29/01/09

Il negazionismo dei sacerdoti - Una vergogna.


Ma davvero nell'Anno Domini 2009 - dopo tutto quello che le nostre orecchie hanno visto e sentito - un cristiano deve ancora ascoltare dichiarazioni come queste qua sotto, espresse da un uomo che se ne va in giro con abito talare e crocefisso sul petto ?

Com'è possibile non dico nutrire pietà - la pietà va concessa a tutti, se uno ne è capace - ma comprensione e soprattutto legittimazione a svolgere un ministero cultuale che si ispira e discende dagli insegnamenti di Gesù Cristo a uno che può affermare impunemente le cose riportate qui di seguito ?

Davvero sono esterrefatto e sono anche scandalizzato che dentro la Chiesa lefebvriana - oggi riabilitata - possano vivere ed esprimersi persone come queste.

Riporto la notizia da http://www.corriere.it

Le polemiche su lefebvriani e Olocausto non accennano a placarsi. Il rabbinato capo di Israele ha cancellato l'incontro con funzionari cattolici previsto a Roma per il prossimo marzo. La decisione è stata presa in segno di protesta per la riammissione nella Chiesa del vescovo lefebvriano negazionista Williamson e nonostante la Fraternita di San Pio X abbia chiesto perdono per le affermazioni di monsignor Richard Williamson. Intanto, in un'intervista alla Tribuna di Treviso il prete lefebvriano don Floriano Abrahamowicz sostiene che «l'unica cosa certa» circa le camere a gas «è che sono state usate per disinfettare».

Dopo l'intervista di Williamson, uno dei quattro vescovi "perdonati" da Benedetto XVI che minimizza l'Olocausto, altre affermazioni negazioniste, dunque. Don Abrahamowicz ( capo della comunità lefebvriana del Nordest che nel settembre 2007 celebrò messa in latino a Lanzago di Silea per il leader della Lega Nord Umberto Bossi) rilancia la teoria per cui i numeri della Shoah sono un «problema secondario», accreditati dagli stessi capi delle comunità israeliane subito dopo la liberazione «sull'onda dell'emotività».

ANTISEMITISMO - «È veramente impossibile per un cristiano cattolico essere antisemita. Io stesso ho, da parte paterna, origini ebraiche», afferma il sacerdote. «Sicuramente è stata un'imprudenza di Williamson addentrarsi nelle questioni tecniche. Nella famosa intervista si vede che il giornalista è andato a parare su quell’aspetto specifico. Ma bisogna capire che tutto il tema dell’Olocausto si colloca a un livello di molto superiore rispetto alla questione di sapere se le vittime sono morte a causa del gas o per altri motivi».

«DUE VERSIONI» - Sulle camere a gas e le dichiarazioni di Williamson, Abrahamowicz dichiara: «Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione. So che, accanto a una versione ufficiale, esiste - prosegue Don Floriano - un'altra versione basata sulle osservazioni dei primi tecnici alleati che sono entrati nei campi».

«IL GENOCIDIO È SEMPRE UN'ESAGERAZIONE» - «Lei mette in dubbio il numero delle vittime dell'Olocausto?» chiede il giornalista della Tribuna al prete lefebvriano. «No, non metto in dubbio i numeri - risponde Abrahamowicz -. Le vittime potevano essere anche più di 6 milioni. Anche nel mondo ebraico le cifre hanno un valore simbolico. Papa Ratzinger dice che anche una sola persona uccisa ingiustamente è troppo, è come dire che uno è uguale a 6 milioni. Andare a parlare di cifre non cambia niente rispetto all'essenza del genocidio, che è sempre un'esagerazione». «Un'esagerazione? In che senso?». «I numeri -sostiene ancora Abrahamowicz - derivano da quello che il capo della comunità ebraica tedesca disse agli angloamericani subito dopo la liberazione. Nella foga ha sparato un cifra. Ma come poteva sapere? Per lui la questione importante era che queste vittime sono state uccise ingiustamente per motivi religiosi. La critica che si può fare al modo in cui in cui viene gestita la tragedia dell'Olocausto sta nel dare ad essa una supremazia in confronto ad altri genocidi».

27/01/09

Il Vangelo della Domenica scorsa - "Convertitevi e credete al Vangelo."




VANGELO Mc 1,14-20

Dal Vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello diSimone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Cosa vuol dire 'convertirsi' ? L'etimologia della parola, dal latino convertere (cum vertere) vuol dire letteralmente 'voltarsi con forza', 'volgersi con forza', cioè Trasformarsi, Trasmutarsi, Destinare ad un uso diverso.

Trasformarsi, Trasmutarsi, Destinare ad un uso diverso. Destinare ad un uso diverso, cosa ? Semplicemente se stessi.

Chiunque sperimenta nella vita di tutti i giorni che la cosa più difficile di tutte, per ognuno di noi, è cambiare. Cambiare noi stessi.

