - "A te si giunge solo attraverso di te" di Pedro Salinas.



A te si giunge solo attraverso di te

A te si giunge solo
attraverso di te. Ti aspetto.

Io certo so dove sono,
la mia città, la strada,
il nome con cui tutti mi chiamano.
Ma non so dove sono stato con te.
Lì mi hai portato tu.

Come
potevo imparare il cammino
se non guardavo altro
che te,
se il cammino erano i tuoi passi,
e il suo termine l'istante che tu ti fermasti?
Cosa ancora poteva esserci oltre a te
offerta, che mi guardavi?

Ma ora,
quale esilio,
che assenza essere dove si è!
Aspetto, passano treni,
il caso, gli sguardi.
Mi condurrebbero forse
dove mai sono stato.
Ma io non voglio i cieli nuovi.
Voglio stare dove sono già stato.
Con te, tornare.
Quale immensa novità
tornare ancora,
ripetere, mai uguale,
quello stupore infinito!

E finchè tu non verrai
io rimarrò alle soglie
dei voli, dei sogni,
delle scie, immobile.
Perchè so che là dove sono stato
nè ali, nè ruote, nè vele
conducono.
Hanno tutte smarrito il cammino.
Perchè so che là dove sono stato
si giunge solo
con te, attraverso di te

Pedro Salinas (Madrid, 27 novembre 1891 – Boston, 4 dicembre 1951)


A ti sólo se llega

A ti sólo se llega
por ti. Te espero.

Yo sí que sé dónde estoy,
mi ciudad, la calle, el nombre
por el que todos me llaman.
Pero no sé dónde estuve
contigo.
Allí me llevaste tú.

¿Como
iba a aprender el camino
si yo no miraba a nada
más que a ti,
si el camino era tu andar,
y el final
fue cuando tú te paraste?
¿Que más podía haber ya
que tú ofrecida, mirándome?

Pero ahora,
¡qué desterrado, qué ausente
es estar donde uno está!
Espero, pasan los trenes,
los azares, las miradas.
Me llevarían adonde
nunca he estado. Pero yo
no quiero los cielos nuevos.
Yo quiero estar donde estuve.
Contigo, volver.
¡Qué novedad tan immensa
eso, volver otra vez,
repetir lo nunca igual
de aquel asombro infinito!

Y mientras no vengas tú
yo me quedaré en la orilla
de los vuelos, de los sueños,
de las estelas, inmovíl.
Porque sé que adonde estuve
ni alas, ni ruedas, ni velas
llevan.
Todas van extraviadas.
Porque sé que adonde estuve
sólo
se va contigo, por ti.

05/05/12

Raimon Panikkar e il senso della vita.


Pensare di poter sistemare e risolvere tutto è un errore. Il mistero della vita è che il male esiste, che le tensioni non possono essere soppresse e che noi ci siamo dentro; che si deve fare il possibile, senza lasciarsi dominare e senza mai ritenere di possedere la verità assoluta. Bisogna accettare la condizione umana, sapere che un certo dubitare non si oppone alla fede; sapere che il senso di contingenza è necessario alla nostra vita. Devo rendermi conto che sono una parte di questa realtà e che non spetta a me controllarla; scoprire il senso della vita nella gioia, nella sofferenza, nelle passioni; invece di lamentare la difficoltà del vivere, rimandando ad un giorno che non arriva mai il momento di godere profondamente di questa vita, trovare questo senso in ogni istante.

Raimon Panikkar (Barcellona 3.11.1918 - Tavertet 26.8.2010)

04/05/12

Gli obelischi di Roma - 7.Obelisco Agonale.



Settima puntata (nell'ordine in cui furono rieretti) del nostro excursus sui 13 obelischi egizi esistenti a Roma. (Qui le precedenti puntate). E' oggi la volta del celebre e celebrato monolite che troneggia al centro di Piazza Navona, l'obelisco dei Pamphilj o Obelisco Agonale. 


7. Obelisco domiziano in Piazza Navona o Agonale 

Rieretto nel 1651 
altezza - m.16,53 (solo il fusto. Con basamento circa m.30) 

Geroglifici estesi. 

Provenienza egizia sconosciuta. 

Innalzato dall'imperatore Domiziano ( 81-96 d.C.) come ornamento centrale dell’Iseum et Serapeum, il tempio dedicato alle due divinità egizie costruito a Roma nella seconda metà del I sec. d.c. nella zona attuale del Rione Pigna. 

