09/01/09

La Famiglia al collasso : 110 vittime negli ultimi 6 mesi.


In Italia si fa un gran parlare di famiglia. Lo abbiamo visto nell'ultima campagna elettorale, dove praticamente tutti i partiti in campo si dichiaravano 'difensori' della famiglia.

Ma di quale famiglia ? Come è diventata la famiglia italiana ?

E' fin troppo ovvio che ogni 'difesa' pregiudiziale del vecchio modello di 'famiglia', in Italia, dovrebbe tener conto di quanti e quali guasti essa ha provocato. Dietro il velo di ipocrisie d'epoca (la moglie 'angelo del focolare' e il marito 'cacciatore' o 'guerriero' ) si celavano spesso veri e propri inferni coniugali, aggravati dalla im-possibilità almeno legale, di separarsi.

Ma detto questo, siamo sicuri, oggi di passarcela molto meglio ? Sembrerebbe di no, visto che da un recente studio emerge come la violenza in famiglia non abbia più confini. Dopo l'ultima vicenda, quella di Caltagirone, in cui una donna ha ucciso suo marito - sull'eterno, drammatico problema dell'affidamento dei figli - si è constatato che nel nostro paese ogni due giorni si consuma una tragedia familiare che esplode in omicidio; questo è il dato riferito agli ultimi 6 mesi. Un fenomeno di preoccupante recrudescenza di questi fatti di sangue che trasformano la famiglia italiana, un tempo considerata isola felice e modello per tutto il mondo, nel teatro del più alto numero di violenze nel nostro Paese, addirittura maggiore di quelle perpetrate dalla malavita organizzata nel suo complesso.


Allora forse bisognerebbe cominciare a chiedersi: è davvero un mondo felice quello che stiamo costruendo, dopo che - emancipandoci - abbiamo conquistato (o crediamo di averlo fatto) ogni possibile libertà personale ? Davvero la realizzazione personale di se stessi - a scapito di tutto e di tutti, anche dei rapporti famigliari che si sono iniziati a costruire - è il valore principale e fondante, che deve venire prima di tutto ? E come mai a una maggiore libertà non corrisponde una maggiore felicità ?


Dalle statistiche pubblicate dall'Associazione nazionale degli Avvocati Matrimonialisti in Italia, emerge che nel nostro paese la durata di una udienza presidenziale, nel corso della quale vengono emessi i primi provvedimenti provvisori sull'affidamento dei figli (anche piccolissimi) , è in media di 27 minuti. In questo esiguo lasso di tempo, il Giudice è chiamato a disporre l’affidamento condiviso dei figli senza avere la possibilità di conoscere, neanche parzialmente, la storia della coppia separanda né le qualità dei due coniugi-genitori.

Non basta: un magistrato, spesso, in un solo giorno è chiamato ad emettere provvedimenti per 20 coppie che si separano. I Tribunali sono al collasso, specie nelle grandi città.


Davvero come ci si può poi meravigliare che un Teatro di questo genere diventi ‘terreno fertile’ per la violenza intrafamiliare che negli ultimi 6 mesi ha causato circa 110 vittime, tra cui anche diversi bambini ?

Non bisognerebbe che tutti, organizzazioni laiche e religiose, ma anche e soprattutto individui, dalla base, dal fondo, comincino a ripensare a dove stiamo andando ? A cosa vogliamo chiedere davvero alle nostre vite ?
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4 commenti:

  1. «Abbiamo il dovere morale di mantenere in vita tutte le libertà conquistate, per i nostri figli. Di conservarle, valorizzarle e difenderle»
    Ho voluto proporre questa frase tutt’altro che conservatrice di Leopoldo Elia, persona a me molto cara e scomparsa recentemente, per meglio spiegare il mio pensiero riguardo al tema famiglia e che oggi per molti aspetti può dirsi dramma famiglia.
    La famiglia innanzitutto è una libertà che va conquistata, che deve essere conquistata pena ne è il suo stesso essere, significato, consistenza.
    La famiglia è il più alto “status” che chiede di mettere in gioco le proprie libertà, le proprie certezze. Là dove si creano delle famiglie pret-a-porter o l’incontro tra due passioni non è accompagnato dal mettere l’uno nelle mani dell’altro, la famiglia è destinata alla rovina.
    Per questo la famiglia va vissuta e quindi conquistata senza nessuna idealizzazione ma solo con la consapevolezza e il conforto che ci sono stati già altri che l’hanno conquistata e vissuta: l’esempio umano.
    Spesso si ha troppo timore per vari e magari opposti motivi a fare memoria della famiglia dalla quale siamo nati, eppure solo una serena analisi della “nostra” famiglia di origine con i suoi pregi e difetti ci permette di andare incontro alle nostre future conquiste e ci donano la saggezza e la forza per conservarle, valorizzarle e difenderle.
    Oggi la situazione della famiglia a ben guardare e soprattutto considerate le altissime conquiste di civiltà che sono nel frattempo (e che frattempo!!) avvenute, non è così tanto diversa da quella creata da Maria e Giuseppe 2000 anni fa.
    Mentre è senz’altro vero che oggi, almeno nel nostro paese, un bambino trova sempre un tetto e un’accoglienza qualificata per nascere, è altrettanto vero che oggi come 2000 anni fa una famiglia è nella stragrande maggioranza abbandonata a se stessa, alle sue problematiche, alle sue tragedie.
    La famiglia, anche la nostra famiglia, non riesce ad essere nient’altro che un fatto privato esteso al più a qualche parente, ma essenzialmente non un’entità di familiarmente aperto ma un soggetto riservato e chiuso agli altri e al mondo.
    Le istituzioni sono incapaci di cogliere il dramma umano che regna all’interno di ogni separazione, per i coniugi e soprattutto per i figli del tutto innocenti.
    Ma una famiglia sa, conosce o meglio comprende cosa possa essere realmente quel dramma.
    Il giorno in cui riusciremo a considerare la famiglia oltre che una conquista da conservare e difendere una conquista da condividere e quindi valorizzare allora potremo ripensare al nostro futuro e chiedere alle nostre vite più speranza e serenità.

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  2. Caro Fabri,hai toccato un punto importante e doloroso,
    non facile da risolvere,ma è importante che le persone prendano coscienza di questa carneficina che si consuma nel focolare domestico nel silenzio,grazie !

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  3. Caro Angelo,

    il tuo intervento è prezioso, e pieno di riferimenti e di spunti su cui vale la pena di meditare.

    Ti ringrazio per aver citato Leopoldo Elia, una delle figure più luminose del nostro - spesso assai triste - panorama politico e istituzionale degli ultimi 30 anni.

    Io lo ricordo come illuminato Presidente emerito della Corte Costituzionale, e come autore di diversi libretti che per me furono utilissimi.

    Tengo per per queste tue parole quando parli di quel "giorno in cui riusciremo a considerare la famiglia oltre che una conquista da conservare e difendere una conquista da condividere e quindi valorizzare" che ritengo davvero la chiave di tutto il discorso.

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  4. Grazie a te, Ysmarè, speriamo che anche qualcuno che conta più di noi cominci a spendere meno parole e più fatti concreti per recuperare il senso di questa parola, nelle nostre vite.

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