Cambiare sembrerebbe la cosa più naturale del mondo, visto che viviamo in un mondo im-permanente, dove tutto cambia, dove ogni cosa cambia in ogni momento, dove ogni cosa si trasforma, dove panta rei.

Noi esseri umani, invece, forse proprio a causa del sacro terrore che ci ispira questa im-permanenza, facciamo di tutto nella vita per evitare cambiamenti. L'unico scopo della nostra vita sembra essere quello di costruirci qualche tipo di (provvisoria) certezza: il lavoro, gli impegni, le mie convinzioni, le mie ideologie, le mie abitudini, le mie consuetudini, ecc..

Tutto pur di evitare di doverci mettere in discussione, di doverci domandare: " ma io chi sono veramente ? " " cosa sento e cosa provo veramente ? " e " cosa voglio per me, esattamente ? "

Domande che ci mettono a disagio, perchè ad esse è difficile rispondere, e sono domande che suscitano molti dubbi. E i dubbi, noi in generale non li vogliamo.

Gesù Cristo viene a scardinare tutto questo. Viene a ribaltare completamente il nostro 'io vecchio'. Viene a dirci: basta, adesso. Alzati, e seguimi: tutto il resto non conta. Tutte le piccole certezze che ti sei costruito, e sulle quali pensi di poter stare comodamente seduto, senza senso.


Le reti - simbolo delle nostre occupazioni, ma anche delle nostre 'prigioni' - lasciale stare, abbandonale. Cammina, seguimi. Vieni dietro di me, questo vuol dire convertirsi: muoversi, mettersi in cammino, non restare seduti. Certamente camminare è molto più faticoso che restare comodamente seduti. Ma vale la pena, se il cammino che ci viene promesso, è un cammino di conoscenza profonda, di noi stessi, dell'altro, e del nostro senso qui, ora.

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24/01/09

Ultim'ora: il Papa revoca la scomunica ai Lefebvriani


Benedetto XVI ha approvato il decreto contenente la revoca della scomunica per i vescovi scismatici lefebvriani Bernard Fellay, Alfonso de Gallareta, Tissier de Mallerais e Richard Williamson incorsi nella piu' grave sanzione che puo' comminare la Chiesa per aver ricevuto l'ordinazione episcopale il 30 giugno del 1988 senza il permesso di Giovanni Paolo II.

La scomunica riguardo' anche i due vescovi consacranti, mons. Marcel Lefebvre e il brasiliano Antonio de Castro Mayer, entrambi deceduti. I seguaci di quest'ultimo sono gia' rientrati nella Chiesa Cattolica, cosi' come un gran numero di lefebvriani. A seguito dell'autorizzazione a celebrare liberamente la messa in latino firmata dal Papa nel 2007 e' venuto comunque meno il motivo fondamentale della controversia che aveva opposto l'anziano vescovo francese alla Santa Sede. Cosi' alcuni mesi fa gli stessi vescovi avevano scritto al card. Dario Castrillo Hoyos, presidente della Ecclesia Dei, chiedendogli la possibilita' di essere reintegrati in seno alla Chiesa Cattolica.

Il decreto porta la firma del prefetto della Congregazione per i vescovi, card. Giovanni Battista Re. A quanto sembra deve ancora essere trovata la forma giuridica per inserire nuovamente la Fraternita' San Pio X nella Chiesa. Ma con il decretto di revoca delle scomuniche Papa Ratzinger spiana la strada alla piena comunione e ricuce una ferita dolorosissima per tutta la Chiesa."Con questo atto - spiega il decreto - si desidera consolidare le reciproche relazioni di fiducia e intensificare e dare stabilita' ai rapporti della Fraternita' San Pio X con questa Sede Apostolica". Nelle intenzioni del Pontefice, "questo dono di pace, al termine delle celebrazioni natalizie, vuol essere anche un segno per promuovere l'unita' nella carita' della Chiesa universale e arrivare a togliere lo scandalo della divisione".

Il decretro "auspica che questo passo sia seguito dalla sollecita realizzazione della piena comunione con la Chiesa di tutta la Fraternita' San Pio X, testimoniando cosi' vera fedelta' e vero riconoscimento del Magistero e dell'autorita' del Papa con la prova dell'unita' visibile". "In base alle facolta' espressamente concessemi dal Santo Padre Benedetto XVI - e' la formuila usata dal card. Re nel decreto - in virtu' del presente Decreto, rimetto ai vescovi Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta la censura di scomunica latae sententiae dichiarata da questa Congregazione il primo luglio 1988, mentre dichiaro privo di effetti giuridici, a partire dall'odierna data, il Decreto a quel tempo emanato".

fonte: AGI

23/01/09

Benedetto XVI - Internet, un vero dono per l'Umanità.


Le tecnologie digitali sono "un vero dono per l'umanità", ma sarebbe "un grave danno" se non fossero accessibili a tutti, e specialmente ai più poveri e agli emarginati: lo ha detto Benedetto XVI nel suo messaggio per la 43esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali.

