09/06/08

Paraplegico: la Curia non consente le nozze.


La notizia è piuttosto semplice, nella sua sconsolante attualità:

Dopo un grave incidente automobilistico, un ragazzo romano è diventato paraplegico e per questa ragione anche impotente. Questa mattina il ragazzo ha sposato la sua fidanzata con rito civile in un'ospedale romano anche se aveva chiesto il rito religioso.

Il Vescovo di Viterbo, infatti, ha negato il consenso alle nozze poichè il giovane, dopo il grave incidente, non avrebbe più potuto avere figli.

Quando la notizia è diventata preda dei media - che non possono lasciarsi sfuggire una 'chicca' simile, la Curia di Viterbo ha 'prontamente' reso pubblica una nota nella quale si sottolinea che "I termini della questione non sono quelli raccontati: a chi di dovere sono state offerte tutte le motivazioni di una realtà che non dipende nè da discrezionalità nè dall'intenzionalità dei soggetti".

Insomma, un divieto che arriverebbe dal diritto canonico e non da una scelta soggettiva, e che quindi consente al Vescovo una ponziopilatesca uscita di scena e di responsabilità.

Lo stesso vescovo, Lorenzo Chiarinelli, si è detto dispiaciuto "di come la vicenda è stata trattata e strumentalizzata senza motivo".

Ora io dico: sono esattamente queste, mi sembra, le cose che allontanano molta gente dalla fede, confondendo la 'fede' con la 'regola' , ovvero in questo caso con il "diritto canonico", che con tutto il rispetto NON è la fede.


CHI è che decide che un matrimonio in cui il marito ha una impotentia copulandi causata da un incidente, NON possa essere benedetto dal Signore ?

CHI è che decide che un matrimonio nel quale non possa esservi la consumazione dell'atto copulativo (ma non tutte le altre manifestazioni, anche di vita sessuale e affettiva che possono interessare due esseri viventi che si amano) NON possa essere benedetto dal Signore ?

CHI è che decide che una unione tra due persone debba essere considerata Figlia di un Dio minore ?

CHI è che se la sente di dire che il Signore Gesù Cristo, se tornasse su questa Terra escluderebbe l'unione di queste due persone dalla possibilità di ricevere la Sua benedizione ?

Evidentemente c'è qualcuno che - basandosi su regole di Diritto Canonico (sono dettate da Dio ??) - se la sente di rispondere positivamente a tutte queste domande e dare una risposta certa, definitiva.

Eppure proprio ieri il Vangelo della Domenica, diceva - erano le parole di Gesù, il Cristo:

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Misericordia, e non sacrificio....

Ma oggi, dov'è Misericordia ?

9 commenti:

  1. C'è anche il Can. 1156 che così recita: §1. "Per la convalidazione di un matrimonio nullo a causa di un impedimento dirimente, si richiede che l'impedimento cessi o che si dispensi da esso, e che rinnovi il consenso almeno la parte che è consapevole dell'impedimento".

    Nel caso del giovane di Viterbo credo che la prima parte del canone non servirà molto se la sua impotenza copulativa è perpetua. Ci sarebbe la possibilità di quella seconda espressione giuridica
    "che si dispensi da esso". Ma forse risponderebbe meglio di me un canonista.

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  2. Punti pre farsi una idea.

    1) il canone a cui si fa riferimento è l'art 1084 :
    L'impotenza copulativa antecedente e perpetua, sia da parte dell'uomo sia da parte della donna, assoluta o relativa, per sua stessa natura rende nullo il matrimonio.

    § 2. Se l'impedimento di impotenza è dubbio, sia per dubbio di diritto sia di fatto, il matrimonio non deve essere impedito né, stante il dubbio, dichiarato nullo.

    § 3. La sterilità né proibisce né dirime il matrimonio, fermo restando il disposto del can. 1098 l’impotenza coeundi continua a sussistere come impedimento qualora sussista prima delle nozze

    1.1. bisogna anzitutto capire se il caso avesse certezza in questo senso.
    1.2.una legge normalmente è fatta per evitare mali non per non permettere beni.
    1.3.nel sacramento del matrimonio i ministri sono i coniugi e non il sacerdote. Sono loro e la loro volontà a celebrare il matrimonio; se dunque nonostante questo "problema" i coniugi consapevoli desiderano unirsi in matrimonio non si può negare il sacramento.

    2. Che l'impotenza, di qualsiasi tipo, ma a maggior ragione di atto, neghi validità al matrimonio è legata ad una antica idea epr cui portatore del seme di vita sarebbe solo il maschio (antiche concezioni fisiologiche premoderne),mentre la donna sarebbe un ricettacolo passivo (cfr. scoperta del seme femminile nel 1826 da parte del medico Van Behr)

    3. e' l'amore umano che fonda le famiglie e non solo la procreazione.
    3.1. considerare la procreazione unico fine del matrimonio è una ombra negativa millenaria gettata sulla sessualità ma superata dalla Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II dove si dice che la sessaulità non ha solo fini procreativi ma è importante anche per la coppia stessa.
    3.2.Sono famiglie anche le coppie che adottano bimbi.
    3.3. Considerare il matrimonio solo un "remedium concupiscentiae" va contro i recenti documenti magisteriali non solo le straordinarie catechesi sull'amore umano di Giovanni Paolo II in cui finalmente amore matrimoniale e vita consacrata sono state concepite come DUE modalità di risposta ad una UNICA CHIAMATA sponsale, ma anche alla recente enciclica di Papa Benedetto Deus Caritas est, prima parte.

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  3. Grazie Thekla, e grazie Boanerghes.

    Grazie soprattutto per l'efficace e - mi sembra - inoppugnabile impostazione di Thekla, che non ha omesso nessun riferimento, nessuna fonte, nessun dettaglio.

    La cosa che più mi lascia attonito di tutta questa vicenda è che nonostante gli sforzi recenti - anche dall'alto, penso tutta la prima parte della Deus Caritas Est - non si sono fatti molti passi avanti nella cultura cattolica (delle gerarchie) riguardo alla comprensione della sessualità umana.

    La sessualità continua ad essere identificata tout court con l'accoppiamento e con la possibilità di procreare.

    Continua ad essere latitante quella comprensione di Eros=amore, che anche cristianamente dovrebbe essere ben più ampio del mero ambito di accoppiamento uomo-donna.

    Come dice il buon senso comune - da sempre, non da ora (i racconti mitologici sono pieni di storie al riguardo) l'amore tra uomo e donna ha infinite strade per manifestarsi e per essere 'creativo' e anche 'procreativo' (l'adozione in un certo senso lo è).

    E il fatto che si neghi sacralità a questo amore, mi sembra una assai grave limitazione, e una altrettanto grave mancanza di Misericordia.

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  4. Mi trovo in assoluta, totale, piena consonanza con il post di Faber e con i conseguenti commenti!

    Scusa Thekla, ma sei un avvocato? ;)

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  5. ...del diavolo forse.

    :P

    mi chiedevo comunque cosa avrebbe detto questo vescovo del matrimonio tra Maria e Giuseppe...

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  6. Rispondo io alla domanda di Thekla:

    Si sarebbe appellato al diritto canonico. E se il diritto canonico prevedeva che quel matrimonio "non era secondo regola" lo avrebbe escluso dal beneficio dei Sacramenti.

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