04/11/10

Perché ci concentriamo con tanta intensità sui nostri problemi ?



Viviamo giorni difficili. Mi piace andare in giro ed annusare gli stati d'animo della gente, ascoltare le chiacchiere da bar. Lo spaesamento collettivo è anche sintomo di un disorientamento personale, singolo, individuale.

Il malessere che si avverte, personale, è grave e complesso. Molte persone sono oppresse da problemi concreti molto seri. Molte altre persone, sono alle prese con problemi di carattere personale-psicologico, relazionale, amoroso, e tendono ad essere totalmente assorbite da se stesse.

Scrive J. Hillman: Perché ci concentriamo con tanta intensità sui nostri problemi ? Che cosa ci attira verso di essi ? Perché ci affascinano tanto? Perché posseggono la forza magnetica dell'amore: in un certo senso ne siamo innamorati nella stessa misura in cui vorremmo liberarcene e si direbbe che essi esistano a priori, prima che inizi un rapporto, prima che inizi un'analisi.
I problemi ci tengono in vita; per questo forse non se ne vanno mai. Che cosa sarebbe la vita senza di essi ? Totalmente sedata e senza amore. Dentro ciascun problema è nascosto un amore segreto.

E' un rovesciamento sorprendente, ma suggestivo: i problemi sono come l'amore. Come l'amore, i problemi pretendono da noi una risposta, e in questo senso sono la vita.
Un problema vissuto e liberato è come un amore realizzato. Un problema non autentico e vissuto come un'abitudine è come un amore incompiuto, una passione che non consuma e non lascia traccia.

Per questo, tutti noi dovremmo lavorare, nelle nostre vite, per dare un posto ai problemi, e scegliere di dare loro un peso e un corpo, non lasciarli a galleggiare vagamente nella testa come una consolante abitudine fine a se stessa.

Scegliere significa fare, scriveva John Donne. Scegliere di dare un teatro effettivo ai problemi, ascoltare la sofferenza vera e fare a meno di quella non autentica, è già un passo avanti verso la maturità interiore: che è il fine ultimo per il quale siamo nati.


Fabrizio Falconi

in testa: fotogramma da Stromboli, Roberto Rossellini (1950) 

1 commento:

  1. nelle lingue di origine latina amore è un verbo d'azione e di un azione che parte da se stessi...siamo li a pesare e interpretare emozioni, percezioni, sensazioni, stati d'animo a guardare e riguardare quanto accade in noi...un buco nero pronto solo ad assorbire ed incasellare..nel greco amore è un insieme di sostantivi: erao, stergo, fileo, agapao....è l'altro per quello che è che da origine e forma a quella immensa energia che ognuno si porta dentro (è l'oggetto che origina l'amore e non l'amore che modella l'oggetto provocando tutte le frustrazioni che accompagnano l'amore autocentrato) e mi porta fuori da me alla scoperta del giardino segreto che sta al centro della geografia emotiva dell'altro Siamo concentrati su noi stessi perchè rifiutiamo la fragilità, il limite, la condizione di creatura alla ricerca di una autosufficienza perfezionistica da cui scaturiscono le mille nevrosi che ci accompagnano.......è un guardarsri dentro che non aiuta a riconoscersi nell'altro...provoca solo isolamento

    RispondiElimina

Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.