05/03/10

Quel Celibato da Abolire - di Hans Kung


Credo sia davvero opportuno meditare questo articolo di oggi di Hans Kung pubblicato in prima pagina su La Repubblica.

Abusi sessuali in massa ai danni di bambini e giovani ad opera di preti cattolici, dagli Usa alla Germania, passando per l´Irlanda: un enorme danno di immagine per la chiesa cattolica, ma anche segno palese della sua crisi.

Abusi sessuali in massa ai danni di bambini e giovani ad opera di preti cattolici, dagli Usa alla Germania, passando per l´Irlanda: un enorme danno di immagine per la chiesa cattolica, ma anche segno palese della sua profonda crisi.

Il primo a prendere pubblicamente posizione a nome della Conferenza episcopale tedesca è stato il suo presidente, l´arcivescovo Robert Zollitsch (di Friburgo). La sua condanna degli abusi, definiti «orrendi crimini», e la richiesta di perdono sono primi passi nel processo di assunzione di responsabilità per fare i conti col passato, ma altri devono seguire. La presa di posizione di Zollitsch mostra indubbiamente gravi errori di valutazione, che vanno contestati.

Prima affermazione: Gli abusi sessuali compiuti dai sacerdoti non hanno nulla a che fare con il celibato.
Obiezione! È indiscutibile che tali abusi si verifichino anche in seno alle famiglie, nelle scuole, nelle associazioni e anche nelle chiese in cui non vige la regola del celibato.
Ma come mai si registrano in massa proprio nella chiesa cattolica, guidata da celibatari? Chiaramente queste colpe non sono attribuibili esclusivamente al celibato. Ma quest´ultimo è la più importante espressione strutturale dell´approccio teso che i vertici ecclesiastici cattolici hanno rispetto alla sessualità. Diamo uno sguardo al Nuovo Testamento: Gesù e Paolo sono stati sì esempio di celibato a servizio degli uomini, ma lasciando ai singoli la piena libertà a riguardo. Pietro e gli altri apostoli erano sposati nell´esercizio del loro ufficio. Questa rimase per molti secoli una condizione ovvia per i vescovi e i presbiteri ed è mantenuta fino ad oggi in oriente anche nelle chiese unite a Roma, come in tutta l´Ortodossia, quanto meno per i preti. La regola romana del celibato è in contraddizione con il Vangelo e l´antica tradizione cattolica. Deve essere abolita.

Seconda affermazione: E´ «totalmente errato» ricondurre i casi di abuso a difetti del sistema ecclesiastico.
Obiezione! La regola del celibato non esisteva ancora nel primo millennio. In occidente fu imposta nell´undicesimo secolo sotto l´influsso dei monaci (volontariamente celibi) soprattutto del Papa di Canossa, Gregorio VII, a fronte della decisa opposizione del clero in Italia e ancor più in Germania, ove solo tre vescovi si arrischiarono a proclamare il decreto di Roma. I preti protestarono a migliaia contro la nuova regola. Il clero tedesco così si espresse in una petizione: «Forse il papa ignora la parola del Signore: "chi può capire, capisca"? (Mt 19,12)? In questa affermazione, l´unica sul celibato, Gesù sostiene la libera scelta di questo modo di vivere». La regola del celibato diventa così assieme all´assolutismo papale e al clericalismo forzato uno dei pilastri essenziali del «sistema romano».
Diversamente da quanto avviene nelle chiese orientali, si ha l´impressione che il clero celibatario occidentale, soprattutto attraverso il celibato, si differenzi totalmente dal popolo cristiano: un ceto sociale a sè stante, dominante, che fondamentalmente si erge al di sopra del laicato, ma è del tutto sottomesso al Papa di Roma. L´obbligo di celibato è il motivo principale della catastrofica carenza di sacerdoti, della mancata celebrazione dell´eucarestia, carica di conseguenze, e, in molti luoghi, della rovina della cura personale delle anime. Tutto questo viene dissimulato attraverso la fusione delle parrocchie in «unità di cura delle anime», con parroci costretti a operare sopra le forze. Ma quale sarebbe il miglior incoraggiamento alla nuova generazione di sacerdoti? L´abolizione della regola del celibato, radice di ogni male, e permettere l´ordinazione delle donne. I vescovi lo sanno, ma dovrebbero anche avere il coraggio di dirlo. Avrebbero il consenso della gran maggioranza della popolazione e anche dei cattolici i quali, stando a tutti i più recenti sondaggi, auspicano che ai preti sia consentito sposarsi.