"E' gratificante - afferma il Papa - vedere l'emergere di nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione. Queste reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali, consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di corresponsabilità per il bene di tutti. Ci si deve tuttavia preoccupare - avverte - di far sì che il mondo digitale, in cui tali reti possono essere stabilite, sia un mondo veramente accessibile a tutti.

Sarebbe un grave danno per il futuro dell'umanità - ha insistito - se i nuovi strumenti della comunicazione, che permettono di condividere sapere e informazioni in maniera più rapida e efficace, non fossero resi accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati o se contribuissero solo a incrementare il divario che separa i poveri dalle nuove reti che si stanno sviluppando al servizio dell'informazione e della socializzazione umana".

Nel discorso del Papa c'é anche un appello alla responsabilità e al rispetto della "dignità e del valore della persona umana" su internet, con chiaro riferimento alla pornografia e alle incitazioni all'odio e alla violenza. "Coloro che operano nel settore della produzione e della diffusione di contenuti dei nuovi media - ha detto nel suo messaggio - non possono non sentirsi impegnati al rispetto della dignità e del valore della persona umana. Se le nuove tecnologie devono servire al bene dei singoli e della società, quanti ne usano devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l'essere umano, ed escludere quindi ciò che alimenta l'odio e l'intolleranza, svilisce la bellezza e l'intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi".

Un richiamo anche al rispetto tra culture e religioni diverse, ormai tutte parte "della nuova arena digitale", tra le quali internet può favorire l'incontro, che deve essere però basato su "forme oneste e corrette di espressione insieme ad un ascolto attento e rispettoso". Occorre poi - aggiunge il pontefice - "non lasciarsi ingannare da quanti cercano semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l'esperienza soggettiva soppianta la verità".

Benedetto XVI invita a cogliere le grandi opportunita' positive offerte da Internet ma invita anche ad "essere attenti a non banalizzare il concetto e l'esperienza dell'amicizia". Il rischio non e' solo quello di favorire "passeggere, superficiali relazioni" che porterebbero a svilire il valore dell'amicizia che il Pontefice considera "un grande bene umano che sarebbe svuotato del suo valore, se fosse considerato fine a se stesso: gli amici devono sostenersi e incoraggiarsi l'un l'altro nello sviluppare i loro doni e talenti e nel metterli al servizio della comunita' umana".

Soprattutto occorre evitare, spiega, il rischio dell'alienazione: "quando, infatti, il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, la conseguenza e' che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale". "Cio' - rileva il Pontefice - finisce per disturbare anche i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano".

"Sarebbe triste - scrive nel messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali - se il nostro desiderio di sostenere e sviluppare on-line le amicizie si realizzasse a
spese della disponibilita' per la famiglia, per i vicini e per coloro che si incontrano nella realta' di ogni giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero".



fonte: ANSA e AGI


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21/01/09

Il cinismo non fa la storia - Obama è presidente.


Che sarebbe il mondo senza speranza ? Purtroppo molte delle speranze umane vanno disilluse, ogni giorno. Purtroppo l'uomo è anche vittima della sua speranza. Ma che sarebbero il mondo e la vita senza speranza ? Ho verificato anche in queste ore, ascoltando molti dei sòloni che ci sono sui giornali, in televisione, mentre giurava in america il 44.mo presidente americano - il primo di colore - Barack Obama - prendere le distanze, distinguere, auspicare, temere, aspettare alla prova, attendersi che sia all'altezza...

Perchè è così difficile lasciarsi andare alla speranza ? Perchè è molto più facile far prevalere dentro di noi sempre e comunque quel sottile cinismo che ci porta a condannare prima che sia, a prevedere l'inevitabile peggio, perchè così è sempre stato e sempre sarà ?

Vi sono secondo me due tipi di motivazioni, per questo atteggiamento, molto diffuso: il primo è il disincanto. Ci sentiamo tutti talmente così disincantati di fronte alla realtà che non possiamo neanche prendere in considerazione una realtà 'incantevole'.
Il secondo è il vero e proprio cinismo: quasi desideriamo il peggio, per poi poter dimostrare al mondo intero che avevamo ragione, e che nessun cambiamento è possibile.

Ma la storia, la storia, non sa che farsene dei nostri distinguo e del nostro cinismo. La storia va avanti, e ogni cambiamento di rotta, nella storia dell'umanità verso il progresso o la civiltà - c'è qualcuno che potrebbe affermare che oggi l'uomo stia messo peggio in fatto di umanità, del medioevo, o dell'antica Roma ? - ogni progresso è stato generato dalla Speranza.

Se non vi fossero stati uomini speranzosi, e popoli speranzosi, prima e dopo di loro - speranzosi di un mondo diverso, di un mondo migliore - l'uomo vivrebbe ancora nelle caverne. Vivrebbe come un animale, senza aver la forza di alzare - di tanto in tanto - gli occhi verso l'Alto.
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19/01/09

I Migranti che non vogliamo.


