27/03/11

Il discorso del Re - La forza morale di un popolo.



E' un bellissimo film, Il Discorso del Re, di Tom Hooper, che ha fatto man bassa di premi nella notte degli Oscar. E' un bellissimo film non solo per il suo valore cinematografico, ma perché ricostruisce - senza compiacimenti o voli pindarici - la figura del re Giorgio VI di Inghilterra, padre di Elisabetta, che ebbe un ruolo così importante negli anni della IIa guerra mondiale, quando l'Inghilterra resistette alle bombe di Hitler, e insieme agli alleati americani e russi riuscì a sconfiggere il demone nazista che minacciava di impadronirsi del mondo.

Re Giorgio, nato Albert Frederick Arthur George Windsor viene descritto con le sue umane debolezze, le sue paure, i suoi scatti di rabbia. E' un re 'suo malgrado', che diventa re - a posteriori potremmo dire 'provvidenzialmente'... chissà altrimenti la storia come sarebbe andata - solo in seguito alle bizzarrìe del fratello primogenito, il famoso e chiacchierato Edoardo VIII - un numero cardinale che non porta molto bene ai regnanti inglesi - che rinunciò al trono per sposare Wallis Simpson.

Re Giorgio trova dentro se stesso - e soprattutto nel suo popolo - le qualità morali che gli permetteranno di diventare un simbolo nella lotta contro i tedeschi. Le troverà grazie anche al logopedista/guru Lionel Logue - realmente esistito - che lo aiuterà a sconfiggere la penalizzante balbuzie e a renderlo degno del suo ruolo di sovrano.

Un film che fa molto riflettere, su quali sono le cose realmente importanti della vita. E da cui si apprende la lezione che la semplicità, il fare il proprio dovere, è quel che si richiede alle nostre esistenze - a qualsiasi lignaggio si appartenga - per far sì che esse siano degne di essere vissute.

22/03/11

L'enigma millenario del Quadrato Magico.




Quando nel 1960, durante gli scavi nei sotterranei della Basilica di Santa Maria Maggiore, durante i quali fu rinvenuta una piccola necropoli, gli archeologi si imbatterono in uno strano graffito, inciso sul bordo di un muro di sostegno, rimasero in un primo momento interdetti.

In breve, però, si resero conto di aver scoperto un esemplare di quella che gli studiosi considerano una ‘vecchia conoscenza’ dell’archeologia conosciuto sotto diversi nomi: Quadrato Magico, o Quadrato Rotas, o Latercolo pompeiano.

Un enigma risalente agli albori della civiltà occidentale, che ha avuto una notevole diffusione in tutta Europa. Ma certo il fatto di averne finalmente rinvenuto un esemplare nella città santa, Roma, costituiva – e capiremo tra breve perché – un importante tassello per la risoluzione di un così ostico rompicapo.

Ma cos’è, innanzitutto il Quadrato Magico ?

Si tratta di cinque parole leggibili sia da sinistra a destra, che da destra a sinistra, ovvero cinque palindromi, che però - è questa la particolarità - possono essere lette anche verticalmente, cioè dall’alto in basso e dal basso in alto:

S A T O R
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S

Le parole centrali, i due TENET incrociantesi, e palindromi, formano fra l’altro una perfetta croce.

Su questo Quadrato dal significato misteriosole cinque parole latine formano una frase apparentemente priva di senso – sono fiorite le teorie più bizzarre nel corso dei secoli: per alcuni è solo un gioco enigmistico, per altri una formula alchemica, per altri ancora nientemeno che il lasciapassare, la parola d’ordine che usavano, per riconoscersi tra di loro, gli appartenenti all’Ordine dei Templari.

Fra l’altro il Quadrato è stato rinvenuto in diverse versioni. Con, ad esempio la prima parola RATOS, anziché SATOR.