Terza affermazione: I vescovi si sono assunti responsabilità sufficiente.
È ovviamente positivo che vengano ora intraprese serie misure mirate all´indagine e alla prevenzione. Ma non sono forse i vescovi stessi responsabili della prassi decennale di insabbiamento dei casi di abuso, che spesso ha condotto solo al trasferimento dei colpevoli all´insegna della massima riservatezza? Chi in precedenza ha insabbiato è credibile oggi nel ruolo di indagine? Non dovrebbero essere istituite commissioni indipendenti? Finora nessun vescovo ha ammesso la propria corresponsabilità. Ma potrebbe far rimando alle istruzioni ricevute da Roma. Al fine di garantire il più assoluto riserbo la Congregazione vaticana per la fede dichiarò di propria esclusiva competenza tutti i casi importanti di reati sessuali ad opera di religiosi, così i casi relativi agli anni 1981-2005 finirono sulla scrivania dell´allora Prefetto, il Cardinal Ratzinger. Quest´ultimo inviò non più tardi del 18 maggio 2001 una missiva solenne sui gravi reati («Epistula de delictis gravioribus») a tutti i vescovi del mondo, ponendo i casi di abuso sotto segreto pontificio («secretum Pontificium»), la cui violazione è passibile di punizione ecclesiastica.
La Chiesa non dovrebbe quindi attendersi un «mea culpa» anche da parte del Papa, in collegialità con i vescovi? E, come ulteriore riparazione, che la regola del celibato, che non fu permesso mettere in discussione durante il concilio vaticano secondo, possa essere ora finalmente presa in esame liberamente e apertamente in seno alla chiesa. Con la stessa apertura con cui oggi finalmente si fanno i conti con i casi di abuso sessuale dovrebbe essere discussa anche quella che è una delle loro cause strutturali fondamentali, la regola del celibato. È questa la proposta che i vescovi dovrebbero avanzare senza timore e con forza a Papa Benedetto XVI.

Hans Kung
(traduzione di Emilia Benghi)

8 commenti:

  1. kung, come al solito, si erge a nuovo messia con affermazioni apodittiche come "sempre stato" , "la maggioranza dei credenti" ecc. ecc. che riguardano invece solo la maggioranza dei suoi pochi neuroni funzionanti, o più semplicemente di ciò che trattiene nella sua pancia che molto gagliardamente pensa albergare nel cuore del piccolo gregge.

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  2. Ma i preti non hanno un’idea al riguardo? Parlano tutti,favorevoli e contrari,ma si chiede mai ai diretti interessati cosa pensino. Forse sono delle marionette in mano ad un Vaticano sempre più cieco?
    In ogni caso anch’io non penso ci sia un legame tra celibato e pedofilia,però di certo il Papa e tutto il clero non possono lavarsi le mani e non sentirsi anche loro parte di questo marciume.

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  3. Andrea, che Kung abbia pochi neuroni funzionanti, non credo proprio. Anche se non si è d'accordo con lui, si dovrebbe rispettare la statura di quello che unanimemente considerato uno degli uomini più eruditi sulla faccia della terra.

    Elra, io invece credo che Kung abbia ragione e che un nesso tra le due cose ci sia, anche se sui termini di questo nesso si può discutere. In quanto ai diretti interessati, l'argomento li interessa eccome, ma spesso la paura, il timore prevalgono e ci si astiene dall'esprimere opinioni (specialmente pubbliche).

    f.