Mi capita spesso, quando affronto il tema della immigrazione nel nostro paese, anche con persone molto amiche, di avvertire una sorta di fastidio. E' un argomento che o non si vorrebbe affrontare, oppure di solito suscita delle reazioni molto risolute, di insofferenza, fastidio, condanna, nei confronti di coloro che sono venuti e vengono ad 'invadere' il nostro paese, a stravolgerlo - secondo loro - nelle sue usanze, abitudini, soprattutto nelle sue regole di mercato del lavoro. Vorrei allora sottoporre a tutti i lettori queste parole di Agostino Marchetto, appena rilasciate alle agenzie di stampa attraverso Radio Vaticana.
"C'e' un abbassamento nell'accoglienza, nella legislazione europea in materia; rinasce una xenofobia che e' il contrario del Vangelo". Per questo la Santa Sede auspica che gli Stati dell'Unione Europea vogliano "mantenere gli impegni internazionali assunti e onorarli senza abbassare i livelli di attuazione, riconoscendo cioe' una legislazione internazionale rodata, gia' pluridecennale, che va rispettata anche dalla legislazione nazionale".

Lo afferma l'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del dicastero per la pastorale dei migranti, ai microfoni della Radio Vaticana. "Assistiamo - lamenta Marchetto - a un abbassamento generale dei livelli di protezione che ci dice tante cose tristi perche' significano calo di umanita', mancanza di umanesimo. E pur considerando la situazione particolare di Malta, bisognosa di essere sostenuta da tutti i Paesi dell'Unione Europea nell'accoglienza, e' avvilente che sia stata questa nazione molto cattolica, l'unica a opporsi a un orientamento comune europeo piu' favorevole ai rifugiati e ai richiedenti asilo o a coloro che sono accolti per motivi umanitari".

"Non invidio - spiega l'arcivescovo - i politici e i governanti. Hanno un compito ben difficile, quello della mediazione, ma nel rispetto dei diritti dell'uomo, anche dei migranti. Penso di non essere buonista perche' chi e' stato 20 anni in Africa e ha girato il mondo per 40 anni, ha acquisito un realismo necessario, ma non puo' mancare di ricordarsi dei principi della generosita' e dell'amore. Tanti che pur si dicono cattolici, non lo sono per quanto riguarda la dottrina sociale della Chiesa che fa parte della morale cristiana come ci diceva Giovanni Paolo II. Si', la sollecitudine nei confronti del prossimo e' l'elemento orizzontale della Croce, che fa si' che essa sia quello che e' e rende vera la sua dimensione verticale. Si fa fatica a comprenderlo.

Lo capisco, la Croce non la si intende, la si accoglie, nel mistero pasquale nella sua totalita' '".

16/01/09

UN' APPELLO PER GAZA.



APPELLO DELLA CUSTODIA DI TERRA SANTA:

AIUTARE SUBITO LE VITTIME
DELLA GUERRA DI GAZA

La Custodia di Terra Santa lancia con forza l’appello alla solidarietà verso le vittime della guerra che si sta combattendo nella Striscia. Il Custode, padre Pierbattista Pizzaballa ha espresso l’urgenza di un aiuto immediato alle popolazioni colpite nel conflitto, mettendo a disposizione ATS, Associazione di Terra Santa, l’ong della Custodia, per realizzare una raccolta fondi che andrà a beneficiare due realtà cristiane di Gaza: la parrocchia cattolica e le suore di Madre Teresa.

Padre Manuel Mussallam è il parroco della parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza e il direttore della omonima scuola: in questi giorni è sempre rimasto tra la sua gente, instancabilmente ha gridato alle atrocità della guerra, correndo in soccorso -con aiuti, presenza e preghiere- delle persone colpite dal conflitto; "E' una tragedia umanitaria: manca acqua, elettricità, cibo, supporto umanitario. Migliaia di bambini stanno sperimentando il trauma della guerra -ha raccontato il parroco-. Migliaia di persone sono ferite, e rimarranno per sempre disabili. Tutte le famiglie della Striscia di Gaza stanno soffrendo e piangendo le loro vittime". Le suore di Madre Teresa, le Missionarie della Carità, invece sono presenti da anni nella Striscia e si occupano, come è loro consuetudine in tutto il mondo, dei più poveri e dei bambini.


Chi volesse dare un’offerta per Gaza può indirizzarla a:

ATS Associazione di Terra Santa, via Matteo Boiardo 16 00185 Roma
Banca Popolare Etica –
Codice Iban: IT67 W050 1812 - 1010 0000 0122 691

Per accrediti da fuori l’Italia:
Codice Swift: CCRTIT2184M
Donazioni online con carta di credito sul sito:
www.ats.custodia.org
Oppure: Conto corrente postale n. 756205
Terrasanta Gerusalemme Via Gherardini 5, 20145 Milano

Causale per tutti i versamenti: “Gaza”


per altre informazioni: http://www.terrasanta.net/


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14/01/09

La religione civile che manca all'Italia - Un articolo di Vito Mancuso.


