15/10/08

I nostri morti.

I nostri morti non ci hanno abbandonato. Se ne sono andati lasciandoci senza parole.

Avremmo voluto ancora dire loro qualcosa. Qualcosa che non siamo riusciti. E quella parola ci è rimasta dentro.

Immaginiamo i loro occhi che ci guardano di notte, ci sentiamo sfiorati quando meno ce lo aspettiamo. Li sentiamo mormorare parole indistinte, nella penombra.

I nostri morti si sono dileguati troppo presto. Hanno stabilito un vuoto nelle nostre vite. E qualche volta pensiamo di risolvere quel vuoto, non pensandoci. Invece, quel vuoto è sempre lì. E ogni giorno è sempre più vuoto, sempre più fondo. Nasconderlo, non serve.

I nostri morti ci chiedono di vivere
. Hanno nostalgia della vita. Ci chiedono di essere la loro prosecuzione su questa terra che hanno lasciato a fatica. Non soltanto perchè portiamo in giro i loro geni, il loro stesso materiale biologico, che è il nostro. Padri, madri, sorelle, fratelli, figli. Vivono separati da un vetro.

Ci osservano. Ci chiedono di interrompere il nostro insensato incedere di tutti i giorni. Di fermarci ad osservare le nostre vite fatte spesso di niente. Ci chiedono di fare loro spazio. Di non annullarli, di non far finta di niente, di non dimenticarli. Ci chiedono di portarli in giro, di far vedere loro il mondo ancora, e sempre, con occhi nuovi.

Ci proteggono. Ci mandano segnali. Noi non li sentiamo, quando siamo troppo presi, troppo indaffarati o indifferenti. Allora ci chiamano di nuovo, e ci mandano altri segnali. E ci proteggono quando non vogliamo ascoltarli, e siamo in pericolo. Sperano che ci accorgiamo di loro. Sperano che gli parliamo, ancora, e sempre, nel buio, nella pioggia del giorno, nelle giornate che non finiscono mai.

Ci aspettano. Vogliono essere con noi, insieme, nella ultima speranza che contiene ogni mistero, e che ci attende, alla fine di questo viaggio finito.

5 commenti:

  1. I morti.
    I nostri morti.

    Un sorriso dolce su un viso stanco.
    Osservare dal terrazzo, appollaiato su una sedia, la vita che scorre.
    Una barzelletta raccontata con gusto.
    Un pianto di disperazione in cerca di aiuto.
    Lo strimpellare una chitarra al tempo battuto dai piedi.
    Il discutere animosamente nella convinzione delle proprie idee.
    Fumare una sigaretta dopo l’altra in modo nervoso mentre si guarda la squadra del cuore per poi improvvisamente esultare in un liberatorio gooool!!!!
    Scrivere su un foglietto di carta appunti preziosi, circondato da libri e giornali.

    I morti.
    I nostri morti.
    Ricchezza incommensurabile.
    Indelebili e perenni ricordi del nostro cuore.
    Incessante invito alla vita.

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  2. Grazie dal profondo del cuore con ancora i brividi sulla pelle e nell'anima per il tuo post e anche per il commento di Angelo.
    I morti, i nostri morti, sono sempre con noi, ci sussurrano, ci sfiorano, ci sgridano e ci rassicurano, ci accompagnano... ci abbracciano e ci sostengono, piangono insiema a noi, esultano in noi.
    Il vuoto rimasto cresce sempre di più. E le parole che non abbiamo fatto in tempo a dire ancora sono sopese tra noi.
    Ancoro ieri nel faticoso e logorante trantran di una ordinaria giornata di delusioni e emozioni di corse e palpitazioni mi è venuto il solito improvviso bisogno di sentire mamma, ora la chiamo e le dico .... .... i suoi occhi ho rivisto in un lampo, lei mi rimbocca le coperte prima di addormentarmi e mi bacia sulla fronte, ancora e sempre...

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  3. Faber
    queste tue parole e quelle che ne sono sgorgate libere e leggere frantumano il vetro della nostra indifferenza

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  4. scrive un mio amico questo tenero canto per la madre

    'Lontananze, madre,
    ne ho attraversate,
    e teneri addii,pallidi
    arrivederci,
    mesti ritorni,
    perdite, mancanze,
    ironiche attese
    sparsi giorni tinti di ricordi,
    mancavano i tuoi,
    mancano anche oggi
    quel che eri, quel che sei
    il nastro di organza,
    il ditale, la spilla.'

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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