16/11/08

Vito Mancuso sul Caso Eluana Englaro


Mi fa piacere postarvi questo intervento di Vito Mancuso sul caso Eluana, pubblicato oggi sul Corriere della Sera a firma di Luigi Accattoli. Sono infatti tra quelli che non condividono - per affrontare questo caso così delicato, così moralmente ai limiti - l'utilizzo di definizioni 'tranchant' che ho letto a destra e manca, come 'omicidio', 'assassinio' o 'eutanasia'. Penso che mai come in queto caso bisognerebbe misurare con molta molta prudenza le parole.

«Quando ci sarà il testamento biologico io disporrò di essere mantenuto in vita finché possibile, perché anche un filo d'erba rende lode al Creatore. Ma non posso volerlo per altri e sono convinto che nel caso di Eluana l'interruzione del trattamento non sia omicidio né eutanasia.

Vorrei che le autorità della Chiesa cattolica - alla quale appartengo - si esprimessero con prudenza in una materia che è nuova e ricca di zone grigie»: è l'opinione del teologo Vito Mancuso che insegna all'università San Raffaele di Milano.

Professore perché non si tratterrebbe di eutanasia? «Non è eutanasia attiva, in quanto non ci sarà un farmaco che provocherà la morte. Ma neanche passiva: se l'alimentazione tramite sondino non è "terapia", non è cioè assimilabile a un farmaco, la sua cessazione non può essere detta eutanasia passiva».

Che cos'è allora? Un abbandono alla morte per fame e sete? «È l'interruzione di un trattamento di rianimazione risultato inefficace, deliberata in conformità a un orientamento espresso a voce dall'interessata in anni precedenti l'incidente ».

Possiamo giurare su una battuta detta in famiglia, non attestata per iscritto?
«Purtroppo no, non possiamo tirarne una conclusione sicura. Ma quelle parole di Eluana sono tutto ciò di cui disponiamo per cogliere la sua intenzione e possiamo fare credito ai genitori che le attestano - e che tanto l'amano - e ai magistrati che hanno vagliato la loro attestazione».

Lei è favorevole al testamento biologico?
«Lo vedo come uno strumento di libertà di fronte allo sviluppo delle
tecnologie mediche».

Ma la vita non è un valore indisponibile?
«Concordo sull'indisponibilità della vita, ma reputo che vada rispettata la libertà di chi rifiuta per sé un trattamento che lo mantiene in una condizione di vita che egli reputa non-vita. La vita si dice in tanti modi. Il principio primo non è quello della vita fisica da protrarre il più a lungo ma è quello della dignità della vita e questa si compie nella libertà personale».

Con il testamento biologico uno dovrebbe poter scegliere di non essere alimentato se venisse a trovarsi in stato vegetativo? «Ritengo che vi debba essere questa possibilità. Per me non la sceglierei, ma non sono sicuro riguardo a ciò che vorrei per i miei figli: c'è sempre divario nell'accettazione della propria sofferenza e
di quella dei figli».

Lei contraddice alcune affermazioni dell'arcivescovo Fisichella e del cardinale Bagnasco: che la Corte apra all'eutanasia e che l'alimentazione sia sempre dovuta...
«Auspico una maggiore saggezza nella parola degli uomini di Chiesa. Come si può tenere per certo che l'alimentazione tramite sondino non sia una terapia se gran parte della scienza medica la considera tale? E perché definire eutanasia qualcosa che formalmente non lo è? Non sarà alzando il tono della voce che si difende la vita».

20 commenti:

  1. Bellissimo tutto, espresso con grande equilibrio e ponderatezza.

    STUPENDA la conclusione!!!

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  2. Dice bene Mancuso,ci vuole davvero una maggiore chiarezza della chiesa.
    La vita è vita,se non è VITA vissuta che vita è ?
    Anche i vegetali sono vita....

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  3. Dobbiamo pensare a Eluana ma anche al padre...

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  4. Vero thekla.....è un padre distrutto dal dolore, sia per aver perso l'unica figlia e sia per il travaglio di questi 16/17 anni.......

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  5. Sì, questo è un caso ben più complesso e sottile di quello di Welby. In cui entrano in gioco tali e tanti complessità da rendere il tutto quasi inestricabile.
    Per questo mi sembra veramente sconsiderato in una questione come questa esprimere opinioni o parole che sembrano sentenze.

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  6. Scusami Fab.
    se sono andata
    fuori ..le righe.
    Grazie

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  7. Quel che mi lascia perplesso, sin dall'inizio, in questa vicenda, è il silenzio della madre e la determinazione del padre. Non vi vedo solo il presunto rispetto di una volontà espressa in tempi di salute fisica ( e questo è anche il limite, a mio avviso del testamento biologico e del ragionamento di Mancuso)ma una sorta di possesso nei riguardi della vita da parte di chi, avendola data, ritiene di poterla togliere con il consenso delle leggi dello stato però.Nei segreti del cuore é difficile entrare, nei suoi abissi ancor di più. La chiesa dovrebbe sapersi fermare sulla soglia, come fa Gesù, ma vi é chi dice che essa ha la responsabilità di indicare strade certe, con segnaletiche precise e con accompagnatori disponibili ad ogni incrocio è la stessa Chiesa che per paura delle strumentalizzazioni non ha rispettato il volere dei parenti di Welby che volevano la Santa messa per lui. Noi conosciamo solo la vita espressa per funzioni, smesse queste riteniamo esaurita la vita. Punto, il resto sono parole.