Cari lettori del Mantello, vi rivolgo un caldo invito a non perdere questo articolo che ieri Vito Mancuso ha scritto per La Repubblica e che pubblico qui di seguito integralmente, sul quale - credo - sarà bene per ciascuno di noi riflettere, e discutere - se vorrete.


Non mi risulta ci sia lingua al mondo che usi l' aggettivo della propria nazionalità per designare qualcosa di imperfetto e di furbesco, come invece facciamo noi italiani dicendo "all' italiana". C' è sfiducia verso l' Italia anzitutto da parte degli stessi italiani: quanti di noi oggi, immaginando di scegliere dove poter nascere, sceglierebbero l' Italia?

La crisi però non dipende dal fatto che valiamo poco, ma dal fatto che valiamo molto, nel senso che la notevole intelligenza degli italiani è incapace di trovare un valore-guida comune. Già nel 1513 Machiavelli scriveva che «in Italia non manca materia da introdurvi ogni forma»: il nostro problema non è la materia umana, che c' è; è piuttosto la mancanza di una forma su cui modellare l' esuberanza della materia.

Il problema non è il valore dei singoli, ma l' armonia tra tanti singoli di valore. Il problema, in altri termini, è "religioso", nel senso etimologico del termine religio: in Italia, a differenza degli altri paesi occidentali, manca una religione "civile", capace di legare responsabilmente l' individuo alla società.

Si tratta, per dirla ancora in altro modo, di capire come mai l' Italia, ai primi posti quanto a pratica religiosa, lo sia anche per corruzione, evasione fiscale, criminalità organizzata e litigiosità della politica. Per argomentare il mio pensiero procedo mediante tre tesi.

Prima tesi: Una società è tanto più forte quanto più è unita, e ciò che tiene unita una società è la sua religione. Con questa tesi non voglio dire che il cattolicesimo in quanto religione istituita del nostro paese sia ciò che unisce la società e che per "salvare l' occidente" anche i non credenti debbano giungere a dirsi culturalmente cattolici, come vogliono gli "atei devoti".

Intendo dire, al contrario, che ciò che tiene insieme una società rappresenta de facto la religione di quella società, religione da intendersi nel senso etimologico di religio, cioè legame, principio unificatore dei singoli. Nel suo senso più profondo, infatti, che cos' è la religione? È il fatto che talora un individuo avverta un' attrazione irresistibile verso una realtà più grande di lui, nella quale egli, tuttavia, si identifica. Il termine "religione" porta al pensiero questo fenomeno fisico di dipendenza e insieme di identificazione.

Chi ne è abitato non conosce nulla di più forte, e se poi condivide con altri questo legame, la struttura che si crea è solidissima. Per questo, quanto più una società condivide un principio unificatore, tanto più è forte. Il principio unificatore condiviso è stato visto dai nostri padri latini e chiamato religio, legame dei singoli che trasforma un insieme casuale in un sistema operativo.

La religione civile è la particolare disposizione della mente per cui un antico romano concepiva Roma più importante di sé, o per cui i politici americani ripetono God bless America sapendo che è l' America l' idea che tiene insieme gli americani. È superficiale pensare che la società sia la semplice somma degli individui: l' Impero romano non era la somma dei cittadini romani, e l' America non è la somma degli americani. Roma e l' America rappresentano idee in grado di far sì che i singoli si sommino in modo ordinato, formando un sistema. E più l' idea è unificante, più il sistema è operativo.

Seconda tesi: L' Italia non ha una religione civile e questo è il suo problema più grave. L' Italia è ai primissimi posti in Europa quanto a corruzione. La corruzione lacera il legame sociale producendo un diffuso senso di sfiducia e sfilacciamento nel Paese e un' immagine negativa all' estero. Occorre chiedersi come mai siamo così corrotti e corruttori. Anche senza la retorica degli "italiani brava gente", io non penso che la causa di tale fenomeno sia che gli italiani, individualmente presi, siano moralmente peggiori degli altri europei. Penso piuttosto che la causa sia la mancanza, all' interno della coscienza comune, di un' idea superiore rispetto all' Io e ai suoi interessi. I danesi, che risultano il popolo meno corrotto d' Europa, come singoli non penso siano moralmente migliori degli italiani; penso piuttosto che essi condividano in misura molto maggiore la convinzione che vi sia qualcosa più importante del loro particulare, per usare la classica espressione di Guicciardini.

Questo qualcosa cui l' Io sa cedere il passo è la società: il singolo si comporta onestamente verso la società perché sente che essa è più importante di lui e perché al contempo vi si identifica, secondo la logica di dipendenza e identificazione vista sopra. Viceversa in Italia i più ritengono che il singolo sia più importante della società, e per il bene del singolo non si esita a depredare il bene comune della società. Da qui il tipico male italiano che è la furbizia, uso distorto dell' intelligenza. Il furbo è un intelligente che sbaglia mira, che non ha un oggetto adeguato su cui dirigere l' intelligenza, che non capisce il primato dell' oggettività e la dirige solo su di sé. Al contrario chi sa usare davvero l' intelligenza capisce che la vita contiene valori più grandi del suo piccolo Io, e di conseguenza vi si dedica. L' intelligente gravita attorno a una stella, il furbo invece fa di se stesso la stella attorno a cui tutto deve ruotare. Con l' ovvio risultato che un insieme di intelligenti è in grado di creare un sistema, in questo caso non solare ma sociale, mentre un insieme di furbi è destinato semplicemente al caos e alla reciproca sopraffazione.