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  4. ...la parola massa ha ancora un senso?... è chiaro che la gravità di un comportamento non è data dalla quantità di persone che lo adottano ma dal comportamento in sè! La pedofilia è una violenza al percorso di crescita del piccolo, attraverso l'imposizione di esperienze sessuali che il piccolo non può contenere e alle quali non può opporsi per la dipendenza da colui che impone tali gesti.Spesso il pedofilo attua le sue manipolazioni sfruttando le curiosità del piccolo lecite e prive di malizia. E' malato e la sua malattia stà nell'incapacità di elaborare la distanza dovuta ad anni ed esperienze. E' un malato che può devastare la crescita equilibrata di anima, corpo e pensiero razionale. e' gravissima la sua responsabilità! E' un fenomeno diffuso anche tra i sacerdoti, visibile ma non di massa. La stragrande maggioranza dei sacerdoti è fedele alla castità, anche alcuni omosessuali che conosco. Quindi che c'entra la pedofilia con il celibato dei preti o dei consacrati religiosi e laici ? Il celibato è alla base anche della Chiesa Orientale, infatti solo il presbitero celibe diventa Vescovo. E' possibile che uno sposato diventi sacerdote ma non può diventare Vescovo e se rimane vedovo non può più sposarsi. Nella Chiesa di rito Orientale nessun prete vedovo è mai diventato Vescovo! La Chiesa Latina--questo è il nome, tra le Chiese Cristiane della Chiesa di Roma!-- ha consentito alle Chiese legate al rito antico rientrate nella comunione petrina di mantenere le regole del celibato della Chiesa Orientale, per cui vi sono preti cattolici, sposati di rito bizantino, Siriaco, Copto, Melchita. La Chiesa Maronita è legata al rito antico, riconosce il primato del Papa e concepisce il celibato come la Chiesa Latina. comunque nella Chiesa Orientale le donne non divengono Sacerdoti ne Diaoconi. Le donne sacerdote non sono mai esistite nella tradizione della Chiesa. Mentre vi sono state donne Diacone --che è il primo gradino dell'ordine sacerdotale-- credo sino al terzo quarto secolo--
    La posizione della Chiesa su matrimonio e celibato è più articolata e non riconducibili a semplificazioni seppur seducenti.
    Ho conosciuto molti preti che hanno lasciato la funzione sacerdotale per sposarsi,di alcuni mi sono occupato. In alcuni era sincero il desiderio di poter svolgere entrambi i ministeri quello sacerdotale e quello matrimoniale: di poter amare sia Dio sopra ogni cosa per amare fino in fondo ogni essere umano; e la donna che avevano incontrato per vivere quella unione profonda di anima e corpo che anticipa,se pur pallidamente l'unione Trinitaria quando l'amore coniugale è vissuto come vocazione e non status sociale da attuare per rientrare negli standard comportamentali diffusi e normali!. Era lacerante la sofferenza provocata dal dover scegliere tra l'amore per Dio e l'amore per quella donna e il figlio che, a volte, era stato generato.La maggioranza di quelli che ho conosciuto hanno scelto il matrimonio, ma vi sono stati anche quelli che hanno scelto il sacerdozio.
    Kung ha scritto e scrive cose importanti sulla -libertà di coscienza del Cristiano - dentro il popolo di Dio e dentro la Chiesa che già erano nel dibattito preparatorio del concilio Vaticano II e non sono ancora state sviluppate. Su molte cose è profetico, su altre sociologico le prime forse aiuteranno la Chiesa ad essere migliore le secondo no!

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  5. Caro Alessandro, circa la tradizione della chiesa e il sacerdozio delle donne (per quello che si intendeva con ordinazione prima del 1300) ti suggerirei l'ottimo libro di Gary Macy, The Hidden history of woman ordination"Oxford 2008 che mostra da "storico" il problema complesso del concetto di ordinazione (i tre gradi intesi come "ordine" in senso stretto come sai iniziano ad essere sistematizzati dal concilio di Benevento; la distinzione tra gradi minori e maggiori... quali fossero i gradi minori... non era così chiara prima), del collegamento all'ordinazine del potere eucaristico e del collegamento tra questo (ordine=sacramenti) e la maschilità (iniziano nella scolastica i riferimenti alle motivazioni antropologiche seguendo la antropologia misogina di Aristotele) oltre che al collegamento di tutto (Orodne=sacerdozio=maschio) questo con l'idea di un conferimento di poteri individuali (prima l'ordine era inteso come il riconoscimento di un ruolo in una comunità).
    Puoi trovare ottime recensioni (e sintesi) del testo su internet.

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  6. Grazie, Alessandro, del tuo bell'intervento.

    In effetti credo che molta di questa questione abbia a che vedere anche con l'altra altrettanto importante delle donne-sacerdote, su cui Thekla è ferratissima, e sulla quale materia - radici teologiche, ordinamenti, costituzioni canoniche - ecc. , ci può dare ragguagli fondamentali.

    Credo semplicemente che su questi temi non si deve smettere mai di riflettere, e di non spegnere mai quelle ansie e quelle voci che nel Concilio emersero così vivamente e che oggi forse si vorrebbero riportare al silenzio.

    f.

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  7. ...ti ringrazio Thekla! lo cercherò e leggerò... forse la lunga strada da percorrere dal sacerdozio comune di ogni battezzato a quello ordinato di tutti i figli di Dio, maschi e femmine, chiamati a questo passa anche attraverso la rilettura di Genesi e le esperienze in atto di consacrazione nella secolarità di sposati attraverso la sintesi e la ricerca di un equilibrio rivitalizzante i doni battesimali e la vocazione matrimoniale...e comunque, hai ragione Faber, bisogna parlarne e , specialmente viverle le cose di cui si parla poiché, nella Chiesa, spesso ciò che il popolo vive e sente è entrato nella tradizione...

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  8. hnas kung ha ragione nel celibatoe il sacerdozio de la dona, non ce discriminazione ne maschilismo nel Dio che è padre e madre

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