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  8. Alessandro,

    poni molte questioni serie. L'aspetto del protagonismo decisionale di Beppe Englaro anche a me solleva qualche inquietudine, in questa vicenda.Ma capisco, comprendo anche lo strazio che deve provare un genitore ogni volta che da 20 anni si trova al capezzale di una figlia ridotta un vegetale attaccato ad una macchina.

    In quanto alla responsabilità della Chiesa di 'indicare strade certe', come scrivi tu, nessuno glielo può ovviamente negare. Si vorrebbe soltanto - questo almeno avverto io come membro di questa comunità di fedeli - un 'indicare strade' che non si servisse di termini come 'assassinio' o 'omicidio', perchè questo, credo disorienta, più che orientare.

    E questo mi sembra sia stato anche per i funerali negati a Welby, che mi sembrano una decisione incomprensibile, completamente contraria allo spirito del cristianesimo cattolico - che oggi, lo ricordo, dispensa quasi sempre (giustamente, secondo me) il rito funebre in chiesa ANCHE ai suicidati, che sono coloro che volontariamente scelgono di togliersi la vita.

    Concordo pienamente con te sul finale: effettivamente per noi è così, associamo la vita alle funzioni biologiche. Ma la nostra povertà derivante dalla nostra condizione umana comporta anche questo.

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  9. Ysmarè,
    ovviamente non mi riferivo mica a te, quando parlavo di sentenze.

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  10. L'età avanza e..un dubbio mi girava,nulla di grave.
    Grazie Fab.

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  11. Scusate, ma questa è uscita oggi e credo che veramente meriti di essere registrata:

    GENOVA - Suor Ildefonsa ha settantaquattro anni, ha preso il velo a diciassette e da allora non ha mai smesso di dedicarsi agli altri, ai più sfortunati: per venticinque anni si è presa cura dei ricoverati del Don Orione, è vissuta a contatto della sofferenza più profonda. Ieri suor Ildefonsa, per tutti suor Ilda, ha ricevuto a Genova un premio come «donna fuori dal coro», e ha mantenuto fede al suo carattere. «Ho chiesto ai miei superiori — rivela — di poter fare il testamento biologico. È stata una richiesta verbale, non l'ho messo per scritto, sono in attesa». Rispetta l'obbedienza suor Ilda, e con serenità ripete «sono dentro alla Chiesa», ma con umiltà ha posto un problema: «Non voglio essere ridotta come un vegetale. Se questo fosse il mio destino vorrei che mi lasciassero andare via in pace, ho letto che anche Papa Giovanni Paolo II avrebbe detto, arrivato il suo momento, "lasciatemi andare"». «Questa richiesta non mi risulta », ha detto brevemente ieri sera il cardinale di Genova Angelo Bagnasco, «in ogni caso — ha aggiunto riferendosi al testamento biologico e al caso di Eluana Englaro di cui aveva appena parlato per ribadire le posizioni della Chiesa — non credo che si tratterebbe di una richiesta in questa prospettiva». Suor Ilda non è la sola, nel suo ordine, ad aver riflettuto sulla fine della vita e a voler mettere per scritto le proprie volontà: «Siamo in quattro sorelle. Chiediamo se possiamo fare il testamento biologico per respingere ogni accanimento terapeutico». La decisione, come ha raccontato ieri Il Secolo XIX, è di poco tempo fa: «È successo questo — racconta suor Ilda —. Una sorella è stata male e si è accasciata a terra nel cortile, aveva avuto un ictus. È arrivata l'ambulanza ed è stata intubata subito, sul posto, e poi ricoverata al Galliera».

    L'ospedale Galliera di Genova è di una Fondazione presieduta per statuto dal vescovo della città, oggi monsignor Bagnasco. «La sorella è rimasta intubata, attaccata alle macchine quasi tre mesi», continua suor Ilda, «e io ho sofferto tanto vedendola in quello stato. Poi una notte mi hanno chiamato, aveva un febbrone ed è finita. Io ho pensato: non voglio essere attaccata alle macchine, non voglio che la fine sia così. Perché prolungare la sofferenza per sé e per gli altri?». Ha visto tante sofferenze, suor Ilda, ha accompagnato molte persone nell'ultimo viaggio, e parla con grande sincerità: «Ho perso da poco il mio unico fratello. L'ho assistito in ospedale e insieme abbiamo detto tante volte il rosario. Soffriva e mi confidava: sono stanco, basta. Ho pregato perché il Signore aprisse le sue braccia e lo accogliesse a sé. Si dice che gli ultimi giorni di sofferenza possono avvicinare a Dio ed essere una benedizione, ma io non so se portano veramente alla salvezza o alla dannazione. Anche la scienza, la medicina, possono sbagliare. È meglio che la Provvidenza faccia il suo corso ». Questa piccola suora dal carattere intrepido ha fiducia nella Chiesa: «È in cammino, come tutti noi, nel buio e con sprazzi di luce: ma la luce arriva sempre. C'è bisogno di tempo. Sono stata fra le prime a fare atto notarile per poter donare gli organi, ora, per il testamento biologico aspetterò ». Suor Ildefonsa, vuole chiarire il suo pensiero: «Io credo fermamente nella vita. Fin dal primo istante del concepimento. Ho accudito al Don Orione bambini senza alcuna facoltà mentale, senza arti, a volte qualche visitatore diceva: ma a chi serve una vita così? Io rispondevo: serve a te, perché tu ti possa chiedere che cosa sai fare per loro».