Noi italiani siamo più corrotti perché usiamo in modo distorto la nostra intelligenza, e tale distorsione la si deve alla mancanza di un' idea comune più grande dell' Io, cioè di una religione civile e dell' etica che ne discende.

La religione civile è ciò che consente di rispondere alla seguente domanda: perché devo essere giusto verso la società? Perché devo esserlo anche quando la mia convenienza mi porterebbe a non esserlo? Senza un legame di tipo "religioso" con la società, nessuno sacrifica il suo particulare, nessuno sarà giusto quando non gli conviene esserlo e può permettersi di non esserlo. Per questo la formazione di una religione civile è d' importanza vitale per il nostro paese.

Terza tesi: Una delle condizioni perché in Italia possa sorgere una religione civile è che i cattolici mettano la loro fede al servizio del bene comune. I tentativi di creare un' etica civile in Italia sono stati, e sono, di due tipi: guelfo e ghibellino. Il primo intende l' etica civile come traduzione diretta del cattolicesimo, anche a prescindere dalla fede: è l' idea degli atei devoti, guardata con notevole favore dall' attuale gerarchia cattolica. Il secondo ritiene al contrario che un' etica civile potrà sorgere solo dal superamento del cattolicesimo, ritenuto il principale responsabile della sua mancanza in Italia soprattutto per la presenza del papato. Io ritengo entrambi i tentativi destinati a fallire, il primo perché non tiene conto della secolarizzazione e della globalizzazione, il secondo della tradizione.

La storia ci ha mostrato infatti che una religione civile contrapposta al cattolicesimo non sia politicamente concepibile in Italia, si pensi al mito risorgimentale della nazione confluito nel fascismo e al mito della società confluito nel comunismo. Una religione civile, e la conseguente etica di cui l' Italia ha urgente bisogno, potrà sorgere solo in unione con il cattolicesimo, non contro di esso. Non so in quale direzione si debba muovere il pensiero dei laici per contribuire alla nascita di un' etica civile in Italia pari a quella degli altri paesi occidentali.

Mi sento però di dire, da teologo, che il lavoro in questa direzione da parte dei cattolici è uno dei compiti più urgenti. Si tratta di porre davvero la fede a servizio del mondo, di questo pezzo di mondo che si chiama Italia, pensandosi come seme che marcisce nel campo o come lievito che scompare nella pasta. Fino a quando il seme vorrà preservare la sua identità di seme senza pensarsi in funzione della pianta, verrà meno al suo compito; fino a quando il lievito vorrà preservare la sua identità di lievito senza pensarsi in funzione della pasta, verrà meno al suo compito.

Fino a quando i cattolici italiani vorranno preservare la loro identità di cattolici senza pensarsi al servizio della società italiana, verranno meno al loro compito; e fino a quando la Chiesa tutelerà i suoi interessi particolari come una delle tante lobby senza essere davvero "cattolica" cioè universale, non sarà fedele al suo compito che è spendersi "per la vita del mondo". La situazione del Paese richiede a ogni italiano, laico o cattolico, con responsabilità politiche in campo civile o in campo ecclesiastico, di ripensare il proprio rapporto con la società secondo ciò che in termini religiosi si chiama "conversione". Purtroppo non è più sdolcinata retorica dire che ne va del futuro dei nostri figli.

- VITO MANCUSO

12/01/09

Sette Anime - Un film da non perdere.

Ho visto due sere fa, Sette Anime di Gabriele Muccino, che in realtà ha solo diretto - con grande maestria, comunque - un copione di Grant Nieporte.

E' un film particolare, che vorrei consigliare caldamente agli amici e lettori di questo blog.

Un film incredibilmente coraggioso, vista l'epoca che stiamo vivendo: coraggioso innanzitutto perchè l'oggetto di questo film è il BENE.

E si sa, dai tempi di Chaplin, quanto sia enormemente più facile scrivere e fare film sul Male, su personaggi negativi, su omicidi, assassini e quant'altro, rispetto a fare un film sul Bene.

E' poi coraggioso perchè Sette Anime sembra mettere in scena tutto quello che oggi appare politically in-correct : è un film che sceglie di parlare di sacrificio, di amore, di donazione di sè, di morte, di dolore, di malattia.

Tutte cose che noi di solito vogliamo scacciare perentoriamente dal nostro orizzonte. Che riteniamo ormai perfino 'di cattivo gusto'. Sento tanta gente dire: " al cinema ci vado una volta l'anno, e ci voglio andare per divertirmi ".

