15/12/08

Giudizio e Pregiudizio


Credo che molti dei mali che ci affliggono quotidianamente, che alla lunga ci causano problemi nella nostra vita di tutti i giorni, dipendano anche dalla nostra incapacità di astenerci dal giudicare.

"Non giudicare e non sarai giudicato" dice la Parola evangelica. Ma quanti cristiani lo fanno ?

Non vorrei passare per pessimista, ma credo quasi nessuno.

Quasi nessuno resiste alla tentazione di giudicare le cose altrui. Spesso lo si fa in modo subdolo: si induce l'altro - magari proprio il 'puro' di cuore - ad aprirsi, a confidarsi. E lo si 'rapina', appropriandosi delle sue confidenze o delle sue debolezze per poi magari giudicarlo insieme a terze persone.

Lungi da me l'idea di fare del facile moralismo. Le relazioni umane e sociali si basano sulla condivisione delle idee, dei pareri, dei gusti e quindi anche dei giudizi.

E sarebbe semplicemente utopistico pensare ad un mondo nel quale ci si astiene da qualsiasi forma di giudizio riguardante il prossimo (forse soltanto i santi ci riescono).

Ma cosa bisogna dire quando addirittura al giudizio si sostituisce il pre-giudizio ? Quando il pregiudizio è così radicato che alberga dentro di noi, e tutto si muove, nei confronti di quella determinata persona, solo allo scopo di trovare la conferma che cerchiamo ?

Non è veramente anti-cristiano tutto questo ? Non dovremmo sempre, in ogni momento sforzarci di lasciare libero il cuore ? Di non ingabbiarlo dentro i nostri piccoli recinti di certezze (sempre precarie, ahimè) che ci fanno sentire 'al sicuro' ? E' sempre facile e comodo, e molto confortante giudicare: ci mette tranquilli, ci mette su un piccolo piedistallo, ci rassicura nella nostra pretesa di essere diversi, di essere, diciamolo pure, superiori.

Ma che cristianesimo potrà mai essere quello che nasce da questa premessa ?

7 commenti:

  1. Caro Faber, mi viene da chiedere ancor prima che umanesimo potrà mai essere?
    E' una lotta, una battaglia senza soluzione di continuità tra la paura e l'affidarsi. Ritengo naturali sia il giudizio che il pre-giudizio, è quello che avviene dopo aver costruito un giudizio, anche in anticipo rispetto alla scoperta dell'altro, che determina e caratterizza la qualità del nostro essere. Se questo è vero nei confronti dell'altro in genere, lo sconosciuto, diventa ancor più grave l'atteggiamento pre-giudiziale e parassitario come tu facevi notare, quando l'interlocutore è il prossimo più a noi vicino, magari (si fa per dire) le persone a cui più teniamo. Abbiamo molti metri di giudizio ma finché, come dice il grande Bonhoeffer; non cominceremo a giudicare l'altro non per quello che ha o è ma per quello che soffre difficilmente troveremo la via maestra per incontrare Cristo e tentare di essere suoi seguaci e imitatori

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  2. ...eppure, se appena abbiamo una qualche confidenza con noi stessi...non con le rappresentazioni cui ci addestriamo per compiacere, conquistare, appartenere ad una comunità o gruppo...ma proprio con ciò che siamo, ambivalenze contraddizioni, meschinità, miseria e poi anche luce, calore, forza e ancora paura egoismo diffidenza e anche generosità, confidenza, empatia e come basti poco, niente per farci mutare umore, prospettiva e come niente ma proprio niente in noi sia trasparente e limpido come dice Paolo nell'inno alla Carità, nella seconda parte del Capitolo 13 - qui vediamo tutti come in uno specchio - se noi guardiamo dentro il nostro cuore come possiamo giudicare chicchessia senza sentirci profondamente falsi?

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  3. Senza ombra di dubbio, caro Alessandro, nel nostro vederci allo specchio in modo confuso dobbiamo fare i conti con il nostro peccato, con la nostra manchevolezza che non riusciamo a riconoscere e ad assumere, con la nostra paura ad avere confidenza con noi stessi e con la nostra facile e voluta accondiscendenza verso quelle che tu chiami rappresentazioni cui ci addestriamo. Tutto ciò ci porta ad essere falsi nel valutare l'altro. E' quando ci sentiamo falsi, forse, oltre che esserlo che abbiamo la possibilità di essere noi stessi per andare verso l'altro per giudicarlo, valutarlo nella sua sofferenza per avere una comunione con lui e per continuare ad averla. Per amarlo.

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  4. Giudicare l'altro non per quello che è o ha, ma per quello che soffre.

    Grazie, Angelo, questa me la porto, ce la portiamo tutti nel cuore.

    E' in "Resistenza e Resa" ?

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  5. Si è in "Resistenza e Resa" anche se devo fare una piccola ma sostanziale errata corrige:
    ....dovremmo incominciare a valutare gli altri non tanto per quello che fanno o non fanno, ma per quello che soffrono....

    Ma senza affrontare l'"eppure" di Alessandro rimaniamo soli con le nostre falsità.

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  6. Martini, una volta, in un incontro a Gerusalemme parlando ad alcune persone delle possibilità di pace in quelle terre disse una cosa, poi ripresa in alcuni scritti, che fu lancinante per gli ascoltatori -non vi potrà essere pace sino a che non saremo capace di farci carico l'uno delle ferite degli altri- ecco farci carico l'uno delle ferite dell'altro non giudicare le conseguenze di queste ferite nei comportamenti ma capirne le ragioni, non giustificarle semplicemente capirle..nient'altro...

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  7. accoglierle

    Alessandro
    grazie
    col cuore,
    come parli tu

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