18/05/11

Trio di fine millennio - II




II.

E qualcosa di sbagliato deve esserci

nell’invenzione che non risolve,

nel dubbio che non scorda

e commemora i tempi dello sbaglio,


una parola messa a caso,

indossata sulla pelle e consumata,

reato commesso solo a tratti

e poi perso per strada, senza strappi.


Qualcosa di sbagliato che addolora,

l’indifferenza tua magnifica

come se non mansueti agnelli, ma tigri

i nostri avi avessero domato.


Nello sbaglio di chi ha dirottato

un bene, progetto o utopia

c’era il mio e il tuo,

serrate fila, martiri di vita,


in quello sbaglio abbiamo creduto,

confessato piagato rapinato

il nostro fratello ammalato,

consunto e imputridito


dallo stesso porto disceso,

con lo stesso nostro odore

le vesti di seta ed il cappello

e la nostra stessa superbia.


Di tutto quanto abbiamo speso male

non è rimasto niente,

la scocca silenziosa e immobile

della pendola in soffitta.


Cosa è mai la colpa,

se accanto a noi, distesa

nella nostra stessa umida tomba

la seppelliremo, tremanti ?


da L'ombra del ritorno - Campanotto ed., Udine, 1996

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