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  12. 'Anche la scienza, la medicina, possono sbagliare. È meglio che la Provvidenza faccia il suo corso.'

    Affermazione che condivido.

    Si potrebbe pensare che se Dio vuole interrompere una vita può farlo nonostante l'accanimento delle cure, richiamando a sè l'anima, ma non verrebbe in tal caso lesa l'infinita libertà di azione e decisione che Dio ci ha donato?

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  13. Mi sono occupato recentemente di ammalati di sla, come formatore e per trattare un tema relativo alla comunicazione e ricerca spirituale, mi sono domandato sentendo le descrizioni degli operatori e dei volontari cosa farei io se fossi invalidato sino a quel punto e la risposta che mi sono dato è la stessa di suor Ildelfonsa allo stesso tempo ho conosciuto nella mia attività terapeutica l'enorme capacità di adattamento che l'uomo ha anche grazie al suo attaccamento alla vita.Vivere con un sondino per respirare, uno per mangiare, uno per urinare, uno per defecare, bere liquidi impastati perchè diversamente il liquido invaderebbe gli organi non è vivere ed é giusto che una società consenta a chi ritiene che quella non sia vita di potervi rinunciare ma il punto è appunto questo noi non siamo capaci di concepire e valorizzare nessun altro modo di vivere se non attraverso le funzioni che si svolgono nelle relazioni con gli altri e con il contesto; ecco il limite di ogni legge umana in questa materia è quello di presumere di poter definire quali sono le soglie della vita o addirittura di lasciarne l'interpretazione ai singoli ed è solo questo che giustifica in qualche modo la rigidità della Chiesa.

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  14. Penso che con il testamento biologico si potrebbero risolvere alcuni se non tutti i problemi, o no ?

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  15. E' una vicenda complessa da sciogliere che divide non in due correnti di pensiero ma molte di piu'.Io credo che semplicemente accanirsi con terapie ,"comprese l'alimentazione forzata ,per 2-5-10-20 anni",non sia cose naturale,non si tratta piu' di sofferenza che l'uomo deve provare ,ma di accanimento terapeutico innaturale e inutile (quando non è piu' possibile il risveglio mentale).La soferenza non la si puo' eliminare uccidendosi ,ma non si puo' neanche prolungare la vita in uno stato di non vita ma di mantenimento illimitato.

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  16. Alessandro, la tua testimonianza mi colpisce. Anche perchè tocca l'assistenza ai malati di SLA, una malattia terribile della quale la medicina ancora non è in grado di dirci praticamente nulla, sul perchè insorga, e su quali cure possano essere se non risolutive, almeno efficaci.

    Quando però dici alla fine 'lasciare l'interpretazione ai singoli', cosa che giustifica l'irrigidimento della Chiesa, io credo che quando i 'singoli' sono 'le persone stesse che decidono della loro sorte futura', non vi possano essere 'se' o 'ma' da obiettare.

    Insomma, ad esempio (e in questo mi riallaccio a Ysmaré) perchè abbiamo dovuto aspettare l'ultimo pronunciamento del Card. Bagnasco, dopo tanti anni, per una apertura al Testamento Biologico (seppure condizionata da diversi paletti) ??

    Non è sacrosanto - e non dovrebbe riconoscerlo anche la Chiesa Cattolica - che un essere umano nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, possa decidere liberamente semmai si trovasse in una situazione vegetativa, se voglia continuare ad essere curato e mantenuto artificiosamente in vita, oppure no ??

    Come scrive Max io credo che solo chi è passato per l'assistenza a un familiare sul quale si accaniscono cure mediche inutili e dolorose, sa quale tormento si agiti nella coscienza.

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  17. Sono d'accordo Faber, il singolo credo debba poter decidere quale è la soglia oltre la quale per lui e solo per lui vi é l'intollerabile, l'inconcepibile ma una legge umana no... non credo possa definire questa soglia e non credo possa venire consentito ad alcuna autorità umana questa autorità sulla vita. E' necessario definire regole, comportamenti, possibilità ed eccezioni che confermino le regole, ma dove sta la soglia della vita in nome di una scienza che si basa sui propri presupposti e nient'altro, no questo credo non debba essere consentito.

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  18. Sono ASSOLUTAMENTE d'accordo con te.
    PAROLA per PAROLA.

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