Sempre al solito: divertirsi sembra essere l'unico (non)valore omologante di questa nostra società.

Sette Anime va nella direzione opposta. Per questo anche parte della critica ufficiale ha storto in naso, per questo dopo un primo boom di pubblico in America, il passa parola - su temi come questo - ha ridimensionato poi le presenze (comunque sempre numerosissime, tra i primi incassi della stagione).

Will Smith nel film è Ben Thomas, un uomo che ha sul cuore 'sette pesi' ( il titolo americano è seven pounds, sette pesi, appunto, e non sette anime, come è stato tradotto, che c'entra poco). Deve, vuole sdebitarsi di questi pesi. Deve, vuole fare qualcosa della sua vita. Fino all'estremo.

Senza nessuna concessione al sentimentalismo, questo film va dritto al cuore. E secondo me, realizza anche il senso di una storia profondamente 'cristiana' o 'cristica'.

Andate a vederlo, poi ne riparleremo, se vorrete.

09/01/09

La Famiglia al collasso : 110 vittime negli ultimi 6 mesi.


In Italia si fa un gran parlare di famiglia. Lo abbiamo visto nell'ultima campagna elettorale, dove praticamente tutti i partiti in campo si dichiaravano 'difensori' della famiglia.

Ma di quale famiglia ? Come è diventata la famiglia italiana ?

E' fin troppo ovvio che ogni 'difesa' pregiudiziale del vecchio modello di 'famiglia', in Italia, dovrebbe tener conto di quanti e quali guasti essa ha provocato. Dietro il velo di ipocrisie d'epoca (la moglie 'angelo del focolare' e il marito 'cacciatore' o 'guerriero' ) si celavano spesso veri e propri inferni coniugali, aggravati dalla im-possibilità almeno legale, di separarsi.

Ma detto questo, siamo sicuri, oggi di passarcela molto meglio ? Sembrerebbe di no, visto che da un recente studio emerge come la violenza in famiglia non abbia più confini. Dopo l'ultima vicenda, quella di Caltagirone, in cui una donna ha ucciso suo marito - sull'eterno, drammatico problema dell'affidamento dei figli - si è constatato che nel nostro paese ogni due giorni si consuma una tragedia familiare che esplode in omicidio; questo è il dato riferito agli ultimi 6 mesi. Un fenomeno di preoccupante recrudescenza di questi fatti di sangue che trasformano la famiglia italiana, un tempo considerata isola felice e modello per tutto il mondo, nel teatro del più alto numero di violenze nel nostro Paese, addirittura maggiore di quelle perpetrate dalla malavita organizzata nel suo complesso.


Allora forse bisognerebbe cominciare a chiedersi: è davvero un mondo felice quello che stiamo costruendo, dopo che - emancipandoci - abbiamo conquistato (o crediamo di averlo fatto) ogni possibile libertà personale ? Davvero la realizzazione personale di se stessi - a scapito di tutto e di tutti, anche dei rapporti famigliari che si sono iniziati a costruire - è il valore principale e fondante, che deve venire prima di tutto ? E come mai a una maggiore libertà non corrisponde una maggiore felicità ?


Dalle statistiche pubblicate dall'Associazione nazionale degli Avvocati Matrimonialisti in Italia, emerge che nel nostro paese la durata di una udienza presidenziale, nel corso della quale vengono emessi i primi provvedimenti provvisori sull'affidamento dei figli (anche piccolissimi) , è in media di 27 minuti. In questo esiguo lasso di tempo, il Giudice è chiamato a disporre l’affidamento condiviso dei figli senza avere la possibilità di conoscere, neanche parzialmente, la storia della coppia separanda né le qualità dei due coniugi-genitori.

Non basta: un magistrato, spesso, in un solo giorno è chiamato ad emettere provvedimenti per 20 coppie che si separano. I Tribunali sono al collasso, specie nelle grandi città.


Davvero come ci si può poi meravigliare che un Teatro di questo genere diventi ‘terreno fertile’ per la violenza intrafamiliare che negli ultimi 6 mesi ha causato circa 110 vittime, tra cui anche diversi bambini ?

Non bisognerebbe che tutti, organizzazioni laiche e religiose, ma anche e soprattutto individui, dalla base, dal fondo, comincino a ripensare a dove stiamo andando ? A cosa vogliamo chiedere davvero alle nostre vite ?
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07/01/09

Benedetto XVI - Il Cosmo non è governato da una forza cieca.


Penso che l'intera omelia di Benedetto XVI, ieri mattina, nella Basilica Vaticana, per la Messa dell'Epifania, meriterebbe di essere letta e meditata (la trovate nella sua interezza cliccando qui ). Uno sguardo ad ampio raggio su orizzonti davvero inusuali, per un Papa. E di una ricchezza speculativa notevole. Ve ne riferisco qui di seguito una rapida sintesi, postata dall'agenzia Zenit:

Benedetto XVI ha raccolto questo martedì, solennità dell'Epifania, la lezione lasciata da Galileo Galilei al pensiero: l'universo non è governato da una forza cieca, ma dall'Amore.