La difficoltà nella traduzione dipende dal termine AREPO che non esiste in latino. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che si tratti di un nome proprio. In questo caso la frase suonerebbe più o meno: “ il contadino Arepo conduce l’aratro nei campi.“

Questo secondo alcuni studiosi, come Margherita Guarducci, proverebbe l’origine pagana del quadrato: un semplice gioco enigmistico.

Qualcun altro ha sottolineato che leggendo invece il Quadrato in modo bustrofedico, cioè a serpentina, cambiando direzione ad ogni riga, si otterrebbe:
Sator opera tenet – tenet opera Sator. Cioè: “ Il Seminatore possiede le Opere," ovvero “ Dio è il signore del Creato." Significato religioso, ispirato.

Sono questi i due grandi partiti che si sono accapigliati per molto tempo intorno al Quadrato Magico.

E il gioco delle interpretazioni potrebbe continuare all’infinito.

Quel che ci interessa qui accennare è la svolta avvenuta nel 1936 a Pompei, quando, durante gli scavi, un esemplare del Quadrato fu rinvenuto su una delle colonne della Palestra Grande.

La scoperta, vero e proprio evento per gli archeologi, ha retrodatato l’invenzione del Quadrato Magico almeno al 79 dopo Cristo, e ha rinforzato una serie di teorie riguardante la controversa presenza dei cristiani a Pompei, nell’anno dell’eruzione.

Questo perché a rinforzare l’ipotesi di una rilevanza del Quadrato come simbolo cristiano, legato al culto dei morti e alla Risurrezione, c’è un ulteriore particolare.

Incredibile a credersi infatti, il Quadrato misterioso contiene al suo interno, come una fantastica scatola cinese, un ulteriore piccolo prodigio.

Tutte le parole del Quadrato, messe insieme – anagrammate - formano due Paternoster incrociati con due lettere alle estremità della croce, due A e due O, che rappresenterebbero due Alfa e Omega, secondo la tradizione contenuta nell’Apocalisse di Giovanni. (VEDI SECONDA FOTO IN TESTA ALL'ARTICOLO).

Esemplari del Quadrato Magico sono stati ritrovati :

- a Verona, nell’Oratorio di Santa Maria Maddalena di Campomarzio.
- In Gran Bretagna su in intonaco di rovine romane risalenti al III sec. a Cirencester ( l’antica Corinium ), dove fu rinvenuta anche una gran quantità di tombe.
- A Pescarolo, in provincia di Cremona, sul pavimento della bellissima chiesa di S. Giovanni Decollato.
- A Siena, nel Duomo di S. Maria Assunta.
- A Fabriano, nella chiesa di S. Maria in plebis flexiae.
- A Santiago de Compostela, in Spagna.
- In Austria, nell’attuale Altofen, l’antica Buda.
- In Ungheria, graffito su una tegola, negli scavi dell’antica Aquincum, graffito databile al 107, 108 d.c.

Sono solo alcuni esempi. Dall’XI secolo in poi il quadrato ha cominciato ad invadere l’Europa, ma almeno i tre ritrovamenti, quello di Pompei, quello di Cirencester, e quello di Aquincum smentiscono in modo categorico la teoria che vorrebbe il quadrato come una invenzione medievale.

In realtà il Quadrato è molto più antico. E oggi quasi tutti gli studiosi sono concordi nel ritenerlo un’espressione ingegnosa della prima comunità cristiana stabilitasi in Italia alla fine del I secolo dopo Cristo.

Il simbolo della croce è inserito due volte nel Quadrato: con i due Paternoster incrociati come abbiamo visto, e con le due parole TENET che si intersecano formando una croce, nella lettera N che starebbe per NAZARENUS.

Importante, come consolidamento di questa tesi, la scoperta del Quadrato a Santa Maria Maggiore, uno dei simboli della cristianità, la quarta delle basiliche patriarcali, una volta chiamata Liberiana, perché costruita da Papa Liberio nel punto indicatogli da una visione e da una miracolosa nevicata estiva.