Geroglifici fatti scolpire a Roma dallo stesso Domiziano, in onore dello stesso imperatore, definito Signore delle due terre

Spostato nel grande circo a lui (massenzio) dedicato ( a poca distanza dalla tomba di Cecilia Metella, sulla via Appia ) nel 309 dall’imperatore Massenzio per eternare la memoria del figlio Romolo morto a nove anni. 

Abbattuto forse dal Re dei Goti Vitige nel 535 o da Totila nel 547. Rimasto nella memoria orale e negli scritti, viene ritrovato e dissepolto in cinque pezzi sotto Innocenzo X (Pamphilj) nell’aprile del 1647

Trasportato in Piazza Navona l’anno seguente (l’obelisco torna in un luogo domiziano, per straordinaria coincidenza visto che i geroglifici sull’obelisco, di epoca romana, che indicavano la dedicazione all'imperatore Domiziano, non erano stati ancora decifrati ), viene eretto (su probabile decisione di P. Athanasius Kircher), al centro della fontana dei fiumi del Bernini nell’agosto del 1649. Nel novembre dello stesso anno viene sovrapposta la colomba di bronzo (alta m.1,70) simbolo di pace e della famiglia Pamphilj.






03/05/12

'Prima di Andare', 1983.




Era molto tempo fa.

Nel 1983 l'occasione di un esordio importante per me che davvero ero molto molto giovane.  Dell'occasione devo ancora oggi ringraziare Maria Cristina Beccattelli, che insieme a un ristretto gruppo di amici, sognatori, realizzò il progetto dell'Editoriale Sette, a Firenze. 

La nuova casa editrice esordì proprio quell'anno con due collane - Racconti per una notte e Poesie per una notte -  e una originale proposta di distribuzione, oltre che nelle librerie, nelle catene alberghiere italiane,  presso le quali i libri venivano offerti come cadeau in segno di ospitalità. 

Il catalogo fu subito di alta qualità, con proposte raffinate:  Elin Pelin, Restif de la Bretonne,  Yuri Tynjanov...

La collana dei Racconti per una notte era diretta da Milena Milani (qui sotto nella celebre foto di Gianni Berengo Gardin, a Venezia durante la Biennale del 1968 insieme a Giuseppe Ungaretti).

Il privilegio fu per me di far parte, come autore, di quella ristretta schiera di autori scelti per aprire una nuova avventura editoriale.

Erano altri tempi: tempi nei quali, forse, il coraggio e la passione (e perfino l'incoscienza), l'amore per la parola scritta, in questo Paese, erano in grado di sovvertire le regole non scritte dell'editoria e della distribuzione e di compiere piccoli miracoli come questo.  




01/05/12

Simone Weil e il Lavoro.



Il lavoro non viene più eseguito con la coscienza orgogliosa di essere utile, ma con il sentimento umiliante e angosciante di possedere un privilegio concesso da un favore passeggero della sorte, un privilegio dal quale si escludono parecchi esseri umani per il fatto stesso di goderne, in breve un posto. 


Simone Weil (Parigi, 3 febbraio 1909 – Ashford, 24 agosto 1943)

Gli Obelischi di Roma - 6. Obelisco Flaminio.



Sesta puntata della serie che dedichiamo ai 13 obelischi romani (qui le puntate precedenti).

E' oggi la volta di uno dei più celebri e dalla più augusta storia.

6. Obelisco Flaminio 

Rieretto nel 1589 
altezza:  m.23,91 
Estesi geroglifici 

Cavato dai monti di Assuan dal faraone Seti I (1304 a.c., secondo faraone della XIXa dinastia ). Impresa portata poi a termine da Ramesse II (suo figlio), che lo erige a Heliopolis. 

Dopo aver conquistato l’Egitto, Augusto imperatore lo fa trasportare a Roma nel 10 a.C. collocandolo nella spina centrale del Circo Massimo (conservandone la dedica al Sole – soli donum dedit), ornandone la cima con un globo dorato.

Abbattuto dai Goti condotti da Re Totila nel 547 d.C. 

Ricordato come memoria nei Mirabilia, e nel libro di Fulvio (1527). Sisto V decide lo scavo nel febbraio 1587, portato a termine da Matteo da Castello. 

Recuperato quindi in situ nel Circo Massimo in pezzi e scantonato nei lati (operazione effettuata dagli stessi Goti per renderne impossibile la riedificazione). 

Eretto da Domenico Fontana nell’attuale Piazza del Popolo e consacrato il 25 marzo 1589.