Nell'omelia della Messa in cui i credenti ricordano i Magi, esperti di astronomia, giunti a Betlemme guidati da una stella, il Papa ha ricordato che nel 2009 si celebra il quarto centenario delle prime osservazioni di Galileo grazie al telescopio.

Questo anniversario ha portato l'UNESCO a proclamare l'Anno Mondiale dell'Astronomia.

Benedetto XVI ha affermato che in questo momento si verifica “una nuova fioritura” in questo campo, “grazie alla passione e alla fede di non pochi scienziati, i quali – sulle orme di Galileo – non rinunciano né alla ragione né alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo, nella loro reciproca fecondità”.

“Il pensiero cristiano paragona il cosmo ad un 'libro' – così diceva anche lo stesso Galileo –, considerandolo come l’opera di un Autore”, ha aggiunto nella sua omelia.

Secondo questo libro, ha affermato, “è l’amore divino, incarnato in Cristo, la legge fondamentale e universale del creato. Ciò va inteso invece in senso non poetico, ma reale”.

“Così lo intendeva del resto lo stesso Dante, quando, nel verso sublime che conclude il Paradiso e l’intera Divina Commedia, definisce Dio 'l’amor che move il sole e l’altre stelle'”.

“Questo significa che le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia”.

“Non sono, dunque, gli elementi cosmici che vanno divinizzati, bensì, al contrario, in tutto e al di sopra di tutto vi è una volontà personale, lo Spirito di Dio, che in Cristo si è rivelato come Amore”, ha spiegato.

Per questo motivo, ha constatato, gli uomini non sono schiavi degli “elementi del cosmo”, “ma sono liberi, capaci cioè di relazionarsi alla libertà creatrice di Dio”.

“Egli è all’origine di tutto e tutto governa non alla maniera di un freddo ed anonimo motore, ma quale Padre, Sposo, Amico, Fratello, quale Logos, 'Parola-Ragione' che si è unita alla nostra carne mortale una volta per sempre ed ha condiviso pienamente la nostra condizione, manifestando la sovrabbondante potenza della sua grazia”.
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05/01/09

Gaza: Hamas nega l'Olocausto, Israele spara bombe al fosforo. L'uomo non conosce vergogna !


Che cosa bisogna pensare degli uomini ? Degli uomini intesi come esseri umani ? Davvero sembra proprio che essi siano, che l'uomo sia, come scrisse qualche anno fa Isaiah Berlin, "il legno storto della Creazione. " Cosa può dire il nostro cuore sanguinante di fronte a quello che accade in questi giorni nella striscia di Gaza ?

Da una parte, cosa si può dire di un movimento come Hamas, che - leggo oggi su 'La Stampa' - ritiene il popolo ebraico responsabile di tutti i mali del mondo, della Rivoluzione Francese, del colonialismo, delle due guerre mondiali ? Hamas, per chi non lo sappia, nega del tutto che sia esistito un Olocausto, afferma che le famose farneticazioni dei "Protocolli dei Savi di Sion" siano autentiche, e se la prende anche con massoneria, Lions Club e Rotary che lavorano nell'interesse del sionismo.

Come si può dialogare con un movimento che teorizza questi principi, e che - oltretutto - è stato in passato cospicuamente finanziato da paesi dell'Occidente ?

Nello stesso tempo, come è possibile assolvere Israele per quello che sta succedendo in queste ore ? E' di pochi minuti fa la notizia che Israele sta usando, in questi raid terrestri - più di 500 morti in nove giorni ! - proiettili al fosforo bianco - sostanza vietata che causa ustioni gravissime se entra in contatti con la pelle - per coprire con schermi fumogeni l'avanzata delle proprie truppe nella Striscia di Gaza. La notizia arriva dal quotidiano britannico 'The Times' - non dalla propaganda islamica - ed è suffragata da prove inoppugnabili.

E lo stesso quotidiano ricorda che questo tipo di armi sono vietate dal Trattato di Ginevra del 1980 e non possono essere usate in aree abitate da civili, perche' possono uccidere molte persone: il fosforo bianco continua a bruciare fino a quando non si esaurisce per mancanza di ossigeno, elemento al contatto con il quale si innesca la fiamma. The Times riporta anche le dichiarazioni esaltate di un ufficiale israeliano che così commenta le armi proibite:"Queste esplosioni hanno un aspetto fantastico, e producono molto fumo che acceca il nemico. Cosi' le nostre truppe possono avanzare". Viene in mente la celebre scena di "Apocalypse now" in cui il colonnello degli aviotrasportati americani in Vietnam si inebriava respirando l'odore del Napalm, gettato a bidonate dagli elicotteri contro i vietcong.


Come si può assistere in silenzio a tutto questo ? E nello stesso tempo: come si può sperare di redimere gli uomini, se lo "stato delle cose" è questo ?