Oggi quasi tutti gli storici concordano nel ritenere che la vecchia basilica Liberiana si trovasse in un altro posto, ma la tradizione legata alla nevicata resiste ed è giunta fino ai giorni nostri, sotto le sembianze delle spettacolari macchine realizzate dall’architetto Cesare Esposito per l’Estate Romana.

La Basilica attuale fu invece eretta da Sisto III nel 432, subito dopo il Concilio di Efeso, svoltosi l’anno precedente che aveva rivendicato alla Madonna il titolo di Madre di Dio. Il ritrovamento del Quadrato Magico in questo suolo, in una delle strutture più antiche della basilica, confermava dunque l’attendibilità del Quadrato come simbolo cristiano.

D’altronde qualcuno si è cimentato anche in un calcolo statistico per stabilire le probabilità che esistono di formare un quadrato con cinque parole palindrome. Bassissime. Se a questo si aggiunge la possibilità di formare con le stesse lettere del quadrato, due frasi di senso compiuto incrociate, il calcolo fornisce un risultato praticamente uguale allo zero.

Di qui l’ipotesi, sostenuta da alcuni, dell’ispirazione divina del Quadrato. Il quadrato non sarebbe cioè stato inventato da un uomo, ma ispirato da Dio, esattamente come una profezia.

Il significato esatto di questa profezia rimane – peraltro – assolutamente misterioso, e contribuisce a rinnovare il fascino di questo che è ben più, molto di più, di un semplice, sublime gioco di parole, ma un segno invece che ha accompagnato il cammino dell’uomo moderno, dai primi anni dopo la morte del Cristo.

Fabrizio Falconi

18/03/11

Tempo di Quaresima: distacco e unione, Jean Guitton.


C’è nel Vangelo una parola molto profonda, quando Gesù dice: “Cercate anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà donato in sovrappiù.”

E’ quel che realizzano migliaia di religiosi e religiose in giro per il mondo appresso agli umili, agli ultimi, dei quali mai nessuno parla.

Ma è una cosa che riguarda anche noi, specie in questo tempo propizio di Quaresima. Un distacco dai bisogni e dall’egocentrismo, dalla pervicace, maniacale ossessione che rivolgiamo a noi stessi, che difficilmente può portarci lontano, difficilmente può portarci a percepire un Senso dentro il mistero nel quale siamo calati.

Ma come realizzare questo distacco, come arrivarci concretamente ?
Questa era la formula – ammesso che ne esista una, perché si tratta di un lavoro iniziatico, continuo, che dura tutta la vita – suggerita da Jean Guitton, il grande filosofo e scrittore francese, morto nel 1999 a quasi cento anni d’età:

Il primo gesto è purificare il proprio essere – scriveva Guitton – renderlo più distaccato, più leggero, e rompere gli ormeggi. Essere già in abbandono e in desiderio, quello che si sarà domani, quello che si è sempre stati !

“In modo tale che in noi stessi finalmente l’eternità ci cambi”, dice Mallarmé. Una cosa è sicura: si possiede solo ciò a cui si è rinunciato.

Siccome mi lamentavo di non poter dormire, un asceta mi diede questo consiglio: “Rinuncia a dormire !” E in realtà, avendo rinunciato a dormire, subito mi addormentai. A chi vuole andare più lontano, io direi: per essere veramente libero, dobbiamo sempre, nel corso delle nostre vite quotidiane, interessarci alle cose e distaccarcene. Fare del proprio meglio ma non essere ansiosi dei risultati.

Dobbiamo distaccarci da tutto e contemporaneamente unirci a tutto. Non è un paradosso. Il mistero indicibile dell’esistenza sta nell’intreccio di questi due movimenti dello spirito, di questi due fili che compongono il nostro tessuto quotidiano: familiare e sublime. Prima di tutto il distacco è semplicità.

E’ quella semplicità della quale la storia della spiritualità cristiana offre molti esempi, da San Francesco d’Assisi a San Bernardo a Charles de Foucald.

Senza arrivare a questi vertici di perfezione, ciascuno di noi, può provare a spogliare, giorno dopo giorno la propria vita e ad unirla ogni giorno a qualcosa di nuovo, che ci parla, e che è più grande di noi, e ognuno di noi contiene.

Scrisse Jiddu Krishamurti nel suo Taccuino, contemplando e descrivendo un fiore: una cosa chiara, luminosa, aperta al cielo: il sole, la pioggia, il buio della notte, i venti, il tuono, la terra hanno preso parte alla creazione di quel fiore. Ma il fiore non è nessuna di queste cose. E’ l’essenza di tutti i fiori.

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13/03/11

La poesia della Domenica - Arsenij Tarkovskij, poesie da 'Lo Specchio''


3.

Nei presentimenti non credo,
e i presagi non temo.
Non fuggo la calunnia né il veleno,
non esiste la morte:
immortali siamo tutti, e tutto è immortale.
Non si deve temere la morte,
né a diciassette né a settant'anni.
Esistono solo realtà e luce:
le tenebre e la morte non esistono.
Siamo tutti ormai del mare su la riva,
e io sono tra quelli che traggono le reti,
mentre l'immortalità passa di sghembo.
Se nella casa vivrete,
la casa non crollerà.
Un secolo qualsiasi richiamerò,
e una casa vi costruirò.
Ecco perché, con me, i vostri figli
e le vostre donne siederanno
alla stessa tavola
la stessa per l'avo ed il nipote.
Si compie ora, il futuro.
E se io una mano levo
i suoi cinque raggi rimarranno a voi.
Del passato ogni giorno,
come una fortezza,
io con le spalle ho retto.
Da agrimensore ho misurato il tempo,
e attraversato io l'ho
come gli Urali.
Il mio secolo l'ho scelto a mia misura.
Andavamo a Sud,
sostenendo la polvere della steppa,
il fumo delle erbacce.
Scherzavano i grilli
sfiorando i ferri dei cavalli con le loro antenne,
come monaci profeti di sventura.
Ma il mio destino fissato avevo alla mia sella,
e ancora adesso,
nei tempi futuri,
come un fanciullo sulle staffe
io mi sollevo.
La mia immortalità mi basta,
ché da secolo in secolo scorre
il mio sangue...
Per un angolo sicuro di tepore
darei la vita di mia volontà
qualora la sua cruna alata
non mi svolgesse più,
come un filo,
per le strade del mondo.


Arsenij Tarkovskij (Elisavetgrad,25 giugno 1907 – Mosca, 27 maggio 1989) 'Poesie da 'Lo Specchio'.

02/03/11

Umberto Galimberti e Marco Guzzi - Il più inquietante degli ospiti: il Nichilismo - parte 2.



ecco dunque il secondo capitolo del Dialogo tra Marco Guzzi e Umberto Galimberti.

A partire da QUI potete poi ricostruire tutti gli altri capitoli del confronto, dall'uno - che abbiamo pubblicato ieri - fino al capitolo n.12, conclusivo.

Buon ascolto.

01/03/11

Umberto Galimberti e Marco Guzzi - Il più inquietante degli ospiti: il Nichilismo - parte 1.



Vi propongo - e vi proporrò nei prossimi giorni - i video di questo incontro, Il più inquietante di tutti gli ospiti: il nichilismo. E' un dialogo tra Umberto Galimberti e Marco Guzzi, andato in scena nell'ambito della rassegna curata da Gustavo Cecchini per la Biblioteca Comunale di Misano Adriatico lo scorso 25 novembre. Credo sia giusto proporlo perché è un moderno, attualissimo dialogo filosofico - ad alto livello (a me ha ricordato l'eterna diatriba tra Settembrini e Nephta ne La Montagna Incantata di Thomas Mann) sul tema centrale della nostra questione umana. Del nostro essere qui, su questa terra.